Porgo ai lettori le seguenti pagine (divise in due parti) di Adolfo Tanquerey, Compendio di Teologia Ascetica e Mistica, Roma-Tournai-Parigi, Desclée, 1924, ristampato nel 2018 dalle Edizioni San Paolo di Cinisello Balsamo (864 pagine, 50 euro). La prima parte riguarda le “RIVELAZIONI PRIVATE” (pp. 913-937, edizione del 1924), la seconda parte i “FENOMENI DIABOLICI” (pp. 937-947, ed. 1924). ...
I due temi sono importanti e attuali. Infatti in tempi di crisi nell’ambiente ecclesiale, come quello che stiamo vivendo, siccome il modo in cui viene esercitato Magistero (“pastoralmente” o addirittura solo “esortativamente” e non più “dogmaticamente”, che cioè definisce e obbliga a credere) fa difetto; i fedeli si rivolgono alle “Rivelazioni private” come surrogato di esso e corrono il rischio di rimpiazzare non solo il Magistero, ma anche la Rivelazione divina (Tradizione e Scrittura), che è l’unico oggetto della nostra Fede e che deve essere interpretata ufficialmente e autenticamente solo dal Magistero ecclesiastico. Don Adolfo Tanquerey illustra la natura delle “Rivelazioni private”, distingue bene la Rivelazione pubblica da esse e ne tira tutte le conclusioni pratiche che ci sono di grande aiuto oggi per non cadere nell’«Apparizionismo», che confonde Rivelazione pubblica con “Apparizioni private”. Invito pertanto a studiare con attenzione le seguenti pagine e a farne tesoro. Coloro che volessero approfondire la questione possono consultare anche padre Antonio Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, [1957], tr. it., Roma, Paoline, 1960, con continue ristampe anagrafiche e l’ottimo trattato di padre Reginaldo Garrigou-Lagrange, Le tre età della vita interiore, [1938], tr. it., Monopoli – Bari, Vivere in, 1989, in 4 volumi. NOTA ~ Il libro di Adolfo Tanquerey, Compendio di Teologia Ascetica e Mistica, può anche essere scaricato gratis da internet all’indirizzo:
http://www.totustuus.cloud/prodotto/p-a-tanquerey-p-s-s- compendio-di-teologia-ascetica-e-mistica/ FENOMENI DIABOLICI CAPITOLO III ARTICOLO II. FENOMENI DIABOLICI (1) 1531. Spinto dalla gelosia ad imitare l’azione divina nelle anime dei Santi, il demonio si sforza di esercitare anche lui il suo impero o piuttosto la sua tirannia sugli uomini. Ora vessa l’anima dal di fuori suscitando in lei orribili tentazioni; ora si fissa nel corpo e lo muove a suo grado come ne fosse il padrone per riuscire a turbar l’anima. Nel primo caso si ha l’infestazione, nel secondo l’ossessione (2). Quanto all’azione del demonio bisogna schivare i due eccessi: vi sono di quelli che gli attribuiscono tutti i mali che ci accadono, dimenticando che ci sono in noi stati morbosi che non suppongono alcun immediato intervento diabolico e inclinazioni cattive che provengono dalla triplice concupiscenza: cause naturali certo biasimevoli a spiegare molte tentazioni. Ci sono altri invece che, dimenticando quanto la S. Scrittura e la Tradizione ci dicono dell’azione del demonio, non vogliono in nessun caso ammettere l’intervento. A tener la retta via, la regola da seguire è questa: non accettare come fenomeni diabolici se non quelli che o per il carattere straordinario o per un complesso di circostanze denotano l’azione dello spirito maligno. Tratteremo prima dell’infestazione e poi dell’ossessione. § I. Dell’infestazione. 1532. I. Natura. L’infestazione è in sostanza una serie di tentazioni ordinarie. È esterna quando opera sui sensi esterni con apparizioni; interna, quando produce interne impressioni. Trattandosi non di luoghi ma di persone infestate dal demonio, è raro che l’infestazione sia puramente esterna, perché il demonio non opera sui sensi se non per turbare più facilmente l’anima. Vi sono però dei Santi, che, pur essendo esteriormente infestati da ogni sorta di fantasmi, conservano nell’anima inalterabile pace. 1533. 1° Il demonio può operare su tutti i sensi esterni: a) Sulla vista, apparendo ora sotto forme ributtanti, per atterrire le persone e distoglierle dalla pratica della virtù, come fece con la V. Madre Agnese de Langeac (3) e con molti altri; ora sotto forme seducenti, per attirare al male, come avvenne spesso a Sant’Alfonso Rodriguez (4). b) Sull’udito, facendo sentire parole o canti blasfemi od osceni, come si legge nella vita di Santa Margherita da Cortona (5); o cagionando rumori per spaventare, come qualche volta accadeva a Santa Maddalena de’ Pazzi e al Santo Curato d’Ars (6). c) Sul tatto, in doppio modo: ora con percosse e ferite, come si legge nelle bolle di canonizzazione di Santa Caterina da Siena e di San Francesco Saverio e nella vita di Santa Teresa (7); ora con amplessi provocanti al male, come narra di sé Sant’Alfonso Rodriguez (8). Vi sono dei casi, come osserva il P. Schram (9), in cui queste apparizioni sono semplici allucinazioni prodotte da soverchia eccitazione nervosa; ma sono anche allora terribili tentazioni. 1534. 2° Il demonio opera pure sui sensi interni, la fantasia e la memoria, e sulle passioni, per eccitarle. Uno si sente, quasi a suo dispetto, invaso da fantasie importune, noiose, che persistono non ostante i vigorosi sforzi di cacciarle via; si trova in preda a fremiti d’ira, ad angosce di disperazione, a moti istintivi d’antipatia; o prova invece pericolose tenerezze senza ragione alcuna che le giustifichi. È difficile, è vero, molte volte determinare se si tratti di vera infestazione diabolica, ma quando tali tentazioni sono nello stesso tempo repentine, violente, tenaci, e difficili a spiegare con cause naturali, vi si può vedere una speciale azione del demonio. Nei casi dubbi, è bene consultare un medico cristiano, che esamini se tali fenomeni dipendano da stato morboso che possa essere da buona igiene attenuato. 1535. II. Condotta del direttore. Deve associare la più oculata prudenza alla più paterna bontà. a) Non presterà certamente fede, se non ne abbia prove serie, a una vera infestazione. Ma, infestazione o no, deve usar compassione coi penitenti assaliti da tentazioni violente e tenaci e aiutarli con savi consigli. Ricorderà loro in particolare quanto dicemmo sulla tentazione, sul modo di resistervi, n. 902-918, e sui rimedi speciali contro la tentazione diabolica, n. 223-224. b) Se, sotto la violenza della tentazione, avvenissero disordini senza alcun consenso della volontà, rammenti che non si dà peccato senza consenso. Nel dubbio, giudicherà che non ci sia stata colpa, almeno grave, quando si tratti di persona abitualmente ben disposta. c) Trattandosi di persone fervorose, il direttore esaminerà se queste persistenti tentazioni non entrino forse nel novero delle prove passive che abbiamo più sopra descritte, al n. 1426; e allora darà a queste persone consigli adatti al loro stato interiore. 1536. d) Se l’infestazione diabolica è moralmente certa o molto probabile, si possono adoperare, in forma privata, gli esorcismi prescritti dal Rituale Romano o altre formule più brevi; è bene in questo caso non avvertire la persona che si sta per esorcizzarla, ove si temesse che questo avviso possa turbarne o esaltarne la fantasia; basta dirle che le si recita una preghiera approvata dalla Chiesa. Per gli esorcismi solenni occorre la licenza dell’Ordinario e le precauzioni che indicheremo parlando dell’ossessione. § II. Dell'ossessione (10). Ne spiegheremo: 1° la natura; 2° i rimedi prescritti dal Rituale. I. Natura dell’ossessione 1537. 1° Gli elementi costitutivi. L’ossessione è costituita da due elementi: dalla presenza del demonio nel corpo dell’ossesso e dal dominio che esercita su questo corpo e per esso sull’anima. Quest’ultimo punto ha bisogno di essere spiegato. Il demonio non è unito al corpo come vi è unita l’anima; non è rispetto all’anima che un motore esterno, e, se opera su di lei, lo fa solo per mezzo del corpo in cui abita. Può operare direttamente sulle membra del corpo facendo fare ogni sorta di movimenti; e opera indirettamente sulle facoltà per quel tanto che nell’operare dipendono dal corpo. Negli ossessi si possono rilevare due stati distinti: lo stato di crisi e lo stato di calma. La crisi è come una specie d’accesso violento, in cui il demonio esercita il suo tirannico dominio imprimendo al corpo un’agitazione febbrile che si palesa in contorsioni, scoppi di rabbia, parole empie e blasfeme. I pazienti perdono allora, a quanto pare, ogni coscienza di ciò che avviene in loro e, tornati in sé, non serbano memoria di quanto dissero o fecero, o piuttosto di ciò che disse o fece il demonio per mezzo loro. L’irruzione del demonio sentono solo a principio, poi pare che perdano la coscienza. 1538. Vi sono però eccezioni a questa regola generale. Il P. Surin che, esorcizzando le Orsoline di Loudun, diventò ossesso egli pure, serbava coscienza di ciò che dentro gli accadeva (11). Descrive in che modo si sentiva l’anima come divisa, aperta per un verso alle impressioni diaboliche e per l’altro abbandonata all’azione di Dio; e come pregava mentre il corpo andava ruzzolando per terra. Aggiunge: “Il mio stato è tale che mi restano ben poche azioni in cui io sia libero. Se voglio parlare, la lingua mi si ribella; nella Messa, sono costretto tutto a un tratto a fermarmi; a tavola, non mi posso accostare i bocconi in bocca. Se mi confesso, i peccati mi sfuggono; e sento che il demonio è in me come in casa sua ed entra ed esce come gli piace”. 1539. Negli intervalli di calma, nulla scopre la presenza dello spirito maligno e si direbbe che si sia ritirato. Qualche volta però questa presenza si palesa con una specie di malattia cronica che resiste a ogni arte medica. Ci sono spesso parecchi demonii in un solo ossesso; il che mostra la loro debolezza. L’ossessione ordinariamente non avviene che in peccatori; ma vi sono eccezioni, come nel caso del P. Surin. 1540. 2° I segni dell’ossessione. Essendovi malattie nervose e monomanie o casi d’alienazione mentale che s’accostano nelle esterne manifestazioni all’ossessione diabolica, è opportuno dare dei segni onde poterla distinguere da questi fenomeni morbosi. Stando al Rituale Romano (12), ci sono tre segni principali che possono far riconoscere l’ossessione: “parlare una lingua ignota adoprandone parecchie parole, o capire chi la parla; scoprire cose lontane ed occulte; dar prova di forze superiori all’età o alla condizione della persona. - Questi ed altri simili segni, quando siano in molti in una stessa persona, sono i più forti indizi dell'ossessione”. Diciamone una parola di spiegazione. a) L'uso di lingue ignote. Occorre, per accertarlo, un profondo esame della persona, vedere se non ebbe occasione in passato d’imparare alcuni vocaboli di queste lingue, se non dice solo qualche frase imparata a memoria ma parla e capisce una lingua che prima le era veramente ignota (13). b) La rivelazione di cose occulte inesplicabile con mezzi naturali. Qui pure è necessaria un’accurata inquisizione: trattandosi, per esempio, di cosa lontana, bisogna assicurarsi che la persona non l’abbia conosciuta per lettera, per telegramma o per altro mezzo naturale; trattandosi di cose future, bisogna aspettarne l’avveramento, per vedere se avvengono proprio come furono predette, e se sono così ben determinate da non prestarsi ad equivoci. Non si deve quindi tener conto di certe vaghe predizioni di grandi sventure, seguite da lieti eventi: sarebbe modo assai facile per acquistarsi fama di profeti! Debitamente accertato il fatto, resta a vedere, applicando le regole sul discernimento degli spiriti, se questa preternaturale conoscenza provenga da spirito buono o da cattivo; e da uno spirito cattivo attualmente presente nell’ossesso. c) La prova di forze notevolmente superiori alle forze naturali della persona, tenendo conto dell’età, delle abitudini, dello stato di salute, ecc.; vi sono infatti casi di sovreccitazione in cui le forze si raddoppiano. Abbiamo già detto che il fenomeno della levitazione, quando è ben accertato, è cosa preternaturale; ora vi sono dei casi in cui le circostanze non permettono di attribuirlo a Dio o agli angeli suoi, onde vi si deve riconoscere un segno di intervento diabolico. 1541. Si possono a questi segni aggiungere quelli che vengono dagli effetti prodotti dall’uso degli esorcismi o di oggetti sacri, specialmente quando quest’uso si fa senza che il supposto ossesso lo sappia. Vi sono infatti di quelli che, al contatto d’un oggetto sacro, o quando si recitano su di loro preghiere liturgiche, montano in indicibile furore e bestemmiano orribilmente. Ma tal segno non è certo se non quando la cosa si fa senza che lo sappiano, altrimenti, se se ne accorgono, possono dare in smanie o per avversione che abbiano a ciò che è religioso o per simulazione. Non è dunque facile riconoscere la vera ossessione, e non sarà mai troppo il riserbo prima di darne giudizio. 1542. 3° Differenze tra l'ossessione e i disturbi nervosi. Esperienze fatte su persone colpite da malattie nervose mostrarono una certa analogia tra questi stati morbosi e gli atteggiamenti esterni degli ossessi (14). Né c’è da meravigliarne: il demonio può produrre e malattie nervose e fenomeni esterni simili a quelli delle nevrosi. Nuova ragione per essere molto riserbati nei giudizi su pretesi casi di ossessione. Queste analogie però riguardano unicamente i gesti esterni, che non bastano da soli a provare l’ossessione. Non s’incontrano mai colpiti da nevrosi che parlino lingue ignote e rivelino i segreti dei cuori o predicano l’avvenire con precisione e certezza. Ora sono questi, come dicemmo, i veri segni dell’ossessione; ove manchino tutti, si può credere a una semplice nevrosi. Se vi furono qualche volta esorcisti che s’ingannarono, lo dovettero al non essersi attenuti alle regole fissate dal Rituale. A scanso di errori, è opportuno far esaminare il caso non solo da sacerdoti ma anche da medici cristiani. 1543. Così il P. Debreyne, che prima di farsi Trappista, era stato medico, narra di aver dovuto curare una comunità di donne, il cui stato presentava grandi somiglianze con quello delle Orsoline di Loudun. Ed egli in breve le guarì adoprando mezzi igienici e specialmente un assiduo e vario lavoro manuale (15). Bisogna diffidare specialmente delle ossessioni epidemiche: può darsi che un vero caso di ossessione cagioni in chi vi assiste uno stato nervoso esteriormente simile all’ossessione. Il miglior mezzo per schivare questa specie di contagio è di disperdere le persone così colpite e allontanarle dal luogo ove contrassero questa nervosità. II. Rimedi contro l'ossessione. I rimedi generali sono tutti quelli che possono indebolire l’azione del demonio sull’uomo, purificar l’anima e fortificar la volontà contro i diabolici assalti; gli speciali sono gli esorcismi. 1544. 1° Rimedi generali. Si adopreranno tutti quelli che abbiamo indicati parlando della tentazione diabolica, n. 223-224. A) Uno dei più efficaci è la purificazione dell’anima con una buona confessione, massime con una confessione generale, che, umiliandoci e santificandoci, mette in fuga il demonio, spirito superbo ed impuro. Il Rituale consiglia di aggiungervi il digiuno, la preghiera e la santa comunione (16). Quanto più si è puri e mortificati tanto minor presa ha su di noi il demonio. La santa comunione poi ci mette dentro Colui che trionfò di Satana; ma non dev’essere ricevuta dall’ossesso che nei momenti di calma. B) I sacramenti e gli oggetti benedetti hanno pure grande efficacia per le preghiere fatte dalla Chiesa nel benedirli. S. Teresa aveva speciale fiducia nell’acqua benedetta, fiducia ben fondata, perché la Chiesa vi annette la virtù di cacciare il demonio (17). Ma bisogna usarne con grande spirito di fede, di umiltà e di confidenza. C) Il crocifisso, il segno della croce, principalmente le autentiche reliquie della vera croce sono terribili al demonio che con la croce fu vinto: “et qui in ligno vincebat, in ligno quoque vinceretur” (18). Per la stessa ragione lo spirito maligno teme assai l’invocazione del santo nome di Gesù, che, secondo la promessa stessa del divino Maestro, ha mirabile potere a mettere in fuga il demonio (19). 1545. 2° Esorcismi. La Chiesa, avendole Gesù Cristo lasciato il potere di cacciare i demoni, istituì presto l’ordine degli Esorcisti, conferendo loro il potere d’imporre le mani sugli ossessi, catecumeni o battezzati; e compose più tardi formule di preghiera di cui dovevano servirsi. L’ufficio di esorcista è però difficile nella pratica, perché richiede molta scienza, virtù e prudenza; onde questo potere oggi rimane in essi legato e non può in forma solenne esercitarsi se non da sacerdoti scelti a tal fine dall’Ordinario. Ma possono i sacerdoti fare esorcismi privati, giovandosi delle preghiere della Chiesa o di altre formule; anzi anche i laici possono recitare queste preghiere sebbene non in nome della Chiesa (20). 1546. Il Rituale indica il modo di procedere a dà agli esorcisti saviissimi consigli, di cui toccheremo solo i principali. Accertata l’ossessione e ricevuta la debita delegazione per gli esorcismi: 1) Conviene prepararsi a questo terribile ufficio con un’umile e sincera confessione, affinché il demonio non possa rinfacciare agli esorcisti le loro colpe; e col digiuno e colla preghiera, perché ci sono certi demoni che non cedono se non a questi mezzi (21). 2) Gli esorcismi devono ordinariamente farsi in una chiesa o cappella, tranne che, per gravi ragioni, non si giudichi opportuno farli in casa privata. In ogni caso l’esorcista non dev’essere mai solo coll’ossesso, ma accompagnato da testimoni gravi e pii e abbastanza robusti da dominare il paziente nelle sue crisi. Trattandosi di donna, a frenarla vi saranno donne di prudenza e virtù provata; e il sacerdote vi si terrà in grande riserbo e modestia. 1547. 3) Recitate le preci prescritte, l’esorcista procederà alle interrogazioni. Deve far le domande con autorità, attenendosi solo alle utili e consigliate dal Rituale: sul numero e sul nome degli spiriti inabitanti l’ossesso; sul tempo e sui motivi dell’ossessione; si intìma al demonio di dire quando uscirà e a quale segno se ne conoscerà la fuga, minacciandolo, ove si ostini, di aumentarne i tormenti a proporzione della resistenza. A questo fine si ripeteranno gli scongiuri che paiono più efficaci ad irritarlo, le invocazioni dei Santi Nomi di Gesù e di Maria, i segni di croce e le aspersioni di acqua benedetta; obbligandolo a prostrarsi dinanzi alla SS. Eucarestia o al Crocifisso o alle sacre reliquie. - Si badi bene a schivare la loquacità, le facezie, le domande oziose; se lo spirito maligno dà risposte mordaci o ridicole o corre a digressioni, gli s’impone con autorità e dignità il silenzio. 1548. 4) Non si ha da permettere ai testimoni, - che devono per altro esser pochi (22) - di far domande; ma stiano silenziosi e raccolti, pregando in unione coll’esorcizzante. 5) Non deve l’esorcista, non ostante l'autorità di cui è rivestito, rilegare il demonio più in un luogo che in un altro; badi solo ad espellere lo spirito maligno, lasciandone la sorte alla divina giustizia. Bisogna continuare gli esorcismi per parecchie ore e anche per parecchi giorni, con intervalli di riposo, finché il demonio esca o almeno si dichiari pronto ad uscire. 6) Certa che sia la liberazione, l’esorcista prega Dio di interdire al demonio di mai più rientrare nel corpo da lui forzatamente abbandonato; ringrazia il Signore e invita la persona liberata a benedirlo e a diligentemente schivare ogni peccato per non ricadere sotto l’impero del demonio. Conclusione. 1549. Questi fenomeni straordinari, divini o diabolici, mostrano da un lato la misericordiosa bontà di Dio per i privilegiati suoi amici, a cui concede, associati a ineffabili patimenti come nel caso delle stimate, insigni favori che sono quasi presagio e preludio della gloria che largirà loro in paradiso; e dall’altro la gelosia e l’odio del demonio, che vuole egli pure esercitare il tirannico suo potere sugli uomini, sollecitandoli al male in modo straordinario, perseguitandoli quando resistono ed estendono il regno di Dio, e torturando coll’ossessione talune delle sue vittime. Vi sono dunque sulla terra le due città così ben descritte da Sant’Agostino, e i due campi e le due bandiere di cui parla Sant’Ignazio. I veri cristiani non possono restar dubbiosi: quanto più si danno a Dio, tanto più sfuggono alla tirannia del demonio; se Dio permette che siano tentati, lo fa per loro bene, e anche fra le angoscie possono con ogni fiducia ripetere: “Si Deus pro nobis, quis contra nos? (23) ... Quis ut Deus?” NOTE 1 - Del Rio, Disquisitiones magicæ, 1600; Thyræus, De locis infestis; De spirituum apparitionibus; De Dæmoniacis, 1699; Ribet, Mystique divine, t. III; A. Poulain, op. cit., c. XXIV, § 6-8; A. Saudreau, L’état mystique, c. XXII-XXIII. 2 - Gli scrittori francesi sogliono chiamare ossessione diabolica quella che per noi è infestazione diabolica; e possessione quella che noi diciamo ossessione. La terminologia italiana può giustificarsi coll’uso nostro e coll’autorità del linguaggio ufficiale ecclesiastico, per esempio del Rituale Romano, che, nel titolo De exorcizandis obsessis a dæmone, denomina evidentemente ossessi quelli che per i Francesi sono posseduti; e la terminologia francese può giustificarsi coll’uso loro e coll’etimologia. (N. d. T.) 3 - M. de Lantages, Vie de la Vén. M. Agnès, 1863, P. Iª, c. X. 4 - P. Poulain, op. cit., c. XXIV, n. 94. 5 - Bollandisti, 22 febbraio, t. VI, p. 340, n. 178. 6 - A. Monnin, Il Curato d’Ars, l. III, c. II, (Marietti, Torino). 7 - Storia di Santa Teresa, t. II, c. XXVIII, (Lega Eucaristica, Milano). 8 - P. Poulain, l. cit. 9 - Inst. theol. mysticæ, § 219. 10 - Oltre gli autori citati, si confronti Mgr Waffelaert, al vocabolo possessione nel Dict. D’Apologétique. 11 - Lettera del 3 maggio 1635 al P. d’Attichy. 12 - De exorcizandis obsessis a dæmonio. [sic] 13 - Si citano infatti casi di esaltazione morbosa, che risveglia nella memoria lingue dimenticate, o almeno frammenti sentiti: così una domestica di un ministro protestante recitava passi greci ed ebraici sentiti leggere dal padrone. - Prudente quindi è il Rituale che dice: “ignotâ linguâ loqui pluribus verbis vel loquentem intelligere”. 14 - J. M. Charcot et Richer, Les démoniaques dans l’art; Bourneville et Regnard, L’iconographie de la Salpêtrière; Richer, Etudes cliniques sur la grande hystérie. 15 - Essai de théol. morale, c. IV, ed. rifusa dal Dr Ferrand, 1884, p. IV, c. III, § 2. 16 - “Admoneatur obsessus, si mente et corpore valeat, ut pro se oret Deum ac jejunet et sacra confessione et communione sæpius ad arbitrium sacerdotis se communiat”. (Rituale, De exorciz. obsessis). 17 - “Ut fias aqua exorcizata ad effugandam omnem potestatem inimici, et ipsum inimicum eradicare et ex plantare valeas cum angelis suis apostaticis”... (Rituale, Ordo ad fac. aquam benedictam). 18 - Prefazio della Croce. 19 - Marc., XVI, 17. – Sant’Alfonso Rodriguez aveva costume di far un gran segno di croce nel momento dell’infestazione e di comandare al tentatore di prostrarsi e adorare Gesù, in virtù del testo di S. Paolo: “Nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio in cielo, in terra e nell’inferno”. (Phil., II, 10); il che, dice il Santo, lo metteva in fuga. 20 - Lehmkuhl, Theol. moralis, t. II, n. 574, ed. 1910. 21 - Marc., IX, 28. 22 - “Circumstantes, qui pauci esse debent, admoneat ne... ipsi interrogent obsessum, sed potius humiliter et enixe Deum pro eo precentur (Rituale, l. c.). - Forse per aver trasgredito una tal regola, si dovettero gli esorcismi di Loudun così lungamente ripetere, accompagnati da incresciosi episodi. 23 - Rom. VIII, 31. |