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PAPA BERGOGLIO E GLI ARCANGELI Di don Marcello Stanzione PDF Stampa E-mail
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mercoledì 17 gennaio 2018
Papa BergoglioJorge Mario Bergoglio nasce a Buenos Aires il 17 dicembre del 1936. il padre Mario Jose lavora nelle ferrovie e la madre Maria Sivori è casalinga; i figli, in tutto, tra fratelli e sorelle, sono cinque. La famiglia è di origine italiana, viene da un paesino in provincia di Asti, Portacomaro (una terra che, a cavallo tra fine Ottocento e inizio Novecento, ha conosciuto con la povertà una drammatica epopea di emigrazione in terre lontane). Da ragazzo conosce la sofferenza: subisce l’asportazione di un polmone a causa di un’infezione alle vie respiratorie. Anche sotto il profilo economico, la giovinezza di Bergoglio non è certa agiata e per mantenersi agli studi, tra altri impieghi, accetta anche quello di buttafuori in un locale. Ottiene il diploma di perito chimico a Buenos Aires, senza rinunciare alle amicizie e alla vita di relazione. ...
 
Ha persino una fidanzata, come racconta nel libro – intervista Il gesuita, scritto dai giornalisti Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin nel 2010: “Era del gruppo di amici con i quali andavamo a ballare”. E’ infatti appassionato di tango (oltre che di calcio: è tifoso del San Lorenzo). Ma la vocazione religiosa è più forte  e sceglie di entrare nel seminario di Villa Devoto. L’11 marzo 1958 comincia il noviziato nella Compagnia di Gesù, compie in seguito studi umanistici in Cile e nel 1963, di ritorno a Buenos aires, consegue la laurea sia in filosofia sia in teologia al Colegio Màximo San José nella città di San Miguel. Viene ordinato sacerdote il 13 dicembre 1969 e diviene maestro dei novizi a Villa Barillari, sempre a San Miguel. Nel 1973 la Compagnia di Gesù, colpita dalle sue doti di leader e dal suo carisma, lo nomina Provinciale dell’Argentina, ruolo che mantiene fino al 1980 quando diventa rettore del Colegio di San Miguel, lo stesso dove ha studiato. Rimane rettore fino al 1986, quando parte per completare i suoi studi dottorali in Germania: oltre allo spagnolo e all’italiano parla infatti correntemente il tedesco ( e si dice ricordi il dialetto piemontese). Tornato in patria, viene destinato alla chiesa dei gesuiti di Còrdoba come direttore spirituale come direttore spirituale e confessore. Diventa professore e rettore del collegio massimo e delle Facoltà di Filosofia e Teologia e al contempo parroco del patriarca San José, nella diocesi di San Miguel, oltre a insegnare letteratura e psicologia al Colegio de la Immaculada a Santa Fe e al Colegio del Salvador a Buenos Aires. In questi anni scrive libri di meditazione e spiritualità: è del 1982 Meditaciones para religiosos e del 1986 Reflexiones de sobre la vida apostolica e del 1992 Reflexiones de esperanza. Nel maggio del 1992 Giovanni Paolo II lo nomina vescovo titolare di Auca e ausiliare di Buenos Aires. Tiene un basso profilo, come ausiliare, dedicandosi all’università, alla predicazione e alle confessioni. In questo stesso  anno diventa vescovo, ordinato il 27 giugno nella cattedrale della capitale argentina del cardinale Antonio Quarracino, dal nunzio apostolico monsignor Ubaldo Calabresi e dal vescovo di Mercedes – Lujan, monsignor Emilio Ognenovich. Il 28 febbraio 1998 succede allo stesso cardinale Quarracino come arcivescovo di Buenos Aires. Dopo la nomina a cardinale ricopre varie posizione all’interno della Curia romana fino a diventare membro della Commissione per l’America latina. Nel 2005 partecipa come cardinale elettore al Conclave che eleggerà Joseph Ratzinger, dove ha già la possibilità di essere eletto papa raccogliendo un buon numero di preferenze dei cardinali votanti. A novembre dello stesso anno viene nominato presidente della Conferenza episcopale argentina per un  primo mandato triennale; l’11 novembre 2008 viene nominato per un secondo mandato. Passa definitivamente il testimone nel 2011 e, alla richiesta di fare un bilancio della propria attività, risponde con caratteristica moderazione: “Che lo facciano gli altri, non io”. Nel febbraio 2013 papa Benedetto XVI lo nomina membro della Pontificia commissione per l’America Latina. Si tratta di un cursus honorum di tutto rispetto per un uomo per cui la carriera, a quanto pare, non è una priorità: ha più volte dimostrato riprovazione per la “mondanità spirituale”, il carrierismo ecclesiastico che caratterizza certi uomini di Chiesa, celato sotto il travestimento di rispetto per le forme e l’ortodossia. La sua energia viene investita nel servizio alla sua diocesi, che chiama “la mi Esposa”. Benedetto XVI ha più volte additato a modello la sua umiltà, il voler imparare la fede dai più piccoli secondo l’insegnamento di Gesù. Bergoglio compie 75 anni il 17 dicembre 2011, raggiungendo l’età pensionabile secondo le regole, che si applicano ai vescovi cattolici. Poco più di un anno dopo salirà al soglio pontificio. Durante i suoi anni di pontificato spesso i giornalisti hanno sottolineato i suoi frequenti riferimenti al diavolo, meno notati invece sono i suoi riferimenti agli angeli e a san Michele a cui Francesco ha consacrato il Vaticano.   Venerdì mattina 5 luglio 2013 alle ore 8.45, nei Giardini Vaticani, presso il Palazzo del Governatorato, hanno avuto luogo alla presenza del Santo Padre Francesco l’inaugurazione di un nuovo monumento a San Michele Arcangelo e la consacrazione dello Stato della Città del Vaticano a San Giuseppe e a San Michele Arcangelo.
Poco prima dell’inizio della cerimonia era giunto sul luogo il Papa emerito, Benedetto XVI, invitato dal Papa Francesco, salutato con grande affetto dai presenti e dal personale del Governatorato.
Il Papa Francesco, giunto subito dopo, e il Papa emerito si sono abbracciati con affetto e sono rimasti vicini per tutta la cerimonia, prendendo posto su due poltrone collocate davanti al monumento dell’Arcangelo.
Dopo un breve saluto del Card. Giuseppe Bertello, Presidente del Governatorato, è intervenuto il Card. Giovanni Lajolo, Presidente emerito del Governatorato, che ha illustrato il significato del nuovo monumento dedicato al Principe degli angeli e della fontana dedicata a San Giuseppe, collocata sull’altro lato del palazzo del Governatorato e già inaugurata qualche tempo fa. Il Cardinale Lajolo ha detto:

“Santità,
siamo tutti molto lieti che Vostra Santità abbia voluto inaugurare questo monumento a San Michele Arcangelo, Protettore della Chiesa universale, Patrono dello Stato della Città del Vaticano.
Con Vostra Santità desidero ringraziare Sua Eminenza il cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato, che mi chiese di continuare a seguire l’opera, progettata e iniziata sotto la mia presidenza, e mi ha dato ora cortesemente la parola.
Era nostra comune intenzione di presentare l’opera a Papa Benedetto XVI il 19 aprile scorso, giorno anniversario della sua elezione. L’evento dell’111 febbraio scorso ha però sconvolto i nostri piani. Oggi, ottenuta la conferma dell’approvazione da parte di Vostra Santità, i. monumento viene finalmente inaugurato. Ponendosi quasi a cavallo di due Pontificati, esso può ben essere preso a simbolo della continuità della protezione divina della Chiesa e dello Stato della Città del Vaticano. L’Arcangelo Michele ci viene presentato dalla Bibbia, nel libro di Daniele, come speciale protettore del Popolo di Dio (cfr. Dn 10.13-21; 12,1) e nel libro dell’Apocalisse, come il capo delle schiere celesti, che sconfigge Satana con tutte le forze opposte al Regno di Dio (cfr. Ap 12,7). San Michele ha la missione propria di essere strumento di Dio a difesa del suo popolo, della Chiesa, contro tutte le forze del male.
L’artista che ha realizzato l’opera che Vostra Santità oggi inaugura, Giuseppe Antonio Lomuscio, ha la sua sede a Trani, una città poco distante dal celebre Santuario di S. Michele al monte Gargano. Egli è qui presente con il suo Arcivescovo, Sua Eccellenza Mons. Giovanni Battista Picchierri, e con i propri familiari. L’idea e la forma dell’opera sono state concepite dal Lomuscio alla luce della fede. I criteri estetici che l’hanno guidato riflettono una concezione dell’arte come riflesso della bellezza di cui Dio ha ricolmato il creato e in particolare quella creatura da lui creta a sua immagine e somiglianza , la creatura umana, la più vicina, nella scala degli esseri, prendendo a splendore delle creature angeliche. Per questo l’Arcangelo Michele è qui raffigurato con una figura della medesima forma, ma rovesciata e deturpata, come conseguenza del peccato.
E’ mio gradito dovere ricordare che quest’opera non ha gravato sul bilancio né del Governatorato né della Santa sede grazie al Sig. Claudio Chiais, di Roma, che ha sostenuto gli oneri del monumento e della sua messa in opera. Con lui desidero ringraziare di fronte a Vostra Santità anche il prof. Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani, che ha presieduto la commissione giudicatrice del concorso e ha offerto preziosi suggerimenti per la finitura dell’opera; e l’Ing. Pier Carlo Cuscianna, Direttore dei Servizi Tecnici del Governatorato, i suoi collaboratori e le maestranze per l’impegno profuso nel predisporre ed eseguire a regola d’arte quanto opportuno .
Vorrei terminare attirando l’attenzione su di un particolare, per il quale desidero esprimere proprio a Lei, Santo Padre, particolare gratitudine. Vostra Santità ha infatti deciso che l’opera sia onorata di un duplice stemma: con il Suo anche quello di Papa Benedetto XVI, a cui l’opera doveva essere offerta il 19 aprile scorso. A lui va in questo momento il nostro pensiero, sempre ricolmo di gratitudine e ammirazione. Alla base del piedistallo sta la scritta: Benedictus PP: XVI ANNO VIII ***Franciscus PP. ANNO I** MIchaeli Archangelo** Populi Dei Defensori Vaticanae Civitatis Patrono.
Grazie , Santità! S. Michele Arcangelo faccia sempre valere la sua potente protezione per la persona di Vostra Santità e per la Chiesa in tutto il mondo: affinché si compia: - come proclama “la gran voce dal cielo” dell’Apocalisse – “la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e del suo Cristo” (Ap 12, 10)”.

Poi ha preso la parola il Santo Padre Francesco che ha rivolto ai presenti tale discorso:

 Santità, Signori Cardinali, Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Illustri Signori e Signore!
Ci siamo dati appuntamento qui nei Giardini Vaticani per inaugurare un monumento a San Michele Arcangelo, patrono dello Stato della Città del Vaticano. Si tratta di un’iniziativa già progettata da tempo, con l’approvazione del Papa Benedetto XVI, al quale va sempre il nostro affetto e la nostra riconoscenza e al quale vogliamo esprimere la nostra grande gioia per averLo qui presente oggi in mezzo a noi. Grazie di vero cuore!
Sono grato alla Presidenza del Governatorato, in particolare al Cardinale Bertello, per le sue cordiali parole, alle Direzioni e alle maestranze coinvolte per questa realizzazione. Ringrazio il Cardinale Giovanni Lajolo, Presidente emerito del Governatorato , anche per la presentazione che ci ha fatto dei lavori svolti e dei risultati raggiunti. Una parola di apprezzamento va allo scultore, il Sig. Giuseppe Antonio Lomuscio, e al Benefattore, il Sig. Claudio Chiais, che sono qui presenti.
Grazie!
Nei Giardini Vaticani ci sono diverse opere artistiche; questa, per oggi si aggiunge, assume però un posto di particolare rilievo , sia per la collocazione, sia per il significato che esprime. Infatti non è solo un’opera celebrativa, ma un invito alla riflessione e alla preghiera, che si inserisce bene nell’Anno della fede. Michele – che significa: “Chi è come Dio?” – è il campione del primato di Dio, della sua trascendenza e potenza. Michele lotta per ristabilire la giustizia divina; difende il Popolo di Dio dai suoi nemici e soprattutto dal nemico per eccellenza, il diavolo. E san Michele vince perché in Lui è Dio che agisce. Questa scultura richiama allora che il male è vinto, l’accusatore è smascherato , la sua testa schiacciata, perché la salvezza si è compiuta una volta per sempre nel sangue di Cristo. Anche se il diavolo tenta sempre di scalfire il volto dell’Arcangelo e il volto dell’uomo, Dio è più forte; è la sua vittoria e la sua salvezza è offerta ad ogni uomo. Nel cammino e nelle prove della vita non siamo soli, siamo accompagnati e sostenuti dagli Angeli di Dio, che offrono, per così dire, le loro ali per aiutarci a superare tanti pericoli, per poter volare alto rispetto a quelle realtà che possono appesantire la nostra vita o trascinarci in basso. Nel consacrare lo Stato Città del Vaticano a San Michele  Arcangelo, gli chiediamo che ci difenda dal Maligno e che lo getti fuori.
Cari fratelli e sorelle, noi consacriamo lo Stato Città del Vaticano anche a San Giuseppe, il custode di Gesù, il custode della Santa Famiglia. La sua presenza ci renda ancora più forti e coraggiosi nel fare spazio a Dio nella nostra vita per vincere sempre il male con il bene. A Lui chiediamo che ci custodisca, si prenda cura di noi, perché la vita della Grazia cresca ogni giorno di più in ciascuno di noi”.

Successivamente il Santo Padre Francesco , indossata la stola, ha recitato due preghiere di consacrazione, la prima a San Giuseppe e la seconda a San Michele Arcangelo, ha asperso il nuovo monumento che raffigura il duce delle celesti milizie e i fine ha impartito la Benedizione a tutta l’assemblea.
Fra i presenti le Autorità della Segreteria di Stato e del Governatorato, gli Artisti autori del nuovo monumento (Giuseppe Antonio Lomuscio) e della fontana di San Giuseppe (Franco Murer) e i benefattori che ne hanno sostenuto la realizzazione, altri privati e il personale del Governatorato.
La cerimonia è terminata intorno alle 9.15.
  Papa Francesco nell’omelia della Messa celebrata il 29 settembre 2014, a Casa Santa Marta, nel giorno in cui la Chiesa festeggia i Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, ha parlato della lotta contro il diavolo. Satana fin dall’inizio cerca di distruggere l’umanità utilizzando la sua astuzia, seducendo l’uomo; e l’uomo deve lottare sempre, perché se non si lotta, ha detto il Papa, saremo sconfitti. Al termine dell’omelia, Papa Francesco ha invitato a recitare “quella preghiera antica ma tanto bella, all’arcangelo Michele, perché continui a lottare per difendere il mistero più grande dell’umanità: che il Verbo si è fatto Uomo, è morto e è risorto. Questo è il nostro tesoro. Che lui continui a lottare per custodirlo”. Questa è la trascrizione della sua breve omelia: “Ma questa lotta avviene dopo che Satana cerca di distruggere la donna che sta per partorire il figlio. Satana sempre cerca di distruggere l’uomo: quell’uomo che Daniele vedeva lì, in gloria, e che Gesù diceva a Natanaèle che sarebbe venuto in gloria. Dall’inizio la Bibbia ci parla di questo: di questa seduzione per distruggere, di Satana. Magari per invidia. Noi leggiamo nel Salmo 8: ‘Tu hai fatto l’uomo superiore agli angeli’, e quell’intelligenza tanto grande dell’angelo non poteva portare sulle spalle questa umiliazione, che una creatura inferiore fosse fatta superiore; e cercava di distruggerlo”.

“Tanti progetti, tranne i peccati propri, ma tanti, tanti progetti di disumanizzazione dell’uomo, sono opera di lui, semplicemente perché odia l’uomo. E’ astuto: lo dice la prima pagina della Genesi; è astuto. Presenta le cose come se fossero buone. Ma la sua intenzione è la distruzione. E gli angeli ci difendono. Difendono l’uomo e difendono l’Uomo-Dio, l’Uomo superiore, Gesù Cristo che è la perfezione dell’umanità, il più perfetto. Per questo la Chiesa onora gli angeli, perché sono quelli che saranno nella gloria di Dio – sono nella gloria di Dio – perché difendono il gran mistero nascosto di Dio, cioè che il Verbo è venuto in carne”.

“La lotta è una realtà quotidiana, nella vita cristiana: nel nostro cuore, nella nostra vita, nella nostra famiglia, nel nostro popolo, nelle nostre chiese … Se non si lotta, saremo sconfitti. Ma il Signore ha dato questo mestiere principalmente agli angeli: di lottare e vincere. E il canto finale dell’Apocalisse, dopo questa lotta, è tanto bello: ‘Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il Regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, perché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte’”. Nella Festa degli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele del 29 settembre 2017 durante  la Messa mattutina a santa Marta papa Francesco affermò che gli arcangeli con noi cooperano al disegno di salvezza di Dio e sono inviati dal Signore per accompagnarci nella vita.
 Secondo papa Francesco noi e gli angeli abbiamo la stessa vocazione: "Cooperiamo insieme al disegno di salvezza di Dio”. Sta scritto nell’Orazione Colletta odierna e lo approfondisce papa Francesco nella sua omelia mattutina a Casa Santa Marta, in occasione della Festa dei tre arcangeli Michele, Raffaele e Gabriele. A riportare il testo dell'omelia è la Radio Vaticana.

“Siamo – per così dire – ‘fratelli’ nella vocazione. E loro stanno davanti al Signore per servirlo, per lodarlo e anche per contemplare la gloria del volto del Signore. Gli angeli sono i grandi contemplativi. Loro contemplano il Signore; servono e contemplano. Ma, anche, il Signore li invia per accompagnarci sulla strada della vita".

E in particolare Michele, Gabriele e Raffaele, spiega papa Francesco, hanno un “ruolo importante nel nostro cammino verso la salvezza”. ”Il Grande Michele è quello che fa la guerra al diavolo”, al “grande drago” al “serpente antico”, che “dà fastidio nella nostra vita” , seduce “tutta la terra abitata” come sedusse la nostra madre Eva con argomenti convincenti e poi, "quando siamo caduti ci accusa davanti a Dio": "'Ma mangia il frutto! Ti farà bene, ti farà conoscere tante cose'… E incomincia, come il serpente, a sedurre, a sedurre … E poi, quando siamo caduti ci accusa davanti a Dio: 'È un peccatore, è mio!'. Questo è mio: è proprio la parola del diavolo. Ci vince per la seduzione e poi ci accusa davanti a Dio: 'È mio. Questo me lo porto con me'. E Michele gli fa la guerra. Il Signore gli chiese di fare la guerra. Per noi che siamo in cammino in questa vita nostra verso il Cielo, Michele ci aiuta a fargli la guerra, a non lasciarsi sedurre".

È un lavoro di difesa che Michele fa “per la Chiesa” e per “ciascuno di noi”, diverso dal ruolo di Gabriele, ”l’altro arcangelo di oggi”, quello che, ricorda il Papa, “porta le buone notizie; quello che ha portato la notizia a Maria, a Zaccaria, a Giuseppe”: la notizia della salvezza. Anche Gabriele è con noi, assicura ancora il Papa, e ci aiuta nel cammino, quando ”dimentichiamo” il Vangelo di Dio, che “Gesù è venuto con noi” per salvarci.
Il terzo arcangelo che festeggiamo oggi è Raffaele quello che “cammina con noi” e che ci aiuta in questo cammino: dobbiamo chiedergli, è l’invito del Papa, di proteggerci dalla “seduzione di fare il passo sbagliato”.
Ecco dunque i nostri compagni di viaggio al servizio di Dio e della nostra vita che Francesco oggi ci insegna a pregare in maniera semplice: “Michele, aiutaci nella lotta; ognuno sa quale lotta ha nella propria vita oggi. Ognuno di noi sa la lotta principale, quella che fa rischiare la salvezza. Aiutaci. Gabriele, portaci notizie, portaci la Buona Notizia della salvezza, che Gesù è con noi, che Gesù ci ha salvato e dacci speranza. Raffale, prendici per mano e aiutaci nel cammino per non sbagliare la strada, per non rimanere fermi. Sempre camminare, ma aiutati da te”.
 
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