Invocazioni agli Angeli e agli Arcangeli - A cura della Redazione M.S.M.A. |
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domenica 15 aprile 2018 | |
ALL’ANGELO CUSTODE
Angele Dei Angelo di Dio Qui custos es mei che sei il mio custode Me, tibi commissum che ti fui affidato/a Pietòte supèrna dalla Pietà Celeste Illùmìna, custodi illumina, custodisci Rege et gubèrna. Reggi e governa me. Amen Amen Questa preghiera ha avuto un’origine curiosa. San Girolamo ( 341-420) conobbe San Malco... un famoso eremita e ne scrisse la vita ( piuttosto avventurosa) il monaco benedettino Reginaldo di Canterbury contemporaneo di S. Anselmo ( 1033-1109) ed erroneamente indicato come autore della preghiera ispirandosi al racconto di San Girolamo, compose in 4000 versi una Vita di San Malco e nell’opera attribuì all’eremita una preghiera all’Angelo custode, che riportiamo nella sua interezza qui sotto, che ha un ritmo eccezionale e versi molto belli. I primi versi modificati di questa preghiera-poesia rapidamente si diffusero nelle cristianità, diventando la preghiera che conosciamo. Angele, qui meus es custos pietate superna O angelo , che sei il mio custode per misericordia divina, me tibi commissum serva, tuere, guberna affidato a te, proteggimi, difendimi, guidami, terge meam mentem vitiis et labe veterna pulisci la mia mente dai vizi e dal difetto duraturo assiduusque comes mihi sis vitaque lucerna e sii per me amico assiduo e luce di vita. Angele, fide comes, sapiens, venerande, benigne, O angelo, compagno di fede, sapiente, venerando, benigno. Me movet et turbat mortis formido maligne Il sacro terrore della morte maligna mi scuote e mi agita Intentatque mihi poenas et tortara digne, e minaccia come giusti per me pene e luoghi tenebrosi. Tu succurre, precor, barathri ne mergar ìn ìgne. Soccorri, ti prego, che non sia immerso nel fuoco dell’inferno. Angele, confiteor, quìa saepe fìdem vìolavi O Angelo, confesso, perché infransi la fede Spìrìtìbusque malis numeroso crìmìne favi E diede spazio agli spiriti maligni con varie colpe Et praecepta Dei non, sìcut oportet, amavi, e non amai i precetti del Signore, come bisognava Proh dolor, et Christum prove vivendo negavi. E ahimè angoscia, negai il Cristo vivendo in modo malvagio. Angele, quando meos actus per singula tango O angelo, quando considero le mie azioni una per una, meque reum mortis video, per singula plango, e vedo me colpevole di morte, gemo per ciascuna di esse ora rigo lacrìmìs, mentem crucìatibus ango spargo lacrime dappertutto, affliggo la mente con tormenti his me solve malis, et laudes votaque pango. Liberami da questi mali, e canterò lodi e preghiere. Angele, me ìugì tua salvet cura rogatu, O Angelo, il tuo aiuto che supplico mi salverà, ne pro multimodo peream damnerque reatu, affinché non sia accusato e condannato per svariati peccati Me de terribili tua liberet ars crucìatu, la tua capacità mi liberi dal terribile supplizio dignus ut angelico possim fieri comìatu. Affinché possa essere reso degno di un angelico commiato. Angele, qui nosti, quae sunt in fine futura, O Angelo, che sai le cose future che sono nella fine della vita, qui medicus meus es, mea spes, mea vulnera cura, che sei il mio medico, mia speranza, cura le mie ferite, vulnera, mens quibus est, nìsì cures me, perìtura ferite per le quali l’anima si perderà, se tu non ti prendi cura di me ergo mei cordis fac sint penetralia pura. Perciò rendi pura l’interiorità del mio cuore. ALL’ARCANGELO MICHELE Da nobis, omnipotens Deus, beati Micheeli Arcangeli Concedi , o Dio onnipotente, in onore del beato Arcangelo Michele, honore ad summa proficere; di migliorare verso la perfezione, ut cuìus in terris gloriam praedicamus, affinché annunciamo la sua Gloria sulla terra eìus quoque precibus advenìemur ìn coelis. E anche con le sue preghiere possiamo raggiungere i cieli. Per Domìnum Mostrum Jesu Christum Amen Per il nostro Signore Gesù Cristo Amen. Piccolo scongiuro di S. Michele Sancte Michael Arcangele San Michele Arcangelo Defende nos ìn proelio: difendici nella lotta; contra nequìtìam et insidias diaboli esto praesìdìum. Sii rifugio contro la cattiveria e le insidie del demonio. Imperet ìllì Deus, supplices Deprecamur, Che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli: Tuque, Principes mìlìtìae caelestis, e tu, che sei il Principe della milizia celeste, satanam, alìosque malignos Satana e gli altri spiriti maligni Qui, ad perdìtìonem anìmarum pervagantur in mundo, che girano il mondo per portare le anime alla dannazione Dìvìna vìrtute ìn infernum detrude Con la forza divina rinchiude nell’inferno Amen Amen. Il 13 ottobre 1884, al termine della celebrazione della S. messa, papa Leone XIII udì una voce dal timbro gutturale e profondo che diceva: “ Posso distruggere la tua Chiesa : per far questo ho bisogno di più tempo e di più potere”. Il Papa udì anche una voce più dolce che domandava:” Quanto tempo? Quanto potere?” . La voce gutturale rispose: “ Dai settantacinque ai cento anni e in più grande potere su coloro che si consegnano al mio servizio”: la voce gentile replicò: “ Hai il tempo”. Profondamente turbato, Leone XIII dispose che una speciale preghiera, da lui stesso composta, venisse recitata al termine della S. Messa. In versioni più articolate e complesse viene utilizzata come formula esorcistica. A SAN RAFFAELE ARCANGELO Deus, qui beatum Raphaelem Archangelum Tobìae famulo tuo comìtem dedìstì ìn vìa: O Dio, che al tuo servo Tobia hai dato come compagno di viaggio il beato Arcangelo Raffaele: Concede nobis fomulìs tuìs Concedi a noi che siamo tuoi servi Ut eìusdem semper protegamur custodia, et munìamur auxìlìo. Per Domìnum Di essere sempre protetti dalla custodia e fortificati dal suo soccorso. Per Gesù Cristo nostro Signore. Amen. In ebraico il nome Tobia significa “ Il Signore è il mio bene”. Nel Libro di Tobia, dell’antico Testamento, si legge che l’arcangelo S. Raffaele, quando si manifestò al santo Tobia e a suo figlio, disse: “ Io sono Raffaele, uno dei sette Angeli che stiamo al Divino Cospetto”. Raffaele, come abbiamo detto, significa Medicina di Dio. Egli infatti toccò gli occhi di Tobia, quasi in atto di medicarli, e dissipò le tenebre della sua cecità. Fu giusto dunque che venisse chiamato “ Medicina di Dio” colui che venne inviato a operare guarigioni. E’ da sapere che il termine “ angelo” denota l’ufficio, non la natura. Infatti “ quei santi spiriti della patria celeste sono sempre spiriti, ma non si possono chiamare sempre angeli, poiché solo allora sono angeli, quando per mezzo loro viene dato un annunzio. Quelli che recano annunzi ordinari sono detti angeli, quelli invece che annunziano i più grandi eventi sono chiamati arcangeli” ( San Gregorio Magno). |
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