L’Angelo con il flagello Di Antonio Adinolfi |
|
|
|
Scritto da Amministratore
|
mercoledì 15 aprile 2020 |
I santi indicati dalla Chiesa e venerati dai fedeli cristiani come protettori di popoli colpiti da epidemie fino al 2007 sono stati per secoli S.Rocco, S.Rosalia, S.Sebastiano e S.Carlo Borromeo. Nel 2007 papa Benedetto XVI ne aggiunse un altro: canonizzò un frate francescano polacco, morto nel lontano 1482, S. Simone da Lipnica. Quest’uomo eccezionale prima che a noi italiani ce ne desse l’esempio S.Carlo Borromeo non volle assolutamente lasciare gli ammalati della pestilenza scoppiata a Cracovia senza conforto. ...
Il Borromeo non si contagiò, lui invece, come il padre Cristoforo manzoniano, si contagiò e morì. Fra tutti i santi protettori contro i morbi collettivi S.Rocco e S.Carlo Borromeo sono i pù raffigurati dagli artisti. A Borromeo sono dedicate non poche tele nelle Chiese italiane, nei Musei ed anche nelle abitazioni di privati, nelle Chiese anche affreschi. In quei dipinti in cui gli artisti ce lo mostrano mentre prega davanti a un Crocifisso che contiene il Sacro Chiodo ( uno dei chiodi che trafissero le mani o i piedi di Gesù custodito nel Duomo di Milano ) perchè faccia cessare il morbo che aveva colpito nel 1576 la città di cui era vescovo spesso si scorge un Angelo che in alto su di lui rinfodera una spada. Era il simbolo che Dio stava ascoltando la sua preghiera e avrebbe fatto cessare la pestilenza. Sì, Dio esaudì le preghiere di Borromeo ma ordinò veramente a un Angelo di apparire mentre rinfoderava la spada della sua giustizia perchè voleva dare spazio alla sua misericordia? Sappiamo che così avvenne a S. Gregorio Magno che vide veramente S.Michele sul Mausoleo di Adriano mentre rinfoderava la sua spada. Non abbiamo finora letto che avvenne la stessa cosa a S.Carlo. Non si trovano quasi dipinti in cui, mentre S.Carlo prega, l’Angelo tiene, in cielo, la spada della giustizia ancora sguainata. Abbiamo però trovato un affresco eccezionale. E’ opera del pittore barocco Giacinto Brandi, fu eseguito negli anni 1677-78 ed è nel catino absidale della Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso a Roma. Effigia un S.Carlo Borromeo che in piedi ma con atteggiamento riverente prega, all’aria aperta, un Crocifisso in mezzo al popolo milanese sofferente per la peste. In molti altri artisti S.Carlo prega in ginocchio, solo, in una chiesa, davanti ad un altare. I santi sanno che la preghiera per gli altri anche se fatta da soli è lo stesso efficace ma Brandi ci ha voluto presentare un santo che pur essendo convinto di questo principio non riesce però a supplicare Dio stando lontano dal popolo di cui è pastore. Nell’affresco in cielo poi c’è un Angelo che agita non una spada sguainata ma un flagello. In questi tempi di coronavirus, costretti a stare in casa, ad usare le mascherine, a stare distanziati dalle persone, ci è capitato di vedere il messaggio di una sua amica a mia sorella sul telefonino che, commentando la vita difficile che erano costrette a condurre, le aveva scritto: << Siamo flagellate! >>. Il barocco Brandi ha reso in pittura con quel suo Angelo il pensiero di quella donna qualche secolo prima che lo scrivesse. L’affresco in alcuni manuali e siti internet è attribuito a Pietro da Cortona. E’ un errore, perchè è troppo noto che il da Cortona abbellì con stucchi la volta e il catino absidale della Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo ma non vi eseguì dipinti, che furono eseguiti invece dal Brandi. |