San Francesco di Paola, nato in Calabria nel 1416, è uno dei più giovani fondatori di ordini religiosi che la storia registri . Dopo un voto fatto dai genitori a S. Francesco di Assisi, vestì a tredici anni l’abito francescano e poi, due anni dopo si ritirò a vita eremitica. Attorno a lui si radunarono dei discepoli che condivisero il suo rigore ascetico e costruirono ( nel 1452) l’Ordine degli Eremiti di San Francesco di Assisi, detti anche Minimi. ...
Per Ordine del Papa Sisto IV, che aveva fatto accertare la verità dei miracoli e dei doni straordinari che Dio gli elargiva, Francesco si recò in Francia per assistere il re Luigi XI preparandolo alla morte.(1483); e dopo la sua morte, assunse la direzione spirituale del figlio Carlo VIII, continuando i suoi servizi anche con Luigi XII. Trascorse in Francia venticinque anni , fondando numerosi conventi; morì serenamente il 2 aprile ( era un venerdì santo), 1507. A Plessis- lès- Tours. Fu canonizzato nel 1519. Il santo paolano – con il motto “Charitas” scelto come suo programma di vita – resta sempre e fondamentalmente un grande contemplativo, sulla aspra costa del Tirreno Cosentino vista come sentiero di Dio; di fronte al mare che gli richiama anch’esso l’Infinito. La nostra devozione a San Francesco – qui a Paravati – si ravviva ogni anno in occasione della festa, che si svolge il sabato – vigilia di quella di Santa Maria degli Angeli, Titolare della Comunità per il suo cammino nel tempo; in direzione dell’Eterno. Ma la sua “presenza” tra di noi – oggi – va ben oltre il segno della statua in legno – pure di pregevole fattura – destinata a mantenere sempre efficace, nel succedersi delle generazioni , la devozione verso la radiosa figura del Santo calabrese. Tracce della sua spiritualità –infatti – possono essere facilmente riscontrate nella straordinaria vicenda di Natuzza Evolo, che gli riconosce la particolare funzione di guida e sostegno – fin dall’infanzia – del suo cammino spirituale. Così – esternando un sentimento di grande affinità ascetica – chiama San Francesco di Paola: “Amico mio!”. Chiamati a vivere tra di loro lontani nel tempo, per testimoniare in epoche diverse, valori e principi irrinunciabili sullo sfondo religioso e sociale della Calabria, oggi si richiamano a vicenda come il maestro di vita spirituale e il discepolo, perché hanno in comune l’amore per Dio e per la povera gente. Ma volgiamo ricordare – ora – alcuni piccoli episodi che hanno la semplicità e il sapore dei fioretti; a testimonianza di una “amicizia” che dura da circa settant’anni; da quando, cioè Natuzza era ancora una bambina , già con i suoi problemi…per conoscere la verità divina e umana della maternità di Maria. A nove anni – infatti – spinta dal bisogno, si rivolge alla Madonna con una preghiera accorata e struggente – di grande intensità mistica – con la ferma speranza di ricevere una particolare grazie; la sola capace di confortarle – in quel momento – il cuore angustiato. San Francesco viene inviato dalla provvidenza di Dio per portarle…la buona notizia che la sua supplica – pervenuta in Cielo – è stata subito accolta con favore; e che ai tre giorni riceverà la sospirata grazia, dal Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime. La piccola Natuzza lo scambia per il frate cappuccino che passa – due volte l’anno – per raccogliere viveri per il proprio convento; cerca di spiegare la situazione di indigenza della famiglia e lo invita a rendersi personalmente conto che la dispensa dei viveri è vuota. Il frate – con il volto illuminato da un sorriso – si fa conoscere per San Francesco di Paola e assolve la propria missione di inviato speciale del Cielo: per alleviare la sofferenza di Natuzza, che già ha imparato ad assorbire le prove della vita in silenzio. San Francesco sarà una presenza costante nella vita di Natuzza Evolo. Ma ora conviene sorvolare agli anni ’90 per registrare – tra i tanti – un altro piccolo episodio degno di menzione, per la sua importanza nell’ambito dell’educazione religiosa. Natuzza entrando in chiesa dalla porta laterale sulla strada – passa davanti alla statua di San Francesco e in segno di particolare venerazione gli dice: “Ti saluto, Amico mio!”. Il Maestro di vita spirituale le poggia la mano sulla spalla e la riprende all’istante: “Natuzza lo vedi che anche tu sbagli!... Prima si saluta il Padre e la Madre!... Poi gli amici!... Non devi sbagliare!...”. San Francesco – nella circostanza- si rivela con Natuzza un bravo catechista , impartendole una bella lezione da seguire nell’ambito della Comunità, chiamata – ogni giorni – a mettere al centro della sua vita di fede l’Eucarestia e la Madre dei viventi; contribuendo alla sua crescita spirituale. Natuzza – da parte sua – sarà sempre fedele a San Francesco, con una devozione che non conoscerà dimenticanze. In proposito…siamo in grado di dare una ulteriore testimonianza. Una sera di maggio due donne, sostituendo i fiori davanti alla Madonna con altri freschi, mettono quelli un po’ appassiti davanti a San Francesco; certo in segno di devozione – oltre che personale – della Comunità. Natuzza dal suo posto segue attentamente la scena e senza perder tempo nel suo intimo si inquieta, facendo intervenire il Santo che cerca di calmarla come una bambina: “Natuzza, stai buona… va bene lo stesso!...” Natuzza – continuando a non darsi pace per l’affronto fatto a San Francesco –risponde anche con una certa stizza: “San Francesco mio!...A voi non vi devono trattare così!... A voi i fiori ve li devono mettere freschi!... o freschi o niente!... Perché siete amico mio!...”. Quindi niente da fare: Infatti alla fine della Messa fa le sue giuste rimostranze alle due donne, - che a loro volta – cercano di giustificarsi. In ogni modo sono avvertite che verso San Francesco devono avere maggiore delicatezza di sentimenti… anche perché è Amico di Natuzza. |