TRE ANGELI DI SEGUITO Di don Marcello Stanzione |
Scritto da Amministratore | |
lunedì 31 luglio 2017 | |
Santa Francesca Romana ebbe la presenza continua di un angelo ai suoi fianchi. Ella è rappresentata così nella sua grande statua monumentale che figura a San Pietro in Roma. Nella preghiera della sua festa, la Chiesa ringrazia Dio di quello che, in mezzo ad altri doni della sua grazia, l’ha gratificata con un rapporto familiare con un angelo e chiede, per i suoi meriti e la sua intercessione, che i suoi figli entrino un giorno nella società degli angeli. E’ impossibile trovare una più formale dichiarazione che la Chiesa ha creduto e crede nell’intervento visibile di un angelo nella vita di santa Francesca Romana. E, comunque, quell’angelo è rimasto invisibile a tutti gli altri occhi che non i suoi. Ma santa Francesca ha dichiarato in una maniera così affermativa al suo confessore che un angelo era incessantemente ai suoi fianchi, ella ha dettagliato in una maniera così precisa i servizi ch’egli le rendeva che la Chiesa, giudicando la santa sana di spirito e grandemente illuminata da Dio, si è arresa alla sua testimonianza ed ha rifiutato di credere ad una allucinazione, da cui lei sarebbe stata vittima. Un’allucinazione non illumina, non consola, non fortifica; ora, l’angelo familiare comunicava a santa Francesca penetranti luci, la inondava di consolazioni divine, le infondeva soprannaturali energie. ...
Ma entriamo nel dettaglio dell’assistenza degli angeli nei riguardi di quella santa. Poiché, oltre il suo angelo custode, ella ne ebbe tre successivamente che colmarono nei suoi riguardi differenti uffici. Essi corrispondono a quelle tre fasi della vita spirituale che si chiamano, nel linguaggio mistico, la fase purgativa, la fase illuminativi e la fase unitiva. Non sono delle denominazioni arbitrarie; esse segnano tre stati d’anima nettamente caratterizzati. Per giungere all’unione divina, l’anima ha bisogno prima di tutto di essere purificata, secondo di essere illuminata; essa non si innalza al terzo grado che dopo esser passata felicemente le prime due. santa Francesca ebbe dunque prima di tutto un angelo correttore. Egli rimase invisibile, ma segnalava la sua presenza con dei colpi e dei sospiri che infliggeva a Francesca, ch’ella fosse sola o che si trovasse in società. E se correggeva così l’innocente pecorella di Dio, era per delle colpe ben leggere: poiché ella non osava rivelare al suo confessore i segreti con cui Dio la colmava, o perché ella temeva di opporsi ad una conversazione tenuta in sua presenza dove la vanità aveva troppa parte. Che non si vada d’altronde ad immaginarsi una pioggia di sospiri che cadevano su Francesca; quelle correzioni furono relativamente rari ma l’angelo, mi si perdoni l’espressione, non vi andava con mano morta. Dopo l’angelo correttore, venne l’angelo illuminatore. Questi era continuamente visibile. Francesca lo ricevette da Dio in delle circostanze ben toccanti: ella aveva perduto un innocente figlio chiamato Evangelista; una notte quel beato figlio le apparve e le presentò un angelo, il quale doveva oramai stare ai suoi lati. Era un angelo del secondo coro celeste, ossia un arcangelo; egli rappresentava con la sua taglia un bambino di nove anni, l’età di Evangelista di cui teneva il posto presso sua madre; egli portava la tunichetta dei suddiaconi; era così raggiante che i suoi lineamenti erano appena visibili, tuttavia Francesca era ammessa nel contemplarli quando parlava di lui al suo padre spirituale oppure quando lei era alle prese coi demoni. Il santo arcangelo la sosteneva allora scoprendole il suo volto e, se l’assalto diventava più furioso, egli scuoteva la sua bionda chioma, e le scintille che ne fuoriuscivano cacciavano gli spiriti infernali. Se la santa aveva commesso qualche impercettibile colpa, egli svegliava la sua coscienza sparendo per qualche istante; egli non la colpì mai, come l’avrebbe colpita poiché teneva il posto del suo bambino? Francesca, talvolta, indicava alle sue intime amiche la presenza del suo compagno celeste, facendo mima di posare la sua mano sulla testa. A quell’angelo succedette l’angelo del periodo punitivo. Egli prese posto ai lati di Francesca allorché, dopo la morte di suo marito, ella entrò, per consumarvi la sua vita santa, nel monastero della Torre degli Specchi ch’ella aveva fondato. Egli era del quarto coro, il primo della seconda gerarchia celeste, che si chiama il coro delle Potenze; egli gettava un irradiamento più intenso del primo ed il suo abito era la dalmatica dei diaconi; egli cacciava i demoni, non già scuotendo la sua capellatura, ma con la sola fissità del suo sguardo. Questo nuovo compagno celeste aveva nella sua mano sinistra tre ramoscelli d’oro, simili a quelli della palma; e, nella sua mano destra, egli estraeva delle foglie da quei rami a forma di seta che arrotolava intorno al suo collo e con cui faceva delle palline; e mai interrompeva quella occupazione. Tre anni dopo la sua venuta, il 15 agosto 1439, sette mesi circa prima della morte della santa, egli cominciò un altro genere di lavoro. “Come l’artista che precedentemente, dice un recente storico della santa, tende le sue corde sulla sua chitarra, l’angelo il cui splendore era abbagliante pareva tendere e fissare su di un telaio i fili d’oro tratti dalle tre palme. Poi, con voce infinitamente dolce e soave, egli disse alla santa. “Ecco che sto per tessere tre tipi di tele: l’una di cento filetti nella sua trama, l’altra di sessanta, la terza di trenta”. Con la quale parabola, l’angelo faceva allusione ai frutti e diverse perfezioni dei tre stati della santa, verginità, matrimonio, vedovanza. Quanto al numero di filetti, centonovanta, esso corrispondeva esattamente al numero di giorni che la beata doveva ancora passare sulla terra. Era in qualche modo la vita di Francesca che l’angelo tesseva sotto i suoi occhi e, ogni giorno, la navetta d’oro correva più leggera tra i fili dorati. Quando la santa fu sul punto di morire, egli stava al capezzale del suo letto e metteva una rapidità straordinaria nel completare la sua ultima tela. Ella morta, tutto era compiuto; ed egli portò la sua anima in Paradiso per presentarla a Dio coi meriti della sua santa vita che aveva, con tanta perseveranza, raccolti e orditi. Santa Francesca ebbe ancora la visione di altri arcangeli; così fu l’arcangelo Raffaele che la accompagnò e la confortò nella sua terribile discesa negli abissi infernali. Si può dunque dire che nessuna esistenza fu più attraversata della sua dall’allacciamento dei due mondi angelico e diabolico. Quello che si produsse visibilmente intorno a lei si riproduce, benché in una proporzione più ristretta ed in un maniera invisibile, nell’esistenza di ogni cristiano. |
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