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MONDO CATTOLICO E ANGELI di don Marcello Stanzione PDF Imprimir E-Mail
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giovedì, 02 de febbraio de 2017
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MONDO CATTOLICO E ANGELISan   Bernardo è il grande diffusore della devozione all’angelo custode col quale egli familiarizza il mondo cattolico, abituandolo a vivere sotto lo sguardo dei beati spiriti. E’ dalle innumerevoli fondazioni cistercensi che questa idea si espanderà in Europa. Egli riassumerà la sua dottrina con quella bella formula che impiegava frequentemente coi suoi monaci : “Non fate mai davanti agli angeli quello che non fareste davanti a Bernardo !”.
         Nello stesso tempo che egli sviluppa nel De consideratione e nei suoi sermoni la sua angelologia, l’abate di Chiaravalle dichiara, modesto : “Io conosco bene i loro nomi, ma è forse tutto quello che so di essi !” (Sermone per la festa di San Martino).
         Ma Bernardo ne sa ben di più che la sua umiltà non lo spinga a confessare. E’ tutta una angelologia coerente che egli dispensa.
         Secondo lui, gli abitanti della Gerusalemme celeste sono gloriosi, beati, distinti, stretti secondo la loro dignità. Eterei di corpo, impassibili, immortali. La loro santità è senza difetto, la loro dolcezza incomparabile, la loro castità perfetta, la loro pace totale. Essi servono la gloria e la lode di Dio. Intermediari tra Cristo e le anime, gli angeli non s’interpongono ma mostrano Dio all’uomo con dei “graziosi simboli”. ...
 
...
        Nel XIII secolo, Bonaventura, un francescano, e Tommaso d’Aquino, un domenicano, alla luce della filosofia aristotelica riscoperta nelle biblioteche arabe, giungeranno alla pienezza della scienza degli spiriti celesti, guadagnando l’uno il soprannome di dottore serafico, l’altro quello di dottore angelico. In materia di angelologia, la Summa teologica di San Tommaso d’Aquino resta il monumento ed il riferimento assoluto, presentando una veduta completa ed argomentata di tutte le conoscenze della Chiesa e della filosofia greca.

         Questo vertice annuncia la caduta. Il XIV secolo scopre una nuova concezione della filosofia nella quale l’angelo non è già più al suo posto. Da alta speculazione intellettuale, l’angelologia diventa semplice mezzo per rassicurare i credenti in mezzo alle crudeli prove dell’epoca. La società laica, sotto l’influenza cistercense, poi sotto quella di Gerson, ricorre sempre più volentieri all’angelo custode.  Non senza semplice superstizione talvolta, cosa che giustificherà la diffidenza dei riformatori, Calvino e Lutero in testa, tutti e due violentemente opposti ad ogni forma di devozione angelica. La reazione verrà dalla Contro-Riforma e dapprima dagli ambienti gesuiti.

         Gli Esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola, dove il fondatore della Compagnia di Gesù sviluppa il tema dei due stendardi e quello, essenziale, del discernimento degli spiriti, ed il trattato teologico di Francisco Suarez (1548-1617), De Angelis, largamente diffuso, danno agli angeli una nuova popolarità, collegata alla fondazione della confraternita degli angeli custodi.

         San Francesco di Sales non insegna altra cosa. Nella Introduzione alla vita devota, il vescovo di Annecy consiglia alla sua destinataria, Filotea : “Rendetevi molto familiare con gli angeli ; vedeteli spesso, invisibilmente presenti nella vostra vita, e soprattutto amate e riverite quello della Diocesi nella quale voi siete, quelli delle persone con le quali vivete, e specialmente il vostro ; supplicateli spesso, lodateli normalmente, ed impiegate il loro aiuto e soccorso in tutti i vostri affari, sia spirituali sia temporali, affinché cooperino alle vostre intenzioni”.  

         Il XVIII secolo filosofico spegnerà questa fiammata di fervore angelico, abbandonandolo agli umili ed agli ambienti devoti troppo spesso volti in ridicolo ed il cui numero diminuisce considerevolmente. E’ abbastanza rivelatore che la sola precisazione della Chiesa riguardante gli angeli in questo periodo sia per deplorare, nel 1726, nel Concilio di Fermo, la bellezza lasciva e troppo carnale degli angeli che ornano le opere religiose...

         Raffreddamento di cattivo augurio.

         Il XVIII secolo, e più ancora il XIX cosparso di pregiudizi scientisti, rigettano la religione al livello della superstizione puerile, e negano con una stessa voce l’esistenza degli spiriti buoni e cattivi, così come i fenomeni mistici. E’ contro questo atteggiamento che la Chiesa non smette di lottare, richiamando a tempo ed a controtempo la realtà del diavolo e degli angeli.

         I testi di un semplice Concilio provinciale, come quello che si tenne a Reims nel 1853, illustrano chiaramente questa preoccupazione : “Nello sconvolgimento e lo sbandamento delle vite umane, il ruolo e l’influenza degli angeli, sia buoni, sia cattivi, sono molto importanti ; chiunque vuole farne astrazione è sicuramente incapace di comprendere pienamente e di esporre la storia e la vita degli individui e dei popoli”.

         Si tratta evidentemente qui di restituire tutta la storia del mondo ed i destini individuali in una prospettiva escatologica che l’epoca rifiuta. Forse più chiaroveggenti degli scientifici e degli storici, gli scrittori ed i poeti sentono, in questa negazione stessa del mondo invisibile dal visibile, un effetto della lotta terribile del bene e del male. Il periodo romantico e la fine del XIX secolo marcano in letteratura una grande offensiva del tema diabolico. E’ ben presto la realtà, col corteo di orrori del XX secolo, che sembrerà obbedire ad un capo d’opera segreto ed animato di un odio folle. Contro questo odio scatenato, la Chiesa avrà moltiplicato gli avvertimenti e proposto i rimedi.

         Nel primo Concilio Vaticano, nel 1870, Pio IX ha solennemente riaffermato l’esistenza degli angeli e dei demoni : “Dio creò insieme dal niente fin dall’origine del tempo l’una e l’altra creatura, la spirituale e la corporale, cioè l’angelica e la terrena”.

         Nel 1887, Leone XIII, il papa del collegamento dei cattolici francesi alla Repubblica ed alle grandi encicliche sociali, che non passa per un sovrano pontefice reazionario, riconoscendo la mano di Lucifero nelle crisi che scuotono il mondo, rende obbligatorio la recita, alla fine di ogni Messa, di una preghiera di invocazione a San Michele per reclamare il suo soccorso contro gli angeli ribelli (Questa preghiera è stata soppressa dopo il Vaticano II). Egli raccomanda anche delle preghiere di esorcismo. Pio XI, in numerose occasioni, invita ad implorare l’aiuto degli Angeli, dicendola efficace (Riferirsi tra le altre, al suo discorso agli elettricisti del 10 giugno 1923 ed al suo discorso ai fanciulli cattolici del 2 settembre 1934 dove egli dichiara : “Noi ci siamo sempre sentiti meravigliosamente assistiti dal nostro Angelo custode. Molto spesso, noi sentiamo ch’egli è là, pronto ad aiutarci”. Egli non esita a chiamarli familiarmente “miei aiutanti di campo”. Infine, Monsignor Angelo Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, si ricorderà, partendo per la sua ultima missione di nunzio apostolico, di questa raccomandazione di Pio XI, che gli aveva confidato, egli diceva, “un bellissimo segreto” : “Quando ci arriva di dover parlare con una persona difficilmente accessibile ai nostri argomenti e con la quale il nostro linguaggio deve avere un tono tanto più persuasivo, noi ricorriamo al nostro angelo custode. Gli raccomandiamo l’affare. Gli chiediamo di intervenire presso l’angelo custode della persona che stiamo per incontrare. Una volta stabilita l’intesa tra i due angeli, la conversazione diventa molto più facile” (Riportato da Giovanni XXIII nel suo discorso del 9 settembre 1962 nella Basilica romana di Santa Maria degli Angeli).

         Andando sempre incontro ai pregiudizi moderni, Pio XII, nel 1950, nell’Enciclica Humani generis, ricorda, una volta ancora, il carattere personale degli Spiriti angelici, condannando la tesi in voga secondo la quale tutti non sarebbero che delle raffigurazioni delle nostre pulsioni, delle nostre paure e delle nostre angosce...Carattere così personale che, il 3 ottobre 1958, l’indomani della festa degli angeli custodi, egli non esita a dichiarare ad un gruppo di pellegrini americani : “Bisogna intrattenere una certa familiarità con gli angeli la cui costante sollecitudine si impiega alla vostra salvezza ed alla vostra santificazione. Se Dio lo vuole, voi passerete una eternità di gioia con gli Angeli ; imparate a conoscerli fin da ora”.

          Giovanni XXIII, da parte sua, vede negli angeli dei “buoni consiglieri”. Egli non teme, in un periodo di grandi partenze estive, allorché si moltiplicano gli incidenti della strada, di invitare gli automobilisti a chiedere la loro protezione.

         Il Vaticano II, nella convocazione del quale Giovanni XXIII vedeva una ispirazione angelica, pone l’accento su di un altro aspetto, mal compreso, come pure un po’ inquietante, del ruolo degli angeli : quello che terranno nella parusìa, quando il Figlio dell’Uomo ritornerà nella sua gloria.

        Da quest’ultimo Concilio, tutti i papi hanno ridetto il posto eminente degli angeli nell’economia della Salvezza, deplorando che la società attuale non ne sia più cosciente.

         Il Concilio Vaticano II in Lumen Gentium, scrive : “La Chiesa ha sempre venerato con un affetto particolare la Beata Vergine Maria ed i santi angeli, gli apostoli ed i martiri”. Paolo VI lo ribadisce nel Credo del popolo di Dio definendo l’espressione niceana, “l’universo invisibile”, come designante “i puri spiriti che si chiamano angeli”, sottolineando che la loro esistenza è un dogma di fede. Ma tutti questi avvertimenti del Magistero romano da cento cinquanta anni non incontrano nella Chiesa l’eco desiderato, strappando quel sospiro a Giovanni Paolo I che non era allora che il cardinale Albino Luciani : “Gli Angeli sono i grandi sconosciuti della nostra epoca...”.

         Grandi sconosciuti, certo, la cui assenza, però, pesa a molti credenti.

         Mentre che numerosi sacerdoti, temendo di essere presi per dei semplici di spirito, cacciano dal loro insegnamento il minimo riferimento a questi personaggi imbarazzanti, sette e correnti religiose più o meno eredi delle eresie gnostiche recuperano l’universo angelico.

         Come lo sottolineava, con un misto di divertimento e di sorpresa, un giornalista autore di una inchiesta sugli angeli (Piero Jovanovic, Inchiesta sull’esistenza degli angeli custodi), l’angelologia, quasi introvabile nelle librerie religiose, fiorisce sugli scaffali delle librerie specializzate in esoterismo...

         Oltre che abbandona le sue pecorelle ai pericoli ben reali,  diversi rappresentanti del clero, così facendo, li priva, e si priva, di antiche ed autentiche ricchezze. Perché, che si tratti della liturgia tradizionale fin dall’antichità o delle feste instaurate in loro onore, la devozione angelica è spesso di una incomparabile bellezza.

         L’idea che le liturgie umane sono sincronizzate alle liturgie celesti è ben anteriore all’epoca cristiana poiché gli Esseni di Qumran lo insegnava già (Anche il cristianesimo lo insegna. Nel suo Sermone sull’Epifania, San Gregorio di Nazianzio scrive : “Glorifica Dio coi pastori, celebraLo con gli angeli, forma un coro con gli arcangeli. Che questa festa sia comune alle Potenze celesti e terrene. Perché io sono persuaso che quelle si rallegrano oggi e celebrano la festa con noi”). La Chiesa andò più lontano poiché essa conclude alla presenza degli angeli il sacrificio cristico del Calvario che Essa rinnova dal ministero dei suoi sacerdoti. Doppia presenza poiché l’assistenza angelica è composta, da una parte dagli angeli custodi delle persone presenti e da quelli del santuario, dall’altra parte da una scorta regale che accompagna Cristo che scende sull’altare nel momento della Consacrazione.

         Questa credenza, la proclamava già Origene. Nello stesso tempo, egli faceva degli angeli dei censori discreti della buona tenuta del clero e dei fedeli. “Se quello che diciamo è conforme al pensiero ed all’intenzione delle Scritture, gli Angeli si rallegrano e pregano con noi. E, perché gli Angeli sono presenti nella Chiesa, è prescritto alle donne che pregano di avere un velo sulla testa a causa di essi”.

         San Giovanni Crisostomo rincara su questa presenza delle Potenze celesti per meglio sottolineare la solennità della Messa : “Rifletti vicino a chi stai e con chi vai ad invocare Dio : con i Cherubini. Rappresentati in quali Cori tu entrerai. Che nessuno si associ con negligenza a questi inni sacri e mistici. Che nessuno custodisca pensieri terrestri (sursum Corda !) ma che, distaccandosi da tutte le cose terrene e trasportandosi tutto intero in cielo, come tenendosi a lato del trono stesso della Gloria e volando con i Serafini, egli canta l’inno santissimo del Dio di gloria e di maestà”.

         Infine, è possibile dire : “Quando il sacerdote celebra, egli onora Dio, rallegra gli Angeli, edifica la Chiesa”.

         Questa presenza degli Angeli, la liturgia la sottolinea lungo tutta la Messa e lungo tutto l’anno. Nel rito tradizionale pre-conciliare, e particolarmente in Francia, la Messa domenicale era preceduta dall’Aspersione, che è una purificazione del santuario e dei presenti, il celebrante aspergendo l’altare, il clero ed i presenti di acqua benedetta al canto dell’Antifona Asperges me, Domine (Rimpiazzata nel tempo pasquale dall’Antifona Vidi aquam ).

         Dallo stesso pensiero di purificazione procede la preghiera che la segue : Exaudi nos, Domine, Sancte Pater, onnipotens aeterne Deus : et mittere digneris sanctum Angelum tuum de caelis, qui custodiat, foveat, protegat, visitet, atque defendat omnes habitantes in hoc habitaculo

         (“Esauditeci, Signore, Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno, e degnatevi di inviarci dal cielo il Vostro Santo Angelo perché vigili su tutti quelli che si trovano in questo luogo, perché egli li circondi e li protegga, perché li custodisca e li difenda”).

         Ed anche la benedizione dell’incenso nel corso delle Messi solenni : “Per intercessione del beato Michele Arcangelo, che sta alla destra dell’altare dei profumi, e di tutti gli eletti, il Signore si degni di benedire quest’incenso, e di riceverlo come un soave profumo”.

         Rituale di purificazione e di esorcismo nel quale è richiesto l’aiuto del Principe della milizia celeste, vincitore di Lucifero. E’ ancora Michele che è, in terzo luogo, invocato nell’ultima fase di queste purificazioni, la recita del Confiteor. Posto eminente che dona al primo dei Serafini il suo ruolo di intercessore privilegiato in favore dei peccatori.

    Proseguendo la Messa, il Gloria, direttamente ispirato dal canto degli angeli la notte della Natività, collega maggiormente l’universo visibile e l’invisibile in uno stesso canto.

      Il Canone è preceduto dal Prefazio che, nel Rito tradizionale, varia col periodo dell’anno e la festa celebrata ; ma, qualunque sia il giorno, questa lunga preghiera di azione di grazia mette in scena la potenza del Signore e gli onori a Lui resi dalle forze cosmiche tutte intere.

         Quello che gli uomini e gli Angeli ridicono senza fine, l’inno della gloria, è il Sanctus, introdotto nella liturgia orientale nel IV secolo, adottato dalla liturgia romana nel V. Non è altro che la lode dei Cherubini davanti al trono di Dio, al punto che la chiesa bizantina nomina spesso il Trisagione l’inno cherubinico o Cherubikon (“Davanti a Lui, i Cori degli Angeli con tutte le Potenze e le Dominazioni, i Cherubini dagli occhi molteplici ed i Serafini dalle sei ali si coprono il volto ed acclamano l’inno : alleluia”).

          Dopo la Consacrazione e l’Elevazione, è ancora il ministero angelico che richiede l’officiante. Da una invocazione che introdusse San Gregorio Magno nel VI secolo : Supplices Te rogamus, omnipotens Deus : jube haec perferri per manus sancti Angeli Tui in sublime altare Tuum, in conspectu divinae majestatis Tuae ((Noi Te ne supplichiamo, Dio onnipotente, fai portare queste offerte dalle mani del Tuo Santo Angelo, sul Tuo altare, in presenza della Tua divina maestà). Non c’è affatto occasione in cui la liturgia ometta di ricordare il concorso degli Angeli. Che si tratti delle Antifone della Vergine, quali l’ Alma Redemptoris Mater, o l’Ave Regina caelorum, che evocano la missione di Gabriele presso Maria od il titolo mariano di Regina degli Angeli, dell’Inno comune degli Apostoli, che riporta l’evasione di San Pietro, della dedicazione delle nuove chiese dove si canta “Sposa santa che avete milioni di Angeli per corona”, dai canti del Corpus Domini come il Lauda Sion od il Sacra Solemnis, dalla Victimae Paschali dei Vespri di Pasqua o della spledida O Filii et Filiae che proclamano il messaggio dell’angelo della Resurrezione, l’anno liturgico è una riconoscenza perpetua della presenza soccorrevole degli spiriti beati. Ma l’assistenza angelica, questa “doppia Chiesa” come la chiamava Origene, non si limita alla Messa. Sono gli angeli che la Chiesa, nelle Compiete della domenica, istituisce custodi, non solamente con la recita del Salmo 90 (“Egli ha dato ordine ai suoi angeli di portarti in tutte le Tue vie per timore che il Tuo piede urti una pietra”. E’ il passo che Lucifero, buon teologo, utilizza per provare di tentare Cristo) ma con una bellissima preghiera : Visita, quaesumus, Domine, habitationem istam, et omnes insidias inimici ab ea longe repelle : angeli Tui sancti habitant in ea, qui nos in pace custodiant (“Te ne preghiamo, Signore, visita questa dimora, e scaccia lontano da essa il Nemico e tutte le sue tentazioni. Che i Tuoi Santi Angeli la abitino e che ci custodiscano nella pace”).

         La Chiesa fa ugualmente degli Angeli i testimoni felici dei battesimi, delle ordinazioni, delle consacrazioni episcopali. Tertulliano li mostrava che assistevano ai matrimoni cristiani : “La felicità del matrimonio di cui la Chiesa conferma l’offerta, sigilli la benedizione ; gli Angeli lo annuncino ed il Padre la ratifichi”.

         Non è fino al Sacramento della penitenza che non sia facilitato dalla vigilanza dell’angelo custode, invocato da tempo prima della confessione in questo tipo di preghiera : “Mio buon Angelo, fedele e zelante custode della mia anima, che siete stato testimone delle mie cadute, aiutatemi a rialzarmi, e fate che io trovi in questo Sacramento la grazia di non più ricadere”.

         Infine, sono ancora gli angeli che la Chiesa chiama al capezzale dei malati e dei morenti.

         Parallelamente a questi grandi testi liturgici che li mettono in scena, gli Angeli vedono il loro posto onorato in modo più modesto ma toccante in dei canti popolari. Talvolta associati alla Vergine, come è il caso nelle prime strofe della celeberrima Ave Maria di Lourdes, essi sono soprattutto gli indispensabili cantori delle melodie di Natale. Che si tratti di un canto elaborate, quale l’Adeste Fideles, composto in latino all’inizio del XVII secolo, del suo contemporaneo linguadociano, “Gli Angeli nelle nostre campagne”, del meno celebre “Tra il bue e l’asino grigio” (Tra il bue e l’asino grigio / Dorme, dorme, dorme il piccolo Figlio / Mille Angeli divini, mille Serafini / Volano intorno a questo alto luogo d’amore), o del più recente “Tre Angeli sono venuti stasera”, essi non smettono di volare nel cielo di Betlemme. Non una chiesa, una volta, che non avesse posto davanti alla grotta un angelo in abito rosa e dalle grandi ali dorate, devotamente inginocchiato, e che muoveva interminabilmente la sua testa dai boccoli biondi quando vi scivolavate una moneta nel tronco che egli sorvegliava.

         Le feste propriamente dedicate agli angeli nel calendario sono relativamente poco numerose nella Chiesa cattolica. La più antica è quella di San Michele, celebrata il 29 settembre, data della dedicazione, nel VII secolo, di una basilica romana posta sotto la protezione dell’Arcangelo ed oggi sparita senza lasciare vestigia. La festa fu detta primitivamente “di San Michele e dei Santi Angeli”, perché, onorando il Principe della milizia celeste, la Chiesa intendeva celebrare tutti i suoi eserciti. San Michele, nella stessa epoca, doveva vedersi attribuire due altre solennità : l’8 maggio, anniversario delle sue apparizioni del monte Gargano, e, in Normandia, il 16 ottobre, anniversario delle apparizioni del monte Tombe. Senza dubbio contemporanea fu la festa dell’Arcangelo Uriele, celebrata il 15 luglio e sparita nel IX secolo, quando le autorità ecclesiastiche bandirono questo Serafino assente dai testi ritenuti canonici della Bibbia dal culto ufficiale. Bisognò aspettare il XIV secolo perché, le figure di Gabriele e di Raffaele popolarizzandosi nella cristianità occidentale, la Chiesa accordasse loro una festa personale. Quella di san Raffaele fu fissata al 24 ottobre. Quella di San Gabriele doveva conoscere un destino più agitato. Dapprima celebrata il 5 dicembre, fu in seguito spostata al 18 marzo, prima di essere definitivamente fissata al 24 marzo, vigilia dell’Annunciazione, che costituiva d’altronde la data più logica. All’inizio del XVII secolo, Sisto V aveva autorizzato il Portogallo a celebrare la festa del suo angelo custode. Benché ammessa prima dai teologi francesi del Medio Evo, San Bernardo e Gerson tra gli altri, questa devozione conobbe la sua più grande espansione nei paesi ispanici, ed è sotto la loro influenza che ritornò in forza nel XVII secolo.

         Fondandosi sul precedente ispanico e portoghese dove la festa degli angeli custodi si celebrava fin dal 1518, la Chiesa, nel 1608, la estese a tutta la cattolicità ; essa fu definitivamente inscritta nel calendario romano nel 1670 e celebrata ogni 2 ottobre, primo giorno liturgicamente disponibile dopo San Michele.

         Infine, la Chiesa incoraggiò la pratica delle devozioni angeliche ogni lunedì e lungo tutto il mese di ottobre. Era ben poca cosa paragonata alle innumerevoli feste angeliche dei calendari ortodossi, orientali, copti ed etiopi (Gli Etiopi, oltre le celebrazioni dei tre grandi Arcangeli, mensili, consacrano una festa ad ognuno dei nove Cori angelici).

         Questa pratica differente delle Chiese d’Oriente e d’Occidente mette soprattutto in evidenza il disinteresse manifestato per l’angelologia in Occidente alla fine del Medio Evo. E’ d’altronde in una prospettiva cristocentrica molto paolina che la cattolicità insegna come conviene celebrare queste feste angeliche : “Per celebrarle santamente, bisogna ringraziare Dio della grazia che ha fatto loro di restare fedeli, mentre che Lucifero ed i suoi partigiani si sono ribellati contro di Lui. Chiedere la grazia di imitare la loro fedeltà ed il loro zelo per la Gloria. Venerarli come i Principi della Corte celeste, nostri protettori e nostri intercessori presso Dio. Pregarli di presentare a Dio le nostre suppliche e di ottenerci la Sua divina assistenza”.

         Così la Chiesa non smette di riporre gli Angeli nel ruolo di assistenti discreti che è divenuto loro al mattino di Pasqua (In Italia, il lunedì di Pasqua è chiamato Giorno dell’Angelo).

Se il pensiero occidentale, fin dalla fine del Medio Evo, e la fede della Chiesa nel corso del XX secolo si sono stornati poco a poco dall’angelologia, altre religioni, altre correnti spirituali non hanno mai smesso di interessarvisi. Questa tendenza fu e rimane molto più marcata nelle diverse eresie cristiane nel corso dei tempi e nei movimenti che, ancora oggi, in maniera più o meno cosciente, in modo più o meno aperto, fondano le loro dottrine su quelle di quelle antiche sette eretiche. Gli angeli, in queste speculazioni, tengono talvolta un ruolo tale che obbliga di ricordarsi degli avvertimenti degli apostoli, più delle messe in guardia del magistero cattolico : ogni angelo non è necessariamente colui che pretende essere. Occorre stare sempre in guardia dai diavoli travestiti da figli della Luce….
Modificado el ( giovedì, 02 de febbraio de 2017 )
 
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