LA GRIBAUDI STAMPA “ PICCOLO DIZIONARIO DEGLI ANGELI” di AnnaMaria Maraffa |
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lunedì 17 ottobre 2016 | |
L’editrice Gribaudi di Milano ha stampato un piccolo dizionario di angelologia a firma di don Marcello Stanzione con il titolo di “ Piccolo dizionario degli angeli”. Il testo di don Stanzione è particolarmente adatto per tutti coloro che amano i messaggeri celesti e desiderano conoscerli a fondo. Infatti il volume presenta gli angeli del Cristianesimo, dell’Ebraismo, comprese la Cabala e le tradizioni e i detti rabbinici, gli angeli dell’Islam.
Con Angelo (ebr. Mal’ach) l’Antico Testamento anzitutto il messaggero umano deve portare a termine un determinato incarico e a cui sono stati concessi pieni poteri dal suo mandante (Gn 32, 4; Nm 2’,14). Più sovente l’Angelo (il vocabolo deriva dal greco angelos) compare come l’angelo di Dio. Può apparire in veste umana, e allora non è subito identificabile come angelo di Dio ( Gn 18, 32 ss; Gs 5,13 ss; Gdc 13). Occasionalmente possiede ali (Is 6,2) che gli facilitano l’adempimento del suo incarico. Creature con le ali non sono sconosciute nell’antico Oriente. Appartengono a queste anche i cherubini dell’Antico Testamento, che custodiscono l’arca contenente la Legge (Es 25,18) o che impediscono ad Adamo di ritornare nel giardino di Eden( Gn 3,24). Nelle sue vesti di intermediario l’Angelo di Dio trasmette il messaggio di Dio, che contiene esortazioni, minacce di punizioni, promesse d’aiuto, o altro ancora. Attraverso l’Angelo di Dio viene dato incarico a Mosè di condurre Israele fuori dall’Egitto (Es 3,2). ... ... Accanto all’Angelo in verità anche Dio stesso può rivolgersi all’uomo. Come mediatore , l’Angelo di Dio può interpretare per un profeta il messaggio divino (Zc 19). Sovente manca un rapporto con gli uomini. A gruppi, gli angeli (Serafim, Ofanim, Er’lim e i “viventi”) circondano il “Signore delle schiere” e cantano le sue lodi (Sal 102 [103], 20; 148, 2) . l’aspetto di questi gruppi di angeli non può essere determinato con esattezza. I Serafini sono dotati di ali, gli Ofanim (= cherubini assiro – babilonesi, genti tutelari) hanno l’aspetto di ruote (visione del cocchio divino, Ez. 1). Entrambi gli arcangeli menzionati nel libro di Daniele, Michael e Gabriel (Dn 13,8 , 16), appaiono invece come uomini (10, 21). Gabriel giunge “volando velocemente”. Che già l’Antico Testamento conosca gli angeli cattivi “Caduti” è probabile. Parecchi esegeti vedono nei “figli di Dio” (Gn 6,4) gli angeli caduti, ma il testo stesso non contiene sul loro alcun giudizio di demerito. Persino Satana(Gb1, che in epoca post – biblica è posto sullo stesso piano del diavolo , non è “cattivo”. Egli coglie le debolezze dell’uomo e la sua presunzione, ma agisce per incarico di Dio. Se anche un angelo protegge una singola persona (Gn 21, 17; 24,7; 48,16) o un popolo (Es 14,19; 23,23; 32.34) o nelle vesti di “Angelo che porta distruzione” (2 Sam 24, 16; Is 37, 36) porta all’uomo la miseria, tenendo in mano una spada (1 Cr 21, 15 s), tuttavia egli non agisce mai di propria volontà. Occorre rifarsi ad un influsso antico – babilonese ed eventualmente anche persiano per la formazione dell’angelologia tardo e post – biblica. Secondo il Talmùd di Gerusalemme (Rosch Hashana, I, 2) gli Ebrei che tornavano in patria dalla cattività babilonese portarono con sé anche il nome degli angeli. Nell’Antico Testamento si trovano angeli specialmente in brani narrativi. Essi si riscontrano invece raramente nei profeti (Tranne in Is, Ez e Zc). La legge dell’Antico testamento passa sotto il silenzio. La letteratura apocrifa ha invece rappresentato l’angelologia con molta fantasia. Gli angeli possiedono un nome e un compito specifico. Essi conosco i misteri della creazione e li tramando a uomini eletti, quali Enoc. Sette angeli si trovano nelle immediate vicinanze di Dio e gli offrono le preghiere dei mortali (Tb 12,15). Se il libro di Daniele conosceva solo Michael e Gabriel, in compenso nella letteratura apocrifa fanno la loro comparsa nuovi arcangeli: Raphael, Uriel Re’uel, Jeremiel, Phanuel. Uno dei loro doveri ( 1 Hen 90, 21ss) è punire gli angeli caduti (1 Hen 6), ossia quegli angeli che vollero insegnare la giustizia di Dio agli uomini, ma che tuttavia vennero sedotti dalle figlie degli uomini (Giubilei 4,15 ss). la setta di Qumran parlava di una gerarchia dualistica degli angeli: gli angeli buoni combattono e vincono quelli “cattivi” sotto il comando del “Principe della luce” (1 QM 13,10-12; 1 QS 3, 20,22). Nella Mishnàh, il libro fondamentale degli scritti talmudici non si parla affatto di angeli. Lo si deve alla tendenza di sminuire la loro importanza. E’ comunque inoppugnabile che tanto la grande massa quanto anche i saggi sono stati convinti dell’esistenza degli angeli. Le singole rappresentazioni sono innumerevoli. Gli angeli vennero creati nel primo o secondo giorno della creazione, ma il loro divenire non è ancora giunto a termine. Essi camminano eretti, parlano ebraico e sono dotati di ragione. Grazie alle loro ali, essi possono volare da un capo all’altro del mondo e predicono il futuro (Chagiga 16a.). La loro figura è simile a quella degli uomini, ma per metà consiste di fuoco e per metà di acqua. Li differenzia però dagli uomini l’assenza dell’impulso malvagio. Come principio fondamentale è stato stabilito che un angelo è in grado di compiere un unico incarico in un determinato momento. Se gli angeli mangiano e bevono (Gn 18) lo fanno solo ad onore dell’uomo che li ospita. Di per se stessi non hanno bisogno di nutrirsi. Il numero degli angeli è infinitamente elevato. Accanto agli angeli inferiori vi sono quelli superiori. Significato particolare assumono il Metatron, che è molto vicino a Dio, e l’angelo della morte. In generale questo è crudele, ma occasionalmente si lascia dissuadere e rimanda l’ora della morte. A lui nulla rimane nascosto, perché egli (Awoda Sara 20b) è “ricoperto di occhi”. Uccide facendo scendere dalla sua spada una goccia di veleno nella bocca del moribondo. Sotto l’influsso della mistica, l’angelologia fa il suo ingesso nella liturgia. E’ comunque molto significativo che non si possa rintracciare un’adorazione degli angeli. Le preghiere di Israele si indirizzano sempre a Dio e non ai suoi servitori celesti. La filosofia ebraica del medioevo (soprattutto Maimonide, La guida dei perplessi, II, 6) non ha messo in dubbio l’esistenza degli angeli, tuttavia li ha “de materializzati”. Maimonide vede in loro “esseri raziocinanti, privi di materia”, tramite la cui mediazione Dio regge il mondo. Attualmente Ebrei conservatori e riformatori, come pure i rappresentanti di un Ebraismo ortodosso illuminato, interpretano l’idea di angelo, in maniera simbolica e poetica. In verità, nelle cerchie influenzate dalla mistica e dallo cassidismo la fede negli angeli è viva oggi quanto ieri. La fede nell’esistenza di esseri spirituali, che stanno tra Dio e gli uomini, e il cui nome di angelo definisce la loro funzione di “ messaggeri” e “mediatori” , reperibile nell’ambito dei libri biblici e nelle Scritture dell’Antico e Nuovo Testamento. Rappresentazioni religiose, che a quel tempo potevano essere trovate in tutte le religioni, vengono accettate in ampia misura. Nelle Scritture più antiche dell’Antico testamenti gli accenni agli angeli sono relativamente radi (Gn 18,2; Gs 5,14). Essi vengono menzionati per far apparire come mediati l’intervento e l’aiuto divino e dunque per tutelare la trascendenza di Dio. Le dichiarazioni sugli angeli appartengono piuttosto all’ambito della rivelazione biblica e non sono oggetto della rivelazione divina. Più numerose diventano le indicazioni sugli angeli, nei libri più tardi dell’Antico Testamento (Gb, Zc, Dn, Tb) e nei libri extracanonici: libro di Enoch, libro dei Giubilei, l’Apocalisse di Baruch nel periodo persiano e greco – romano. Le affermazioni del Nuovo Testamento presuppongono le rappresentazioni degli angeli di quel tempo, le utilizzano in gran misura e criticano le esagerazioni e le aberrazioni delle rappresentazioni apocalittiche e dualistiche. In qualità di messaggeri, gli angeli sono presenti all’atto dell’annunciazione e della nascita di Gesù; lo servono e gli stanno accanto. Nelle lettere e negli scritti successivi del Nuovo testamento viene detto di Gesù Cristo che egli è il Signore di tutte le forze, potenze, principati e dominazioni (1 Cor 15,24). Soprattutto nell’Apocalisse gli angeli hanno un ruolo importante in veste di forze che eseguono il giudizio dell’ira di Dio sull’umanità (15-16). Lo sviluppo della dottrina degli angeli prese le mosse da queste dichiarazioni bibliche; per molto tempo esso venne influenzato da idee extrabibliche, che però vennero parzialmente eliminate nel corso della riflessione teologica. Conservò però molti elementi di una devozione legata al proprio tempo e di estrazione popolare. Nel IV concilio Lateranense del 1215 l’esistenza degli angeli, quali entità spirituali create unitamente al mondo divenne dottrina di fede vincolante della Chiesa cattolica. Nella filosofia e nella teologia sugli angeli che vennero intesi quali puri spiriti, ossia non composti da materia e forma, ma da pure forma. Questa speculazione sul numero degli angeli, sulla loro individualità, sul loro ordine gerarchico, sulla loro funzione, come pure su molte altre questioni marginali, venne compiendosi prevalentemente se riferimento alla cristologia e all’antropologia. E si dimostra quale significato spetti all’esistenza di entità spirituali e personali, che con l’uomo hanno in comune la storia della salvezza, in quanto estensione di un’immagine del mondo puramente antropocentrica. Nella cristologia si è stabilito che gli angeli sono subordinati a Gesù Cristo, non hanno alcuna funzione indipendente nella trasmissione della rivelazione divina, in quanto l’autocomunicazione di Dio, si compie in Lui solo. Nella teologia evangelica le aberrazioni di una angelologia esagerata, così come è stata resa possibile dalla patristica e dalla scolastica , vengono criticate severamente (K. Barth). Nella de mitologizzazione del messaggio biblico la fede negli spiriti e nei demoni viene respinta perché incompatibile con la moderna immagine del mondo (R. Bultimann). Per tutte le Chiese cristiane si può affermare che l’importanza della fede negli angeli nella devozione popolare è regredita molto fortemente. Gli angeli (malak, plurale: mala’ika) secondo il pensiero islamico, sono forze o enti spirituali che suggeriscono agli uomini pensieri buoni e che rendono felici: agli animali conferiscono istinti che possono salvarli: comunque stanno al servizio della natura e della vita. Le forze, o entità, che agiscono in direzione contraria, si chiamano diavoli (shautan, plurale: shayatin). Gli angeli sono al diretto servizio di Dio; accompagnano gli uomini e tutte le altre creature, li coadiuvano nelle loro azioni. Privi di volontà e di intelligenza, gli angeli non possono commettere errori. Essi stimolano l’uomo a pensare., di angeli ve ne sono molti. Per nome sono conosciuti gli arcangeli. Dibra’il, Israfil, Azra’il, Mika’il, Harut, Marut e i due angeli della tomba, Munkar e Nakir. Ai diavoli appartiene anche Iblis, l’angelo caduto (Diabolus) , che negò ubbidienza a Dio perché rattristato dalla creazione dell’uomo. Tra gli angeli non c’è differenza di sesso. Essi esistono al di fuori del tempo e dello spazio. Il loro compito è di conservare l’ordine universale. Nessuno oltre a Dio conosce il numero degli angeli. Le loro qualità eminenti sono l’assenza di difetti, la spiritualità e la bellezza. Così Giuseppe, l’egiziano viene scambiato per un angelo dalle amiche di Putifar a causa della sua bellezza. L’angelo Gabriele viene descritto nel Corano lo “spirito fedele”, “il nostro spirito” o “il santo spirito” (19, 17; 16, 104). Dibra il (Gabriele) e Mika il (Michele) hanno il ruolo di mediatori nell’evento della rivelazione sovente impiegato come messaggero,. Israfil (Seraphin), l’angelo della morte, non viene nominato specificamente nel Corano. Anche di Munkar e Nakir non vi si fa alcuna cenno. Secondo la tradizione essi sono maestri delle punizioni nella tomba. Vi sono dunque degli angeli violenti e rozzi, i quali possono essere facilmente scambiati per diavoli. Gli angeli cherubini (al – muqarrabun) segnalano invece che Dio è particolarmente vicino. La mancanza di peccato e di sesso degli angeli sembra fare eccezione nei casi di Harut e Marut: “Si narra che entrambi questi angeli, siano imprigionati in una caverna presso Babel e l’ insegnino la magia agli uomini”. Quest’immagine dei due angeli, non deriva, dire il vero, dal Corano che nella tradizione vi siano adito alla supposizione che vi siano anche angeli non scevri da difetti. D’altro canto una tradizione riferisce che anche tra i diavoli esista un essere solitario e buon musulmano: un pronipote di Iblis, “che apparve a Muhammad e apprese da questi alcune sure del Corano”. Le rappresentazioni degli angeli mancano in generale di una rigida tipizzazione. Il quadro non è omogeneo. La letteratura islamica che tratta questo argomento si rifà sovente a rappresentazioni del mondo non – musulmano (dei filosofi, di ebrei, cristiani, dualisti e persino degli idolatri). Il testo di don Stanzione edito dalla Gribaudi presenta dalla A alla Z tutto sugli angeli anche quelli caduti o diavoli, insieme a tante curiosità, leggende e tradizioni delle religioni monoteistiche. |
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