L’EDITORE SEGNO STAMPA GLI ANGELI DI SAN LUIGI GONZAGA Di ANNAMARIA MARAFFA |
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mercoledì, 02 de maggio de 2018 | |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions Scrive il giornalista Carlo Pedrini sul sito Vatican Insider news: “ Dal 9 marzo 2018, e per la durata di un anno, è stato indetto dalla Santa Sede il Giubileo aloisiano durante il quale, nella Chiesa di sant’Ignazio a Roma dove riposano i resti del patrono della gioventù san Luigi Gonzaga e in tutte le chiese del mondo a lui dedicate, si potrà ottenere l’indulgenza plenaria per vivere con maggior intensità nel quotidiano la misericordia di Dio, attingendo per sé e per i propri cari dal tesoro inestimabile dell’amore in eccesso che la comunione celeste dei Santi riversa sulla Chiesa che è nel mondo. Luigi Gonzaga è una tessera del mosaico che è la communio sanctorum, da cui proviene quel fiume vicario della carità, nell’anno in cui la Chiesa in concomitanza al Sinodo dei giovani indice il Giubileo straordinario in onore del Patrono della gioventù. ...
Il Sinodo affronterà il tema “fede e discernimento vocazionale”. Anche la Compagnia di Gesù desidera attraverso questo suo figlio offrire ai giovani l’attualità del discernimento, partendo dall’ascolto dello Spirito, come strumento per arrivare a fare scelte concrete nella vita. Desidera inoltre, approfondendo la sua figura, riflettere concretamente sulla carità come autentica testimonianza nel quotidiano. Nella vita c’è bisogno di sporcarsi le mani per contribuire alla costruzione del regno di Dio. Non manca il lavoro creativo nel diffondere il bene come frutto della carità e della fede. Il martirio del giovane Luigi fu caratterizzato dallo spendersi totalmente senza paura nell’aiuto agli appestati contraendo lui stesso la malattia mortale. «Vogliamo con questo Giubileo approfondire l’attualità di San Luigi» ha spiegato padre Massimo Nevola, superiore della comunità di Sant’Ignazio «giovane che ha saputo contrapporre il bene sempre al meglio e mai al male». L’idea di questo testo semplice e divulgativo sulla devozione agli Angeli di san Luigi Gonzaga che è stato edito dalle Edizioni Segno di Udine è venuta a don Marcello Stanzione nel dicembre 2017 durante una conferenza che tenne per la parrocchia di Castiglione delle Stiviere. La conferenza verteva sugli Angeli natalizi ed il parroco annunciò che nel 2018 l’unità pastorale avrebbe festeggiato i 450 anni della nascita del santo che in paese ha intitolato un bellissimo santuario animato dai religiosi Dehoniani. In quell’occasione don Stanzione pensò che avrebbe fatto un semplice libretto di taglio popolare divulgativo sull’angelologia di san Luigi. Luigi Gonzaga che fu il figlio primogenito di Don Ferrante Gonzaga , marchese di Castiglione delle Stiviere, presso Mantova, e donna Marta Tana Santena da Chieri, in Piemonte. Luigi sebbene nato e cresciuto in una situazione di grande agio economico e sociale, seppe guardare, come già si è detto, con occhi distaccati ai falsi valori della sua epoca, tra cui spiccavano l’orgoglio di casta, l’opulenza, uno stile di vita gaudente, la vanità legata all’intrigo: se Luigi si fosse lasciato conquistare da questo modo di vivere e da queste prospettive esistenziali, avrebbe potuto prepararglisi un ottimo futuro peccaminoso, tra lusinghe e spensieratezze, fasti e mondanità. Era stato per due anni anche in Spagna, alla corte di Filippo II, in qualità di paggio d’onore del principe don Diego, figlio del re, e durante questo periodo aveva studiato nella prestigiosa università di Alòcalà de Henares. Ma lui, in realtà, era interessato a ben altro: i successi accademici (eccelleva nello studio delle lingue, della matematica, della filosofia e della teologia) , le doti dimostrate nella diplomazia e anche negli affetti non lo soddisfacevano affatto, perché si era accorto che in verità aspirava a conoscere e amare Cristo, cercandolo e servendolo proprio nei più derelitti, in coloro, cioè, che Gesù aveva prediletto. Il rapporto molto forte che ebbe con l’adorata madre, dalla quale fu peraltro costretto a stare forzatamente lontano per lunghi periodi, lo aiutò a rispondere alla chiamata del Signore; il fatto avvenne nella Chiesa della SS. ma Annunziata a Firenze, dove, all’età di dieci anni, il ragazzo fece voto di perpetua verginità, esaudendo l’incessante preghiera della mamma e rivelando quella che sarebbe stata per sempre la sua caratteristica esistenziale: la purezza. Manifestò subito un grande coraggio cristiano, che inizialmente gli recò solo derisione, ma in seguito ammirazione. Basti ricordare, a tale riguardo, un episodio per tutti, quando a un corteo di gala a Milano, invece di cavalcare un bel purosangue, come si addiceva al suo rango, si presentò in sella a un asino (come aveva fatto Gesù). Luigi palesò ben presto il desiderio di cedere i suoi diritti nobiliari al fratello cadetto Rodolfo, ma dovette scontrarsi duramente con l’ostilità del padre. Quest’ultimo infatti, dati anche i successi che il primogenito otteneva in tutti i campi, era particolarmente fiero di questo figlio e prevedeva per lui un futuro radioso, ritenendolo un ottimo erede. Luigi si trovò a vivere per breve tempo una difficile e dolorosa tensione: da una parte vi era il suo ardente desiderio di seguire Gesù e rispondere alla sua chiamata, dall’altra l’idea che come marchese di Castiglione delle Stiviere avrebbe potuto fare del bene, alleviando le sofferenze dei più poveri, soprattutto all’interno dei suoi feudi. Molti, e tra questi anche uomini di Chiesa, lo consigliavano di intraprendere la seconda strada, che sembrava la più naturale e la più logica; ma Luigi, adottando come unico criterio di discernimento la volontà di Dio, non esitò e nel 1587 entrò a far parte della Compagnia di Gesù. Durante gli anni del noviziato e successivamente presso il Collegio Romano, dove, sotto la guida di san Roberto Bellarmino, si preparò al sacerdozio, la sua immedesimazione, con la vita e l’esempio di Gesù fu sempre più convinta. Quando, nel 1590, a Roma scoppiò la peste, egli si adoperò nell’aiutare i malati senza tregua e senza timore alcuno per la propria salute. Ma il suo fisico non resse a questo sforzo e si indebolì a tal punto che, sfinito da tante fatiche, si ammalò e si spense lentamente; spirò alla mezzanotte del 20 giugno 1591, all’età di 23 anni. Luigi Gonzaga è il tipico santo del periodo della Controriforma. Il secolo in cui egli visse, per un tempo breve quanto intenso, fu il secolo di Lutero e Calvino, il secolo che, per certi aspetti esaltava la superbia dell’uomo, il quale, attraverso il sapere scientifico, si sentiva in grado di dominare l’universo facendo a meno di Dio e considerava se stesso come l’artefice del proprio destino. In questo contesto, nel quale l’umanità sembrava allontanarsi dal Creatore, Luigi fu al contrario “catturato” dall’idea della sequela di Gesù attuata attraverso la proposta gesuita. “Nella scelta della Compagnia di Gesù – scrive il comboniano p. Antonio Furioli – la prospettiva missionaria giocò un ruolo fondamentale per l’erede di casa Gonzaga (…). Luigi rimase così infiammato dall’ideale missionario ad gentes, che per il resto della vita non smetterà di desiderare le missioni dell’estremo oriente e il martirio (…). L’aspirante missionario considererà sì il martirio, ma molto diverso da quello che lui s’era immaginato: il suo sarà un martirio di carità, consumato sulle strade immiserite di Roma, piene di povera gente contagiata da un’epidemia di tifo petecchiale”. Nel 1605 il Papa Paolo V, vivente ancora la madre, lo proclamò beato. Benedetto XIII lo canonizzò nel 1726 e tre anni più tardi lo dichiarò patrono della gioventù, in specie di quella studentesca. Ma è, forse, meglio dire che la spiritualità della Controriforma “appartiene” a lui, alla santità ad un tempo eroica e contemplativa, virtuosa e soprannaturale, che accetterà di specchiare in ogni mattino della sua vita. I meriti che Luigi acquisterà per la grazia che è in lui saranno l’ornamento più gentile della Controriforma. La più viva e duratura luce della Controriforma, se è ancora bene prestare fede alla profetica parola di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, la quale affermò: “Oh che gloria ha Luigi figliuol d’Ignatio! Mai l’harei creduto, se non me l’avesse mostro Jesù mio. Mi pare in modo di dire che non abbia ad essere tanta gloria in cielo quanta ne beggo haver Luigi…Ha tanta gloria perché operò con l’interno. Chi potrebbe mai narrare il valore e virtù dell’opera interne! Non ci è comparazione alcuna dall’interno all’externo! Luigi fu martire incognito, perché chi ama te, Dio mio, ti cognosce tanto grande e infinitamente amabile, che gran martirio gli è vedere e non ti amare quanto aspira e desidera amarti”. Luigi è un nobile cristiano, da Dio fatto specchio di umiltà e di carità angelica. E’ la vita nobile, benedetta e santificata e per questo si impone come modello per il nostro tempo. |
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