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L’editore Gribaudi di Milano ha stampato una biografia su santa Angela da Foligno scritta dal sacerdote salernitano don Marcello Stanzione. E’ evidente che non solo la nostra civiltà occidentale ma la stessa Chiesa cattolica odierna è in profonda decadenza. Per risolvere questa tremenda crisi morale e spirituale ritengo che l’unica soluzione sia una ripresa della santità a tutti i livelli. A tale riguardo plaudo all’opera di don Marcello Stanzione, un semplice parroco di campagna, che da oltre vent’anni scrive testi popolari divulgativi su angeli, demoni, purgatorio e mistici per diffondere quella spiritualità tradizionale cattolica che negli ultimi cinquant’anni anni è stata forse messa frettolosamente da parte tacciandola superficialmente di essere devozionistica...Con questo testo don Marcello cerca di diffondere a livello popolare la conoscenza di santa Angela da Foligno considerata una delle giganti della mistica cattolica di tutti i tempi. ...
La data della sua nascita è incerta e se poco sappiamo con certezza della sua vita pubblica, conosciamo però la sua vita spirituale attraverso il racconto delle sue visioni e delle ispirazioni mistiche da lei stessa dettato, sulla cui autenticità non ci sono dubbi. Proveniva da una ricca famiglia di Foligno, sposò un uomo ricco, da cui ebbe molti figli, ed ella stessa descrive la prima parte della sua vita come una realtà di peccato, attaccata ai piaceri e ai beni mondani. Intorno al 1285 ebbe una visione che chiamò la “Luce Vera” e che cambiò la sua vita: divenuta terziaria francescana votò se stessa alla totale rinuncia ai piaceri del mondo, rifacendosi al grande esempio di San Francesco d’Assisi, morto sessant’anni prima, ma non abbandonò la vita normale. Successivamente però la morte di madre, marito e figli – eventi che le provocarono grande dolore – rimosse ogni ostacolo per rompere i legami con la vita precedente. Il frate francescano Arnaldo, al quale dettò il suo scritto, vide in questi duri colpi la mano della provvidenza, malgrado il carico di sofferenze subito (pare però che in alcuni punti egli abbia modificato il testo secondo la sua mentalità, tanto da suscitare la protesta di Angela per la distorsione del proprio pensiero). Dopo aver venduto anche la sua ultima proprietà, un “castello” che le era particolarmente caro, radunò intorno a sé una famiglia di terziari, uomini e donne, legandosi in modo particolare a uno di loro, che l’accompagnò nei viaggi e fu testimone di molti rapimenti estatici. Viveva una vita di assoluta semplicità e povertà; vedeva il Cristo nei poveri, malati, sofferenti, e molta gente si convertì all’ideale francescano della santa povertà, attratta dal suo ideale: tra essi Ubertino di Casale, che si unì al Terz’ordine di S. Francesco nel 1273 (allontanandosi in seguito dall’osservanza) e che lasciò un resoconto dell’influenza di Angela esercitata su di lui e su altri. L’influsso su una vasta cerchia di persone tra conferma nelle sue lettere. Angela morì in pace nel 1309 e il suo culto fu confermato nel 1693. Il racconto delle sue esperienze spirituali la pone sul più alto gradino dei mistici e contemplativi medievali; intitolato Il libro della consolazione divina ha come tema di fondo un amore gioioso: laddove Francesco vede Dio in tutte le creature, di lei si può dire che veda tutte le creature in Dio. Devota alla persona di Gesù Cristo, appartiene alla linea della spiritualità monastica del XII secolo e la devotio moderna allora emergente, la cui fioritura si sarebbe manifestata alla fine del XIV secolo in molte Vite di Cristo. Descrive una serie di gradini che, attraverso l’identificazione con la passione e morte di Gesù, conducono all’unione con lui nell’amore perfetto. Ebbe esperienze di terribili abissi di tentazione, sensuale e spirituale, così come altezze di gioia ed esaltazione, nelle quali possiamo trovare una prefigurazione della “notte oscura” di S. Giovanni della Croce. Nell’ultima visione parla della beatitudine di coloro che conoscono Dio non per ciò che egli dà ma per ciò che egli è. angela presenta la verità come una strada sulla quale percepire un abisso di luce e ode la voce di Dio che le dice: «Davvero la sola via di salvezza è seguire i miei passi dalla croce terrena a questa luce». Nei suoi “insegnamenti” distingue tre stadi ascendenti della preghiera: corporale, mentale e sovrannaturale, quella «ove l’anima è portata via dalla misericordia di Dio […] come se fosse al di là dei legami della natura». Questi tre stadi, che recano echi dello Pseudo-Dionigi e de La nube della non conoscenza, guidano alla conoscenza di Dio e di se stessi, una conoscenza allo stesso tempo frutto e fonte fi quell’amore che, come insegna S. Francesco, lega tutte le cose insieme “fa di tutte le cose una sola”. Tali idee sono reminiscenze dell’insegnamento del suo grande contemporaneo Raimondo Lullo, che avrebbe influenzato due secoli dopo S. Ignazio di Loyola. |