L’ANGELO NECESSARIO Di Andrea Franchini |
Scritto da Amministratore | |
mercoledì 16 settembre 2020 | |
Chiediamoci che atteggiamento intendiamo tenere sulla questione angelica. Problema non secondario: abbiamo visto che anche nel popolo cattolico ci sono molti scettici, molti credenti credono in Dio ma non hanno una particolare devozione verso le Creature celesti. E ancora tanti non credono a Satana in quanto angelo decaduto, ma tutt’al più lo immaginano come una sorta di paradigma del male, come un simbolo, non come un avversario da temere. ...
Chi dice di credere negli angeli è anzi spesso se non deriso quantomeno guardato con affettuosa superiorità: esseri invisibili con le ali? Che si proteggono? E appaiono quando vogliono? Ma va’, dai… E Satana? Beh, Satana è un modo di dire, non è che esista proprio il diavolo così come ce lo raccontano, la Chiesa lo usa per personificare la malvagità, per giustificare tutto quello che di orribile c’è in questo nostro mondo, ma proprio un diavolo con la coda, ma no, quello no… Ecco, di scetticismo in scetticismo, perfino coloro che si dicono osservanti, perfino coloro che frequentano le chiese, seguono le messe, si ritengono all’interno della dottrina, ecco che piano piano stiamo perdendo i fondamenti di un sistema teologico e religioso che si basa proprio su una serie di “figure intermedie” che reggono il sistema stesso. Il rapporto fra l’essere umano e il Creatore è un rapporto personale, personalissimo. È un rapporto che si basa sulla fede, solo sulla fede. Dio c’è, dice chi crede. C’è e basta. Impossibile immaginarlo, possiamo tutt’al più figurarcelo come… come…, ecco, Dio non è un concetto che l’intelletto umano possa “comprendere”. Può solo accettarlo, avere fiducia, avere fede. Credere. Ma la venuta del Cristo sulla terra ha in qualche modo mescolato diversamente le carte. Gesù si fa uomo perché gli uomini, in qualche modo, si possano misurare con qualcosa a loro simile, alla loro portata. Gesù non è “impossibile da immaginare”: i Vangeli ce lo descrivono, sappiamo quello che dice, quello che fa, ne conosciamo i sentimenti, anche i momenti – umanissimi – di sconforto: nell’orto del Getzemani gli apostoli s’addormentano, Gesù si sente solo, abbandonato, che cosa c’è di più umano di quel momento? Tutto questo per dire che gli uomini hanno bisogno di potersi rapportare con qualcosa di conosciuto, che non dia la vertigine che si prova a “figurarsi Dio”. Gli angeli, allora. Gli angeli sono perfetti a questo scopo: gli studiosi dicono che “Dio non aveva alcun bisogno di creare gli angeli perché poteva fare tutto senza aiuto alcuno”. Ma li ha creati perché fossero un ponte fra Lui e noi. Un ponte percorribile, vicino, caldo. L’abbiamo visto più volte in questa lunga intervista con don Marcello: al bimbo che ha paura del buio si insegna che c’è un angioletto che lo proteggerà. Gli angeli sono con noi da sempre, nel nostro immaginario. Quando un bimbo spegne la luce e la mamma chiude la porta alle sue spalle, compaiono mostri, demoni, cose orrende: solo la consapevolezza di quell’angioletto consente al bimbo di non terrorizzarsi, sa di avere qualcuno che lo assiste, che impedirà ai cattivi di fargli del male. In questo senso ecco perché diciamo “l’angelo necessario”: ne abbiamo bisogno tutti, non solo da piccoli. Ed ecco dunque la risposta a quella iniziale domanda: “che atteggiamento intendiamo tenere sulla questione angelica?”. Se volessimo essere provocatori, potremmo anche dire: crediamo agli angeli perché “ci conviene credere agli angeli”, è meglio che ci siano, è meglio per ognuno di noi e per l’umanità intera, che magari senza l’assistenza degli angeli si sarebbe già perduta del tutto o annientata definitivamente. Certo, il male su questa terra esiste e gli angeli non possono fermarlo, non è questo il loro compito: gli angeli rispettano il libero arbitrio che il Creatore ha concesso alle sue creature. L’uomo può scegliere il bene o scegliere il male, nessuno glielo impedirà. A voler essere pignoli, potremmo anche aggiungere che se il nostro angelo non può impedire che scegliamo il male, sicuramente c’è chi quel male ci suggerisce di sceglierlo, ed è, guarda caso, un altro angelo, il demonio. Ma in questa discrepanza non possiamo non apprezzare il rispetto dell’angelo nei confronti della nostra volontà: l’angelo “ci lascia fare”, il diavolo ci spinge, ci attira. Il che, come abbiamo visto, non significa che l’angelo sia neutrale o che davvero ci osservi inerme e inerte. L’angelo ha i modi suoi per suggerire, per consigliare, per indicare la via giusta. Quella vocina che a volte sentiamo dentro di noi, quella vocina che ci dice: No, non fare quella cosa, te ne verrà del male, lascia perdere… Quella vocina che a volte può perfino apparire irritante, tanto che noi ne diventiamo insofferenti, perché è spesso più piacevole indulgere in azioni cattive che in quelle buone. L’angelo necessario: necessario a Dio perché (pur non avendone bisogno) ha deciso di creare questo immenso esercito di messaggeri perché aprano gli occhi agli uomini, necessario agli uomini perché la loro assenza sarebbe terribile da immaginare. Ecco, ecco un altro buon motivo per ribadire quell’”angelo necessario”: ragioniamo per sottrazione. E se gli angeli davvero non ci fossero? Se avessero ragione gli atei o anche solo i cattolici scettici? Che vita triste sarebbe la nostra! Vaghiamo per decenni alla ricerca di un senso, di un segno, di un significato che dia valore alla nostra vita. Cerchiamo a volte disperatamente qualcosa che possa elevarci al di sopra della realtà, della concretezza, della volgarità dell’esistenza intesa come nascita, vita, riproduzione, cibo, sonno, morte. Gli angeli sono anche questo: la nostra chance di staccarci dal suolo, di essere davvero “superiori” alle bestie, agli animali, non solo per una questione di materia grigia meglio performante, ma anche per la capacità di pensare in astratto, di trascendere le cose, di porsi domande diverse dal pane quotidiano. Ed è chiaro allora perché tutte le religioni abbiano ipotizzato l’esistenza degli angeli, ed è chiaro anche perché le “nuove religioni” - che religioni non sono – continuino a porre l’accento sull’esistenza di creature invisibili, presenti, potenti, capaci di guarire o di assistere, di guidare, di aiutare. La New Age ha costruito la sua angelologia prendendo a prestito dalla religione cattolica alcuni concetti-chiave per poi adattarli a se stessa: ecco gli spiriti-guida, ecco gli “angelo coach”, ecco i mistici che invocano schiere di arcangeli nominandoli uno ad uno, ecco lo zodiaco angelico che consente a ognuno di noi di avere a seconda della sua data di nascita il suo angelo con tanto di nome. Lo abbiamo detto anche nell’introduzione: questa richiesta di misticismo della New Age non va censurata, non va condannata totalmente, proprio perché cela e anzi rivela questo anelito verso Qualcosa di superiore, di non terreno, di trascendente, di spirituale. L’angelo necessario è necessario ad ogni uomo, anche a colui la cui fede magari o tentenna o fatica ad esprimersi ma la cui etica impronta ogni momento della sua vita. L’angelo aiuta a essere etici, pensare che ci sia quell’angelo necessario accanto a noi significa anche avere la consapevolezza che ogni errore che facciamo ha un testimone, che annoterà il nostro errore, e al momento giusto potrà rinfacciarcelo. Un’ultima considerazione sull’angelo necessario. Detta in modo brutale. Che accade di noi quando la morte decide di prenderci? Quel momento misterioso davvero lo viviamo da soli? Se è così, deve essere terribile. Un attimo infinito di sospensione fra l’essere e il non essere. Infinito, straziante. Insopportabile. A meno che non sia qualcuno accanto a noi, ma non qualcuno vivo, un essere umano, perché in quell’istante i nostri sensi non sapranno più percepire la presenza di un altro essere vivente. Solo un angelo può starci vicino in quel momento. È rassicurante saperlo, è rassicurante pensarlo. L’angelo necessario si prende cura di noi fino all’estremo limite della vita. |
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