GESU’ E LA FINE DEL MONDO Di don Marcello Stanzione |
Scritto da Amministratore | |
domenica 18 aprile 2021 | |
Con il Cristianesimo la salvezza fu assicurata dalla venuta del Cristo e dal suo sacrifico sulla Croce. L’Apocalisse dell’apostolo Giovanni aggiunse che l’avvento della Gerusalemme celeste sarebbe stato preceduto da uno spaventoso tracollo planetario, causato dall’esorbitanza dei peccati degli uomini e dal predominio del Male, di Satana, Serpente antico. ...
Col Cristianesimo l’umanità è già nella storia santa, nel “Tempo di Dio”, ma ciò grazie allo Spirito Santo effuso col Cristo, per cui solo Lui è la via della verità e della salvezza. Il messaggio cristiano indica nell’integrazione, nella compassione o fraternità, la chiave per la trasmutazione. Finché ciò non si realizza, si è nella vigilia, nella preparazione. La fine dei tempi sarà la fine del mondo della divisione, del mondo materiale. E si è certi che ciò avverrà: il mondo materiale e la storia sono destinati ad essere cancellati: “…insorgerà nazione contro nazione, regno contro regno, verranno carestie e terremoti in più luoghi, e non sarà che il principio dei dolori. Allora vi tortureranno e uccideranno, e così passerete in odio alle genti per cagione del mio nome. E molti ne resteranno scandalizzati e, a vicenda, si odieranno e si tradiranno. E appariranno falsi profeti che sedurranno molti. E per il dilagare delle iniquità, si raffredderà l’amore dei più. E questo vangelo del regno sarà predicato in tutta la terra, testimonianza a tutte le genti, e allora verrà la fine” (Mt XXIV 7,14). Gesù però avverte: “Quanto poi a quel giorno, a quell’ora, nessuno lo sa, neppure gli angeli del cielo, né il Figlio ma soltanto il Padre. Come nei giorni di Noè, in cui si mangiava e si beveva, si prendeva moglie e marito, e nessuno si accorse di nulla fino a quando Noè entrò nell’arca e il diluvio annegò tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figlio dell’Uomo. Di due che saranno nel campo, l’uno sarà preso e l’altro lasciato; di due donne che saranno alla macina, l’una sarà presa e l’altra lasciata. Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro signore verrà. Se il padrone di casa sapesse in che ora della notte il ladro viene, veglierebbe né mai lascerebbe forzare la porta di casa. Perciò anche voi siate pronti, perché il Figlio dell’Uomo verrà quando meno lo aspettate” (Mt XXIV 36,44). Il Giudizio del mondo, dunque, è imminente e sarà un’azione divina che separerà il frumento dalla paglia (Mt III, 12), per un verso con una distruzione per mezzo del fuoco e, per l’altro verso, con un’effusione di Spirito Santo (Mt III, 11). Ma l’ultima condizione per la fine del mondo riguarda l’avvento dell’Anticristo. La sua venuta in Terra sarà accompagnata da molti “suadenti predicatori” e da “falsi profeti che sedurranno molta gente”: “Fate attenzione a non essere sedotti, non andate dietro a loro” raccomanda Luca. “Figlioli, è l’ultima ora. Come avete sentito, l’Anticristo viene, e ora molti Anticristi sono apparsi. Da questo sappiamo che l’ultima ora è venuta. Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri, perché se fossero stati dei nostri sarebbero certamente rimasti con noi” (Prima Lettera di Giovanni 18,19). Secondo il Vangelo, il Giudizio del mondo è la condizione per la manifestazione divina, che si renderà visibile a coloro che saranno sopravvissuti e che lo farà in tutto il suo splendore: “…il sole si oscurerà, la luna mancherà di splendore, le stelle cadranno, e le potenze del cielo resteranno commosse. Allora apparirà in cielo il segno del figlio dell’Uomo. Le genti di tutta la terra piangeranno, e vedranno il figlio dell’Uomo venire sulle nubi, in gran potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli, che al suono di tromba convocheranno gli eletti dai quattro venti, da un estremo all’altro del cielo. Imparate dal fico. Quando il suo ramo intenerisce e mette le foglie, voi dite che l’estate è vicina, alle porte. In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. Passeranno cielo e terra, ma le mie parole non passeranno”. (Mt XXIV, 29,36).
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