HO SENTITO GLI ANGELI CANTARE Di Arthur Berg |
escrito por Amministratore | |
domenica, 15 de dicembre de 2019 | |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Non stavo sognando . Non stavo avendo una visione. Ero sveglissimo, quel giorno, quando all’improvviso la stanza fu ripiena di canto, voci e musica che si mescolavano formando una bellissima armonia. Da dove proveniva? In che modo? Perché? Eravamo soli in una stazione missionaria pioniera a Masisi-Rutchuru nella regione di Kivu del Congo. Da molti giorni mia moglie e la nostra piccola Agnes erano state colpite dalla febbre mortale della malaria. ... Dopo aver sopportato per molti giorni la febbre a 40 gradi, la temperatura della signora Berg salì a 41 gradi. Per la estrema debolezza, la sua voce era come un lieve sussurro e a volte sembrava cadere in una specie di semi-coma. Sapevo che la sua condizione era critica perciò chiamai un gruppo di cristiani locali a pregare con me. Essi accettarono prontamente e pregarono con fervore. Fui toccato dalla loro fede e dalla loro lealtà, tuttavia la sensazione di depressione non mi lasciava. Oh, se solo ci fosse stato un altro missionario! Dopo un po’ uscii dall’umile abitazione dal tetto di paglia e m’immersi nella notte africana. Era una di quelle chiare notti tropicali illuminate dal chiarore lunare e trapuntate da una miriade di stelle che sembravano pendere dal cielo. sembravano tanto vicine, come se uno avesse potuto stendere le mani e toccarle. Guardai verso nord-ovest, in direzione della nostra casa negli Stati Uniti, distante diecimila miglia. “ Oh, Dio” , pregai, “ c’è qualcuno a casa che sa della nostra difficile situazione? C’è qualcuno che s’interessa?” Anni dopo essere ritornato in America ebbi la risposta. Una signora di Minneapolis, un’amica di famiglia, mi domandò: “ Tu e Anna avevate un bisogno speciale in quel periodo particolare in Congo?” Poi continuò: “ Vidi il tuo volto davanti a me. Sentii su di me come un pesante fardello. M’inginocchiai davanti a Dio e pregai finché non scesero nel mio cuore la pace e l’assicurazione della sua risposta”. Controllammo le date e scoprimmo che era proprio l’ora in cui ero uscito fuori nella notte a pregare e a implorare Dio con il cuore infranto. Ma quella notte non sapevo nulla di tutto ciò. Rientrai in casa, dove i cristiani africani stavano ancora pregando fedelmente. Li incoraggiai a continuare mentre io andai a sedermi al nostro piccolo organo a soffietto pieghevole e cominciai a suonare. Aprendo un innario vidi il cantico: “ Ci fi mai un Amico tanto fedele?” Non era un inno familiare, ma mentre lo cantavo le parole sembravano dirette a me. Una strofa dice: Egli lenisce il mio dolore con canti nella notte E m’ispira in cuore una speranza novella; Egli mi riempie di coraggio per combattere le mie battaglie, Ci fu mai un Amico tanto Fedele? Avevo tanto bisogno della rassicurazione del Signore in quell’ora. Continuai a cantare e a cantare, riversando l’anima mia per Dio nelle parole del canto. All’improvviso la stanza sembrò ripiena di una musica indescrivibile. Non ero più solo! Ero consapevole di una presenza divina. Una corale, la cui bellezza non avevo mai udito prima, né ho mai più sentito da allora, cantava. Cantavano di Cristo, un Amico sempre vicino. Per un momento rimasi spaventato. I cristiani congolesi erano ancora in preghiera e comunque mi ricordai che non sapevano cantare in inglese. Ritornai all’organo e mi unii all’invisibile coro cantando lode e gloria a Dio. Il mio cuore fu sollevato, sapevo che il Signore era molto vicino. Il momento d’estasi fu interrotto quando aprì una porta con veemenza e qualcuno gridò tutto eccitato: “ Madamu, anakufa, Madamu, anakufa!” ( la signora sta morendo, la signora sta morendo!) Un domestico che era stato a fare la guardia nella stanza dell’ammalata stava ora davanti a me, con la paura e il dolore dipinti sul volto. Esortando i cristiani a continuare a pregare, mi recai subito da mia moglie. Invece di trovarla morente, la vidi a la udii che lodava Dio, parlando in lingue con voce chiara e ferma. Aveva le mani protese in alto in adorazione e benedizione al nostro meraviglioso Signore. Poi le toccai la fronte che era bagnata di sudore. La febbre la stava lasciando. Mentre continuavamo a lodare Dio insieme, la temperatura continuava a scendere. Più tardi Anna disse che nel mezzo della sua sofferenza le era sembrato come se una palla di fuoco le toccasse la testa e le attraversasse tutto il corpo. Il suo calore era maggiore, ma tanto diverso dalla febbre ardente. La presenza del Signore riempì il suo cuore sicché le lodi a Dio sgorgavano naturalmente. Dio l’aveva toccata e guarita e da quell’istante cominciò a riprendere forza. Allo stesso tempo anche la figlioletta fu guarita. Tutto si era verificato simultaneamente. Quando ero fuori a pregare mentre i cristiani africani intercedevano e quando anche la piccola signora del Minnesota pregava, arrivò la risposta. Un coro di angeli fu mandato per dar forza a uno stanco missionario con il loro canto celestiale! Mia moglie e mia figlia furono ristabilite nella salute. Serviamo veramente un benedetto Signore, un fedele e meraviglioso Amico. |
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