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Benedetta Rencurel, ebbe il grande dono di ripetute apparizioni Mariane che durarono per più di 54 anni, dal 1664 al 1718. Benedetta nacque nel 1647 il giorno della festa dell’arcangelo Michele, nel piccolo paese Saint-Etienne, vicino ad Avencon nel dipartimento Hautes Alpes (Francia), da genitori molto poveri. Benedetta morì all’età di 71 anni, dopo una santa condotta di vita. I numerosi pellegrini, che a Le Laus si raccomandarono alla Vergine, cominciarono presto ad invocare anche Benedetta e a pregare per la sua beatificazione. ...
Maria le appare regolarmente così come un Angelo la cui presenza è già segnalata nel Vallone delle Fornaci, ma in modo molto discreto. Benedetta precisa: “La felicità di vedere la Vergine una sola volta è ben più grande di quanto se io vedessi tutti gli Angeli del Paradiso: Bisogna provarlo per comprenderlo”. Talvolta l’Angelo la consola e si scusa quasi di non essere la Vergine Maria!... E’ il servitore, la guida, il messaggero delle divine volontà. René Combal sottolinea: “E’ pregnante constatare che quell’Angelo assume le stesse funzioni degli Angeli nella Bibbia”. Più tardi a Fatima in Portogallo, un Angelo compirà funzioni abbastanza similari, venendo a visitare e preparare i veggenti nei due anni che precedono il ciclo della grandi apparizioni del 1917. Ritorniamo al Laus. “L’Angelo le appariva, precisa Pierre Gaillard, sotto forma di un bambino con le ali, brillante come il sole ma senza abbagliarla”. Si ritrova quest’apparizione angelica nella pittura e nelle immagini religiose dell’epoca. Tutto accade come se l’apparizione si adattasse al codice culturale del XVII secolo. Benedetta vede anche altri Angeli che rassomigliano a dei bambini, di cui hanno la taglia e l’aspetto. Una volta, la veggente si meraviglia della forza d’uno di essi, che l’aiuta nel mantenimento della chiesa, quando scende il tabernacolo dall’altare. “Bell’angelo, ella esclama, siete così piccolo e portate un sì pesante fardello!”. La nota fa sorridere l’essere celeste… Esistono delle differenze tra tutti quegli Angeli ma Benedetta ne parla molto poco. Una volta, scoprendo due Angeli particolarmente belli e luminosi, ella chiede loro se sono degli “Angeli della Buona Madre”. Essi rispondo di sì… Ma chi è dunque quell’Angelo, fedele compagno che veglia su di lei e che ella distingue dagli altri, chiamandolo il “Buon Angelo”? E’ il suo Angelo custode? E’ un altro Angelo della milizia celeste? Non lo sappiamo. Ella incontra regolarmente l’Angelo ma anche altri Angeli, distinguendo sempre quel Buon Angelo dagli altri. Noi non sappiamo chi sia quell’Angelo e non lo sapremo mai. L’Angelo o gli altri Angeli dicono la corona con lei: essi iniziano il “Ti saluto Maria…” e Benedetta risponde: “Santa Maria, Madre di Dio…”. Essi adorano insieme il santissimo sacramento, cantano le litanie della Passione… L’Angelo è talvolta presente durante la messa vicino a lei. Accade che sia vicino a lei nella vita di tutti i giorni, accorrendo per aiutarla o proteggerla. Le dice, per esempio, dove ritrovare le chiavi che ha “perdute”. Le toglie degli oggetti di cui non ha bisogno o al contrario le fa dei regali, come quel magnifico collier che Benedetta trasformerà in corona. La consola quando è sfinita dalle sue ascesi. La loro intimità è tale che apparendo ogni giorno nella sua stanza al suo risveglio allorché lei non è ancora vestita, ella grida: “Buon Angelo, aspettate per piacere che mi sia vestita!”. Ecco un ultimo aneddoto significativo. La scena accade nel mese di maggio, nel 1681. benedetta è malata ed è dovuta rimanere a casa di sua madre a Santo Stefano d’Avançon. Il sesto giorno “quattro Angeli le appaiono sulla tavola che si trova davanti al suo letto”, racconta Pierre Gaillard. Uno di essi le annuncia: “Domani sarete guarita, occorre che andiate al Laus… “. La Missione non aspetta. La Vergine e l’Angelo sono dunque entrati nella sua vita. A partire dalle testimonianze di Jean Peytieu e di Pierre Gaillard, si sono recensite ventidue “apparizioni o visite” della Vergine nel corso di quegli anni (1665-1669). Si possono distinguere le “apparizioni” nel corso delle quali Benedetta vede la Vergine p l’Angelo, degli “incontri” o “visite” durante le quali ella non li vede, ma li sente. Al momento di ogni apparizione di Maria, Benedetta cade in estasi. Ella sembra svenire ma “non perde totalmente conoscenza”. “La si sente parlare, indica un testimone, gemere, fermarsi di tanto in tanto come una persona che ascolta…”. Quando ritorna alla realtà, il suo viso è trasformato, “come infiammato”, irradiante un’indicibile felicità. Subito ella si pone a pregare recitando le litanie della Vergine. Non mangia durante tutta la giornata… La Vergine Maria le appare in un alone luminoso sotto forma contemporaneamente umana e celeste. La descrizione che ci ha lasciata Benedetta si attiene a poche parole: “Ella sembra come un sole”. “Tanta luce esce, precisa lei, dai suoi vestiti e dal suo volto”, ch’ella non la vede normalmente. Fermiamoci alcuni istanti, se volete, su questa apparenza. Benedetta parla di “luce” senza precisare il suo aspetto, né il suo tipo, il suo colore, il suo movimento… come lo faranno più tardi altre veggenti. Ella aggiungerà comunque questa precisazione che non è senza importanza: la differenza è talvolta debole tra la luce nella quale la Vergine è presa e quella che si distacca da quello che si chiama in mancanza di meglio il suo corpo ed i suoi vestiti; in quelle condizioni, ella la distingue più o meno bene. Per il resto, ella non descrive l’apparizione con precisione. Ella dice globalmente ed in un modo che può sembrare sibillino quello che vede ed è tutto! Ella va all’essenziale. Le sottigliezze descrittive non sono il suo forte. La Vergine del Laus è una Vergine di Luce. Una Vergine di gloria. “Un grande segno apparve nel cielo: una donna vestita di sole”, dice l’Apocalisse di Giovanni parlando di Maria (Ap 12, 1). Come non pensare anche a quell’episodio della vita di Gesù dove sulla montagna, al momento della Trasfigurazione, gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni lo vedono cambiare d’aspetto davanti ad essi. L’evangelista Matteo racconta: “Il suo volto splendeva come il sole ed i suoi abiti divennero bianchi come la luce” (Mt 17, 2). La signora del Vallone delle Fornaci abita la luce, ella è avvolta di luce. E allo stesso tempo, ella è luce; il suo corpo ed i suoi vestiti sono luce. Ella è colei che caccia le tenebre. Ella è nella gloria, rivestita di gloria, secondo i significati dati a questa parola nella Bibbia. Le immagini, la pittura e l’iconografia delle apparizioni mariane non rendono conto (o molto male) di questa forte caratteristica, poiché una tale realtà è impossibile da riprodurre su di una tela o con una matita. Notiamo ancora che contrariamente al sole che l’occhio umano non è capace di fissare senza protezione, Benedetta guarda quella luce, che pure è descritta come essere “più intensa del sole” senza esserne scomodata. Massimino, il piccolo veggente di La Salette farà, due secoli più tardi, quella nota interessante, che Benedetta avrebbe potuta fare sua: tutto è accaduto, egli dice, come se tutto quello che io vedevo andasse “direttamente al mio cuore”. Non è più solo l’occhio che vede… Le apparizioni sono percepite simultaneamente con gli occhi e “il cuore”, senza che si possa distinguere ogni processo. La coscienza dei veggenti non è abbastanza chiara per operare questo fine lavoro di discernimento. Si comprende l’enigma di fronte al quale si sono trovati i pittori che hanno preferito rinunciare a quest’impossibile quadro! |