SIGNIFICATO DELLE APPARIZIONI DELL’ANGELO A FATIMA Di Giuseppe Portale |
Written by Amministratore | |
marted́, 16 luglio 2019 | |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Ricorre, il 13 maggio di quest’anno, il 100° anniversario delle Apparizioni mariane avvenute a Fatima, deliziosa cittadina portoghese sconosciuta sino al 1917. Un avvenimento, questo, che di sicuro non si può affatto sottacere. L’ANGELO APPARE AI PASTORELLI Su tali apparizioni, riportiamo quanto ebbe a scrivere nel suo Diario suor Lucia, una dei tre piccoli veggenti, recentemente scomparsa, e che sino a non molto tempo fa viveva in un monastero di clausura portoghese. ... Ecco quanto ella scrive: “Siccome dal tempo della mia Prima Comunione restavo, a tratti, come assorta… parecchi cominciarono a prendermi in giro… I miei amici Francesco e Giacinta avevano già chiesto ed ottenuto dai loro genitori il permesso di poter cominciare a custodire i loro greggi da soli… Fu così che lo chiesi anch’io e ci mettemmo d’accordo di far pascolare le nostre pecorelle sui terreni dei miei parenti, per non stare sui monti insieme con gli altri pastorelli. Un bel giorno (nella primavera del 1916) andammo con i nostri greggi nella proprietà dei miei genitori, che si chiamava Chiusa Vela. Verso la metà della mattina cominciò a cadere una pioggerella fine, poco più della rugiada. Risalimmo il pendio del monte, seguiti dalle nostre pecorelle, in cerca di una roccia che ci servisse da riparo. Fu allora che, per la prima volta, entrammo in quella benedetta grotta chiamata del Cabeco. Trascorremmo li l’intera giornata, anche se aveva già smesso di piovere ed era apparso un bel sole splendente. Consumammo lo spuntino e recitammo il nostro solito rosario. Dopodiché, mentre stavamo giocando, ecco un vento forte scuotere gli alberi, che ci fece alzare gli occhi per vedere cosa stesse succedendo, visto che il tempo si era alquanto rasserenato. Vedemmo allora, a qualche distanza, sopra gli alberi che si estendevano dalla parte dove nasce il sole, una luce più bianca della neve, dalla forma di un giovane trasparente, dall’apparente età di 14-15 anni… Il sole lo rendeva come se fosse stato di cristallo, di una grande bellezza. Eravamo sorpresi, mezzo assortiti. Non proferivamo parola. Arrivato vicino a noi disse: “Non temete. Sono l’Angelo della pace. pregate con me”. Ed inginocchiatosi a terra, curvò la fronte fino al suolo. Portati da una spinta soprannaturale, lo imitammo e ripetemmo le parole che gli sentimmo pronunciare: “Mio Dio, credo, adoro, spero e vi amo. Vi chiedo perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano”. Dopo aver ripetuto tre volte tutto ciò, si alzò e disse: “Pregate così. I cuori di Gesù e di Maria sono attenti alla voce delle vostre suppliche”. E scomparve. L’atmosfera soprannaturale che ci avvolse era così intensa che quasi non ci rendevamo conto della nostra esistenza. Per un bel po’ di tempo restammo in quella posizione in cui ci aveva lasciato, a ripetere sempre la stessa preghiera. La presenza di Dio era così intensa ed intima che neppure tra noi avevamo il coraggio di parlare. Il giorno dopo sentivamo ancora lo spirito avvolto da quella atmosfera, che solo molto lentamente andò scomparendo. Da allora, noi trascorrevamo lunghi periodi di tempo così prosternati, ripetendo la stessa orazione, a volte, sino a cadere nella stanchezza”. UN MESSAGGO ANCORA ATTUALE Ci permettiamo, qui, di condividere al riguardo una piccola riflessione: l’apparizione dell’Angelo viene a ricordare le virtù fondamentali dell’uomo e del cristiano, e ad insegnare ai fedeli i loro doveri verso Dio con la necessità della loro supplenza per i cristiani infedeli o cristiani solo di nome. Gli uomini di oggi, infatti, e lo possiamo ben vedere:
IL CALICE E L’OSTIA INSANGUINATA Scrive ancora suor Lucia nel suo memoriale: “Un giorno eravamo a pascolare il gregge nella proprietà dei miei genitori, situata sul pendio della collina, un po’ sopra Valinhos. È un oliveto chiamato Pregueira. Appena arrivati, ci mettemmo in ginocchio con la faccia a terra e cominciammo a ripetere l’orazione che ci aveva insegnato l’Angelo. Non so quante volte l’avevamo ripetuta, quando vedemmo che sopra di noi brillava una luce sconosciuta. Ci alzammo per vedere cosa stesse succedendo e vedemmo un Angelo che portava in mano un calice con sopra un’ostia dalla quale cadevano dentro il calice alcune gocce di sangue. Lasciando il calice e l’ostia sospesi per aria, ripeté tre volte l’orazione: ‘Santissima Trinità, Padre, Figlio, Spirito Santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo corpo, sangue anima e divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi e indifferenze con cui Egli stesso è offeso. E, per i meriti infiniti del suo Santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, vi chiedo la conversione dei poveri peccatori’. Dopo, alzandosi, riprese in mano il calice e l’ostia e diede a me l’ostia, mentre quello che c’era nel calice lo diede a bere a Giacinta e a Francesco, dicendo loro: ‘Prendete e bevete il Corpo ed il Sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro crimini e consolate il vostro Dio’. Nuovamente si prostrò a terra e ripeté con noi, ancora per tre volte, la stessa preghiera di prima: ‘Santissima Trinità, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù, in riparazione degli oltraggi con cui viene offeso’. Quindi scomparve. Portati dalla forza del soprannaturale che ci avvolgeva, imitando l’Angelo, prostrandoci come lui e ripetendo la sua stessa preghiera, la forza della presenza di Dio era così intensa che ci assorbiva ed annichiliva quasi completamente. Pareva privarci perfino dell’uso dei sensi corporali per un lungo periodo di tempo. In quei giorni, facevamo le azioni materiali come trasportati da quello stesso essere soprannaturale che a ciò ci spingeva. La pace e la felicità che sentivamo erano grandi, ma solo interne, con l’anima completamente concentrata in Dio…”. |
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