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GLI ANGELI E IL SANTUS DELLA MESSA Di don DIVO BARSOTTI PDF Stampa E-mail
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venerdì 07 settembre 2018
GLI ANGELI E IL SANTUS DELLA MESSANella Messa di fa presente l’unità del mondo, si realizza l’unità del mondo nella lode di Dio. Un altro aspetto, anche se non il più essenziale, che vorrei chiarire con poche parole, è questo: quando si parla della Messa  immediatamente si pensa alla Morte di croce, al Ministero del Cristo: Morte e Resurrezione. Si considera meno il Mistero della divina Maternità, e, ugualmente, si pensa meno al Mistero di questa unità della lode che la Messa realizza. In che modo la Messa fa presente l’unità della lode? Nella presenza del cristo la divisione dei mondi è eliminata, vinta. ...
 
Non vi sono più un cielo e una terra divisi: cielo e terra divengono il mondo unico, abitato da Dio, il mondo di Dio, del Verbo Incarnato. Per questo già nel Vangelo gli angeli si trovano là dove si trova il signore. Per questo alla Nascita, alla Morte, alla Resurrezione di Gesù gli angeli divengono i compagni degli uomini: Così nella Messa. Se la Messa fa presente Cristo signore, se lo fa presente  nella sua gloria, non vi è più separazione fra il cielo e la terra, non vi è più divisione fra il mondo di Dio e il mondo degli uomini: il mondo è uno, ed è il mondo della gloria, il mondo della lode divina. questo, di fatto , ci dice la Messa. Anche nella Messa gli Angeli sono presenti, come è presente Maria. Ma come la presenza di Maria implica una nostra partecipazione al suo Mistero di una divina Maternità, così la presenza degli Angeli nella Messa implica una nostra partecipazione alla lode celeste. Ola Messa è una partecipazione dell’umanità presente alla vita del cielo che è la gloria, alla vita del cielo che è la lode di Dio. Ma i cristiani  sono emuli degli abitatori del cielo durante la Messa. Durante la Messa, infatti, la nostra lode è la lode stessa degli angeli e degli uomini, è la stessa lode del Verbo incarnato. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te,  Dio Padre onnipotente, nell’unità dello spirito Santo, ogni onore e gloria. Così tutto si unifica nell’atto del Cristo: tutta la vita del mondo, tutta la vita del cielo, e la vita stessa di Dio. In che modo si fa presente la lode degli Angeli? E in che modo noi partecipiamo a questa lode? perché, notiamolo, è vero che la vocazione dell’uomo è una vocazione più alta della vocazione degli angeli. Se il fondamento dell’ordine soprannaturale è il Verbo Incarnato, naturalmente la vocazione alla santità raggiunge l’uomo prima ancora dell’Angelo, e l’uomo di fatto può elevarsi al di sopra degli angeli divenendo simile a Cristo, come diceva Origene. Nel Verbo Incarnato ogni uomo diviene di fatto suo fratello, diviene di fatto un solo Figlio Unigenito. Perché? Perché se il fondamento appunto dell’ordine soprannaturale è la natura assunta dal Verbo divino, questa natura assunta è la natura dell’uomo, e noi siamo più vicini a Gesù di quanto gli Angeli non lo siano al Cristo. Egli  è uomo, non è angelo; è uno di noi. Tuttavia, se la vocazione del cristiano chiama l’uomo ad essere più santo degli angeli, chi ha risposto pienamente a questa vocazione è al disopra di tutti i Serafini e i Cherubini: la Madre di dio, la Vergine santa, che è una creatura umana. Se la nostra vocazione dunque si chiama a più alta nobiltà, a più alta dignità, a più alta santità, della nobiltà degli Angeli, tuttavia, fintanto che viviamo quaggiù, gli Angeli sono superiori  a noi. Siamo noi che partecipiamo alla loro alla loro lode, e lo dice chiaramente proprio la Trilogia ( quando dio Trilogia intendo dire il sanctus, perché anticamente Trilogia voleva dir questo), il canto della lode di Dio. Prima di questa lode che è il sanctus, che noi ripetiamo nella messa, diciamo queste precise parole: Al canto degli angeli concedi, o Signore, che si uniscano  le nostre umili voci nell’inno di lode. noi chiediamo di essere associati al canto angelico; è la lode angelica dunque che è prima, e noi siamo secondi. Noi partecipiamo alla lode degli Angeli, non loro partecipano alla nostra, perché la nostra lode fintanto che viviamo quaggiù è una lode che rimane imperfetta, è una lode che implica, nonostante tutto , anche la nostra miseria e il nostro peccato; che non loda Dio, che anzi, invece di lodarlo, lo offende. Noi possiamo partecipare alla lode celeste. La Chiesa, per ora, prima che nel suo mistico Corpo non sia giunta tutta alla resurrezione dei morti, partecipa alla lode degli angeli, perché come anime separate esse vivono quaggiù sulla terra, ma anche i santi che vivono nel cielo partecipano alla lode degli Angeli, perché come anime separate esse vivono ancora una loro imperfezione ontologica. Potranno vivere una beatitudine somma, ma non vivendo nel corpo risorto sono sempre imperfette. E’ soltanto con la resurrezione della carne che l’umanità prenderà il primo posto, così ha preso il primo posto l’umanità sacrosanta del Verbo che, risorta da morte, ha trasceso i cori degli angeli per sedersi alla destra di Dio. E così l’umanità verginale di maria si è levata al di sopra dei cori degli Angeli, come canta la Liturgia nella festa dell’assunzione di Maria santissima. Ma fintanto che noi non avremo riassunto la carne ,   noi non potremo dire di essere al di sopra  degli Angeli. Come spiriti, essi sono al disopra di noi. E’ in una umanità perfetta che la nostra santità risplenderà più pura e più grande della natura angelica. E’ nella nostra carne gloriosa. Di qui l’importanza che ha avuto la resurrezione della carne nel compimento dei disegni divini; fintanto che non arriverà quest’ultimo atto, non si sarà compiuta perfettamente la grande opera per la quale Dio ha creato il mondo. Noi ci associamo alla lode degli angeli: ecco la Messa. Si noti però la differenza: nel sanctus noi richiamiamo in gran parte le parole dei serafini, la visione anzi di Isaia nel tempio di Gerusalemme. Egli vide i serafini volare intorno al trono di dio cantando il sanctus, il Trisagion. Però il sanctus della Messa allarga, amplia in un modo veramente straordinario la visione d’Isaia: non è un tempio, ma  è tutto il cosmo: noi infatt5i cantiamo I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. E’ in questo tempio, che è l’universo redento, cielo e terra, è in questo tempio che risuona la nostra lode. ma un’altra differenza è portata dal fatto che nel Sanctus si dice sempre gli angeli acclamano Dio. Questo sempre ripete non tanto la visione di Isaia nel Tempio, quanto la visione di Giovanni  l’Apostolo nell’Apocalisse: la lode alla quale noi partecipiamo  è la lode stessa del cielo, noi diveniamo veramente gli abitatori del cielo, proprio  perché nella messa, nella presenza del Cristo, non vi è più divisione fra il cielo e la terra. Il tempio di quaggiù non è più un puro simbolo del tempio di lassù, è un segno sacramentale, che è cosa ben diversa. Un segno, un simbolo, rimanda ad altro, è immagine di una realtà futura o lontana; il Sacramento è ben altra cosa: nel sacramento il segno non rimanda ad altro, nasconde ma fa anche presente, realmente presente, la cosa significata. Il tempio cioè  in cui noi ci troviamo quando cantiamo la lode di Dio che non è questo tempio fatto di mattoni, ma il cuore di Cristo, ma il Sacrificio redentore; questo tempio, questa nostra lode sotto apparenza di parole umane, sotto il segno di un canto umano, non sono altro  che il canto stesso degli Angeli, il canto e la lode stessa dei cieli, la vita del paradiso, perché la vita del cielo non è altro che la lode di Dio. Nella Messa noi viviamo quella medesima vita; sotto il segno della povertà delle nostre umane parole, dei nostri poveri sentimenti, è quella, è “ quella” vita che noi viviamo, alla quale noi partecipiamo. Non vi è più divisione fra noi e i Santi, non viviamo in un mondo diverso, non è altra la nostra vita dalla loro, il nostro atto dal loro, il luogo dove noi viviamo dal luogo ove loro eternamente stanno; questo luogo è il Cuore di Cristo, questo luogo è l’Anima benedetta di gesù, perché è in questo luogo che il canto dei cieli e della terra sono un solo canto: il luogo dell’uomo è il Cuore di Dio. Questo è il vero tempio. Distruggete questo tempio, e lo riedificherò in tre giorni, dice Gesù. Il tempio in cui celebriamo è l’umanità stessa di Gesù, il suo Cuore: questo e l’altare. E’ proprio per questo, dicevo prima, che noi partecipiamo alla lode degli angeli, ma la lode degli Angeli partecipo alla lode del Verbo: tutto si unifica nell’atto stesso del Cristo. E come volete che la nostra vita sia diversa dalla vita del cielo se noi viviamo realmente in questo atto la vita del Verbo Incarnato, al lode eterna del figlio, che è il medesimo Verbo di Dio? Noi viviamo in quanto partecipiamo, ma realmente partecipiamo, alla stessa lode degli angeli, perché la lode degli Angeli non è che la partecipazione a quella lode, la lode del Verbo, che altrimenti non sarebbero nel cielo, perché nel cielo non vi è che Dio e non vive che Lui. Se gli Angeli sono in paradiso, se vivono nel paradiso, vivono una partecipazione alla vita del Verbo, vivono una partecipazione alla lode del Cristo. Attraverso la nostra unione agli Angeli, ecco , già oggi noi viviamo la lode del Cristo.  
 
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