BENEDETTA RENCUREL: LA VEGGENTE DEL LAUS Di don Marcello Stanzione |
Scritto da Amministratore | |
giovedì 16 maggio 2019 | |
Benedetta Rencurel, ebbe il grande dono di ripetute apparizioni Mariane che durarono per più di 54 anni, dal 1664 al 1718. Benedetta nacque nel 1647 il giorno della festa dell’arcangelo Michele, nel piccolo paese Saint-Etienne, vicino ad Avencon nel dipartimento Hautes Alpes (Francia), da genitori molto poveri. Benedetta morì all’età di 71 anni, dopo una santa condotta di vita. I numerosi pellegrini, che a Le Laus si raccomandarono alla Vergine, cominciarono presto ad invocare anche Benedetta e a pregare per la sua beatificazione.
Senza occupare posto ufficiale e senza che le sue funzioni siano chiaramente definite in un testo, Benedetta è diventata il faro del Laus. Un faro spirituale nelle tempeste umane. ... Si viene al Laus per pregare la Vergine e incontrare Benedetta. “E’ verso di lei”, sottolinea un suo biografo, “che si volgono tutti gli occhi; è lei che risponde alle difficoltà più insolubili, che illumina i dubbi più oscuri, che anima le anime più infervorate, che confonde l’ipocrisia, che sostiene i deboli e traccia ai peccatori le difficili strade della conversione. I grandi ed i potenti del secolo implorano le sue luci ed i suoi consigli”. Benedetta affascina. Un altro testimone racconta: “Ella è quasi sempre seguita da una folla di persone quando esce dalla sua stanza per andare alla cappella e quando ritorna nella sua stanza […]. Parla a tutti con molta dolcezza e tutti se ne ritornano impressionati, toccati, contenti…”. Ella dispone d’una grande autonomia, il che merita di essere sottolineato nel contesto di un’epoca piuttosto maschilista e nel seno di una chiesa molto gerarchizzata. “La vita e l’opera di Benedetta sono interessanti non solamente per la storia del sentimento religioso e dei pellegrinaggi”, sottolinea lo storico Marcel Bernos, specialista del XVII secolo, “ma ancor più per la storia delle donne. Come molti mistici, ella manifesta un’indipendenza in rapporto al clero e talvolta senza una capacità di resistenza nel senso proprio straordinaria, in un’epoca in cui le donne, anche quelle che appartenevano all’élite erano volentieri sottomesse e sul piano religioso ridotte ad essere dirette”. Quella situazione è tanto più formidabile che la pastora rimane agli occhi di molti “una semplice”, ossia né più, né meno di un’idiota! Eppure ella osa fare quello che nessun altro farebbe senza subire condanne di ritorno. Ella ne impone. Eccone un esempio edificante. Nel 1678, al momento di una visita dell’arcivescovo d’Embrun, Mons. De Genlis, la Vergine Maria ordina a Benedetta di trasmettere un messaggio delicato… “Monsignore, le dice, se non prenderete la più grande cura di questo luogo santo, la Buona Madre pensa che sarà il vostro più grande rimpianto e la vostra più grande condanna”. L’arcivescovo dovette restare scioccato dall’aplomb e dalla sicurezza manifestate dalla pastora, e non rispose per nulla. E’ perché presentiva che vi era nelle sue parole qualcosa di Dio che non osò contraddirla? E’ chiaro ch’egli non è con lei in un rapporto gerarchico: la veggente, senza cercarlo, senza volerlo, fissa un altro modo relazionale. “Ella dirige anche i sacerdoti…”, sottolinea l’abate Féraud. Quest’ultimo punto è molto delicato ed avrebbe potuto sollevare molte polemiche. Benedetta interviene spontaneamente, quando non è su ordine della Vergine, presso i sacerdoti. Ella dona loro delle direttive che essi accettano senza recalcitrare. Quegli interventi vanno talvolta molto lontano: così nel 1681, ella avvisa i due cappellani, Jean Peytieu e Barthélémy Hermitte “da parte della Buona Madre” di “rifiutare l’assoluzione a molti peccatori abitudinari”, ossia che ripetono gli stessi errori senza cercare di correggersi. I cappellani, tutto come Mons de Genlis precedentemente, ascoltano senza bofonchiare gli avvertimenti della Vergine trasmessi da Benedetta. Che umiltà e che discernimento da parte loro! Ma anche quale carisma presso Benedetta e quale irradiamento eccezionale! La pastora delle anime assume la sua Missione senza fare grandi discorsi, cosa di cui sarebbe incapace, ma giungendo all’essenziale, dando ad ognuno dei consigli pratici, in funzione delle situazioni personali incontrate, rivolgendosi in dialetto alla gente del paese e nel suo francese delle montagne a quelli di fuori. “Quella contadina non dimentica mai le realtà materiali ed affettive”, nota con giustezza Marie-Agnès Vallart-Rossi. Non può andare più lontano dicendo ch’ella passa attraverso quelle realtà per compiere la sua Missione, che è nel suo carattere e nella sua natura privilegiarli? Quali che siano le circostanze, ella manifesta, ripetiamolo, un’autorità sconcertante. Si ha difficoltà nell’immaginare il fascino straordinario ch’ella esercita sulle folle. Quello che turba così profondamente i suoi interlocutori, è sempre il suo dono di leggere nel cuore ed i pensieri, l’estrema precisione ch’ella rivela. La riflessione di quel pellegrino, giunto al Laus nel 1679, è del tutto significativa: “Se avessi voluto confessare tutto quello che ho fatto di male, non sarei stato capace di precisare in maniera tanto dettagliata le circostanze e le cause come la pastora l’ha fatto senza mostrare la minima esitazione!”. Di fronte a queste testimonianze, il turbamento di Pierre Gaillard cresce a tal punto ch’egli vuole un giorno testarlo! Le chiede “i peccati” che ha commesso nel corso della sera precedente. La pastora non si commuove e ne enumera dodici. Egli è basito… Che giustezza! Che chiaroveggenza! Si può ancora dubitare dell’origine di quella forza che l’abita? “Ella ha visto in me meglio di quanto non avrei potuto vederlo”, egli constata. Certo non sono rosse colpe ch’ella ha enumerato! Le ha ricordato degli incidenti che avevano avuto luogo e non l’avevano veramente segnato. Egli se ne rammentava appena eppure esse datavano della vigilia! Capisce la reazione delle persone. Non è Benedetta ma un sacerdote che riceve quelle confessioni. Alla fine della confessione giunge l’ora dell’assoluzione. Poi la comunione. E quell’itinerario finisce generalmente con un’ultima visita a Benedetta. La veggente del Laus mette le persone di fronte alle loro responsabilità senza mai abbassarle né umiliarle. Ella are gli occhi, orienta, accompagna, fa reagire… La sua strada è eminentemente moderna: quello che fate, dice lei in sostanza, non è bene, vi prevengo, ma spetta a voi cambiare e prenderne coscienza, poiché se cambiate senza comprendere veramente la necessità di questo cambiamento, non andrete lontano. “Quello che è singolare, rileva Pierre Gaillard, non è solamente il fatto ch’ella conosca l’interiore dei cuori, ma il suo modo di toccarli, di spingerli ad un vero pentimento…”. Siamo nel 1679. un visitatore intrigato da tutto quello che si racconta a proposito di Benedetta vuole ch’ella gli dica “qualcosa a proposito della sua vita intima”. E’ chiaro ch’egli si augura di avere la prova dei suoi “poteri”. Benedetta gli risponde: “Prendete una carta e scrivete!”. Ed ella racconta a quell’uomo la vita che ha menata. “Se mi fossi confessato per tutti i miei peccati, dirà egli, non avrei saputo presentare le circostanze, le ragioni e il modo come Benedetta l’ha fatto in maniera così precisa senza esitare un solo istante!”. Pierre Gaillard che riporta quel fatto aggiunge: “Ella ha agito alla stessa maniera con u numero infinito di persone che non credevano a quello che si diceva…”. E’ interessante notare che Benedetta non si ferma alle apparenze: molti uomini e donne vanno verso di lei perché hanno l’impressione ch’ella detenga una forza un po’ magica, diciamolo. Ebbene, poco importa! La pastora delle anime sa dove va senza fermarsi all’intenzione iniziale che non sempre è così pura come se lo augurerebbe. Quello che conta, è il risultato. Ed essi sanno bene, lasciandola, quelli che hanno avuto in partenza un approccio ambiguo, che non hanno incontrato una “strega”, come si diceva allora, ma una santissima donna. Per Benedetta, il faccia a faccia è talvolta insostenibile. Così indietreggia per mancanza. Ella non ha più la forza di compiere la Missione che la Vergine o l’Angelo le confida vicino a tale o talaltra persona a cui deve svelare “la verità”. Ella confessa a Jean Peytieu: “La Madre di Dio mi comanda con un’aria molto dolce che non credo ch’ella lo voglia assolutamente. Quando vengo meno, quella buona Madre mi riprende senza alterarsi… (Ella sa) con la vergogna che go di avvisare le persone, che aspetto ben spesso il suo secondo avvertimento e che obbedisco”. Un giorno in cui ella non perviene a parlare a talune persone, “ella prega il suo Buon Angelo di dirlo loro lui stesso poiché lo crederanno maggiormente di quanto fosse lei a parlare loro”, riporta Pierre Gaillard. |
< Prec. | Pros. > |
---|