DON BOSCO E IL CANE GRIGIO Di don Marcello Stanzione |
Scritto da Amministratore | |
lunedì 01 giugno 2020 | |
Il caso più misterioso è quello del cane Grigio, che accompagnò San Giovanni Bosco (1815-1888) durante più di trent’anni. Apparso una sera del 1852, questo strano e molto intelligente animale sorgente sempre al momento in cui il santo sacerdote era in pericolo: una sera d’inverno che egli rientrava a casa sua abbastanza tardi, scorse sul corso Regina Margherita un individuo che, imboscato dietro un albero, gli scaricò a bruciapelo due colpi di pistola. ... Fortunatamente partì solo la capsula. Allora l’uomo si gettò su Don Bosco, per venirne a capo, chi sa in quale modo! Egli lo avrebbe certamente, in un colpo d’occhio, strangolato o addormentato, se in quell’istante un urlo spaventoso non avesse risuonato e se una bestia furiosa non si fosse lanciata sul dorso dell’aggressore. Il miserabile non ebbe che il tempo di fuggire, mentre che Don Bosco, rientrato dalla sua emozione, accarezzava con gratitudine il pelo del bravo molosso. Don Bosco aveva numerosi nemici, chiaramente i Valdesi che, più d’una volta, cercarono di attentare alla sua vita. Una sera, due sicari lo strinsero in una stradina oscura di Torino: I due malviventi si precipitarono su di lui e gli incappucciarono la testa in un sacco. Dibattendosi, Don Bosco giunse a sbarazzarsi da quel cattivo cappuccio, ma allorché il più robusto di essi lo racchiuse così ermeticamente che fu impossibile chiamare aiuto. Egli stava per cadere alla loro completa mercé, quando un terribile ruggito scoppiò a due passi: era Grigio. In un secondo, egli ebbe liberato il suo padrone che, liberato dalla stretta, scorse uno dei due aggressori filare a tutta velocità, nel mentre che l’altro, coricato a terra, era tenuto in rispetto dai denti dell’animale applicati alla sua gola. “Chiamate il vostro cane, urlava l’uomo, mi strozza.- Io lo farò, se tu mi prometti di essere saggio. – tutto quello che volete”, disse il malandrino. Allora Don Bosco parlò alla sua buona bestia, che lasciò la presa, e l’uomo se ne fuggì a tutta velocità delle sue gambe. Un’altra volta, Grigio lo salvò da una banda di forsennati, giunti a prestar man forte ad uno dei loro che aveva aggredito il sacerdote: questi, robusto, aveva già sganciato un solido colpo di pugno al truculento che l’aggrediva con un bastone e che cadde urlando: A quel grido, da tutti i cespugli vicini sorsero degli individui, posti all’occorrenza per prestar man forte in caso di bisogno. Don Bosco era perduto: alcuni secondi ancora ed egli cadeva assonnato, quando l’abbaiare feroce del “Grigio” si fece sentire. In alcuni salti egli fu là, ed ora, girava e rigirava intorno a Don Bosco grugnendo in modo eloquente e mostrando dei denti impressionanti. Uno ad uno i malandrini se la squagliarono nella vicina campagna. Quel cane che, al momento provvidenziale, sorgeva da non si sa dove e se ne ritornava non si sa dove, che nessuno incontrò mai nelle vie di Torino, né vide mai mangiare o bere – benché i fanciulli del patronato gli avessero sovente presentato dei pezzi di carne o di zucchero -, si comportava in ben strana maniera: Una sera, anziché offrirgli la sua scorta, egli impedì chiaramente a Don Bosco di uscire da casa sua. Si allungò sulla soglia della sua dimora, e nessuno poté allontanarlo. Per una volta, egli si mostrava cattivo verso il suo padrone: se fosse stato necessario, lo avrebbe ballonzolato, respinto con tutta la forza dal suo portale all’interno dell’alloggio. Prima di giungere a questo mezzo supremo, egli si accontentava di ruggire a gola chiusa. “Se non vuoi ascoltarmi, ascolta almeno questa bestia: essa ha più ragione di te”, disse a suo figlio mamma Margherita, che da una mezz’ora si opponeva all’uscita notturna. Don Bosco ascoltò la bestia, e ben gliene occorse, poiché meno d’un quarto d’ora dopo un vicino accorse per supplicare Don Bosco di non mostrarsi quella sera, poiché aveva sorpreso una conversazione indicante chiaramente che si preparava un colpo contro di lui. L’ultima volta che Don Bosco vide Grigio, era nel 1883. egli si era perduto, ed il cane, che non aveva preso un pelo bianco, in trentadue anni – longevità perlomeno sorprendente – lo rimise sulla buona strada, poi lo accompagnò fin sulla soglia del patronato, prima di scomparire per sempre nella notte: San Giovanni Bosco è senza dubbio il solo uomo che abbia avuto un cane per angelo custode, od un angelo che si travestiva da cane. Quando, alla fine della sua vita, lo si interrogava sullo strano animale che si era istituito suo protettore e che tutte le sue relazioni avevano veduto, toccato, accarezzato, Don Bosco, si scusava e rispondeva sbiascicando: - Dire che era un angelo farebbe ridere. Ma non si può dire che fosse un cane come gli altri.
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