San Rocco e l’Angelo Il Pellegrino, Protettore dalla peste e dal contagio di Angela Rossi |
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mercoledì 15 aprile 2020 | |
Rocco di Montpellier, universalmente noto come San Rocco (Montpellier, 1346/1350 - Voghera, notte tra il 15 e il 16 agosto 1376/1379), è stato un pellegrino e taumaturgo francese. E’ venerato come Santo dalla Chiesa cattolica ed è patrono di numerose città e paesi. È il Santo più invocato dal Medioevo in poi come protettore dal terribile flagello della peste, e la sua popolarità è tuttora ampiamente diffusa. ... Il suo patronato si è progressivamente esteso al mondo contadino, agli animali, alle grandi catastrofi come i terremoti, alle epidemie e malattie gravissime. In senso più moderno, è un grande esempio di solidarietà umana e di carità cristiana, nel segno del volontariato. Con il passare dei secoli è divenuto uno dei Santi più conosciuti nel continente europeo e oltreoceano, ma è rimasto anche uno dei più misteriosi. Le antiche fonti scritte concordano sul fatto che Rocco sia nato da una famiglia agiata di Montpellier, in Francia, anche se per la verità mancano adeguati riscontri documentari. Resta il fatto, comunque, che questo dato, ormai tradizionale, non è mai stato messo in discussione, né sono state avanzate proposte o rivendicazioni alternative. Anche della sua famiglia si conosce ben poco e i tentativi di individuarla non hanno dato alcun frutto. Per alcuni studiosi, peraltro, Roch non sarebbe il nome, bensì il cognome; ma nonostante alcune ingegnose genealogie, l'ipotesi è risultata ben poco fondata. Tuttavia, la tesi più fortunata - ancor oggi - è quella che chiama in causa la famiglia Delacroix, ma anche in questo caso non esiste alcuna prova certa. Il problema, dunque, rimane insoluto. Comunque sia, secondo la tradizione, Rocco nacque, festeggiatissimo, come un dono miracoloso, che veniva al mondo, quando i genitori Jean e Libère, molto avanti negli anni, avevano perso la speranza di avere un erede per l'antico casato. Ricevette un'educazione molto religiosa da parte della pia madre, che lo indirizzò verso una profonda devozione alla vergine Maria - a cui è associato in tutta l'iconografia che lo riguarda - e che lo spinse sin dalla nascita a diventare un servo di Cristo, ossia a seguire Cristo nelle sofferenze terrene prima di accedere alla gloria celeste, come si può notare dalla croce rossa marchiata sul suo petto come simbolo di vocazione eterna. Il suo sentimento religioso, i suoi comportamenti abituali (consolare il pianto dell'orfano, prestare assistenza all'infermo, dare da mangiare all'affamato), il suo carattere amabile nonostante le sue ricche origini, ricordavano a distanza di un secolo Francesco d'Assisi, a cui Rocco era devoto. A siffatte qualità d'animo con armonia si univano mirabili doti della mente grazie alla formazione sino all'età di vent'anni presso l'università di Montpellier, a cui affluivano giovani da ogni angolo della Francia. Perduti i genitori in giovane età, distribuì i suoi averi ai poveri, affidò il suo castello ad uno zio e s'incamminò in pellegrinaggio verso Roma lungo la Via Francigena.
Arrivato in Italia, durante le epidemie di peste andava a soccorrerne i contagiati, anziché fuggire i luoghi ammorbati. Verosimilmente l'epidemia più rilevante, di cui si tratta era la peste, che investì l'Italia nel 1367-1368, anche se Rocco certamente aveva già conosciuto il drammatico evento durante la sua giovinezza a Montpellier. La peste mieteva a migliaia le sue vittime, i colpiti non si contavano più e aumentavano i cadaveri insepolti. Le città e le campagne erano abbandonate, preda di saccheggiatori e depravati; i medici non erano in grado di curare gli infermi, i sacerdoti erano insufficienti nel prestar conforto con la fede. In questa immane tragedia si faceva strada Rocco, allora ventenne, che nonostante la sua persona debolissima (piccolo di statura, pelle bianca, mani sottili ed eleganti, capelli biondi e arricciati, occhi dolci e pensosi e una testa piccola e regolare) si sentiva ugualmente idoneo ad affrontare il grave pericolo di un lungo viaggio e dedicarsi alla sua vera vocazione: la carità, senza alcun limite di tempo e spazio. Giunto ad Acquapendente trovò quel castello colpito dalla peste e chiesto il permesso a Vincenzo, priore del locale Hospiatle di San Gregorio, che assiteva i malati, si mise al loro servizIo, guarendoli tutti con il segno della Croce su invito di un angelo. Così, in breve tempo, l'epidemia si estinse. Da qui passò a Cesena, svolgendosi le stesse miracolose guarigioni per poi giungere a Roma, ospite di un cardinale inglese. Secondo alcuni storici andrebbe identificato con Anglico Grimoard, che gli chiese come facesse a guarire i malati con un segno di Croce. Rocco, dopo avergli ricordato che l’uomo nasce e muore per volontà di Dio, si mise a pregare devotamente e segnandolo con la mano gli incise sulla fronte la Croce rossa, che gli avrebbe permesso di guarire i malati e sfuggire al contagio. Dapprima il Cardinale restò meravigliato, quindi, come il pellegrino richiedeva, lo accompagnò dal Papa. L’incontro si svolse tra la commozione generale. Rocco, gettatosi ai piedi del Papa, gli chiese il perdono dei peccati, ma questi, che aveva visto- ne gli ochii suo riplender ceti lumi,qual ne ha de duto in stupore e amiratione- rispose che un uomo santo come lui non aveva peccati da assolvere e che anzi desiderava sapere chi fosse, dove fosse nato e quale fosse la sua famiglia, ma Rocco per umiltà tacque. A Roma restò tre anni, ma alla morte del prelato ritornò alla sua vita di pellegrino e, avendo percorso gran parte della Gallia Cisalpina, giunse a Piacenza e chiese ospitalità nel locale xenodoco, dove guarì tutti i malati, ma durante il sonno udì una voce,quella di un angelo, che gli preannunciava la prossima malattia. Svegliatosi si accorse che era stato colpito dalla febbre e che una ferita nella coscia gli procurava un dolore tanto acuto- per la quale non poteva perlo ardore et dolore trovar quiete en anche astegnirse dal cridare-. Allora Rocco, per non contagiare gli altri, si ritirò in un bosco e trovata una grotta ((esistente, trasformata in luogo di culto) lungo il fiume Trebbia (secondo la tradizione in una zona che all'epoca era alla periferia di Sarmato, sempre sulla via Francigena) vi si rifugiò e -Idio admirabile el quale mai non abandona i servi suoi- per prima cosa protesse il luogo con una foschia, quindi, fece sgorgare nei pressi una fonte dalla quale il povero malato potesse trarre refrigerio e gli inviò un cane, che recava una pagnottella di pane, sottratto alla mensa del suo padrone e signore del luogo. Gotardo dapprima non vi fece caso, ma quando il giorno dopo l’episodio si ripetè, assicuratosi che i servi avessero accudito convenientemente il cane, decise di seguirlo e lo vide entrare -nel tugurio di Rocho fazendoli col capo reverentia et presentoli il pane e Rocho tolto quello el benediceva-. Pieno di stupore Gotardo si presentò al pellegrino e,saputo che era malato peste, perché lo stesso Rocco lo aveva pregato di allontanarsi, in un primo momento fuggì, ma poi considerato che un cane aveva mostrato carità decise di aiutarlo. Ritornò da lui per assicurargli che lo avrebbe aiutato, finchè fosse guarito e si fermò ad ascoltare le sante parole che Rocco gli rivolgeva, ma, arrivata l’ora di cenare, non vide il cane, che gli portava il solito pane. Allora Rocco gli propose di vestirsi da pellegrino e di recarsi in città per mendicare il cibo necessario. Persuaso, Gottardo si recò a Piacenza e mendicò tra i suoi concittadini, che lo deridevano. Riuscì a procurarsi due pani per Rocco, che aveva deciso di tornare in città per continuare a curare e guarire i malati con il segno di Croce. Gottardo, poiché San Rocco era miracolosamente guarito, lo pregò di restare, per insegnargli a vivere come eremita e in penitenza. Affascinato dalle sue parole, cedette anch'egli ai poveri il suo patrimonio e si ritirò da pellegrino in quella capanna. Gottardo, secondo alcuni, divenne il primo biografo del santo pellegrino e secondo la tradizione ne dipinse il primo ritratto, tuttora visibile, affrescato nella chiesa di Sant'Anna di Piacenza: la datazione non coincide, ma si tratta comunque della più antica raffigurazione del santo, assieme a una statua ora conservata a Grenoble. La peste intanto riapparve di nuovo violenta a Piacenza e, quindi, Rocco ritornò in città sul campo d'azione. Debellato definitivamente il morbo nella città e nei villaggi circostanti, il Santo si ritirò nella selva, per occuparsi degli animali colpiti dalla peste, non più isolato bensì accompagnato da parecchi piacentini, che, professandosi suoi discepoli, mostrarono l'interesse di coadiuvarlo e trasmettere il suo coraggio e le sue parole. Esaurito il suo compito, decise di ritornare in patria. Quello che avrebbe dovuto essere il ritorno a Montpellier, si interruppe in terra italiana probabilmente a Voghera. In quelle regioni funestate dalla guerra giunse Rocco, anelante di ritornare in patria senz'altro chiedere che tranquilla ospitalità. Dalla barba lunga e incolta, avvolto in poveri e polverosi abiti con il viso trasfigurato dalla sofferenza della peste giunse al confine della cittadina. Nessuno lo riconobbe. Sospettato per la sua riluttanza a rivelare le sue generalità e scambiato per una spia, fu legato e condotto dinanzi al governatore, suo zio paterno, che non lo riconobbe e nulla fece Rocco per farsi riconoscere. Non si ribellò, quando senza ulteriori indagini e senza processo finì in carcere restandovi per un lungo periodo (dai tre ai cinque anni, a seconda delle biografie) dimenticato da tutti. La prigionia fu vissuta dal Santo in un tormentoso silenzio e nel desiderio di essere lasciato in solitudine, non riconosciuto, a vivere quei pochi giorni che gli restavano. Non si lamentava della sua sorte, anzi aumentava i tormenti del carcere, castigando la sua persona con molte privazioni, continue veglie e flagellazioni cruente. Giunto allo stremo chiese di essere confessato e comunicato e il sacerdote, certo della santità del prigioniero, si recò dal principe, per riferirgli quanto aveva visto ed ammonirlo per aver tenuto in carcere per così lungo tempo un uomo di Dio, la cui fama si era sparsa per tutta la città tanto che la gente accorreva alla prigione per vederlo. Intanto Rocco, a cui una voce, quella di un angelo, aveva annunciato la prossima morte, dopo aver pregato a lungo ed ottenuto la grazia di guarire dalla peste, scacciare i demoni e allontanare i serpenti in favore di chiunque lo avesse invocato, stesosi a terra spirò devotamente, mentre gli angeli gli deponevano due torce accese e un cartiglio, in cui erano scritti il nome suoi patronati. Infatti, a fianco della sua salma venne ritrovata una tavoletta, sulla quale erano incisi il nome di Rocco e le seguenti parole: - Chiunque mi invocherà contro la peste sarà liberato da questo flagello -. Rocco morì, trentaduenne, nella notte tra il 15 e il 16 agosto, secondo il racconto di Francesco Diedo nel 1327. L'annuncio della sua morte lasciò un intenso dolore, che invase l'intera popolazione unito allo sgomento per aver fatto morire un innocente in carcere. Soprattutto, suscitò scalpore il riconoscimento del corpo da parte di una dama, la nonna di Rocco, madre del governatore, che grazie alla croce rossa impressa nelle carni di Rocco, identificò in lui suo nipote. Il compianto di un'intera cittadinanza fu il premio di tanta virtù e in sua memoria la salma, sulla quale si scolpirono le parole rinvenute sulla tavoletta, venne deposta in una grande chiesa. Fin qui i dati della tradizione, che a volte indicano in Angera o Montpellier il luogo della morte: in realtà, più che mai in questo caso, le antiche agiografie sono del tutto inaffidabili. Lo zio di Rocco fece costruire una chiesa e i cardinali raccolti nel Concilio di Costanza indirono tre giorni di processione e penitenze. L'ipotesi oggi ritenuta più probabile, dunque, è che San Rocco sia morto nel carcere di Voghera, dove già nel 1391 era attestata la prima festa in suo onore in un documento di straordinario rilievo storico. Alcune tra le più antiche fonti quattrocentesche sono concordi nel ricordare che la morte di San Rocco di Montpellier avvenne martedì 16 agosto 1377, ma in realtà quell'anno a tale data corrispondeva la domenica; dalla verifica degli anni, in cui il 16 agosto cadeva di martedì, spicca significativamente il 1379.
Per quanto riguarda la cronologia della vita di San Rocco, per diversi secoli è stata accettata quella tradizionale di Francesco Diedo, l'autore della più celebre opera dedicata al Santo (Vita Sancti Rochi, prima edizione 1479). Secondo l'autore veneziano Rocco sarebbe nato nel 1295 e morto nel 1327, ma tali date sono state respinte dagli studiosi, soprattutto a seguito delle importanti ricerche di alcuni storici del Novecento, in particolare Antonio Maurino e Augustin Fliche. La loro ricostruzione è nota come la nuova cronologia, e circoscrive la vita di San Rocco al periodo 1346/50 - 1376/79. Le notizie sul Santo, più o meno attendibili, che si sono trasmesse nel corso dei secoli, hanno come riferimento essenziale alcune agiografie di epoca quattrocentesca. Com'è noto agli studiosi, si tratta di opere che non hanno un precipuo intento storico, e pertanto devono essere valutate con estrema cautela. Le antiche agiografie dedicate ai santi non sono delle biografie nel senso moderno del termine, ma semmai dei testi edificanti, finalizzati a presentare al pubblico dei devoti un esempio di fede e di testimonianza cristiana. Secondo Pierre Bolle, dunque, la figura di San Rocco, convenzionalmente conosciuta fino a poco tempo , sarebbe, quindi, stata la rivisitazione agiografica di un suo omonimo più antico, san Racho di Autun, vissuto prima dell'anno 1000. Quest'ultimo, patrono dei prigionieri per essere lui stesso stato imprigionato dai suoi accusatori in un'isoletta presso le coste britanniche, era invocato contro le tempeste, e data l'assonanza, sarebbe alla base sia della confusione dei nomi (Raco/Rocco), sia della titolarità del patronato di guaritore dalla peste, che si sarebbe generato per aferesi della parola francese tempeste. Le tesi di Bolle hanno rivoluzionato gli studi sul Santo. Tutto questo lavoro ovviamente nulla toglie alla vicenda sia umana, sia religiosa del santo, che anzi riemerge da questa revisione disincrostata da elementi pietistici fini a se stessi e che appesantivano il lineare inquadramento dei suoi carismi, figura ed esempio. La canonizzazione La prima ufficializzazione del culto di San Rocco è comunque avvenuta in un periodo tribolato per la Chiesa, il cosiddetto scisma d'Occidente, con più papi eletti contemporaneamente al soglio pontificio, il primo fra i quali, papa Gregorio XIII ne fissò la sua festa al 16 agosto. Infine, Urbano VIII approvò solennemente il suo culto nel 1629 e la Congregazione dei riti concesse un ufficio e una messa propri alle chiese costruite in onore del Santo. Nel 1694 papa Innocenzo XII prescrisse ai francescani di celebrarlo con il rito doppio maggiore. Così la gerarchia ecclesiastica seguì l'entusiasmo espresso dai fedeli nei confronti di Rocco diventato Santo grazie ai suoi miracoli piuttosto che al favore del clero. Patronati Fin dal Medioevo si invocava l'intercessione di San Rocco presso Dio contro la peste, autentico flagello, che a più riprese si diffuse per contagio nel vecchio continente, mietendo milioni di vittime. Questo in virtù della dedizione che Rocco ebbe in vita nella cura e risanamento di quanti furono colpiti da questa malattia. I recenti aggiornamenti liturgici gli riconoscono pure il patronato contro altre malattie (lebbra, colera, osteoporosi, AIDS, tumore, leucemia) e, in generale, contro le epidemie e tutte le malattie contagiose. San Rocco è anche il patrono delle persone che lavorano nel cinema. Per quanto concerne i disastri naturali, il Santo francese è invocato presso Dio contro la siccità, i terremoti e, in generale, contro tutte le calamità naturali. È patrono dei volontari, dei pellegrini e dei viandanti, essendo stato lui stesso un pellegrino, degli automobilisti, degli assicurativi, dei farmacisti, dei chirurghi, degli infermieri e degli operatori sanitari in generale, dei becchini, dei cavapietre, dei servitori, dei giovani e degli animali, in special modo dei cani e nelle invocazioni contro le malattie del bestiame Inoltre, è patrono degli invalidi, dei prigionieri e degli emarginati, per aver provato le stesse condizioni durante la sua vita. Solamente in Italia San Rocco è il patrono di oltre cento comuni.
Reliquie Nel 1485 secondo il dato tradizionale, a seguito di un trafugamento, i suoi resti, salva una parte delle ossa di un braccio, furono portati da Voghera a Venezia, trovando definitiva collocazione nella chiesa di San Rocco. Per questo motivo è elencato come compatrono della città. Successivamente per volontà di papa Clemente VIII nel 1595 una reliquia, sempre delle ossa di un braccio, fu fatta giungere a Roma e un'altra porzione di reliquie, tra cui una tibia, fu donata alla sua chiesa, il santuario di Montpellier. Nel 1995 il cardinale Marco Cé, patriarca di Venezia, acconsentì all'esposizione temporanea delle reliquie presso la chiesa di San Rocco di Vernazza in Genova. Il 28 settembre di quell'anno il corpo del santo, racchiuso in un'urna di cristallo, venne trasferito da Venezia e accolto da una moltitudine di fedeli con cerimonie solenni presso la chiesa ligure, alla presenza dell'Arciconfraternita San Rocco di Vernazza Morte e Orazione con i suoi quattro grandi Crocifissi processionali e di molte altre Confraternite genovesi.
Diffusione del culto Voghera rimane, comunque, il centro, da cui si sviluppò il culto del santo pellegrino di Montpellier, la cui celebrazione è attestata a partire dalla fine del Trecento; infatti, il primo e più antico documento al mondo, attualmente disponibile, in cui se ne parli, è lo statuto comunale vogherese di quel tempo. Nella zona di Montpellier, il suo culto arrivò più tardi; la prima processione rilevante in suo onore fu celebrata nel 1505, per propagazione dal nord della Francia, dove era stato diffuso per lo zelo della famiglia di commercianti germanico-veneziani e in seguito dai domenicani, dai trinitari e francescani. Sono migliaia i luoghi di culto (chiese, cappelle, oratori o santuari) sparsi per il mondo e intitolati o cointitolati a San Rocco, come chiesa di San Rocco, cappella di San Rocco, eremo di San Rocco, oratorio di San Rocco e santuario di San Rocco. Al Santo francese sono dedicate imponenti chiese con importanti opere d'arte, ma anche semplici cappelle disposte, per esempio, lungo viali di campagna. Queste chiese sono collocate soprattutto in Italia, nel resto d'Europa, soprattutto in Francia, Spagna, Germania e Benelux, nelle Americhe e nelle Filippine.
La maggior parte degli edifici è ubicata in Italia, dove sono circa tremila i luoghi di culto dedicati al Santo francese, dei quali duecentosessanta parrocchiali, distribuiti in tutte le regioni e in gran parte delle diocesi. In quasi tutte le grandi città italiane vi è un luogo di culto dedicato a San Rocco: a Roma, Napoli, Genova, Venezia, Verona, Palermo, Bari, Trieste, Bescia, Milano. Nella patria di San Rocco, la Francia, sono centinaia i luoghi di culto a lui dedicati, distribuiti soprattutto nel sud del paese e in particolare in Corsica. Di questi oltre duecento risultano iscritti nel patrimonio nazionale. Sono monumento storico le chiese di Parigi, di Nizza, l'oratorio di Ajaccio e una cappella a Tolosa. Edifici dedicati al Santo sono ubicati anche a Marsiglia, Amiens a Le Havre, e ovviamente a Montpellier. Particolare importanza religiosa assume il santuario di San Rocco a Montpellier, poiché città natale del Santo. Anche in Spagna sono tanti i luoghi di culto intitolati a Rocco, corrispondenti a settantadue parrocchie intestate o cointestate, ubicati in quasi tutte le grandi città spagnole, nonché in medio-piccoli comuni. In Portogallo il maggior numero di luoghi di culto è ubicato negli arcipelaghi delle Azzorre e di Madera. Da segnalare però, per il notevole valore storico ed artistico, la chiesa di San Rocco della capitale Lisbona.
Jacques-Louis David, San Rocco
Iconografia Numerosissime sono le sue raffigurazioni da quelle più semplici e popolari fino a quelle dei grandi maestri dell'arte. In esse il Santo viene presentato come un pellegrino, con una serie di caratteristiche e simboli, che si ripetono in modo più o meno costante e che comunque permettono di riconoscerlo abbastanza agevolmente e prontamente, anche quando non ci sono altri dati, che permettono di individuare chi è raffigurato sul simulacro, di cui si tratta. San Rocco è rappresentato nelle sembianze di un giovane efebico con i soli attributi del bordone e dell’abito dei pellegrini o con immagini più realistiche di un uomo barbuto e con il volto segnato dal lungo cammino. Nel dettaglio le caratteristiche iconografiche più comuni sono le seguenti: · abito caratteristico del pellegrino, consistente in un tabarro (mantello a 360°) con relativo tabarrino, mantellina di dimensioni ridotte, posta sopra il lungo tabarro vero e proprio, con funzione protettiva del tronco e delle spalle, specie quando si trasportava bagaglio, che da lui ha poi preso il nome di sanrocchino; · cappello, solitamente posto alle spalle del Santo, più raramente indossato; · bastone, che richiama i lunghi viaggi compiuti dal santo;
San Rocco e l’Angelo -Scuola genovese della fine del XVI secolo
Francisco Ribalta, San Rocco, 1600/1610. Valencia, Museo di Belle Arti Bartolomeo Vivarini, San Rocco e l’angelo, 1480. Tempera e oro su tavola, 142,1 x 65,5 cm Venezia, Chiesa di Sant’Eufemia
Altre caratteristiche iconografiche meno comuni, ma lo stesso utilizzate nel corso dei secoli nelle rappresentazioni del santo, sono le seguenti:
Fu rappresentato con statue e affreschi, conservati nelle chiese, negli oratori e nei romitori, che costellano la campagna europea come icona del pellegrino vagante da accogliere caritatetivolmente. San Rocco, nobile per origine e probabilmente provvisto di credenziali speciali concesse dai Trinitari e dallo Studio medico di Montepellier, non sempre esibite, come sembra si debba dedurre dal suo ostinato rifiuto di declinare le proprie generalità. E’ l’emblema dello straniero sconosciuto apparentemente povero e solo, che cela sotto l’abito consunto del pellegrino immense risorse, diventando il Santo preferito dei Veneziani, popolo di mercanti e di scambi culturali.
Scuola Veneta del XVII secolo olio su tela, cm 33x42 |
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Ultimo aggiornamento ( mercoledì 15 aprile 2020 ) |
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