Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Il Teologo Giovanni Marangoni, nella sua dottissima opera teologica, “De' Santi Angeli custodi, dodici meditazioni, con altrettante lezioni”, offre una lezione esegetica senza precedenti su quella che è l’attuale strutturazione gerarchica, dogmatica ed interpretativa delle celesti intelligenze, ancor oggi seguita dalla Chiesa.
La più alta , e suprema si chiama “EPIPHANIA” cioè “prima , e più alta cognizione” , o manifestazione che Iddio fa di Se Stesso agli Angeli, che la compongono ,perché più da vicino Lo assistono , e Lo contemplano , e li fa ardere del Suo Amore . La seconda si chiama invece “HYPERHANIA”; cioè “manifestazione di mezzo” , poiché a questi Angeli Egli si comunica , e attraverso di essi, alle altre Creature, con le Opere della sua Potenza , ordinando loro di togliere gli impedimenti dalle medesime. La Terza si chiama “HYPOPHANIA”, cioè “manifestazione inferiore” poiché per mezzo di questi Angeli, Iddio manifesta agli uomini le sue leggi, gli rivela la sua volontà , ed i suoi segreti, secondo la capacità di ciascuno di loro . Queste Gerarchie poi hanno la loro intima distinzione , costando ciascuna, di tre CORI ovvero Ordini, fra di loro diversi, per proprietà, doni, perfezioni e bellezze. La ricognizione teologica di queste differenziazioni gerarchiche, seppur sublime , non è però scaturita da una rivelazione diretta, bensì da una esegesi più o meno approfondita del Sacro Testo, con la quale, si è creduto di riuscire ad individuare un numero preciso di ordini degli Angeli, estrapolando tale rivelazione dal Deposito Testamentario sia Vecchio che Nuovo. Sul punto il Papa Benedetto IV, nella sua opera “De Servorum Dei Beatificatione et beatorum canonizatione”, al libro IV°, nella Par. II, Cap XXX°, distendendosi a parlare “degli Angeli e del loro culto”, ci fa una piccola lectio teologica sul nome degli ordini Angelici dicendoci che nella Scrittura Canonica, essi si esprimono per nove Ordini di Angeli. Dice il Papa: «Il primo è il nome di Angelo, che si esprime innumerevoli volte nella Scrittura. Il secondo è il nome di Arcangelo, che si incontra presso la 1 Tessalonicesi 4,16: “…Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo e nella lettera di Giuda : L'arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore!». I quattro nomi di Principati, Potestà, Virtù e Dominazioni si traggono da I Efes 21 attraverso quelle parole che recitano: “…Al di sopra di ogni principato e autorità [potestà], di ogni potenza [Virtù] e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro…”. Il settimo è il nome di Trono, che si ha in Colossesi 1,15: “…Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà…”. L’ottavo è il nome di Cherubino che si ha in Salmo 79 [80]: “Tu, pastore d'Israele, ascolta, tu che guidi Giuseppe come un gregge. Assiso sui cherubini rifulgi…”. Il nono è il nome di Serafino che si ha in Isaia 6,1: “…Nell'anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Attorno a lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava…” Sia i padri latini che i greci, recensiscono con questi medesimi nomi gli ordini degli Angeli, come si può vedere presso il Suarez al suo libro “Sugli Angeli”, capitolo 13, numero 3. Risalendo nel tempo a coloro che fondarono la conoscenza teologica sui nove Cori, vale la pena precisare che fu un autore del IV°-VI° secolo, chiamato Pseudo Dionigi, che pensò sapientemente di racchiudere tutte le categorie angeliche nominate dalla Bibbia in un sistema ordinato e completo diviso in 9 Cori a loro volta raggruppati in 3 Gerarchie: Serafini Cherubini e Troni (1 Gerarchia - EPIPHANIA), Dominazioni, virtù Potestà (2 Gerarchia IPERPHANIA), Principati, Arcangeli e Angeli (3 Gerarchia - IPOPHANIA). Egli in realtà pensò ad un sistema un po’ rigido, in cui l’illuminazione divina scendeva, da Coro a Coro, filtrata mediante i vari ordini Angelici, in modo sempre meno puro, nel mentre si approssimava alla sfera dell’uomo. Per Pseudo Dionigi ogni Coro degli Angeli è inserito dunque in una propria Gerarchia che nello stesso tempo è ordine, scienza e azione, conformandosi, per quanto é possibile, agli attributi divini, e riproducendo, per mezzo dei suoi splendori originali, una espressione delle cose che sono in Dio. La perfezione dei membri della Gerarchia consiste nell'accostarsi a Dio per mezzo di una coraggiosa imitazione facendo risplendere in se stessi, secondo il proprio potere, le meraviglie dell'azione divina. In ogni costituzione gerarchica gli ordini superiori possiedono la luce e la facoltà degli ordini inferiori senza che questi abbiano reciprocamente la perfezione di quelli. Tale interpretazione costituisce la Base esegetico – interpretativa di Don Dolindo, con l’unico cambiamento legato agli Arcangeli e alla loro posizione. Su questo argomento invitiamo i lettori a seguire i testi e gli argomenti degli autori cui si rinvia per opportuna conoscenza, non essendo il caso di esplicitare un argomento molto dibattuto ed ancor oggi contestato. Al riguardo infatti i teologi cattolici, Giovanni Mongelli e Francesco Spadafora, riconoscono che questo antico sistema gerarchico è oggi in atto di superamento. Tale revisionismo ha i suoi prodromi nel 1800, allorquando le ricerche indipendenti di Joseph Stiglmayr e Hugo Koch dimostrarono che la trattazione del problema del male dello pseudo - Dionigi, nella sua opera – Nomi Divini - dipendeva dal “De malorum subsistentia” di Proclo, autore ellenista, neoplatonico e gnostico: dunque Dionigi, il Santo del I° secolo e discepolo di Paolo non era il vero autore dell’opera in questione sugli Angeli. Il prof. e ricercatore universitario Angelo Tavolaro, nella sua magnifica tesi di dottorato: « Lo Pseudo Dionigi Areopagita: dalla Hierarchia alla Theologia» ben riassume le loro scoperte: - «… il Koch dimostrò la vicinanza tra corpus dionisiano e Neoplatonismo in termini di dottrine, strutture e nell’uso del linguaggio simbolico, probabilmente attinto dalla tradizione misterica. J. Stiglmayr addusse altre ragioni che permisero di precisare con maggior approssimazione la datazione degli scritti…». In virtù di tali rinvenimenti, l’opera dello pseudo – Dionigi cominciò ad essere messa sotto attenta osservazione. Nell’ultimo secolo dunque, è finita sotto osservazione proprio la sua «Gerarchia Celeste», base dell’Angelologia cattolica, come ricorda padre Giovanni Mongelli, a pag. 163 della sua celebre opera «Gli Angeli Buoni» , introdotta in: « Occidente da S. Gregorio Magno e tradotta in latino verso l’ 870…ripresa da S. Tommaso… e dallo stesso Dante Alighieri». Ed è per queste ragioni che studi più recenti, richiamati dallo stesso padre Mongelli e da altri coraggiosi autori, cominciarono a mettere in dubbio la costruzione gerarchica dell’autore pseudo – Dionigi e la sua celebre ripartizione novenaria. Pertanto mons. Francesco Spadafora, già ordinario di esegesi nella pontificia università del Laterano, scrive in modo apodittico che oggi - « questa gerarchia viene giustamente respinta», mentre il sacerdote Antonino Romeo, suffragando le posizioni di J. Mochi e L. Schreyer, in modo ancor più specifico aggiunge: « giustamente si rigetta la tardiva classificazione divulgata dallo pseudo Dionisio … che ha posto gli Arcangeli al penultimo posto della Gerarchia angelica: si riservava agli Angeli e agli Arcangeli il solo ufficio di messaggero. L’Arcangelo è il capo della milizia celeste…». Ciò posto, ben più interessante risulta la visione di Don Dolindo sui Sette Arcangeli, dallo stesso riportati con i propri nomi , derivanti dalla tradizione del Beato Amadeo e di Antonio lo Duca. Come ricordato nei nostri precedenti testi, nel 1471, al frate francescano Amadeo da Sylva, apparvero i 7 Angeli del Trono, dichiarando i propri nomi specifici e una più stretta gerarchia esistente tra essi. Nel 1516, il sacerdote siciliano Antonio lo Duca, rinverrà a Palermo una antichissima icona con i nomi degli Angeli del Trono di Dio nella vetusta Chiesa di Sant’Angelo al Cassero, un tempo esistente vicino la nota cattedrale. Giunto a Roma nell’intento di edificare un tempio dedicato ai Sette Assistenti, egli promuoverà, non senza divino assenso, l’ edificazione della basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, in Piazza Esedra. I nomi riportati dai due veggenti erano Michele, Gabriele, Raffaele, Uriele, Sealtiele, Geudiele e Barachiele (abbiamo tralasciato inevitabili e piccole variazioni anagrafiche). Tale tradizione viene assimilata da Don Dolindo, che riterrà rispecchiati nei Sette Angeli portatori delle sette apocalittiche piaghe, i Sette Spiriti Assistenti innanzi a Dio. Questa lettura, che anche noi seguiamo è talaltro perfettamente scritturistica e pure parzialmente di tradizione, se si segue il pensiero dei primi padri della Chiesa e di Clemente di Alessandria che parlava di Sette Principi degli Angeli, primi creati. Di poi è stata oscurata, dalla forte presenza dell’angelologia pseudo – dionisiana come seguita da San Tommaso e da lui diffusa nei secoli a venire. La Sacra Scrittura però parla spesso di questi sette Angeli, e non può porsi in dubbio tale verità se non completamente stravolgendo il senso mistico di tali passi. Sui nomi invece, il fedele deve seguire gli insegnamento del Magistero, che ne ammette soltanto 3 e che sono quelli di Michele, Gabriele e Raffaele, giusta il responso del Sinodo Romano del 745 d.c. Sul nome di Uriele, uno degli autori (Carmine Alvino) ha di recente investito direttamente le massime autorità vaticane e si è in attesa della giusta istruttoria che il Magistero Ecclesiastico dovrà eseguire. Torniamo invece alla Sacra Scrittura e alla mistica che conferma l’esistenza dei 7 Arcangeli. Nel cap. 12° del Libro di Tobia, l'Angelo Raffaele rivela agli attoniti protagonisti di essere: «… uno dei Sette Angeli che sono al servizio di Dio e hanno accesso alla maestà del Signore» o ancor meglio secondo il sentimento di altro codice: «…uno dei Sette Santi Angeli, che portano lassù le preghiere dei santi e sono ammessi davanti alla gloria del Santo…». Questi sette li troviamo celebrati addirittura nell’Apocalisse di San Giovanni, specialmente al capitolo 1° allorché in estasi, all’Apostolo delle Divine Predilezioni furono offerte : «Grazia e pace dai Sette Spiriti che stanno innanzi al suo Trono» e/o ancor meglio al cap. 8 dove il medesimo Evangelista afferma: «Vidi i Sette Angeli che stanno ritti davanti a Dio» . L’esegesi di queste fonti consente di immaginare la sicura esistenza di un numero preciso di Angeli principali, più prossimi rispetto agli altri, che assistono l’Eterno, e non sono soliti, se non in qualche rara circostanza, essere da Dio inviati per opere e ministeri esteriori o secondari. Non è un caso che, le più straordinarie sante e mistiche del Cattolicesimo, abbiano goduto della protezione salvifica di uno dei Sette Spiriti. “Uno dei Sette Angeli” fu infatti il custode di Santa Faustina Kowalska, la meravigliosa e straordinaria propagatrice della Divina Misericordia, alla quale ebbe a rivelare: «Sono uno dei Sette Spiriti che stanno giorno e notte davanti al Trono di Dio e l'adorano senza posa» nonché il protettore di Santa Maria Margherita de Alacoque, apostola del Sacro Cuore di Gesù Cristo, cui svelò quanto segue: «Voglio dirti chi sono ,cara sorella, affinché tu sappia quanto amore ha per te il tuo Sposo. Sono uno dei Sette Spiriti più vicini al trono di Dio e che più partecipano alle fiamme del Sacro Cuore di Gesù Cristo…» . Alla visitandina suor Maria Amata di Blonè, decima religiosa dell’ordine della visitazione, i Sette Angeli apparvero fisicamente dicendole: « Siate divota de’ Sette Spiriti Beati, che assistono al Trono dell’Agnello Divino & abbiate fiducia in essi, perché non mancheranno di proteggervi in ogni bisogno». A Suor Maria Lataste , mistica delle meraviglie, Nostro Signore mostrò addirittura in estasi: « nove gradoni o nove gradinate sovrapposte...Al di sopra di queste gradinate… un magnifico trono, fatto dell’oro più fine e più brillante...attorno al trono… prosternati in ginocchio, sette giovani, più brillanti rispetto a quelli delle gradinate, perché erano più vicini al trono di luce» rivelandole che «… i sette giovani uomini intorno al trono (rappresentano) i Sette Angeli che sono sempre davanti al Padre mio… che rimangono sempre in adorazione davanti a lui e ai quali affida l’esecuzione dei suoi ordini …». Anche Maria Valtorta, straordinaria mistica e veggente di Caserta, contemplò in estasi i Sette Arcangeli mentre erano presenti durante la Passione di Cristo, proprio sotto la Sua croce di sofferenza, e fu Gesù stesso a rivelarle: « I Sette Grandi Arcangeli che stanno in perenne davanti al Trono di Dio, erano tutti presenti al mio sacrificio…». Infine la Venerabile Maria D' Agreda, grande veggente spagnola, scorse in locuzione privata i Sette Angeli, allorquando ebbe a commentare il passo dell’Apocalisse: «Poi venne uno dei Sette Angeli che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli e mi parlò: «Vieni, ti mostrerò la fidanzata, la sposa dell'Agnello», perché comprese inevitabilmente: « … che tale Angelo e gli altri sei erano tra i più vicini al trono della Trinità e che era stata data loro la potestà speciale di castigare l'ardire di chi si fosse macchiato dei suddetti misfatti dopo che si era manifestato il mistero salvifico con le opere, l'insegnamento e il sacrificio di Cristo … - ma continua - nel tempo questo si sarebbe palesato meglio mediante i miracoli e l'illuminazione che l'umanità avrebbe avuto, nonché gli esempi dei santi, specialmente dei fondatori degli ordini religiosi, e di tanti martiri e confessori». I nomi dei Sette Angeli furono rivelati , tutti per intero, soltanto nella seconda metà del ‘400 al Beato Amadeo da Sylva, frate francescano, confessore di Papa Sisto IV, affinché tale conoscenza, un giorno, fosse definitivamente celebrata nella cristianità. Condotto in estasi dall’Arcangelo Gabriele, Amedeo apprende finalmente per bocca del medesimo Santo Nuncio quanto segue: - «Sette Angeli siamo, che veneriamo la Genitrice del nostro Dio, superiamo tutti gli altri del vostro genere … Non ho enumerato i sette nomi di costoro, imparali ora: Michele è il primo, io sono il secondo, Raffaele mi segue, a lui, invero, segue Uriele, ad Uriele segue Sealtiele, allo stesso Geudiele, il settimo è Barachiele». Quarant’anni più tardi circa, un sacerdote siciliano, Antonio lo Duca, chiamato a Palermo da mons. Tommaso Bellorosso, protonotaro apostolico, per insegnare canto liturgico nella cattedrale, scoprirà in una chiesetta limitrofa, sotto cumuli di polvere e cianfrusaglie, antichi affreschi, nei quali si notavano raffigurati i medesimi Sette Angeli, con gli stessi nomi scorti in estasi anni addietro da frate Amadeo. Tornato a Roma, per promuoverne il culto nel centro della cristianità, Antonio venne tratto in estasi dai medesimi Sette Angeli che gli rivelarono il luogo preciso ove costruire il loro tempio loro dedicato: le terme di Diocleaziano! Qui con l’aiuto di San Filippo Neri, ma soprattutto del grande artistica Michelangelo Buonarroti, riuscì a far edificare l’ odierna Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. Nel XIX secolo, il dotto teologo Pedro Maria Heredia del Rio, riuscirà a presentare cinque cause apostoliche innanzi a Papa Leone XII° (1826 – 1828), Pio VIII° (1830) e Gregorio XVI° (1831 – 1832) per il riconoscimento definitivo del culto dei Sette Arcangeli nella cristianità; ma nonostante oltre 200 personaggi tra Cardinali, Arcivescovi, Vescovi, capi religiosi, persone secolari o semplici laici avessero firmato tali postulatorie, il Papato decise di tenere la causa sospesa perché circostanze di tempo esigevano delle limitazioni alla sua estensione generale. Nel XX secolo, Sant’Annibale Maria di Francia, il Beato Giustino Maria Russolillo, il Beato Bartolo Longo e Don Dolindo Ruotolo, con le loro opere e i loro ordini religiosi, diffusero nuovamente nel mondo il culto dei Sette Arcangeli con i propri nomi. La questione è ancora aperta. Il riconoscimento dei Sette Angeli segna la vittoria della Chiesa militante sul male, e la ricostruzione del mantello di Cristo, strappato dagli scismi e dalle divisioni nella fede a causa della cattiva volontà degli uomini.. Secondo una moderna profezia, dopo che Maria non apparirà più sulla terra, saranno solo i Sette Spiriti a fare le veci della Madre di Dio per accompagnare l’umanità lungo l’ultimo tragitto terreno prima della fine.
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