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PIO XII: OVVERO IL PASTORE ANGELICO E GLI SPIRITI CELESTI Di don Marcello Stanzione PDF Stampa E-mail
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domenica 14 febbraio 2021

PIO XII: OVVERO IL PASTORE ANGELICO E GLI SPIRITI CELESTIPIO XII ( 1939-1958)  ha mostrato una tale confidenza ed una tale devozione verso gli angeli, che è chiamato il PASTORE ANGELICO. Riporto alcuni scritti del grande pontefice sugli angeli:

PIOXII: San Michele ed i giovani sposi

      In mezzo alla folla dei santi che essa venera, la Chiesa offre ai suoi fedeli dei patroni per i loro differenti stati e le loro differenti età. ...

 
Voi lo sapete, cari giovani sposi; ma sarete forse sorpresi di sentirci oggi invocare su di voi la protezione dell’arcangelo San Michele, di cui la Chiesa festeggia in questo giorno l’apparizione e per il quale voi non provate forse, a primo acchito, che dei sentimenti di timore rispettoso. L’iconografia lo rappresenta sotto i tratti di un guerriero che atterra il demonio. La Scrittura sacra lo nomina uno dei primi principi del cielo (Dan.10, 13), il capo delle milizie angeliche che lottano contro il dragone (Ap.12, 7).

      La liturgia gli dona lo stesso atteggiamento: egli scende dal cielo, il mare si agita e la terra trema; egli innalza la croce della salvezza come stendardo di vittoria, folgora gli spiriti ribelli. Ma ancor più delle altre creature, l’uomo e la donna che lasciano i loro padre e madre (Gen.2, 24) per intraprendere insieme il misterioso viaggio della vita, sembrano avere da temere questo vendicatore dei diritti di Dio. A questo titolo egli appare loro quasi istintivamente il cherubino armato da una spada di fuoco che scaccia dal paradiso terrestre la prima coppia umana (Gen.3, 24). E pertanto le ragioni di fiducia e di speranza prevalgono sui motivi di timore. Nell’ora stessa della tragedia iniziale dell’umanità, nel mentre che i nostri progenitori si allontanavano dalla nube oscura e fredda dell’anatema, una nube leggera simile a quella che doveva vedere un giorno il profeta Elia (3 Re 18, 44), appariva all’orizzonte ed annunciava la rugiada  benefica dei grandi perdoni: Michele, con la milizia degli angeli fedeli, intravedeva la meraviglia dell’Incarnazione divina e della Redenzione del genere umano. Lungi dall’invidiare agli uomini, come l’orgoglioso Lucifero, l’onore dell’unione ipostatica, egli obbedì – secondo il suo nome e la sua divisa: “Quis ut Deus?” “Chi è simile a Dio?” – al Signore che non ha uguale a se stesso, ed adorò con tutti gli angeli buoni il Verbo incarnato (Ebr.1, 6). Così non ha mai smesso di amare gli uomini, per i quali egli prova un affetto per così dire fraterno: più Satana si sforza di precipitarli nella geenna, più l’arcangelo lavora per condurli al paradiso perduto.

Introdurre le anime presso Dio nella gloria celeste, è un compito che la liturgia e la tradizione attribuiscono a San Michele. “Ecco, dice nella festa di oggi l’ufficio divino, l’arcangelo Michele, principe della milizia angelica; il suo culto è una fonte di benefici per i popoli e la sua preghiera conduce al regno dei cieli”. “L’arcangelo Michele giunge con una moltitudine di angeli; Dio lo ha incaricato di guidare le anime dei santi alla gioia del paradiso”. E nell’offertorio della Messa per i defunti, la Chiesa prega: “Che queste anime non cadano nelle tenebre ma che il portinsegna San Michele le introduca nella luce santa”.

      Ma non crediate che questo “preposto del paradiso” che Dio ha costituito principe di tutte le anime predestinate – “constitui te principem super omnes animas suspiciendas” – aspetti l’ora del supremo passaggio per manifestare la sua bontà agli uomini. Quanto, cari sposi, voi dovete apprezzare la sua protezione ed il suo aiuto per accogliere in questo mondo le anime alle quali, nella docilità alle leggi del Creatore, voi preparate una dimora corporale! Lungi dal limitarsi a questo primo aiuto, San Michele vi sosterrà lungo tutto il corso della vostra missione di genitori e prenderà cura di voi e dei vostri bambini.

      E’ questa una antichissima pratica di pietà quella di invocare il grande arcangelo come protettore della salute e patrono dei malati. Venendo qui voi avete vedere la sua statua di bronzo sulla sommità del castel Sant’Angelo, al quale ha dato il suo nome. San Michele sembra vegliare sulla vita e la salute dei Romani e richiamarli come seguendo la tradizione, allorché nel 590 la peste desolava la Città eterna e che San Gregorio Magno conduceva il popolo ed il clero in processione per ottenere da Dio la cessazione del  flagello, il santo pontefice vide apparire sul monumento di Adriano San Michele che riponeva la sua spada nel fodero in segno di perdono divino. Per voi, cari figli e figlie, che con le gioie intravedete già i doveri ed i pensieri della famiglia, chiedete a San Michele di allontanare dalle vostre famiglie le angosce che causano nei cuori dei genitori la salute precaria dei bambini, le loro crisi di crescita o le malattie.

      L’ombra benefica di Castel Sant’Angelo si estende al di là di Roma. San Michele, abbastanza potente per soccorrere il mondo intero, sembra accordare una protezione speciale ai figli della nostra cara Italia, come lo ricorda precisamente la festa che noi celebriamo oggi. Circa cento anni prima della peste di Roma, San Michele, ci racconta il breviario romano, apparve sul monte Gargano, e questa apparizione miracolosa fece comprendere che l’arcangelo prendeva quel luogo sotto la sua protezione particolare e nello stesso tempo che egli voleva che vi ci si rendesse, in suo onore ed in quello degli angeli, un culto a Dio. M la Chiesa invoca l’arcangelo soprattutto come protettore della vita delle anime, altrettanto preziosa come quella del corpo e soprattutto minacciata dal contatto del male. La Chiesa ha la certezza ineffabile che le potenze dell’inferno non prevarranno contro di essa (Mt.16, 18). Ma ella sa anche che la vita cristiana degli individui e dei popoli non si conserva che con l’aiuto di Dio, che ha gli angeli per ministri (Eb.1, 7). Da ciò la preghiera che il sacerdote fa alla fine della Messa coi fedeli: “San Michele arcangelo, difendici nella lotta … Respingi nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo per la perdita delle anime”.

      Raramente questa preghiera fu più urgente che nell’ora attuale. Avvelenato dalla menzogna e dalla slealtà, colpito dagli eccessi della violenza, il mondo ha perduto la pace, la salute morale e la gioia. Se, a seguito del peccato originale, la terra non può essere un paradiso, almeno essa potrebbe e dovrebbe restare un soggiorno di concordia fraterna tra gli uomini ed i popoli. Ben al contrario, l’incendio fece strage in molte nazioni e minaccia di invaderne altre. Il nostro cuore si commuove particolarmente per voi, cari figli e figlie, e per tanti altri giovani sposi che hanno unito i loro destini in questa tragica primavera. Come vedere senza un fremito di orrore, lo spettro terribile della guerra profilarsi, non fosse che da lontano, su quei giovani focolari in cui sorride la speranza? Ma se oggi le forze umane sembrano incapaci di ristabilire una pace giusta, leale e duratura, gli uomini possono sempre sollecitare l’intervento di Dio. Tra gli uomini e Dio, il Signore ha posto come mediatrice la sua dolcissima Madre. Si degni la “Madre amabile”, la “Vergine potente”, (… ) Si degni, come lo canta oggi la Chiesa nella sacra liturgia, “l’angelo della pace. Michele, discendere dal cielo nei nostri focolari, e, messaggero di pace, relegare nell’inferno le guerre, cause di tante lacrime”.

(PIO XII, Documenti pontifici, Discorso ai giovani sposi, 8 maggio 1940, da p. 169 a pag. 172).

Esortazione ai vescovi di fronte all’odio degli atei

      Che non vi sia dunque per voi, i vostri sacerdoti ed i fedeli confidati alle vostre cure, nulla di più urgente che quello di suscitare una rivalità di zelo per difendere quel nome di Dio che le potenze angeliche venerano tremando; alzando lo stendardo dell’arcangelo San Michele e ripetendo l’acclamazione: “Chi è come Dio?”, opponete a quelli che insultano la maestà suprema la più energica volontà nell’affermare, amare e predicare il nome di Dio.

(PIO XII, Documenti pontifici: Esortazione apostolica all’episcopato autorizzando la celebrazione di messe votive in riparazione dei crimini suscitati dall’odio di Dio, 11 febbraio 1949).

Gli angeli sono delle creature personali

      Alcuni si chiedono anche se gli angeli sono delle creature personali, se la materia differisce essenzialmente dallo spirito.

(PIO XII, Documenti pontifici: Enciclica “Humani generis”, 12 agosto 1950).

Proclamazione di San Gabriele arcangelo patrono celeste delle telecomunicazioni

      Su richiesta fatta da molte persone influenti che, in molte nazioni, esercitano la loro attività in questo ramo (delle telecomunicazioni), nel dare ad essi ed ai loro colleghi, come celeste patrono presso Dio, l’arcangelo San Gabriele che portò al genere umano, piombato nelle tenebre e quasi disperato della sua salvezza, l’annuncio per lungo tempo atteso della Redenzione degli uomini, Noi decidiamo di accogliere favorevolmente, visto la sua importanza e la sua gravità, questa richiesta che +è secondo il Nostro proprio pensiero e che corrisponde ai Nostri propri desideri.

      Così dunque, dopo aver preso consiglio (…), usando della pienezza del Nostro potere apostolico con questa lettera e per sempre, Noi costituiamo e dichiariamo l’arcangelo San Gabriele celeste patrono presso Dio di questa professione, dei suoi specialisti ed impiegati, attribuendogli tutti gli onori e privilegi liturgici che appartengono regolarmente ai patroni principali.

(PIO XII, Documenti pontifici: Lettera che proclama San Gabriele arcangelo patrono celeste delle telecomunicazioni, 12 gennaio 1951).

      Invocare l’angelo custode per custodirsi dalla seduzione del serpente

      Attenzione, cari figli. Allorché voi camminate nelle strade o che partecipiate ai giochi infantili; quando avete in mano certi giornali ed anche certi libri; quando di capita di assistere a degli spettacoli che il progresso vi ha portati fino all’interno delle mura delle vostre case; fate attenzione! Spesso vi è il serpente nascosto, che vuole mordervi, che vuole strapparvi a Gesù. Non vi fermate a guardarlo: egli potrebbe affascinarvi e, allora, voi sareste perduti! Fin dal momento in cui voi percepite che siete minacciati, chiamate subito, correte verso la vostra mamma e, soprattutto, rivolgetevi alla Madre celeste, a Maria, che possiede la forza di Dio e che è sempre vicino a voi. Invocate il vostro angelo custode, affinché vi illumini e vi sostenga.

(PIO XII, Documenti pontifici: Allocuzione agli scolari d’Italia, 2 maggio 1954).

      Venerazione della Chiesa nei riguardi di San Michele

      La vigilia del giorno in cui ha avuto inizio il vostro congresso (della gioventù femminile dell’azione cattolica italiana), la Chiesa celebrava la festa dell’arcangelo San Michele, il cui nome significa “Quis ut Deus?”: “Chi è come Dio?”. La Chiesa lo venera come principe della milizia celeste, difesa e protezione dei fedeli, lui che, con la forza di Dio, respinge negli abissi dell’inferno gli spiriti maligni, che errano nel mondo per la rovina delle anime.

(PIO XII, Documenti pontifici: Allocuzione alle ragazze dell’Azione cattolica italiana, 2 ottobre 1955).

      Ricercare la familiarità con gli angeli custodi

      Ma in questo mese di ottobre, la stagione ricorda alla memoria di ognuno che esiste un altro mondo, un mondo invisibile, e ciò nonostante altrettanto reale di quello che noi vediamo e quasi altrettanto vicino a noi. La Chiesa ha celebrato ieri la festa dei santi angeli custodi. Sono gli abitanti di quel mondo invisibile che ci circonda. Essi erano nelle città che voi visitavate come custodi della divina Provvidenza; furono vostri compagni di strada. Il Cristo non ha detto parlando dei bambini, che erano sempre così cari al suo cuore puro ed amante: “I loro angeli nel cielo contemplano incessantemente il volto del Padre mio, che è nei cieli” (Mt.18, 10)? E quando i fanciulli diventano dei ragazzi e degli adulti, i loro angeli li abbandonerebbero? Giammai! “Noi cantiamo gli angeli custodi degli uomini”, ci diceva la liturgia di ieri; “essi sono dati da Dio come compagni celesti; per raffermare sulla via della vita la natura umana così fragile, per paura che non si perda soccombendo alle seduzioni dello spirito del male”. Questi stessi pensieri ritornano incessantemente negli scritti dei Padri della Chiesa. Non c’è nessuno che non abbia il suo angelo custode ad occuparsi di lui. Per gloriosi, per pur. Per meravigliosi che siano, essi vi sono comunque dati per essere vostri compagni di strada; non solamente essi sono incaricati di vegliare accuratamente su di voi, ma ancora di avvicinarvi incessantemente più vicini a Dio ed al Cristo

      Benamati pellegrini, ricevendovi all’inizio del mese di ottobre, Noi non possiamo resistere al desiderio di farvi sentire questa breve e paterna esortazione, al fine di svegliare e di attrarre la vostra conoscenza del mondo invisibile che vi circonda, “poiché le cose che si vedono non durano che un tempo, allorché quelle che non si vedono sono eterne” (2 Co. 4, 18), e di intrattenere una certa familiarità con gli angeli custodi, la cui costante sollecitudine si impiega per la vostra salvezza e la vostra santità. Dio ve ne è garante, voi gioirete di una eternità di gioia con essi; cominciate fin da ora ad imparare a conoscerli.

( PIO XII, Documenti pontifici: Allocuzione ad un pellegrinaggio degli Stati Uniti, 3 ottobre 1958).

PIO XII ha mostrato una tale confidenza ed una tale devozione verso gli angeli, che è chiamato il PASTORE ANGELICO.

 

 

Ultimo aggiornamento ( domenica 14 febbraio 2021 )
 
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