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Convegno di Crescita e di Formazione Cristiana
NOSTRADAMUS E LA PREVISIONE DELLA FINE DEL MONDO Di don Marcello Stanzione PDF Stampa E-mail
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mercoledì 15 luglio 2020

NOSTRADAMUS All’ispirazione divina, agli stati contemplativi e ai trasalimenti, come alla rielaborazione di acquisizioni astrologiche ed ermetiche, attribuisce la propria capacità di scandagliare l’oscurità del tempo Michel de Notre-Dame (1503-1566) medico, astronomo e astrologo, autore delle Centurie. Egli infatti nella sua lettera-testamento si rivolge al figlio Cesare così: ...

 

La tua tarda venuta, Cesare Nostradame, figlio mio, mi ha fatto impiegare il lungo tempo trascorso in continue veglie notturne a mettere per iscritto, per lasciartene memoria dopo la morte fisica del tuo progenitore, ciò di cui la Divina Provvidenza per mezzo dei moti celesti m’ha dato conoscenza per il bene comune degli esseri umani. (…)

Essendo colto più volte alla settimana da improvvise ispirazioni, e stimolato negli studi notturni o nei lunghi calcoli da fragranze odorose, ho composto libri di profezie, contenenti ciascuno cento quartine astronomiche di dette profezie, che ho voluto lavorare in modo da renderle un po’ oscure: e sono vaticini continuativi da ora fino all’anno 3797. (…)

Il mondo, prima della conflagrazione universale, subirà i cataclismi di tanti diluvi e inondazioni, che non vi sarà terra che non sia coperta dall’acqua: e sarà per così lungo tempo che tutto perirà, etnografie e topografie; inoltre, prima e dopo queste inondazioni, in molte regioni le piogge saranno così scarse e cadrà dal Cielo una così gran pioggia di fuoco e di stelle cadenti, che non ci sarà più nulla che non sia arso: e ciò avverrà in pochi attimi, prima dell’ultima conflagrazione (…)

A conti fatti – prosegue il profeta – il mondo si avvicina a una rivoluzione distruttrice; e dal momento in cui scrivo prima di centosettantasette anni, tre mesi e undici giorni il mondo, fra questo termine e quello, sarà tanto ripetutamente decimato da pestilenze, carestie, guerre e inondazioni, e tanto pochi saranno i superstiti, che non si troverà più chi voglia lavorare la terra che resterà incolta per un periodo lungo quanto quello in cui fu coltivata; e quando all’evidente giudizio celeste, quando saremo al settimo millennio in cui tutto sarà compiuto, avvinandosi all’ottavo, ov’è il firmamento dell’ottava sfera, che è nella dimensione latitudinaria, in cui il gran Dio eterno verrà a concludere la rivoluzione, in cui le immagini celesti torneranno a muoversi, e il movimento superiore che rende per noi la terra stabile e ferma “Non inclinabitur in speculum saeculi”: fino a che il Suo volere non sarà adempiuto, così sarà, e non altrimenti (…)

Gli interpreti del Provenzale hanno creduto di individuare nelle Centurie, che sono precedute dall’introduzione che in parte abbiamo riportato, quelle quartine, e sono numerose, in cui è prefigurata l’Apocalisse finale e, prima di quella, cataclismi, guerre terrificanti e segni sinistri nel cielo. Ne riportiamo solo alcune.

Un eventuale conflitto termonucleare ha come precedenti storici i bombardamenti dell’agosto del ’45 di Hiroshima e Nagasaki, su cui vennero sganciate le prime atomiche. Di questo terrificante evento si parlerebbe nelle quartine seguenti:

Sole levante un grande fuoco lo si vedrà,

Rumore e chiarore verso Aquilone rivolto,

Dentro il cerchio morte e urla si udiranno,

Per gladio, fuoco, fame morte li attenderà” (II, 91)

 

Fuoco color d’oro dal cielo in terra visto,

Lanciato dall’alta nave, fatto caso meraviglioso:

Grande morte agli umani colpito dal grande evento,

Morte spettacolare farà desistere l’orgoglioso”. (II, 92).

 

Nostradamus ebbe forse anche la visione di un  corpo

celeste che precipiterà sulla terra:

“La luna è oscurata da profonde tenebre.

Suo fratello diventa di un  color ferruginoso,

Il grande, celato per lungo tempo nel buio,

immergerà il ferro in una pioggia di fuoco” (Centuria 1,84).

 

Per la fine del nostro mondo, in una sua sentenza Nostradamus fornisce dei precisi riferimenti cronologici. Egli infatti dice infatti che “quando Giorgio Dio crocifiggerà /Marco lo resusciterà/ e San Giovanni lo porterà/ la fine del mondo arriverà”.

L’interpretazione vuole che l’apocalisse debba giungere quando la festa di Pasqua cadrà il 25 aprile, festa di san Marco; il Venerdì santo, quindi, nel giorno dedicato a San Giorgio, e cioè il 23 aprile; e il Corpus Domini nel mese di giugno. Nel tempo in cui era ancora in vigore il vecchio calendario, era matematicamente impossibile che la Pasqua coincidesse con la data del 25 aprile. Ma con la riforma del calendario, avvenuta nel 1582 sotto Papa Gregorio XIII – dopo la morte di Nostradamus – tale coincidenza si ebbe nel 1666, nel 1734, nel 1886, nel 1946. I prossimi anni saranno il 2038 e il 2190.

Vi è un’altra quartina che offre materiale interessante agli esegeti di Nostradamus  per stabilire la data della fine del mondo ed è la n. 48 della I Centuria:

 

Trascorsi vent’anni dal regno della luna,

Settemila anni un altro terrà la sua monarchia,

Quando il Sole riprenderà i suoi giorni lasciati,

Si compirà allora la mia profezia”.

 

Tra gli interpreti vi sono quelli che considerano il ciclo terrestre stabilito da Nostradamus di una durata di settemila anni. Quanto alla spiegazione del terzo verso della quartina, si pensa che esso voglia dire che a quel tempo il sole non sarà in grado di fornire l’energia necessaria per mantenere la vita sulla terra; ovvero, supponendo che si alluda al Creatore, che “Egli si sia stancato dell’uomo e delle sue bestialità”.

 

 

 
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