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Convegno di Crescita e di Formazione Cristiana
MADRE ANGELA MARONGIU E GLI SCRITTI SULLE ANIME DEL PURGATORIO Di don Marcello Stanzione PDF Stampa E-mail
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mercoledì 15 novembre 2017
angela marongiuAngela Marongiu nacque a Sassari l’8 febbraio 1854, anno della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, prima di otto figli – quattro maschi e quattro femmine-. Abitavano nel quartiere di s. Apollinare, al centro della vecchia città, ed erano contadini come la maggior parte dei sassaresi di quel tempo. Il padre, Gavino Marongiu, era uomo di grande cuore e spirito di carità cristiana. Da bambina, Angela, amava trastullarsi con le bambole, e ne aveva collezionate ben  undici; parlava loro di Gesù, ed assegnava a ciascuna il suo ufficio, dalla superiora alla portinaia, come fossero un convento di suore, senza che nessuno avesse messo in testa alla bambina queste idee che comunque si realizzeranno molti anni più tardi. A 12 anni fece la sua Prima Comunione, che continuò a fare ogni giorno, cosa rara per quei tempi. Bimba innocente, si sentiva attratta dalla preghiera di adorazione eucaristica, e si tratteneva a lungo in chiesa, sola con Gesù solo. Frequentò le scuole elementari, ed intelligente come era, avrebbe desiderato poter continuare gli studi, ma fu sconsigliata dai medici per la sua vista debole. ...
 
Vi rinunziò con grande pena. Si confessò per circa quarant’anni dal carmelitano padre Demontis che la incamminò per le vie della spiritualità di santa Teresa d’Avila e di s. Giovanni della Croce. Morto quell’ottimo religioso carmelitano, si confessò dal lazzarista padre Manzella, aggiungendo alla spiritualità precedente, quella vincenziana, effervescente e caritativa nell’apostolato del Manzella. A 15 e a 17 anni venne chiesta in sposa da buoni partiti. Rispose: “Mi sono già promessa ad uno sposo bello e ricco; non posso più pensare ad altri”. e difatti a 18 anni, d’accordo col suo confessore, fece voto di castità perpetua, nella festa di Natale di quell’anno. Aspirava ad una vita austera e penitente fra le clarisse cappuccine ma la salute non glielo permise. Invece, sui vent’anni, dopo la Comunione, il Signore le fece vedere una lunga fila di vergini biancovestite, mentre le diceva: “Queste sono le tue figliuole, e tu sarai la madre loro. Si chiameranno le spose del Getsemani, e tu la mia vaga sposa”. La predizione si avvererà soltanto dopo trent’anni, ad opera del padre Manzella. Il progetto di Angela Marongiu coincideva con quello del santo missionario, padre Manzella, che nelle sue incessanti peregrinazioni apostoliche per la Sardegna, pensava ad una istituzione caritativa e catechetica che si prendesse cura delle persone più abbandonate nelle capanne e negli spazi delle campagne sperdute dell’isola rocciosa, che gli facevano tanta compassione. Qualcosa di simile progettava la Marongiu, ed aveva già tre anime generose, pronte ad iniziare l’opera. Senonché il Manzella non era mai libero a dar inizio all’opera,  perché sempre in giro per la Sardegna a fare missioni popolari, e soprattutto contrariato da persone che si opponevano all’opera. Scrive Mons. Enea Selis: “Il progetto fu per molti anni da loro intensamente e pazientemente vagheggiato, ma dovette – come avviene sempre nelle opere di Dio – essere contrastato da incomprensioni, da resistenza, da sospetti, e talvolta anche da ostilità che venivano proprio da coloro che avrebbero dovuto incoraggiarlo e sostenerlo…Anni in cui padre Manzella e Madre Angela dovettero subire umiliazioni e sofferenze, perché la cattiveria degli uomini arrivò fino alla insinuazione, e talvolta purtroppo anche alla calunnia” (E. Selis, Le Suore del Getsemani, fondatori e artefici, pp. 67-70, Roma, 1991). Finalmente, come Dio volle, si poté dar principio alla fondazione, benedetta dall’Arcivescovo di Sassari, Mons. Cleto Cassani, che volle chiamare quell’edifico “Casa santa Teresa del Bambino Gesù” in omaggio alla nota carmelitana canonizzata da Pio XI nel 1925. l’apertura della nuova Casa religiosa di Sassari avvenne il giorno di Pentecoste, 5 giugno 1927 e da tutti fu chiamata il conventino. All’apertura del “conventino” le suore erano 13, ma non poterono fare la vestizione dell’abito religioso proprio, perché mancava il riconoscimento ufficiale dell’Autorità Ecclesiastica. Questa tardò a venire fino a dopo la morte della Madre Angela Marongiu (1936) e del padre Manzella (1937); sicché la Madre fondatrice non poté indossare ufficialmente l’abito proprio dell’Istituto. Il 3 ottobre 1938 l’Arcivescovo Arcangelo Mazzotti diede la sua approvazione diocesana all’Istituto; e dopo altri venti anni, il 17 febbraio 1958, arrivò l’approvazione pontificia dell’Istituto col nome di “Suore del Getsemani”, come era stato detto da Gesù ad Angela Marongiu nella visione avuta a circa venti anni. Però Madre Angela Marongiu poté avere questa gioia nel cielo, perché era morta il 26 marzo 1936. Riguardo poi alla sua sensibilità per le anime in purgatorio la carità che la madre Angela aveva per i vivi, la nutriva pure per i defunti; anzi l’affetto per le anime del purgatorio era  la sua speciale devozione e la sua preoccupazione continua. Si sarebbe detto che, al pari di santa Caterina da Genova, il Signore le avesse comunicato dei lumi speciali sulla vita misteriosa delle anime passate da questa vita in stato di grazia, ma non ancora abbastanza pure per essere ammesse alla visione beatifica di Dio. Restano di lei delle pagine profonde sui vari gradi di purgazione delle anime. Pare anche che fra lo stato di purgazione di quelle anime e le sofferenze di madre Angela ci fossero delle misteriose relazioni che solo il domma della comunione dei santi potrebbe spiegare in profondità. Preghiere, veglie, insonnie, sofferenze morali ed anche fisiche; spasmi come di fuoco, tutto ella offriva per la liberazione delle anime sante. Citiamo solo due fatti caratteristici che consonano mirabilmente coi dati della mistica Teologia, e ci sorprendono in un’anima completamente ignara di tale scienza teologica. Pregando un giorno essa per i defunti, le apparve una persona colle braccia legate, la quale le faceva cenno di liberarla da quelle catene e motivo di questa pena era il fatto che quell’anima, durante la sua vita mortale, era stata negligente nel suo dovere di superiore in cui aveva usato troppa debolezza. Non si trattava dell’anima di un vescovo, ma di persona costituita in alta dignità di superiorato. La madre Angela pregò, offrì messe e comunioni – com’era solita fare in tali occasioni – mise in preghiera la comunità, e poco tempo dopo quell’anima le si ripresentò per ringraziarla di averle sciolte le braccia, onde aveva libero accesso al paradiso. Altra volta, nella via dove essa abitava prima di essere suora, morì una povera donna che conduceva una vita poco buona. Madre Angela si propose come al solito di offrire per la defunta messe e comunioni, ma venuto il momento della preghiera e del santo sacrificio, mai le veniva fatto di pregare per quell’anima. Così passarono sette anni. Un giorno, finalmente, dopo la santa comunione Gesù le disse: “Ora puoi pregare ed offrire per quell’anima; fino a questo momento non poteva usufruire dei suffragi dei fedeli, adesso però è in tuo potere liberarla quanto prima dal purgatorio”. Queste anime  una volta liberate dal purgatorio venivano a ringraziarla dei suoi suffragi e addirittura a volte la chiamavano anche per nome, facendole conoscere la loro felicità di essere entrate in paradiso. Riporti diversi scritti importanti sul Purgatorio di Madre Angela Marongiu:

CARTE SCIOLTE (Sul Purgatorio)
 Fogli: 36, 9, 39, 35, 37, 41, 55,

Foglio 36     ( a P. Manzella)   
7  giugno 1914   ( cf Q. 9)

Sguardo intorno al Purgatorio
 
Viva Gesù
 Il mio Angelo Custode mi fa invito di seguirlo per un istante, mi fa capire che ciò è volontà dell’eterno Signore, sposo amante del mio cuore.
Mi conduce per una via maestra, o via principale, è molto spaziosa, prima di arrivare ad essa, vi scorgo come tanti viottoli dalle quali vedo tanta moltitudine di gente arrivare, io osservo che hanno il medesimo fine di arrivare alla meta prefissa.
Al termine di essa io scorgo un gran lago, fa d’uopo attraversarlo per mezzo di una barca, mi è dato per questa esser trasportata  da una all’altra sponda, fa d’uopo che faccian lo stesso tutti se vogliono alla stessa meta arrivare, ossia alla cara dimora del celeste nostro padre.
Ciò attraversata, mi è data in lontananza vedere come un gran caseggiato cinto tutto all’intorno di altissime mura, per cui non è dato poter vedere né osservare ciò che entro contiene, solo per via di fede, solo osservo che nell’ingresso ha bellissima cancellata, è di purissimo oro, nel mezzo c’è la scritta: carità, generosità.
E’ nelle mie mani consegnata dal mio Angelo Custode una chiave, mi fa cenno di aprire e di entro penetrare, ubbidisco, osservo che tutt’all’intorno ha ameno e delizioso giardino tutto fiorito.
Ha due spaziosi viali, ed è per questi che quella moltitudine di gente deve passare per arrivare a quel vasto caseggiato.
Mi desta stupore, nell’osservare che faccio, che nell’andare, vedo che questi non portano con sé neppure un fiore, ciò non è a nessuno di esse permesso raccoglierne neppure uno.
Presa da santa curiosità, ne chiedo spiegazione alla cara mia guida, appaga il mio desio, e mi vien risposto che nell’entrare non è il tempo né il momento propizio, che però sarà dato il permesso a suo tempo, mi va dicendo pure che i fiori devono crescere, sbocciare, e dar loro fragranza in questa terra, ma fa d’uopo però dal canto nostro, coltivarli, svellere le cattive erbe, ed innaffiarle se non vogliamo vedere appassire e dissecare, perché quando sarà il tempo di essere raccolti e all’eterno  Amore presentati saranno in quella Patria beata collocati.
Ma mi viene un tutto spiegato quando vedo uscir dal di là entro della gente e passar per l’opposto viale, che ad ognuna di esse, era dato il permesso di raccogliere dei fiori e condurli seco in quel beato soggiorno, per essere presentati all’eterno Amore.
Non eran dati a tutti la stessa quantità, neppur la stessa qualità, ciò dipendeva  a secondo la sollecitudine ed impegno avutane nel coltivarle ed innaffiarle, per cui io ne vidi, chi, averne tra le sue braccia come un gran fascio, chi, ne portava gran mazzo, chi semplice ramo, chi, aver tra le mani dei fiorellini.
 Divino Amore, mio Signore, Gesù, Sposo diletto, non sei forse Tu il più vago ed olezzante fiore venuto a posarti nel mio cuore? Fa Diletto Amore che la Tua sposa Ti coltivi nel giardino dell’anima sua, eterno Amore, sol per Te spuntino, sol per Te crescano e vengano a sbocciare davanti a Te nel celeste Regno.
 Dopo aver ciò osservato e rimirato, il mio Angelo con altra chiave mi fa penetrare entro e mi prega di seguirlo in un piccolo giro che Lui vuol fare intorno, fisso il mio sguardo ed osservo. Ah, io ne sono sgomenta perché vengo a capire che questo è il Regno del dolore, ma il mio cuore si conforta, perché vi regna in sommo grado il Divino Amore ed a loro gran conforto tiene sua sede la speranza, che a suo tempo questa prigione, luogo di prova, o meglio di purificazione dovranno lasciare e questo può essere abbreviato in parte dai miseri mortali, giacché è data nelle loro mani una chiave con la quale là entro possono penetrare, pagando dei debiti loro per mezzo delle buone opere ed in particolare per mezzo della carità.
Mi è dato vedere come tante piccole celle o dirò piuttosto caverne, con della gente che ci era dentro, che triste sguardo! Commovente spettacolo, sentivo venire dal di là entro, dei gemiti e lamenti, sentivo chiedere aiuto soccorso e pietà, potei in parte rilevare i martori grandi a cui van soggetti, ma il martirio più grande è causato dall’ardente amore, perché il loro spirito tende con ansia grande unirsi al loro Creatore.
Perciò ad abbreviarne la loro durata valgono di molto le nostre preghiere e buone opere, avvalorate dai meriti infiniti di N. S. Gesù Cristo, Divin Redentore, dessi valgono come prezzo del loro riscatto.
E chi non vorrà prestarsi ad aiutarle? Essa è opera di gran carità, che a noi costan sì poco, ma aumenta di molto il nostro tesoro che poi vien ricompensato dall’eterno nostro Amore.
 
1° Sguardo:
Osservai in una caverna, non vidi che densissimo fumo, che offuscando la vista quasi toglieva il respiro, povero spirito, a te è dato tanto soffrire, ma non morire, sei condannato a rimanere in mezzo con inaudite sofferenze.
Dimmi o Angelo mio, è così che il Provvido, ma giustissimo Iddio, l’amato Signore, punisce severamente gli eletti suoi.
Mi fu dato capire, che l’amor proprio, la vanagloria, o stima di se stesso merita questo, tutto svanisce dopo che l’anima lascia il pellegrinaggio di questa misera vita, rimane Dio solo, e le nostre azioni vengono valutate dalle sole rette intenzioni, perciò non essendo a Lui presentate e donate, se ne perde tutto il valore, perciò per questo mezzo l’anima è punita.
Diletto Amore, Tuo sia il nostro operare unito a quello che Tu facesti per la gloria dell’eterno Tuo Padre, quando eri in vita mortale, perché Tuo è ciò che in noi è di buono, perché altrimenti facendo, rubiamo al Tuo onore.
 

Ne osservai un secondo, io lo vidi, da grosse catene legato aderente al muro cercava volersi svincolare, ciò a lui non riusciva, capì che moltissimo il poverino soffriva, mi fu detto, che l’uomo è per Iddio creato e quando il nostro cuore con soverchia sollecitudine si attacca ai caduchi beni di questa terra, d’esso ne resta come incagliato, ed il nostro spirito non è atto a sollevarsi in alto, unirsi al nostro Dio, centro del nostro eterno bene.
 

Ne vidi come in mezzo a tanto ghiaccio, che il gelido freddo molto il faceva soffrire, osservai di più come raffica di fortissima corrente era causa di indicibile sofferenza, ascoltai i loro lamenti, chiedon da noi di essere riscaldati. Gesù mia vita, insegnami come fare ciò, sento che ciò noi possiamo col puro e grande amore che nutriamo verso di te, Diletto Bene, e perché soffrono questo? Per Tua intelligenza a me donata, capì, che la tiepidezza, indifferenza, rilassatezza, ipocrisia, nel servizio di Dio, è causa di ciò.
Oh, come dispiace all’amabile e Divn Cuore, Lui che ci amò con amore infinito, amor di sacrificio, tutto sacrificando e nulla risparmiando. O generosità del Cuor del nostro Dio, rendi generosi i nostri cuori, per corrispondere a quell’amore che Tu da noi richiedi.
 

Nel rimirare degli altri, ne vidi soffrire per esser ridotte a tanta miseria e povertà, eppure era stata donata a loro tanta ricchezza da potersi di molto avvantaggiare, in particolare per quella che è regina delle virtù, la Carità. Oh! Che ricco e abbondante tesoro, svanì e fuggì da loro, mentre eran in questa vita mortale, almeno avessero ricompensato con aver apprezzato e fatto uso dei SS. Sacramenti come dono di Dio, si sarebbero arricchiti di grazie speciali, ed avrebbero preparato la via  a possedere sì bella virtù. Carità del Divin Cuore, nostro Amore, fa che almeno noi che siamo in tempo, la possediamo in sommo grado nei nostri cuori, e così poter quelle povere anime avvantaggiare, sollevare.
 

Mi fu dato vedere di quelli che avevan la lingua come coperta da arroventate punte di aghi e spille, causando nelle poverine indicibili spasimo e tormento, potei capire che il loro soffrire, ne fu la causa la maldicenza, la calunnia, osservai che questa, come arma tagliente, non risparmia i più bei verdeggianti rami di rigogliosa pianta, con intenzione perversa alle volte di devastarla, e se fa d’uopo abbatterla al suolo.
Caro Gesù, Tu che sei la Carità, eterno Amore ti prego, per il silenzio che volentieri ti assoggettasti a mantenere per nove mesi, nell’Imm. Sen Verginale di Tua Madre, concedici di venire in aiuto di queste povere anime, e Tu Diletto quando venisti in mezzo a noi, piccolo pargoletto, abbi di loro pietà.
 

Ne vidi poi, come presi da atroci spasimi e sofferenze, contorcersi, agitarsi con moto continuato, da non trovar posizione che gli vada bene. E perché non trovate riposo eletti del Signore? Sento rispondermi, perché il nostro spirito tende, con irresistibile brama verso il nostro Dio Creatore, il nostro Redentore, perché arrivati al suo conseguimento sarà il nostro glorificatore.
E perché con tanto desio che ne avete rimanete in questo luogo di prova. Perché troppo fummo attaccati ed andavamo in cerca di comodi e benessere di questa vita, e nella contrarietà prove ed afflizione, che l’eterno Iddio diede per retaggio all’uomo, non fummo né sottomessi, né rassegnati al divin volere. Son nelle prove e tribolazioni che viene ad avvalorarsi il cuore dell’uomo, ed è per questo mezzo che Lui esige la prova di fedeltà ed amore.
 

Ne osservai come cinti tutt’all’intorno da vorace fuoco, ardere come fiaccola, orribile a rimirarla, è questa vista commovente spettacolo che si sente il cuore spezzare per commozione, ardere, finché non venga purificata, consumata ogni scoria, che per la colpa l’anima si imbrattò in questa vita. Ah! Il mio cuore si sente come ferito nello spasimo che prova.
Gesù Sposo mio, Gesù mio Signore. Deh! Per l’incendio del SS. Tuo Cuore tutto avvampante di Carità nel Sacramento d’Amore, spegnine quel fuoco, smorzane quelle fiamme, a talché possano presto arrivare in quel soggiorno beato, ove sarà dato contemplare Te eterno Sole.
L’Angelo mi spiega, che quando a suo tempo non son domate le passioni, queste prendono dominio nel nostro cuore e lo fan da padrone e da gigante, abbattendo sì belle piante, soffocando il buon seme gettato della virtù, invece di essere il nostro cuore che regni come padrone, si rende in servitù, la preghiera, la fuga delle occasioni, la vigilanza, son quelli che possono dal pericolo allontanarci.
 

Ne osservai come entro il mare, ora essere sommerse dalle onde, ora sembrar voler venire a galla, le poverine, io le vidi agitarsi per potersi arrampicare onde potersi salvare, liberare.
Caro Gesù, Dio degli Eserciti e delle Virtù parlami Tu, perché mio Diletto Amore, perché possa scansare dalle onde tempestose di questo mondo, con evitare il peccato, che ci merita a poter tanto soffrire in quel Regno di dolore e di pena.
Mi fu fatto conoscere che le recidive cadute, il viver che fa l’anima nell’abituale peccato, ancorché confessate, perdonate, perché non espiate con penitenza in questa vita, la Divina Giustizia, vuol la sua ricompensa. Un Dio oltraggiato vuole essere ripagato. Oh! Misera cecità, l’anima che non si da pensiero di evitare il peccato ancorché veniale, viene severamente punita, perché offesa del Sommo Eterno Bene.
Diletto Amore, Caro Gesù mio, deh, per il Tuo SS. Cuore, sì tanto contristato nell’orto del Getsemani, alla vista dei nostri peccati, fa che possa in questa vita amarti, ed evitare il minimo peccato, solo perché dispiace a Te Eterno Bene, e fa che col nostro bene operare possiamo a quelle povere anime giovare.
 

Vidi poi uno scompartimento che veniva da entro al di fuori come gran bagliore di vastissimo incendio, ne ero sgomenta temendo qual sarebbe la vista ed insieme il terrore che ne avrei provato. Ma l’eterno Amore me la volle risparmiare. L’Angelo mi disse, il Tuo Diletto non permette che per adesso possa lo sguardo in questo luogo fissare, troppo ne soffrirebbe il tuo cuore, verrà il momento che potrai ciò sopportare. Gesù è Amore, e vuole risparmiare ciò al tuo cuore, perché è un commovente spettacolo. Ma mi fu fatto capire che questo è il Purgatorio riservato alle anime a Dio consacrate, ed in particolare ai Ministri del suo Santuario dedicati.  ( cfr.  Foglio  9 )
Oh, se han salito l’altare senza quel grave rispetto e dovuto convincimento che posseder devono, puro di cuore, innocente le mani, mi fu detto, che severo ne è il giudice con loro, perché era dato nelle loro mani il Codice, da cui potevan rilevare ciò che potevan praticare od evitare.
Divino Amore del mio Signore, come è contristato il mio cuore! Diletto Amore, eppure Tu vuoi confortare l’alma mia, Cuore del mio Dio che sei Carità,, tu mi vai di continuo ripetendo, dicendo, che chi arde e brucia del fuoco del santo tuo Amore
in questa mortal vita, può scansare di entrare in quel Regno di dolore, ma ciò che tiene in noi acceso questo fuoco, son la legna di croci ed afflizioni, chi poi lo mantiene vivo è la pazienza e rassegnazione.
Caro Gesù, mio Tesoro, percuoti in questa vita come meglio a Te piace, purché mi rendi forte e generosa sino alla morte.
 
10°
In questo sguardo, il mio spirito provò un po' di conforto, mi è dato vedere di quelli che l’eterno ama con predilezione, ma come un pannolino bianco, appena macchiato perde il candore, così l’anima non rea di peccati, ma solo con macchie di imperfezione, mi vien paragonata a persona che non può guardare la luce del sole, così io vedo come ameno giardino adorno di fiori, ed in particolare candidi gigli, amabile donzella che vi passeggiava entro e si deliziava, un raggio di sole tutta la erorava, eppure il suo volto è atteggiato a mestizia, e perché mai? Io domando. Perché manca in questo luogo colui che mi da la vita. Che desideri mai? Se intorno ti stanno tanti olezzanti fiori, sposa dell’eterno Signore? E non è dato a te questi fiori raccogliere e presentarli al sommo tuo Bene?
Mi sento rispondere, senti o sorella, manca a me ciò che è la luce per chiaro giorno, manca l’eterno sole per poter questo giorno riscaldare, io sono come piccolo uccello che non può spiegar le sue ali per spiccare il volo, andarne al mio Tesoro, a quello solo che fa pago il cuore, allo Sposo eterno Amore, al Sommo Bene con irresistibile brama e desio vorrei andare, vorrei in quel beato Regno penetrare.
E che cosa ti trattiene o spirito eletto? Che tu nel sommo Bene non puoi riposare ed in Lui bearti.
Manca, mi risponde, quella purità e santità di cui son riempiti gli Angioli suoi, per la quale non mi è dato di fissare con i miei sguardi l’Eterno Sole, non mi è dato di possedere l’amabile vista del mio Signore, pena tanto grande è questa che tutti i tormenti, pene ed afflizioni, non hanno paragone col cruccio che  prova il mio spirito dall’essere dal Sommo Bene impedito, dolori, pene ed afflizioni che opprimono il cuore non hanno a che fare, nell’essermi impedita al mio Gesù poter andare.
E che cosa ti trattiene?
Piccole imperfezioni, poco desiderio di andarlo a vedere, poca confidenza con eccessivo timore che in vita tengono legato il cuore, di riposare in Lui con santo abbandono, mancanze di rispetto che si commettono davanti a Lui che se ne sta per amore di noi nel SS. Sacramento, poco desiderio di riceverlo, poca fede nella preghiera, e nelle sue promesse che non vengono mai meno a chi con perseveranza e dovuta disposizione li richiede, piccole cose a noi paiono mentre viviamo in vita mortale, ma di certo ci ritardano l’anticipato possesso di quel Regno beato, ove chi lo rende ameno e delizioso quel soggiorno è l’eterno Bene, lo Sposo Amato.
Gesù Amore, fa che il nostro cuore si appressi a Te, con riverente timore, ma insieme  con confidenziale amore, per poterti servire, da quel Dio che sei, ed insieme con dolce speranza appoggiati ai meriti tuoi, noi o Caro Gesù nostro Amore, ricorriamo a Te, perché privi non possiamo essere di quella felicità quando lasciando questa vita mortale a Te ci chiamerai.
Deh! Caro Amore, diletto Sposo, Amabile Gesù, facci patire, facci soffrire, purché ci avvalori con Tua grazia in questa vita, ma non ci sia ritardata quell’unione immediata, di poter venire a vederti, possederti, contemplarti nella Tua gloria, onde ci sia dato con gli Angioli e i Santi cantar l’inno di eterna lode, per la Tua grande Misericordia che partecipi ci vuoi di eterna Tua Gloria.
    Angela


Foglio 9     (copia  parte dei fogli 39)

Mi è dato vedere e conoscere che l’anima deve presentarsi davanti al Sommo ed eterno Iddio, bella, delle bellezza che uscì dalle sue mani creatrici, pura della purezza di Dio, ricca dei tesori che viene acquistando ed accumulando dei meriti suoi infiniti.
Ora quest’anima che avrà perduta questa bellezza per il peccato, la sua purezza dopo il lavacro Battesimale, le sue ricchezze, quelle consegnatele dal suo celeste Padre nella rigenerazione alla grazia, dovrà essere esclusa a far parte di quell’eredità promessale dal Padre suo in quella patria beata?
Non di certo, perché qual figlio prodigo, pentito ritorna al suo Dio, gettandosi tra le amorose sue braccia, ed il paterno suo Cuore che palpita per lei d’amore non può da sè scacciarla, solo è tenuta a darle un’adeguata soddisfazione, e questa in due modi: in questa vita con opere buone e con penitenza, o nel luogo di espiazione  e purificazione nel Purgatorio.
Ora Gesù mi fa sapere che in questo luogo, come nel Regno beato, son varie le mansioni, ove l’anima a secondo i meriti che si avrà in questa vita accumulati sarà la ricompensa che le sarà data.
Così in quel Regno di dolore l’anima sarà punita a secondo le trasgressioni sulla legge santa, e divini precetti lasciatici dall’eterno Signore, in quel libro aperto che fu Lui stesso quando venne in vita mortale.
Gesù questa volta mi fa capire che non vuol parlarmi di altri che di anime che hanno l’appellativo buone e che sono a Lui consacrati con solenni voti oppure anche con semplici promesse.
Tre scompartimenti:
1° Regione inferiore,
2° Regione media,
3° Regione superiore.
 4° Un luogo profondo come un abisso. ( cf. foglio 39 )

1° Regione inferiore
Io osservai come un gran recinto formato tutt’all’intorno, riacceso però come fornace e fuoco che arde, ma non consuma, solo purifica, sono delle anime che parteciparono come sarebbe nel grado leggero, ma con chiara conoscenza alla mancanza di questi voti,  siccome il loro cuore non è distaccato, Gesù mi fa capire che nel senso, non di peccati gravi, ma pur venialità avvertite, con pericolo anche di cadere in quelli.
Essi parteciparono quasi a tutti i vizi capitali, sia per la mancanza di umiltà, come per procurarsi comodità, per non voler sopportare nessuna contrarietà, e via dicendo che dovrei allungarmi troppo, ma più di tutto io conosco che tutte queste mancanze ed imperfezioni generano la svogliatezza e rilassatezza nella via che son tenute e chiamate della perfezione, e perciò soffrono orribilmente, però come regina ci sta assisa la carità e la speranza, l’eterno Amore, non permette che non vengano sollevate ed anche liberate prima del tempo fissato, da generosi cuori che Gesù fa riaccendere in questa terra e della carità e della consacrazione. Gesù che ama di puro amore, con la sua purità infinita e giustizia condanna da Dio che è, con la carità ed il suo cuore palpitante di amore li vuole congiunti ed uniti a Lui.
 
2° Regione media:
Osservo come un chiaro bagliore che da il riverbero come che fosse un incendio un pò lontano. Vedo delle anime tendenti alla perfezione, anime buone, ma pure non corrisposero a quel grande amore che il buon Gesù loro portava e voleva che qual caste colombe non imbrattassero le ali nel fango di questa terra. Oh, quante ispirazioni, consigli, buoni esempi trascurati, e perciò quante venialità accumulate e da questo l’impedimento quasi direi che l’eterno Amore, quello che ha diritto di esser da noi amato con tutto il cuore, anziché arricchire queste anime e farle provare in questa vita mortale dei carismi del suo amore, si attirano sul loro avvenire della vita immortale che li attende, invece di quel caro e consolante invito “ Entra nel gaudio del tuo Signore”, son costretti di vedere il volto dell’Amabile e dolce Signore, se non adirato, però conturbato in loro riguardo, giacché Iddio essendo Amore, ed amando come ama le sue creature che son prezzo del suo Sangue, ed il fine per cui compì l’umano riscatto, non può da sé allontanarle, ma non deve, né può per sua Giustizia in quel Regno beato ammetterle, perché niente si ammette di men che picciol neo macchiato, perciò quel divin fuoco del suo Amore che in quei cuori è stato se non smorzato, però rallentato, li condanna ad un fuoco più severo espiatrice.
Oh, per tante cose che noi guardiamo come inezie e quasi niente, come ci sarà dato scontarle severamente.
 Mi è dato vedere: un atto di curiosità non represso, una parola detta non con fine retto, un piccolo puntiglio che genera la mancanza di umiltà, una piccola contrarietà non sopportata, l’esser facile  ancorché in cose gravi a maldicenze e mormorazioni
non tenendo conto che la lingua ci fu data per lodare N. Signore, che l’ha santificata  dal suo contatto quando viene a noi nel gran Sacramento dell’amore, il non esser pronte nel perdonare quando ci sembra di aver ricevuto una cattiva azione, le mancanze di rispetto in Chiesa nel chiacchierare senza grave necessità, peggio quando queste ammettono del tempo fuori di essa, tante comunioni fatte con freddezza e quasi con indifferenza, il poco raccoglimento nella preghiera o svogliatezza per essa, generate in noi dalla poca mortificazione dei nostri sensi, e poi tanti altri che Gesù mi fece conoscere e che tralascio per brevità, volendo poi far menzione per volontà di N. Signore di quelli che son caparbi in non voler piegare la loro volontà sotto pretesto di umiltà a chi ne ha il diritto come confessore o direttore.
Gesù mi fa conoscere che per questi è più severo nel purificarli.
Oh, preghiamo il Caro Gesù che illuminando la nostra intelligenza ci faccia capire quanto importa che noi da noi stessi possiamo togliere queste macchie, volendo esser sollecite a volerle evitare, se in noi è buona volontà Iddio non ci nega il suo aiuto per poter fare la riforma totale del nostro spirito.
Io vedo queste anime investite in tutte le parti del corpo da questo fuoco divoratore, che fa il carnefice di queste povere anime, eppure son care a Gesù loro Amore.
.

Foglio 39    6/11/1915
Viva Gesù
L’amore di Dio, la Sua Bontà e Carità svelata alle sue creature
1° Dio è amore
Dio è amore, ed amò l’uomo con amore di preferenza, di dilezione, donando ad esso non solo i palpiti, ma lo stesso Suo Cuore.
Volle addimostrargli questo suo amore, con la grande immolazione di sua vita in sulla Croce, per liberare l’uomo dall’eterna morte e preparargli un posto in quel Regno beato.
2° Dio è Carità
Dio è carità ed è perciò liberale nel donare sue ricchezze, suoi doni alle creature.
3° Dio è Santo Santissimo
Dio è Santo, Santissimo, ma insieme è giustissimo, ma accanto alla sua giustizia che pesa con equità tutte le nostre azioni, vi sta la sua grande misericordia, che perenne scaturisce con sovrabbondanza dal Suo Divin Cuore.
Perciò come santità infinita esige e vuole da noi come ricompensa al suo grande amore, che le nostre azioni dovute a Lui come nostro Creatore e Signore, gli sieno offerte e presentate come tanti fiori, sia nella purità di sua bellezza, come olezzante per sua fragranza.
Esige e vuole da noi il Caro Signore che d’esse sieno pure e sante, perché santificate le anime nostre dal suo contatto, quando  viene  e si dà a  noi  nel
SS. Sacramento del Suo Amore, lasciando in noi la sua grazia.
Perciò fissi dobbiamo tenere i nostri sguardi in Lui solo, cercando di seguirlo dietro sue  orme che Lui calcò per nostro amore in sua vita mortale. Patire ed amare, sia l’aspirazione del nostro cuore, col primo, lo imitiamo ed a Lui ci uniamo, col secondo, noi gli diamo ciò che gli spetta e da noi richiede.
Pure e sante devono essere le nostre azioni, purificate da retta intenzione. Dio in noi e per Lui solo.
Il mio Diletto Amore, Gesù, che per Lui palpita questo cuore, mi fa sapere che nel suo Regno beato, non entra niente di che men macchiato, perciò l’anima deve essere purificata o da questa vita mortale, se non vuole il suo ingresso in quel beato soggiorno ritardare.
Bisogna essere puri più che l’oro, altrimenti bisogna passare nel crogiolo del Purgatorio.
Eterno Amore, Divina Carità, di Giustizia , Eterno Sole. Gaudio e felicità dei beati che alla vera meta sono arrivati. Deh, Gesù Caro Amore, insegnami ed additami Tu amabile mio Gesù, la via più sicura e facile, per arrivare a Te, ed in Te riposarmi, poi ché avrò lasciata questa vita mortale. Te ne prego, misericordioso Gesù, per i palpiti del trafitto tuo Cuore, che mi amasti e tuttora mi dai prova del Tuo amore, fa caro Gesù se a Te piace, che cessi in me sì eccessivo timore, che io venga a Te ricca e adorna di dei Tuoi tesori in virtù dei meriti Tuoi, e fa che sia degna di lasciar questa vita mortale con un atto del più puro e perfetto Tuo amore. per così unirmi con dolce amplesso a Te mio amato Signore.
5 Mezzi insegnatimi da Gesù, che messi in pratica, sono atti a scansare del tutto oppure diminuire la durata del Purgatorio.
1° Detestare il peccato, evitarlo per quanto leggero sia, come il più gran male, si tratta di venialità, esse si oppongono alla Bontà e Santità di Dio.
2° L’amore di Dio posseduto dai nostri cuori.
3° La carità Regina delle virtù posseduta in sommo grado.
4° La uniformità e santa rassegnazione alla cara ed amabile Volontà di Dio in tutte le prove e tribolazioni.
5° Vivere da pellegrino su questa terra, distaccando il nostro cuore da tutto ciò che ci può allontanare dal nostro Dio, perciò nostra meta: la Patria beata, nostro desio: solo Iddio, nostri beni: quelli che ci ha promessi il nostro padre che è nei cieli.
1° Detestare il peccato, evitarlo.
E’ questo quel gran male, ancorché veniale che se non ci priva della grazia ed amicizia con Dio, raffredda in noi la carità, mette ostacolo all’abbondanza dei suoi doni, impedisce a che l’anima arrivi a possedere quell’intima unione che è frutto di continua preghiera e della purità del cuore, ed è un gran impedimento a che l’anima prenda e spieghi il volo a quel grado di perfezione alla quale viene dal Signore chiamata.
2° L’amore di Dio puro, posseduto nel nostro cuore.
L’amabile Gesù mi dice che questo è quel sacro fuoco che consumando ogni residuo che trova di che men puro od imperfetto, lascia libero il campo all’azione della grazia che il caro Signore è liberale e generoso nel concedere agli eletti suoi.
E’ da esso fuoco che emana quella vivida luce che rischiara l’intelligenza, facendo sì che conosca l’eterna Bellezza di Dio, ami la sua Bontà, possieda la sua Carità e poi la seguiti per quella via che più gli  piace menarla senza che essa dal suo canto metta nessun ostacolo.
E per l’azione di questo fuoco che  le vien purificato il cuore, ma annientata la volontà sua in quella del Suo Signore, è per questa via che è la più sicura e facile che va alla più intima unione, formandosi di due cuori uno solo, Dio solo è l’eterno suo Amore.
Fa caro Gesù che una scintilla di questo Tuo fuoco si comunichi al mio cuore, all’anima mia, da restarne annientata, quando Tu amabile e buon Gesù vieni a me per il gran SS. Sacramento dell’altare.
3° La Carità
E’ d’essa quell’albero carico di frutti piantato nel giardino della Vita. E’ in virtù dell’abbondanza di questi frutti che l’anima nostra diventa ricca di meriti e di virtù.
Sente poi essa di cedere un tutto per amor di Colui che ama il caro Gesù. Sì, cede volentieri un tutto, sia nell’ordine materiale che spirituale.
Questi frutti nel raccoglierli possono essere sani o guasti, ossia questa carità può essere perfetta o imperfetta, e ciò dipende a secondo le nostre intenzioni.
Le primizie di questi frutti che sono i più maturi e buoni, in base alla retta intenzione, e che hanno il suo centro nel cuore, vanno ad essere presentati all’eterno Padrone, Gesù eterno Amore.
Il rimanente di questi frutti, che maturi cadono in sulla terra, vengono lasciati in libertà, di assaporarne ed anche mangiarne a sazietà da tutti quelli che la Divina Provvidenza fa passare lungo quella strada che mena a quel giardino, ove si vede quest’albero sempre verdeggiante con i copiosi e saporosi suoi frutti.
Carità, albero della Vita Eterna che ne è Dio. Carità, Regina delle virtù. Tu hai l’impero sul Cuore di Dio e da esso a noi nell’assunta Umanità portata, perché in retaggio ci fosse lasciata. Carità, ricco nastro, che collega insieme  tutti i fiori delle più elette virtù, per poi essere presentate al caro ed Amabile Gesù.
4° Uniformità e rassegnazione all’Amabile Volontà di Dio
E’ di questa virtù la nobiltà d’animo, con la grande eccellenza ed il sommo pregio con la quale meritò che il nostro Amabile Salvatore ne facesse continua menzione mentre era in questa vita mortale, quando diceva “ Io non sono venuto in questa vita per far la volontà Mia, ma bensì, quella del Padre Mio che è nei cieli, che Mi ha mandato”.
E’ per mezzo questa uniformità alla Sua volontà che l’anima attraversa il burrascoso mare di questa vita senza far naufragio, giacche la sua ancora di salvezza è quest’Amabile Divina Provvidenza, che vigile veglia sulle creature.
E’ per questa che l’anima senza sgomento sale l’erta e scabrosa via che mena alla croce, è d’essa fatta certa che questa ha sua base nel celeste Regno.
Perciò sotto il peso di Essa, non critica e mormora, non indaga l’operare della Divina Sapienza, essendo essa persuasa che tutto deve essere ordinato in nostro bene e vantaggio, ed alla quale non sempre ci vien dato di alzare un lembo di quel velo che copre il tutto con il gran mistero, ma in chi la possiede, è un paradiso anticipato, per la pace che gode, volendo con ciò l’eterno Amore, addimostrarle che in lei ha messo la sua compiacenza, la sua dimora.
5° Vivere da pellegrino su questa terra.
Con questo, il caro celeste Sposo Gesù, mi fa sapere, come vivere e comportarmi devo su questa terra, non curando, ma distaccando il mio cuore dai beni caduchi e materiali di essa.
Vivendo senza sollecitudine, come se oggi stesso dovessi lasciarle, distaccando il mio cuore da tutto ciò che non mi porta ed unisce sempre più al Suo Amore.
Il Caro Gesù mi rammenta, che in me, vuole ed esige, che tutto deve tendere alla perfezione, come Lui con predilezione d’amore mi insegnò, ammettendomi alla sua scuola, aprendo quell’aureo libro, perché vi potessi leggere entro.. e che si appella Divina Sapienza, Divina Intelligenza.
Con questo, il Caro Gesù vuole, che il mio desio sia solo Iddio, mie ricchezze: i meriti suoi e quei beni che Lui stesso ha promesso quando disse “ Cercate il Regno dei cieli e tutto il rimanente vi sarà dato”.
Il mio Diletto Gesù mi va dicendo: “ Vivi, per quanto è in tuo potere da Angelo su questa terra, non ti verrà meno la mia assistenza, tu poi vedrai la ricompensa grande preparatati in quel Regno beato”.
Stella del burrascoso mare di questa vita, Imm. Maria, Tu sii la mia guida, nel condurmi al Tuo Gesù, impetrami che viva seppellita nella tomba del Suo Divin Cuore e che venga incenerita dal Suo Amore.
6° L’amore di Dio purifica l’anima.
Dopo che l’amabile Gesù, mi additò i mezzi atti a scansare di entrare in quel Regno di dolore, ossia, nel luogo di espiazione, ancorché è di questo luogo il possedere l’amor grande di Dio, ed in mezzo a loro vi regni, e sia assisa come regina la Speranza di presto raggiungere quella Patria beata, veder e possedere Gesù l’eterno Sole che letifica quel soggiorno, Gesù va mettendo nel mio cuore quella dolce confidenza che viene da Lui solo e mi prega di far un atto di perfetto abbandono alla sua sempre Amabile Volontà, perché non soccomba allo sgomento che sì frequente mi assale e perciò Lui stesso così prende a dirmi:
“ L’amore di Dio produce nell’anima 2 effetti.
Col primo, la purifica dalle scorie di sue imperfezioni, il 2° solleva l’anima in Dio dando ad essa quella intima e stretta unione, con aumento ed accrescimento di merito in questa vita, con grado di gloria nell’altro.
Il fuoco poi, ossia  le pene a che vien l’anima condannata a soffrire nel Purgatorio, dalla Divina Giustizia, è fuoco di pena e di espiazione. a talché, in virtù di quest’azione purificatrice, venga a l’anima togliendo quell’impedimento a potersi avvicinare e partecipare di quell’Essenza e Bellezza che è Dio, nel Regno di Sua gloria beata.
E poi di questa purificazione, il non accrescere ed aumentarne il merito, né il grado di gloria, rimanendo all’anima di presentarsi davanti all’eterno Sommo Bene, i meriti che si ha accumulati e portati da questa vita mortale.
Mi è dato conoscere che in questo stato di espiazione e sofferenze sì grandi, vedere l’umiliazione di quelle povere anime, poiché da se stesse niente possono fare, ma vedo il cuore dell’amabile mio Gesù intenerirsi, e perciò, se la giustizia divina le punisce, la sua Misericordia desidera e trova i mezzi per farli sollevare, e perciò dando le chiavi di quella prigione in mano alla amata Sposa “ Va’, apri, le dice, e con quei mezzi stessi che  ti do Io, consola, gli uni, solleva gli altri, rendi felici e contenti quelli che io bramo che entrino nel far parte del Mio Regno.
Fa del tuo possibile che siano il più presto possibile unite al bene amato che anelano e desiderano tanto.
Io poi, darò a te la ricompensa grande in quel soggiorno beato”.


Purezza dell’anima
Gesù mi fa vedere che l’anima deve presentarsi davanti all Maestà del Sommo  ed eterno Iddio, bella e pura, di quella purezza e bellezza che uscì dalle sue mani creatrici, che fu opera di un Dio, ricca ed adorna dei tesori che viene ad accumulare in virtù dei meriti suoi infiniti.
Ora quest’anima, che avrà perduta questa bellezza per il peccato, la sua purezza, dopo il lavacro battesimale, le sue ricchezze, quelle consegnatele dal suo celeste padre dopo sua rigenerazione alla grazia, dovrà per sempre essere esclusa a far parte di quell’eredità promessale dal padre suo in quella patria beata? Non di certo, purché qual figlio prodigo ritorni al suo padre pentito, gettandosi tra le amorose sue braccia. Ah, che il paterno suo cuore, che palpita per lui d’amore, non può discacciarlo, allontanarlo, solo è tenuto a dargli un segno del suo ritorno alla grazia, un’adeguata soddisfazione, e questa in 2 modi, in questa vita con opere buone e con penitenze o nell’altra, in luogo di espiazione e purificazione, ne Purgatorio.
Ora Gesù benedetto, mi fa conoscere che in questo luogo, come nel Regno beato, son varie le mansioni dove l’anima a secondo dei meriti che si ha accumulati in questa vita le sarà data la ricompensa o la punizione ancorché temporanea ed in special modo sulla legge santa e divini precetti lasciateci dall’eterno Signore in quel libro aperto che è Lui stesso, quando venne in mezzo a noi in questa vita mortale.
Regno di dolore ancorché vi regni in mezzo a te l’amore, vi passeggi Regina la Speranza, sia di conforto, la rassegnazione, pure io  scorgo, che quelli che vivono entro, soffrono tanto, perché esuli dalla patria beata, non possono vedere, né contemplare, quello che costituisce il Sommo loro Bene, l’eterna loro felicità.
Gesù buono ci faccia in vista di ciò, concepire un sommo orrore al peccato non solo, ma ci sia dato evitare qualunque imperfezione che può disgustare l’eterno nostro Amore.
Gesù mi fa capire, che non mi parlerà che di anime che hanno l’appellativo buone, che battono la via di perfezione, mi fa conoscere che in questo numero son di quelli che lasciando il mondo si sono con Voti a Lui consacrati, come quelli ancorché con semplici promesse, a Lui si son donati e consacrati.

Tre scompartimenti esistenti nel Purgatorio
1° Regione inferiore
2° Regione media
3° Regione superiore

1° Regione inferiore:
Nel 1° io osservai come un gran recinto formato tutto all’intorno, lo vidi ardente come  fornace, è fuoco vivo che arde, ma non consuma, solo la sua azione è purificatrice.
Vi sono in mezzo come in una caldaia bollente, di quelli che parteciparono, come in grado leggero, ma con giusta conoscenza alle mancanze di essi voti, ed in particolare. Gesù mi parla di cuori non abbastanza distaccati, di volontà non sottomessa, di azione od anche semplici parole che possono ferire chi le sente. Ora Gesù mi fa conoscere che questa punizione non per gravi peccati, ma per venialità ed imperfezioni, possono esser trattenuti anche per lungo tempo. Essi parteciparono quasi nel grado leggero a buona parte dei vizi capitali, sia con mancanze contro la bella virtù dell’umiltà, come contro la povertà con procurarsi comodità, il non voler sopportare nessuna contrarietà e poi altri che tralascio per brevità. Ma soprattutto mi è dato conoscere che queste mancanze e imperfezioni che a noi sembrano niente, genera nell’anima la svogliatezza, la tiepidezza, la rilassatezza e perciò raffreddasi la carità, quella che dà lena anche nelle contrarietà, a talchè l’anima non rallenti il suo passo nella via di perfezione che è stata chiamata dall’eterno Suo Amore.
Oh, se Gesù  eterno Sole, potesse far capire come si soffre orribilmente, con poco eviteremo tanto penare che andiamo ad incontrare.
Però il cuore del nostro Signore, che le ama tanto, non permette che siano senza conforto, perciò in mezzo di loro come Regina vi ha stabilito il suo trono la speranza, che sottentrando la Carità, poiché l’eterno Amore non permette che sieno dimenticate dai mortali, poiché nel suo Amore, suscita dei generosi cuori, perché in loro vantaggio si possano prestare, e così anche prima del tempo prefisso possano liberarle. E’ Gesù stesso che riaccende in tanti cuori il fuoco del suo Amore e l’eroismo della carità, dando per queste povere anime, sentimenti di commiserazione per poterle aiutare ed anche liberarle.
Dio che è Santità Infinita, nella sua purità, condanna per diritto di giustizia.
Come Divin Salvatore, nella contro bilancia, ci mette la sua Misericordia ed infinita carità e perciò non può non volere e desiderare che non siano uniti a Lui nella Patria beata.
E’ perciò molto eccellente e meritoria la devozione verso queste anime, è molto accetta al Divin Cuore a che noi con delle buone opere ed impetrazioni apriamo a quelle anime questa prigione..
 
2° Regione media:
Osservo in questa, come un chiaro bagliore che dà il riverbero di un incendio in lontananza, vi son anime tendenti alla perfezione, eppure mi è dato vedere e conoscere che non corrisposero con fedeltà a quel grande amore che l’amato Signore verso di loro addimostrava.
Era volontà dell’eterno Amore, che quelle caste colombe, che gli avevan giurato fedeltà, che gli avevano donato il loro cuore, salissero sul monte e lasciar la bassa valle, dove è confusione ed il tumulto la sua amabile voce non permetteva sentire, è questi con non dare ascolto alle divine ispirazioni...e poi, Gesù benedetto le aveva lassù chiamate, perchè non imbrattassero le bianche ali nel fango di questa terra. Gesù dice, che i beni materiali possiamo usarli come che ci fossero in consegna dati per solo amministrarli, con l’obbligo di doverli a suo tempo cederli o lasciarli e così il cuore non si attaccherebbe, la volontà non ne soffrirebbe e l’anima spiccherebbe il volo senza ostacoli, si fisserebbe sul monte Santo che è Dio solo.
Ora, noi non agendo in questo modo ci fermiamo a mezza strada, e da questo, quante venialità vengono ad accumularsi nel corso dei nostri giorni, quante parole sprecate, quanti consigli non da noi dati potendolo fare, a noi dati e non ascoltati, quanti dal non retto nostro procedere scandalizzati, quanti buoni esempi da dover con lo spirito di carità praticare...e tanti altri..
E da questo quell’impedimento a che l’eterno Amore che aveva il diritto al nostro amore, anziché queste anime e farle provare dei suoi carismi, si meritarono nella vita che le attende, invece di quel caro e consolante invito: Entra nel gaudio del tuo Signore, le è riservato di vedere il volto dell’amato Sposo e Signore, se non adirato, però conturbato. Giacché Iddio essendo perfetto amore, ed amando le sue creature che sono prezzo del suo riscatto, non può da sé allontanarle, ma per diritto di giustizia, non può ammetterle in suo Regno beato, ancorché con picciol neo macchiati.
Perciò quel divin fuoco del suo amore, che in quei cuori è stato se non smorzato, almeno rallentato, le fa condannare ad un fuoco espiatrice che è severo; oh, a quante cose ora non badiamo chiamandole inezie da niente, ma che nell’altra vita saranno punite rigorosamente.
Niente di men puro o macchiato entra in quel Regno beato.
Aimè, di quante miserie e fragilità non son ripieni i nostri giorni! Tu solo puoi conoscerli e numerarli o Signore.
Un atto di curiosità non represso, una parola detta non con fine retto, un puntiglio generato e motivato per mancanza di umiltà, una piccola contrarietà che ci turba da farci perdere la pazienza, l’esser dedite alla maldicenza ancorché in cose leggere, non tenendo conto che la lingua ci fu messa per lodare e benedire N. Signore, per di più se è stata santificata dal suo contatto quando viene a noi nel Sacramento dell’Amore. Il non voler con prontezza perdonare quando si riceve qualche torto, il poco rispetto in chiesa, specie quando si sta a chiacchierare senza necessità con scandalo di chi ci osserva. Comunioni fatte con freddezza o indifferenza, poco raccoglimento nell’orazione, quando queste son motivate da noi, per la poca mortificazione dei nostri sensi. e poi tanti altri che tralascio per brevità.
 Per volontà di N. Signore, vuole che si faccia menzione di quelle anime che sotto pretesto di umiltà, son caparbie nel non volere ubbidire e piegare la loro volontà a chi ne ha dato N. Signore il diritto, ossia confessore, direttore, superiore. Gesù mi fa conoscere che per questi è più severo nel purificarli.
 Oh, preghiamo l’eterna Bontà che illumini la nostra intelligenza e dia a noi tanta volontà da poter far di tutto perché ci correggiamo di tante fragilità. Iddio di certo non ci nega il suo aiuto, se dal nostro canto facciamo di tutto per poterli evitare.
Io osservo queste povere anime, investite da tutte le parti da questo fuoco divoratore, che fa da carnefice, eppure esse son le care, le elette spose del Signore, le  care amiche del suo Cuore che ama tanto e le brama unite a sé nel beato Regno, per farle eternamente godere.
 
3° Regione superiore:
Osservai in questo, che era illuminato come di giorno, manca solo in questo l’eterno sole, perché possa allietare quelli che ci stanno entro.
Non ci scorgo fuoco che le crucci, il cruccio più grande, il martirio più penoso, è la separazione dall’oggetto amato, la privazione della vista di Dio. Son queste anime anelanti di amore verso il loro Signore, d’esse vorrebbero spiccare il volo verso la meta tanto sospirata, non è dato ad essi penetrare ed entrare in questa patria beata. Oh, come soffrono, l’esser impediti di entrare nella casa del loro padre. Ah, come le ritarda e le rende deliranti il non poter riabbracciare lo sposo amato!
Eppure io osservo che la bontà di Dio le chiama, la sua Misericordia le spalanca quelle eternali porte, l’immensa sua carità ha messo a disposizione di loro gl’immensi tesori dei meriti suoi.
Perché dunque anime belle, anime pure, anime sante non penetrate e vi gettate nelle sue amorose braccia a goder quella visione che letificandovi va ad immedesimarvi in Lui solo?
Mi si risponde: che come una sposa che deve presentarsi all’amato sposo, essa non gli va innanzi se non ha indossato la veste nuziale, così non può , l’anima a Dio andare, in quel sito arrivare, ed il premio possedere, finché non sia fatta degna di Dio possedere, per quella purità e santità che è purità e santità di Dio stesso.
Due sono i mezzi che mi vengono accennati per togliere via quelle piccole macchie da questa veste nuziale:  1° il fuoco della carità con la quale ci rende spoglie di noi stesse e ci fa vivere ed agire solo per Dio; 2° quella vita di abnegazione, di sacrificio, di sottomissione con la quale l’anima viene trasformata in Dio solo.
Non son peccati che devono scontare e che ritarda a questo piccolo stuolo, dico piccolo stuolo, perché sono anime che hanno percorso la via di perfezione, ma piccoli atti o meglio dirò, motti del cuore che non sono stati condotti e portati davanti a Dio con la purità d’amore, poca confidenza in Gesù ricco donatore.



2° SGUARDO: Unti del Signore
Diverso scompartimento per loro
Osservai come un profondo abisso, vasto e sterminato, incute spavento, domando: per chi questo sito, questo baratro o mio caro ed amato Diletto?
Ah, io lo capisco mio Signore, Tu eterno Amore me lo fa sapere. Sono i Tuoi unti, quelli che destinati ascendere al santo altare per dover perpetuare quella grande Immolazione da Te compiuta sul Calvario, dovevano essi portare a questa sublime e santa azione, innocenti le mani, puro e casto i loro cuori, scevra da peccato la loro anima, tener la fiaccola accesa della carità, entro la lampada non lasciar mancare l’olio, perché non dovessero inciampare, è quella via che Gesù Sommo ed eterno Sacerdote, li additò ad altri dover insegnare ed al porto di sicurezza farli arrivare, erano a Te mio Diletto anime consacrate, a Te votati, per Tuo onore , Tua gloria zelare.
Io fisso lo sguardo, non mi è dato veder niente, solo sento dei lamenti, come persone in preda ad acutissimi dolori, sento più che mai Unti del Signore. Vedo questo sito tutto addensato dal fumo, sono puniti dalla Santità  e Giustizia  divina più severamente degnai altri, varia per essi pure l’azione di purificazione, sia nel modo come nel tempo, anche per essi vedo tre scompartimenti.
Nel primo quelli condannati a più lungo tempo, nel secondo con più breve durata è più mite la pena, nel 3°, quelli che soli condannati alla privazione, all’immediato possesso della vista e godimento di Dio.
 
1° Scompartimento:
  Mi è dato conoscere che nel profondo di esso Purgatorio, son quelli che nell’umana fragilità, ma con volontà deliberata, hanno commesso delle colpe gravi, specie contro la bella virtù della purità, la divina Giustizia è severa nel punire chi si è imbrattato con queste sozzure, ancorché pentiti, però non scontati in questa vita mortale.
Vidi nella regione inferiore,  tanti di quelli che avevano il petto come dilaniato, ossia squarciato come da uncini di ferro arroventato, tremenda Maestà di Dio. Essi giustamente se la son meritata, poiché fecero scendere nei loro cuori il Dio della purità dell’amore, mi fu dato comprendere che riceverono indegnamente il SS. Corpo di N. Signore, non curandosi, che con sacrilegi  collocassero nei macchiati loro cuori, la purità e santità di Dio che per loro ardeva di tanto amore, terribile cecità, che se la sua Misericordia non li avesse liberati con aprire loro gli occhi dell’intelligenza, sarebbero precipitati nel baratro infernale.
Oh, se questi miseri il sapessero, quanta penitenza non farebbero pur di non dover là tutto scontare e l’ingresso a quella patria beata ritardare. Eppure d’essi avevano ottenuto il perdono, ma non il condono della pena che dovevano scontare. Ah, come dalla loro bocca e dal loro petto usciva invece dell’alito tante fiamme, fiamme espiatrici cagionando in loro atroci spasimi e dolori.
Gesù eterno Amore, fa che quelli che sono stati Unti e a Te Sacrati, Ti servano con
purità di cuore, con fedeltà ed amore, perché non abbiano a sperimentare la Tua Giustizia.
 
2°  Scompartimento:
 Ne vidi di quelli che con le braccia tese, chiedere dai viventi carità e soccorso, rimirai le loro mani, ogni dito sembrava fiaccola accesa, orribile vista, fa pena il dover dargli uno sguardo.
Capì che si tratta di irriverenze nell’amministrare i Sacramenti, irriverenza e poca divozione con la quale sono usi trattare ed avvicinarsi al dio dell’amore, non solo nel riceverlo, ma anche nell’amministrarlo agli altri, specie nella S. Comunione.. Gesù fa lagnanza, che tanti usano toccare con più attenzione un oggetto fragile di e nessun valore che il suo SS. Corpo. Gesù mi dice che languida è la fede, come una lampada che sta per smorzarsi, perché manca l’olio della carità, il fuoco poi del Suo Divino Amore sta coperto e quasi spento dall’abbondanza di ceneri di moltissime imperfezioni.
Osservai poi di quelli che in vita mortale non si curarono di essere di edificazione col buon esempio e con una vita casta, santa e intemerata, esser condannati allo stato di umiliazione, in vista della loro povertà, e mi è dato sapere che la severa Giustizia di Dio, poiché loro non curarono le ispirazioni, qualche volta il rimorso facendolo attutire a secondo le loro mire, ed anche dei buoni consigli che la Divina Provvidenza vigile, li fa pervenire, dico in castigo di queste, la Sua Misericordia che è stata disprezzata, li condanna a non poter usufruire per un dato tempo, dei suffragi che a queste anime sono dati, così sono condannati per più lungo tempo a dover rimanere in mezzo a quelle atroci pene.
 
3°  Scompartimento:
Non di purificazione in mezzo alle pene, ma di sola privazione della vista dell’eterno Sommo Bene, che vengono ad essere queste anime ritardate.
Chi mai son d’esse, queste anime fortunate, che non hanno che spiccare il volo per essere ammesse in quella Patria beata? Noi usualmente parlando le diamo l’appellativo di anime sante.
Son d’esse, che hanno lasciata, col distacco del cuore, questa bassa terra, ed hanno salito il monte della perfezione, son d’esse, che con cuore generoso, son passate nel mar tempestoso di questa vita  senza far naufragio, perché il suo cuore nella più procellosa burrasca, si è mantenuto in calma, gettandosi con un perfetto abbandono nelle braccia della Divina Provvidenza, mediante la santa rassegnazione.
Son d’esse, che si sono avvicinate a quella fornace ardente del Divin cuore, che si son tuffate in quel pelago di Amore, non curanti più di se stesse e perciò la divina Bontà le ha immedesimate, annientate, felice trasformazione, che non curanti di se stesse, zelano la gloria , l’onore di Dio solo.
Son d’esse, che hanno con cura e sollecitudine coltivato quell’albero della vita, che abbondanti ha portato a maturità i suoi frutti, nella perfetta carità.
Son d’esse, che hanno percorso quella via che insegno ed additò il loro Divin Maestro, la percorsero senza sgomento, perché chi le infuse forza e coraggio, fu il Corpo Sacrato del loro Signore, che ricevendo e distribuendo col puro amore, fece dei loro cuori il Tabernacolo vivente, divennero Candelabri d’oro, ove la fiaccola accesa tramandava vivida luce, rimanendo però questi candelabri,  collocati sull’altare del Divin Cuore, in virtù di quella purità di azione e di intenzione, non avendo fisso i loro sguardi che in Dio solo.
Come, o mio Diletto? E non son questi quelli che per il puro affetto, che con slancio di amore, Tu caro Tesoro che sei generoso, non li ammetti ad essere immediatamente partecipanti del gaudio beato che hai di già compartito agli eletti Tuoi?
 Si Gesù, Tu sei Santo, santificati quelli che son entro penetrati, o per la via di purificazione, o per il fuoco del Tuo amore, che riacceso nei loro cuori, consumò un tutto ciò che era imperfezione, perciò io osservo che non molto possono il loro ingresso ritardare.
Eppure quella poca fiducia, o meglio, mancanza di speranza di quell’eterne promesse, ritarda ancor quel beato ingresso, quel poco desio di posseder l’eterno Amore del nostro Creatore e Redentore, che alle volte ha sembianza di umiltà credendosi indegne, ritarda il possesso di quel beato Regno, un motto, una parola lanciata senza carità, non ci lascia avvicinare immediatamente a Dio che è Carità, tante altre piccole imperfezioni, che mi riescono malagevole poter spiegare. Gesù mi dice che si potrebbero tuffare nel mare della sua Misericordia, si potrebbero annientare col fuoco del Suo Amore. Si potrebbero ripagare con far pregio delle Sante indulgenze, mezzi tutti, che tolgono quell’impedimento che si frappone tra Dio e noi.
Gesù, Eterno Amore, Tu ci creasti per amarti, perciò verso di Te tende il nostro cuore, perché Tu fosti il primo ad amarci, caro Signore, fa che il fuoco del Tuo Amore, distrugga ogni impedimento, perché non sia a noi ritardato l’ingresso nel Tuo Regno.

Sguardo datomi da Gesù
Pregavo con fervore dopo la S. Comunione il caro Gesù, perché puro e santo rendesse il mio cuore, a talché non palpitasse che in Lui e per Lui solo.
1° Quando vedo e  sento a me vicino il mio buon Angelo Custode.
Lui presenta a me una chiave, con l’invito di aprire una porta che mi sta davanti, ubbidisco, mi trovo davanti a spaziosa camera, fisso il mio sguardo sul pavimento, d’esso è pulito, solo guardando attentamente, vi scorgo come della lanugine in piccola quantità, se non ci si dà attenzione non si vede niente.
2° Vedo l’Angelo farsi avanti, tiene nelle sue mani un’anfora bianca ripiena di limpido liquido, lo sparge per il pavimento, poi prende una torcia accesa, l’abbassa su di esso, e con grande mia sorpresa vedo questo incendiarsi, son presa da eccessivo timore. L’Angelo mi fa coraggio , ma io non capisco il suo significato.
3° Lui mi fa osservare, che questo fuoco tramanda chiara e vivida luce, non esce del fumo, neppure dà cattivo odore.
Nel contemplare e rimirare che nel pavimento non è niente che possa questo fuoco alimentare, eppure rimane acceso?
Perciò con confidenza mi rivolgo al mio buon Consigliere e gli dico: Senti Angelo mio, dillo e pregalo il cuore del mio Dio, del mio caro Gesù, che se è di suo piacimento mi faccia capire, se è azione di sua grazia, perché io non resti confusa e sgomenta. 4° L’Angelo mi prega di fissare i miei sguardi in alto sulle pareti a rispettiva distanza.  7 lampade sospese, tutte accese, chiara e vivida la sua luce, come in chiaro giorno.
5° Vidi in quell’istante il fuoco smorzarsi, lasciando il pavimento tutto pulito, limpido come cristallo.
Osservai poi, che sotto di ogni lampada, c’era collocato uno scrittoio con sopra un registro aperto. Vidi che sette Angeli entrarono, presero posto su di essi, e si misero a scrivere con celerità, io presa dal desiderio di voler sapere ciò che vi poteva contenere, volevo guardare, non mi fu dato però che vedere ciò che ognuno aveva per intestazione.
Lessi: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà, Timore di Dio.
L’Angelo con dolcezza mi disse: Vedi, non ti è dato leggere il rimanente nella vita presente, ma dall’eterno Amore, tuo Signore, ti sarà dato sapere e vedere quando sarà tolto quel velo che copre, che resta svelato nella Patria beata.
Dopo che la camera era stata in virtù di quell’azione sì pulita, vidi spalancarsi la porta e con un seguito grande entrare lo sposo, teneva tra le sue mani un ricco mantello, si avvicinò ad una donzella, che Lui si aveva scelta come sposa, ne la volle di questo ricoprire, invitandola di andare con Lui conducendola con sé con amplesso d’amore.
Il vero significato spiegatomi da Gesù
1° la chiave:
la dolce speranza con la quale l’anima in virtù dei meriti suoi infiniti, entra a far parte dei suoi tesori. Ha pure altro significato, ossia, i santi desideri con la quale l’anima dà il volo nell’unirsi intimamente a Lui e penetra per questa unione nel suo Divin Cuore.
2° la stanza:
Il Cuore, che l’amabile Gesù, desidera che sia vuoto da ogni affetto terreno, ma che non abbia amore al peccato, per picciol che sia per non offendere i suoi divini sguardi.
3° l’anfora contenente il liquido:
la grazia che Gesù, eterno Amore dà con sovrabbondanza ai cuori che lo amano, come il liquido ne è il Prezioso suo Sangue, che scorre nei cuori quando il caro Gesù viene a noi nella SS. Eucaristia.
4° la torcia accesa, il pavimento, la lanugine:
il fuoco del divino Amore che a misura che più si aumenta, va consumando e distruggendo la lanugine di ogni imperfezione, come il non tramandare niente del fumo, mi vien fatto capire che non di peccati veniali avvertiti si tratta, ma di sole imperfezioni che vanno distruggendosi a misura ed in forza dell’aumento dell’amore che si ha verso N. Signore.
5° le lampade accese:
i sette doni dello Spirito Santo che riempiono l’anima dell’abbondanza dei suoi frutti, la trasformano, la spiritualizzano, l’annichilano in Dio, formando del suo Cuore il Tempio vivente del Divino Amore.
6° il pavimento pulito, lucido come cristallo:
La purità dell’anima. Come è bella un’anima scevra dal peccato, l’eterno Amore fa sua dimora permanente, ci sta e riposa in essa con compiacenza. L’azione distruggitrice che opera il Divino Amore, ha il suo lavorio nel cuore, e questa va operandosi in due modi, 1° in forza di afflizioni e tribolazioni che nel mentre purificano allo steso tempo aumentano la grazia, 2° l’amore di Dio col vincolo della carità, le santificano, rendendo le azioni meritorie in virtù dei meriti suoi.
7° Gli Angeli che scrivono nel registro:
gli Angeli della nostra custodia dateci dalla Divina Provvidenza, son quelli che presentando le nostre azioni al trono dell’eterno Amore, e da Lui accettate, vengono nel libro dell’eterna vita registrate.
8° Non mi fu dato leggervi entro:
L’uomo in questa vita mortale deve vivere di fede, perciò tutte le nostre azioni, intenzioni, sacrifici, opere buone, quando queste vengono collegate in unione a quelle di Gesù Nostro amore, vengono ad essere partecipanti dei meriti di sua SS. Vita e passione, l’uomo addiviene ricco di quei tesori che solo Iddio ne è il Sovrano rimuneratore, ma con ciò non è dato  all’anima poter rimirare, né alle volte sperimentare i suoi benefici vantaggi in questa vita, giacché viene coperto e velato dal mistero.
Perciò non mi fu dato leggere che l’intestazione, perché dalla divina bontà è riservata quella grande sorpresa all’anima, di esserle svelato tutto ciò che costituisce merito e ricompensa, come gradi di gloria in quel regno di beatitudine e di eterna felicità.
E’ nel Cuore di Dio che al riflesso di quella purità e santità che conosce il valore di ogni azione, è dal raggio di eterna Sapienza che l’anima penetrando in quel Regno beato, vede con divina chiarezza ciò che si ha meritato, è in virtù di quella Sovrana Misericordia del Divin Verbo Umanato che gli ha la via insegnata e tracciata, che viene ad essere in Dio immedesimata e fatta partecipe di quella gloria che non ha fine.
 
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