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GLI ANGELI DELLA MESSA di Sergio Meloni PDF Imprimir E-Mail
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lunedì, 05 de settembre de 2016
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angeli_della_messaP R E M E S S A

CHE  COS’É  L’EUCARISTIA?
 
Nel mio nuovo lavoro di curatore ed espositore di mostre storico-iconografiche-catechetiche popolari, sovente incontro persone che mostrano difficoltà a concepire il concetto di  Eucaristia. Affermano pure che la presenza del Signore nel pane e nel vino consacrati è soltanto simbolica (concetto protestante).
In questa mia breve esposizione, velocemente, mi prometto, nei miei limiti, di sintetizzare cos’è l’Eucaristia, di cui gli Angeli La vivono e sono protagonisti di fatti prodigiosi.
L’Eucaristia è l’anima della Religione Cattolica, vero centro della nostra vita quotidiana pellegrina sulla terra. L’Eucaristia fa la Chiesa e la  Chiesa fa  l’Eucaristia. In una Chiesa in cui è bandita l’Eucaristia non è  Chiesa di  Dio-Trino, ma dell’uomo, che la manipola con i mille e più errori per  contrastare la  Chiesa dell’Eucaristia. ...
...
MA COSA È IN REALTÀ L’EUCARISTIA?

E’ il Sacramento che, sotto le apparenze del pane e del vino, contiene realmente Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo.
Essa è uno dei segni sensibili ed efficaci della grazia, istituita da Gesù per santificare le nostre anime, partecipando ai frutti della Redenzione.
L’Eucaristia non è soltanto Sacramento del nutrimento spirituale per i fedeli, Essa è pure il sacrificio della Chiesa  a Dio (che certe eresie attuali ci ridono sopra e la Chiesa le valorizza. Gesù ha istituito l’Eucaristia anche perché sarebbe stato impossibile mangiare la  sua  carne e bere il suo sangue fumante, come annunciava nelle sue predicazioni. Quindi, con l’Eucaristia, Egli ci ha dato la sua carne e il suo sangue, sotto le apparenze del pane e del vino, che sono i nostri alimenti quotidiani.

MA COME È PRESENTE IL CORPO DI CRISTO NEL PANE E NEL VINO?
 

La sua presenza è per TRANSUSTANZIAZIONE. Parola complessa che deriva da due termini latini: “trans” (passaggio) e “substantia” (sostanza), cioè passaggio  di una sostanza in un’altra, senza che possa tornare alla sostanza di origine. Quindi, nella transustanziazione, si ha il passaggio della sostanza del pane e del vino nel Corpo e nel  Sangue di Gesù Cristo, che è detto: “MIRACOLO DELLA TRANSUSTANZIAZIONE”. E’ una conversione unica, la cui sostanza del pane e del vino si sono tramutate nel Corpo di Cristo, ma sono rimaste le specie, che nel termine filosofico vengono chiamate accidenti, cosa che può  capitare alla sostanza, perché legate ad essa.

MA COS’É LA SOSTANZA? E LE SPECIE?

L a sostanza, diciamo filosoficamente, è una realtà o essere (soggetto) che esiste in se stessa, non ha bisogno di appoggio o legarsi (inerire) per esistere, non è percepibile dai nostri sensi e neanche tangibile (toccabile). Anche le specie, sono: il colore, il sapore, spessore, odore, forma, ecc., rappresentano delle realtà, ma non esistono in se stesse, bensì in qualcos’altro; cioè, per esistere devono appoggiarsi alla sostanza. Alla consacrazione le specie non mutano ma restano inalterate, invece è la sostanza che muta in Corpo e Sangue di Gesù Cristo, pur restando sotto le apparenze. E le specie, che non esistono in se stesse, per restare unite, c’è un nuovo intervento  divino, per cui si manifesta un altro mistero della transustanziazione.
L’Eucaristia è una somma di miracoli in se stessa: è  la presenza di Gesù in più luoghi contemporaneamente: in cielo, sulla terra, ovunque sussiste il Sacramento, in tutte le parti delle specie sacramentali.
In forza della consacrazione e nell’istante stesso in cui il senso delle parole è completo, Gesù è veramente, realmente, sostanzialmente nel suo sacramento. Egli permea le specie eucaristiche senza lasciare il Cielo.
Per giungere al  termine di questa mia breve, si precisa che, alla consacrazione, non si creano più Corpi o parti di Esso.  E’ soltanto uno, Quello  in Cielo e Quello nell’Eucaristia, che vive nei tabernacoli.
Le specie, pur mancando la sostanza, conservano tutta l’efficacia della sostanza, che però è quella divina.

MA COM’É PRESENTE REALMENTE IL COPRO DI CRISTO?

Per corpo noi intendiamo tutta l’intera persona, ed è presente in ciascuna specie (sotto) con il Corpo spirituale glorificato, che, come tale, non occupa spazio, perché il  Corpo glorificato partecipa alle qualità dello  Spirito (Anima nell’uomo). E su questo Mistero di fede sono sorti dei dubbi, che hanno dato origine ai cosiddetti Miracoli Eucaristici.

QUANDO IL MISTERO SI FA PRESENZA  VISIBILE?

Come abbiamo  accennato, l’Eucaristia è una somma di miracoli in Sé, i quali, pur restando invisibili a noi, ma da cui, per circostanze varie, ne scaturisce uno visibile.
Nelle specie, rimaste visibili per virtù divina,  avvengono in esse come una nuova transustanziazione, tramutandosi nel  Corpo  visibile di Gesù Cristo. L’Ostia, che è l’apparenza visibile, diventa Corpo di Cristo visibile, lasciando però inalterata la presenza spirituale, glorificata, del Corpo di Cristo.
A volte, nell’Ostia appare Gesù, vivo, in sembianze umane ed il vino ribolle in vivo sangue fumante, che si riversa fuori dal calice, macchiando lini sacri ed oggetti.
Questa manifestazione visibile la si può chiamare “MIRACOLO EUCARISTICO DELLA TRANSUSTANZIAZIONE VISIBILE” o semplicemente “Miracolo  Eucaristico”.
Ovviamente non è tutto dell’Eucaristia, ma penso di aver delucidato, anche se molto parzialmente, qualche piccolo concetto sull’Eucaristia, il campo più delicato della Teologia, ma ciò costituisce  il nocciolo, il germe vivo della Religione Cattolica. L’Eucaristia è  Gesù  Cristo vivo, reale e sostanziale: nulla esiste al di fuori dell’Eucaristia. La sua presenza non è un simbolo, chi tale lo crede è da considerarsi eretico!
Parlerò ora, dopo questa mia brevissima digressione sull’Eucaristia, sul rapporto degli Angeli con la Stessa nella Santa Messa.
Come ben sapete, di certo, gli Angeli sono le prime creature sapienti create da Dio-Trino. Essi sono puri spiriti rivestiti di luce astrale, non hanno corpo materiale come l’uomo, che fu creato dopo gli Angeli.
Come esseri spirituali non hanno peso e si spostano alla velocità del pensiero. Per vari Uffici, gli  Angeli possono apparire anche in sembianze umane. Sono al  servizio di Dio-Trino e dell’uomo, quindi possono scorazzare nel mondo, però l’uomo deve venerarli per il loro Ufficio di intermediatori presso la SS. Trinità, Gesù  Cristo e la Beata Vergine Maria.
Quando Dio creò gli Angeli non li ammise subito nel regno dell’armonia, perché creati in libero arbitrio, per cui soggetti  a cambiamento di volontà.
Per accedere alla Grazia divina essi furono sottoposti a delle prove. Poiché Dio è Amore e non vuole imporre la sua Volontà, ma vuole essere amato e servito con sincero cuore ed amore, che ripagherà nel più degno posto di luce nel regno dell’armonia. Questo  vale anche per l’uomo.

LA PROVA

La prima prova, che gli  Angeli dovettero affrontare, fu l’OBBEDIENZA.

Tra le miriadi e miriadi di Angeli creati, Dio ne scelse un gruppo, detti Arcangeli, con l’Ufficio di capi. Quattro, con il massimo grado d’Ufficio loro affidato, e cioè: Lucifero, figlio dell’Aurora; Michele -  Chi come Dio?, Gabriele – Forza di Dio, Raffaele – Medicina di  Dio.
Alla prova dell’obbedienza, che è il senso dell’ordine che, qualora venisse a mancare, regnerebbe il caos.
Dio Trino è  Ordine perfetto e infinito, per questo, agli Angeli, obbedire tornava a loro conto. E già Lucifero, considerato primo  Arcangelo, mostra subito dissenso; nel suo orgoglio ribollivano già  segnali di ribellione. Invece, Michele si umiliò:  “Ho ricevuto sapienza, potenza, bellezza ed alti  Uffici di comando senza aver compiuto alcun merito”, per cui accettò di obbedire eternamente. A tale pensiero fanno seguito l’Arcangelo Gabriele, Raffaele e schiere e schiere di Angeli di  Uffici inferiori, mentre Lucifero ha come seguito un terzo degli Angeli.
Tale prova avvenne quando ancora l’universo era spirituale, cioè allo stato invisibile, quindi prima della creazione dell’uomo.
Per Lucifero, ovviamente, accedere alla Grazia divina si  era fatta complicata, aveva però la possibilità di ravvedersi, invece si alterò ancor più, specialmente  quando  Dio-Trino fece conoscere l’Incarnazione del Verbo, Suo  Figlio.
L’Incarnazione doveva prodursi in una Donna Vergine della futura umanità terrena, di cui il Figlio-Dio sarebbe stato proclamato Re dell’universo e la diletta Madre, Regina, per cui tutte le creature invisibili e visibili avrebbero dovuta onorarla come Regina e Madre.
Lucifero obiettò: “Mai onorerò una donna terrena, anzi salirò al di sopra dei cieli e mi proclamerò re.
Michele, invece, si prostrò in adorazione del Verbo incarnato, e gioì di servire in eterno la Regina terrena, Madre del Verbo-Dio. Al suo seguito, tutte le schiere degli Angeli buoni.
Lucifero, nel suo gran rifiuto, ferì il cuore di san Michele, che, a sua volta, prese le difese della Santissima Trinità. Lucifero aveva bestemmiato e non era più degno della Grazia divina, e neanche del regno angelico.
Allora l’Arcangelo Michele, con i suoi fedeli a Dio, affrontò il blasfemo ribelle e gli gridò: “QUIS UT DEUS?- CHI È COME DIO? Noi siamo solo Sue creature, benché infuse di grande  sapienza e potenza, siamo solo granelli. E Michele decise di scacciare il ribelle con i suoi seguaci, e Dio-Trino castigò il ribelle a vivere nel  regno delle tenebre; la  Donna, ch’egli rifiutò di onorare, un giorno gli avrebbe schiacciato la  testa.
Michele, dopo le sue difese delle prerogative divine, ricevette gradi d’Ufficio più alti e venne nominato  Principe di tutte le Milizie angeliche e capo governatore dell’universo.

Come avete appreso da questa mia breve introduzione sul mondo angelico, l’Arcangelo Michele fu la prima creatura di Dio ad adorare il Verbo eucaristico.
L’infinito amore dell’Arcangelo san Michele per il suo Creatore Dio-Trino risuonò di vittoria nel regno angelico, che la  Grazia divina premiò, per cui si aprirono le porte del Paradiso per gli  Angeli buoni.
L’Arcangelo san Michele possiamo considerarlo come il san Pietro delle creature invisibili, che è la Chiesa angelica al servizio del Dio-Trino e di tutto il Suo creato. Certo un san Pietro diverso da quello terreno, che rinnegava frequentemente il Signore Dio, benché ci conviveva materialmente, ma che però lo amava. Invece san Michele non Lo rinnegò mai.
L’Arcangelo Michele è il più  qualificato Ministro dell’Eucaristia, affiancato dai più potenti Ministri: Gabriele e Raffaele, che sono, tutti e tre, al  servizio del Verbo  eucaristico e che, nella vita dell’uomo, intervengono e provvedono al Pane eucaristico mancante, e lo somministrano a chi viene ingiustamente negato.
Gli esempi, a tale riguardo, sono numerosissimi. Mi limito a citarne soltanto alcuni, sufficienti, spero, per comprendere il grandissimo ruolo di questi nostri Fratelli invisibili, che sono gli Angeli.

Gli Angeli hanno  un ruolo importantissimo nella  Santa Messa: essi la presiedono. Noi non li vediamo, eppure sono al fianco del celebrante come miliziani, pronti a respingere gli spiriti maligni che tentano di molestare il celebrante ed il Verbo eucaristico. Purtroppo però, di fronte ala volontà dell’uomo di assumere il Santo Corpo di Cristo con le proprie mani, che costituisce grave sacrilegio, gli Angeli devono rispettarla perché l’uomo, come loro ai primordi della loro creazione, è in libero arbitrio.

Ecco giunto ora il momento di descrivere gli esempi annunciati.

Il primo di questa brevissima serie, ma non in ordine cronologico, riguarda san Gerardo Maiella.

Egli nacque il 6 aprile 1726 a Pianello di Muro Lucano (Pz), oggi è  Santo Redentorista.
Nel 1735, egli aveva dunque nove anni. La domenica e nelle altre festività andava a Messa con i suoi genitori, Domenico e Benedetta Galella. Alla Santa Comunione si presenta anche il piccolo Gerardo che chiedeva, al  celebrante, di essere comunicato anche lui. Il Sacerdote gli faceva notare che, per ricevere il Santissimo Corpo di Cristo doveva aspettare i 12 anni compiuti. Ma Gerardo insisteva: “Io amo Gesù Eucaristia, ciò che conta è il cuore sincero, non l’età”. Ma il celebrante rimase inflessibile.
Una domenica in cui il celebrante, forse non di buon umore, vide il piccolo Gerardo ai piedi dell’altare, gli gridò: “Va via, disturbi!”.
Ecco: chi sente il desiderio di ricevere il Santissimo Corpo di Cristo, disturba!
I piccoli sono più  sinceri degli adulti!
Gerardo, mortificato, tornò indietro, piangendo. Pianse fino  a casa e non smetteva di chiedere a Gesù, che più volte gli si era mostrato sotto le sembianze di Bambino, offrendogli saporiti pani celesti, di  esaudire il suo desiderio.
La notte di quella stessa domenica, mentre Gerardino si preparava ad andare a letto, ecco che, in un bagliore di luce, gli apparve l’Arcangelo san Michele in sembianze umane. Aveva in mano una pisside, prese l’Ostia magna e la depose sulla lingua di Gerardo.
Il parroco, certamente non di buon umore, venuto a conoscenza della Comunione angelica, non aspettò più i 12 anni, visto che oramai l’aveva fatta, per cui, ogni domenica gli somministrava Gesù  Eucaristia.
Il Signore non guarda l’età, ma il cuore, centro da dove si sprigiona l’amore.
L’Arcangelo Michele non ha condiviso il comportamento scorretto del sacerdote a cui il piccolo Gerardo aveva chiesto la Santa  Comunione. Per di più, Gerardo era già iscritto, da Dio, nel novero ei Santi e gli Angeli seguono, in modo del tutto particolare, questi prediletti, necessari per l’evangelizzazione.
Il cuore di  Gerardo era semplice e sincero. Non diceva “amo  Gesù Eucaristia e desidero riceverlo, giusto per  sentito dire o perché vedeva i suoi genitori riceverlo. Egli  aveva tanto  amore per Gesù Bambino e l’Arcangelo Michele ha esaudito il suo grande desiderio. Il Pane degli Angeli = al Corpo eucaristico di Gesù.
Pane degli Angeli, nostro Pane di vita eterna.

SECONDA MANIFESTAZIONE

La beata Imelda Lambertini di  Bologna nacque nel 1320. dopo una vita breve, la sua vergine anima tornò alla casa del Padre il 12 maggio 1333, con l’aureola.
A nove anni i genitori, benestanti, la mandarono a  studiare dalle Suore domenicane di Val di Pietra in Bologna. Imelda iniziò a chiedere al cappellano delle Suore il permesso di ricevere la  Santa  Comunione.
Il sacerdote quasi la derise, dicendole: “Bambina hai appena  nove anni! Per ricevere il Santissimo  Corpo di Cristo devi compiere 14 anni”.
Ma la piccola replicò: “Io amo Gesù Eucaristia, il mio cuore brucia dal desiderio di ricevere Gesù  Eucaristia al più presto”.
E le Suore: “Imelda, non fare capricci!”.
La piccola suora però insisteva, insisteva a tal punto che il Cappellano la dovette riprendere severamente.
Giunse l’anno 1333, il 12 maggio, Vigilia dell’Ascensione. Imelda si reca alla Santa Messa, come di consueto.
Al momento della  Comunione si presenta ai piedi dell’altare. Il celebrante, non appena la vide, con gesto irrispettoso verso chi chiede il Corpo di Cristo, le fece segno di andarsene, ma la Lambertini non si mosse.
Il Cappellano scende i gradini dell’altare per distribuire la  Comunione. La prima Ostia che prende tra le dita gli  sfugge, vola in alto, ondeggiando come una farfalla, diventa luminosa e, spostandosi, si  ferma al di sopra del  capo  di Imelda, appena dodicenne.
Il celebrante, turbato, considera tale prodigiosa manifestazione, segno della volontà del Signore. Si  avvicina ad Imelda, avvolta dalla luce del Corpo eucaristico, richiama Gesù eucaristico e tornare Ostia normale. Discesa l’ostia sulla patena, egli la depose sulla lingua di Imelda, che l’attendeva spasmodicamente. Non appena  lo  Spiriti eucaristico del Signore le inondò il cuore, la sua candida anima volò in Cielo, nella gloria della  Casa del Padre.
Quale il ruolo degli  Angeli in quella “manifestazione”?
L’Ostia, da se stessa, non volò via  dalle  dita del celebrante, benché  sotto le apparenze essa contenesse il Santissimo Corpo di Cristo glorificato, ma furono gli Angeli a toglierla dalle dita del sacerdote, la sollevarono in alto e col concorso dello Spirito Santo si glorificarono le specie, che divennero luminose.
Gli Angeli, poi, la portarono al di sopra  del capo della piccola Imelda.
Ciò per far comprendere al celebrante che Gesù considerava legittima la  richiesta della Lambertini di ricevere il glorioso Corpo eucaristico. E, al richiamo fatto a Gesù  Eucaristia, da parte del sacerdote, gli Angeli la deposero sulla patena offerta, sulla quale le specie si rimaterializzarono.

Il terzo prodigio riguarda  Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe, ed ha luogo a Napoli.

Questa grande Santa nacque il 25 marzo 1715. la sua anima, avvolta dall’aureola, tornò nella  Casa del Padre il 7 ottobre 1791.
Negli ultimi anni della sua vita, ella riceveva la Santa Comunione al volo. Al  celebrante sfuggiva l’Ostia dalle dita. Questa s’illuminava e lentamente andava ad adagiarsi sulla lingua  di Suor  Francesca.
Anche in questa manifestazione c’è l’intervento degli  Angeli. Si potrebbe supporre che il celebrante  non nutrisse grande stima sulla misticità di Suor Francesca, per cui non era ritenuto degno di deporre il Santissimo Corpo di Cristo sulla lingua della mistica con le proprie mani. Gli Angeli gli toglievano l’Ostia, che si glorificava nelle loro mani spirituali, e la deponevano sulla lingua  di Suor Maria.
Da  aggiungere, solo per titolo di cronaca, che il confessore  di  santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe fu San Francesco Saverio Bianchi.

Il quarto episodio eucaristico riguarda santa Lucia Filippini di Montefiascone (VT).

Santa Lucia Filippini nacque il 13 gennaio 1672 a Corneto, l’attuale  Tarquinia (VT). Morti i genitori, si trasferì a Montefiascone su invito del vescovo  Barbagio, sotto la  direzione della Beata Rosa Venerini.
Lucia stessa aprì una scuola a Pitignano (GR).
Un giorno dell’anno 1730, ella vi si recò per  fare un’ispezione. Una mattina si  recò ad assistere alla Santa Messa nella chiesa dei padri Francescani. Quella mattina, però, il Padre sacerdote non celebrò sull’altare maggiore, ma in un altare laterale in cui era conservato il Santissimo Sacramento. Egli non chiese ai partecipanti chi volesse ricevere la Santa Comunione. Lucia non sapeva che il tabernacolo fosse vuoto e, al momento della  Comunione, si presentò ai piedi dell’altare. Il sacerdote spezzò la frazione di pane per immergerla nel vino consacrato quando  si  accorse che la frazione di pane  non era più tra le sue dita. Non era caduta nel calice, la cercò sulla tovaglia, sopra il corporale, e perfino sul pavimento: niente. Ne dovette spezzare un’altra.
Non appena fu terminata la Messa, il frate sacerdote, preoccupato per la  frazione  di pane perduta, la cercava ancora. Allora  Suor Lucia gli si  avvicinò e lo  rassicurò: la  frazione di pane  era volata dietro le  sue spalle per adagiarsi sulla lingua di Lucia.

A suor Lucia viene il desiderio di ricevere il Santo Corpo  di Cristo e, come mistica vera, non poteva essere diversamente. Allora si avvicinò all’altare in modo tale che, forse, il celebrante neanche si è accorto dalla sua posizione, con le spalle, cioè, rivolte all’assemblea. Ma gli  Angeli, che assistono al sacrificio della Santa Messa, ben sapevano che il Padre celebrante non distribuiva la Comunione, mentre il Signore non poteva lasciare la sua eroina spirituale di Montefiascone senza il suo Santissimo  Corpo. Gli  Angeli vi provvidero.  Mentre il celebrante spezzava la frazione di Pane, un Angelo gliela tolse dalle dita e, glorificata, la depose sulla lingua della Filippini. noi esseri terreni, questo Prodigio eucaristico lo cataloghiamo come “Comunione al volo”.

La Comunione di  San Stanislao Kostka, Polacco.

Stanislao, nel 1564, aveva 14 anni quando  i suoi genitori  lo  mandarono a  studiare a  Vienna, presso  i Gesuiti. Vi fu accompagnato dal fratello maggiore e  da un domestico. Per alcune ragioni, i Gesuiti dovettero chiudere il Seminario e il giovane Stanislao prese alloggio in casa di un Senatore del regno, di fede luterana.
Nel 1567 Stanislao si ammala. Il giovane capisce subito che la sua vita terrena potrebbe finire presto. Allora chiese la visita di un sacerdote per ricevere la Santa  Comunione. Il Senatore protestante si oppone: “Mai un sacerdote  cattolico deve metter piede in casa mia”.
Stanislao ne fu addolorato perché il Senatore non aveva rispetto neanche per gli ammalati. Poiché egli apparteneva alla Confraternita  di Santa Barbara  Martire, quindi era devotissimo alla Santa Martire, si rivolse a Lei. E santa Barbara non tardò a venire incontro al suo devoto. Ecco nella camera come un bagliore di luce che, al diradarsi, mostra la Martire, in umane sembianze, avente in mano una pisside ed accompagnata da due splendenti Angeli. Ella fa cenno ad uno di essi che, preso il Corpo  di Cristo dalla pisside, lo depose sulla lingua del morente Stanislao.
Dopo qualche giorno in cui Stanislao si era ripreso abbastanza bene, egli ebbe pure la gioia della visita  della Beata Vergine con in braccio il divin Pargoletto, che Lei depose sul letto accanto a Stanislao, il quale lo prese tra le braccia baciandolo.
Alla scena della  Comunione angelica ed all’apparizione della Madonna era presente il domestico, che non era altrettanto pio.
Il giovane seminarista, ristabilito, da Vienna si era poi trasferito a Roma ma, ben presto, la tubercolosi fece tornare la sua anima alla Casa del Padre: da poco era stato consacrato sacerdote.
Nel  commento  angelico di quest’episodio, noi possiamo sintetizzare che Santa Barbara, Vergine e Martire, è  autorevole nel regno dell’armonia (Paradiso), dispone di Angeli servitori che, su suo ordine, eseguono Uffici. Le suppliche del giovane  devoto della Santa Martire furono gradite al Signore, ed ella fece comunicare Stanislao da un suo Angelo, ministro dell’Eucaristia.
Noi, Santa Barbara Martire, la possiamo invocare ogni qualvolta sentiamo il desiderio di ricevere la Santissima Eucaristia, qualora le circostanze non lo permettono. Non dobbiamo però pretendere che venga lei in persona a somministrarcela, ma incaricare dell’Ufficio un Angelo Ministro che ci porgerà il Santissimo Corpo eucaristico, spiritualmente.

TORINO. 6 GIUGNO 1453: L’OSTENSORIO VOLA AL CIELO.

Nel mese  di maggio 1453 giungono dall’attuale Turchia cattive notizie: Costantinopoli è caduta nella mani di Maometto II, che fa subito strage di cristiani. In pochi giorni ne vennero massacrati 40.000 e molti altri gettai in prigione.
Maometto II, con le proprie mani, tagliò la testa al re  Dragosete ed a tutta la famiglia imperiale. Si  recò poi nella  Basilica di Santa  Sofia e, salito sull’altare maggiore, si proclamò essere lui Dio.
I soldati  ebbero libertà di saccheggio. L’Europa  era in fermento intestino e nulla interessava di ciò che accadeva nel mondo bizantino. Il piccolo Piemonte, l’unico staterello ad osare di alzare la voce contro l’avvicinarsi della  ferocia mussulmana, doveva fare i conti con la vicina, potente Francia.
Lodovico di Savoia, dal vizio di provocatore, tentò di frenare il passaggio delle truppe francesi, guidate dal  Duca Renato  d’Angiò, di congiungersi con quelle degli Sforza di Milano per andare a riprendersi il Regno di Napoli.
Nella cittadina di Exilles, in una pausa, due soldati di Lodovico entrarono nella chiesa parrocchiale ed asportarono anche l’ostensorio che custodiva  l’Ostia Magna. Rubarono un mulo  e si  avviarono verso  Torino, ove giunsero, sulla piazza del mercato, verso le ore 16 e 30 del 6 giugno.
Nella piazza, il mulo s’impiantò a terra e né le spinte né le percosse lo fecero rialzare. Slegarono quindi il sacco della refurtiva sacra ma l’ostensorio, non appena toccò il pavimento della piazza, s’involò in cielo. Il sacerdote Coccolo, che si trovava a passare in quel momento, corse  ad avvertire il Vescovo che abitava nei pressi. Giunto, vestito dai sacri paramenti, egli  richiamò Gesù Eucaristia: “Signore resta con noi!”. Alle invocazioni del prelato, l’ostensorio si fermò a metà dei palazzi, si aprì lo sportellino e l’Ostia si liberò dell’ostensorio volando più in alto, luminosa come una stella. Il Presule, allora, gli offrì un sacro  calice e Gesù  Eucaristia, lentamente, ridiscese adagiandosi dentro il Calice.

L’intervento degli  Angeli.

Gli Angeli, incaricati della custodia di Gesù  Sacramentato, seguivano i due malfattori e, avendo compreso che il Santissimo Corpo di  Cristo stesse per subire un grave sacrilegio, piegarono a terra il mulo, che non aveva  così più forza per rialzarsi. L’ostensorio, non appena toccò terra, fu da essi preso nelle loro mani invisibili e sollevato in alto. Ispirarono poi il sacerdote  Coccolo, che si  recava in qualche chiesa, di transitare per la piazza. Questi, vedendo salire da solo, lentamente verso il cielo, comprese che custodiva Gesù Eucaristia.  Appena lo scorse, subito andò ad avvisare il Vescovo Lodovico di Romagnano, che dimorava nei pressi.  Questi accorse ed invocò il “Resta con noi, Signore!”. Allora gli  Angeli aprirono lo sportellino, presero l’Ostia, di cui lo  Spirito Santo aveva glorificato  gli accidenti, e la portarono ancora più in alto, tutta raggiante come un piccolo sole. Quando il Presule gli offrì un calice  sacro (benedetto), gli  Angeli discesero lentamente e deposero Gesù  Eucaristia dentro il calice, mentre la glorificazione delle specie svaniva.
Questo prodigio eucaristico produsse grande risonanza in Europa, risvegliò l’assopita fede e, con altri interventi soprannaturali, fu fermata la feroce avanzata dell’esercito mussulmano.
Oggi, invece, la conquista dell’Europa la si sta  attuando silenziosamente, per mezzo dell’occulta, ma non troppo, emigrazione clandestina. Gli esperti di antropologia prevedono che, tra circa 40 anni, l’Europa sarà invasa dall’Islam al 90%; la  Chiesa  cattolica dovrà  ritrarsi clandestina, visto pure che certi suoi uomini decantano le  bellezze  dell’Islam! Già, amara sorpresa, col tempo anche le eresie diventano belle ed occorre qualificarle.
Mi scuso per questa digressione, ma la realtà  è sotto gli occhi di tutti.  Quando le  donne italiane si lamentano di non riuscire ad avere figli, rispondo che è  molto semplice: basta fare meno aborti e meno  uso  di pillole anticoncezionali.

Termino col ricordare i tre pastorelli di Fatima (Portogallo).

Secondo quanto riferito da Lucia, apparve loro (nei  giorni antecedenti quello della Madonna) uno splendido Angelo  che aveva un calice nella mano  sinistra, mentre che, con la  destra, teneva sospesa su di esso un’Ostia da cui cadevano  gocce di sangue.
L’Angelo, lasciato il calice sospeso in aria, s’inginocchiò assieme ai pastorelli e li invitò a ripetere, per  tre volte: “Santissima Trinità, Padre e  Figlio e Spirito Santo,  io vi  adoro profondamente e vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù  Cristo nostro Signore…”. Poi, “Per gli infiniti meriti del Suo Sacro Cuore e per l’intercessione di Maria, vi chiedo la conversione dei poveri peccatori”. Dopo essersi rialzato, riprese il calice e l’Ostia e diede, a Lucia, l’Ostia, mentre a Giacinta e Francesco offrì da bere il contenuto del calice (il Sangue sgorgato  dall’Ostia Magna), dicendo  ad essi: “Prendete e bevete il Corpo  e il Sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato da uomini ingrati. Riparate  i loro delitti e  consolate il vostro  Dio”. Poi l’Angelo, prima di ascendere in Paradiso, prostratosi assieme a loro, fece ripetere di nuovo per tre volte: “Santissima Trinità…”.

Chiudo con l’ultimo episodio di questa brevissima rassegna angelica, quello riguardante sant’Agnese Segni di Montepulciano (SI).

Santa  Agnese Segni nacque a  Gracciano Vecchio (SI) il 28 gennaio  1268. la sua anima, avvolta dall’aureola di  santa, tornò al Padre il 20 aprile 1317.
A nove anni  entrò in monastero. A 15 fu eletta superiora, su Dispensa pontificia, nel monastero di Procedo (TR). Sovente si  recava, di buon mattino, nell’orto del monastero per lavorare  e pregare all’aria aperta.
Una domenica dimentica l’ora della Santa Messa e, quindi, salta l’assunzione  del SS. Corpo di Cristo. Si mortificò, ripromettendosi che non sarebbe mai più accaduto, invece le  accadde ancora.
Il Signore la perdonò, e, per la Comunione, scese a somministrargliela l’Arcangelo san Michele stesso. La  Santa soffriva di disturbi al fegato e per alleviarli si recava a Cianciano, nelle  Terme di Sillene. Gli esperti delle acque ben presto si  accorsero che, quando ai bagni era presene  Suor  Agnese, avvenivano  strepitose  guarigioni, mentre lei riceveva ben poco sollievo. Allora le Autorità cambiarono il nome originario con “Bagno  di Sant’Agnese”. Ciò quando ella  era già volata in Cielo.
Nel  1913, membri  delle Terme, certamente eretici, vollero ripristinare il vecchio nomè, più confacente e più commerciale, e a nulla valsero le proteste cittadine e delle autorità religiose. Ciò che interessava era la commerciabilità delle acque. Il lucro, però, porta le sue conseguenze. Infatti, gli esperti delle  cure hanno notato che, dopo il ripristino del nome di “Sillene”, le acque persero gran parte dell’efficacia  curativa, non ci furono più guarigioni strepitose come durante i sei secoli in cui si chiamavano col nome della  Santa. Spero che ben presto le acque di Cianciano tornino a far rispendere di nuovo il nome di Sant’Agnese, anche se l’eresia è aumentata!
Evviva  gli Angeli!
 
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