SAN FELICE TRATTO DI PRIGIONE DA UN ANGELO Di don Marcello Stanzione |
Scritto da Amministratore | |
domenica 18 aprile 2021 | |
San Felice era stato ordinato sacerdote da Massimo, vescovo di Nola, sotto la persecuzione dell’imperatore Decio. Essendo fuggito Massimo, Felice era stato preso, messo in prigione e caricato di catene. Ciò nonostante il vescovo Massimo, nel deserto in cui si era ritirato, era vicino a morire di fame e di freddo, mancando di tutto, carico di anni, di tristezza e di inquietudine per il suo gregge. ...
Ma Dio, che veglia sempre sui suoi, non l’abbandonò: nel mezzo della notte, un angelo del Signore apparve nella prigione di Felice e lo risvegliò con le sue parole e con lo splendore della sua luce. Felice credeva dapprima che stesse sognando. L’angelo gli comandò di alzarsi; le catene caddero dalle sue mani e dai suoi piedi, le porte si aprirono; le guardie erano addormentate, Felice esce, e per strade sconosciute giunse fino al deserto dove era il santo vegliardo Massimo vicino a rendere l’ultimo respiro. Avendolo riconosciuto, lo abbraccia, lo bacia con rispetto; ma lo trova senza polso, senza voce e senza movimento; non gli rimaneva che un leggero soffio di respiro. Nel suo imbarazzo, Felice scorge sulla sua testa un grappolo d’uva appesa a dei rovi; lo prende, lo accosta alla bocca del vegliardo morente che, aprendo le sue labbra già disseccate, schiaccia il grappolo e ne riceve il succo. Allora riprende un po’ di vigore, la parola gli ritorna, riconosce Felice e gli dice: “Voi giungete ben tardi, figlio mio; è da molto tempo che Dio mi aveva promesso che voi sareste venuto in mio aiuto; riportatemi , vi prego, senza perder tempo, al mio caro gregge”. Felice lo caricò subito sulle sue spalle, lo porta a casa sua e lo rende ai fedeli affrettatisi a vederlo.
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