GIOACCHINO DA FIORE E L’AVVENTO DEL REGNO DELLO SPIRITO SANTO Di don Marcello Stanzione |
Scritto da Amministratore | |
mercoledì 15 luglio 2020 | |
Il più illustre e al tempo stesso più popolare profeta del XII secolo fu un abate, Gioacchino da Fiore, divenuto leggendario anche per la scarsezza dei dati storici relativi alla sua vita. Nato nel 1145 in un paese, Dorfe Ceico, presso Cosenza, pare abbia maturato dentro di sé l’ideale ascetico dopo un pellegrinaggio in Terra Santa e una sosta a Costantinopoli, che tra l’altro lo segnarono per essere egli miracolosamente scampato a un’epidemia. ...
Entrato nei cenobi cistercensi, fondò nel 1191 quello di San Giovanni in Fiore, nella natia Calabria. Nelle opere maggiori, Concordia Novi et Veteris testamenti, Expositio in Apocalypsim, Psalterium decem cordarum, è contenuto il suo messaggio profetico basato sulla sua concezione teologica relativa al dogma della Trinità divina, e sulla filosofia e visione della storia, che gli si presenta ugualmente ripartita in tre grandi e tra loro distinti momenti: “Come la lettera del primo Testamento in virtù di una certa analogia sembra appartenere al Padre, e la lettera del Nuovo al Figlio, così l’intelligenza spirituale, che procede dall’uno e dall’altro, appartiene allo Spirito Santo” (Expositio, fol. 5 sgg.). La prima epoca, quella del Padre, si svolse sotto il dominio della Legge, quando il popolo del Signore era ancora fanciullo e della sua condizione e dell’opportunità delle norme fa fede il Vecchio Testamento. La seconda epoca è quella del Nuovo Testamento che dà la libertà ma in misura non totale, assoluta: “Conosciamo ora solo in parte e solo in parte profetiamo: ma quando sarà venuta la perfezione, tutto quello che è parziale sarà annullato” dice l’abate profeta citando Paolo, I Cor. XIII, 12. L’epoca futura, quella dello Spirito, ci è assicurata dal fatto che le tre persone divine sono autonome e distinte l’una dall’altre (…): “Poiché anche lo Spirito è Dio vero, come il Padre e il Figlio, occorre che anch’egli compia qualcosa a immagine e somiglianza propria, a norma di quello che ha operato il Padre e di quel che ha operato il Figlio” (Concordia IV, 35). “Il primo stato visse di conoscenza; il secondo si svolse nel potere della sapienza; il terzo si effonderà nella pienezza dell’intelligenza. Nel primo regnò il selvaggio; nel secondo la servitù filiale; il terzo darà inizio alla libertà. Il primo stato trascorse nei flagelli; il secondo nell’azione; il terzo trascorrerà nella contemplazione. Il primo visse nell’atmosfera del timore; il secondo in quella della fede; il terzo vivrà nella verità” (Concordia V, 84, 112). Nel terzo stato l’uomo, che prima aveva una conoscenza indiretta, approssimata della verità, sarà in comunicazione diretta e perfetta con essa, cioè con la realtà in sé e per sé. Ciò dipenderà dal fatto della scomparsa del dolore e della morte e della trasfigurazione del corpo e dell’anima: “Il terzo stato inizierà verso la fine del secolo, non più sotto il velo opaco della lettera, bensì nella piena libertà dello spirito (…) E come l’ordine dei coniugati, in virtù di un’analogia evidente, appartiene al Padre e l’ordine dei predicatori al Figlio, così l’ordine dei monaci, ai quali sono stati assegnati i grandi tempi finali, appartiene allo Spirito Santo” (Expositio).
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