La dodicesima edizione del meeting sugli angeli del 2016 si è svolta con gran successo di pubblico a Campagna (SA) presso la parrocchia di Santa Maria La Nova il cui parroco da oltre 25 anni è don Marcello Stanzione. Il tema del meeting angeli 2016 era su san Gabriele arcangelo e gli atti di tale convegno angelologico editi dall’editrice Segno di Udine e curati da don Stanzione sono già arrivati in tutte le librerie cattoliche. San Gabriele è l’Angelo dell’Incarnazione, l’Angelo della parola, della speranza, della pace, della gioia. Quest’orizzonte di speranza porta San Gabriele, quando per la prima volta entra in scena nel libro di Daniele nell’Antico Testamento. È mandato da Dio al profeta Daniele “dall’aspetto d’uomo”, per interpretare le visioni notturne, difficili e misteriose. La prima è sul tempo della fine...
...“Mentre io Daniele, consideravo la visione e cercavo di comprenderla, ecco davanti a me uno in piedi, dall’aspetto d’uomo, intesi la voce di un uomo, in mezzo all’Ulài, che gridava e diceva: Gabriele, spiega a lui la visione. Egli venne dove io ero e quando giunse io ebbi paura e caddi con la faccia a terra. Egli mi disse: «Figlio dell’uomo, comprendi bene, questa visione riguarda il tempo della fine»”(Dn 8,15-17).
Ci interessa capire questo “aspetto d’uomo” dell’angelo. San Girolamo da la seguente spiegazione: “in verità gli angeli non sono uomini, ma appaiono sotto sembianze umane; come ad Abramo, per esempio, apparvero presso la quercia di Mambre tre uomini che uomini evidentemente non erano, tanto che uno di essi venne adorato come il Signore (cf. Gen18,1-3); e per questo anche il Salvatore nel Vangelo dice: Abramo vide il mio giorno e ne gioì (Gv 8,56)”.
Gabriele appare una seconda volta a Daniele per spiegare la visione delle «settanta settimane» e il tempo della venuta del Messia, il sorgere di un «principe consacrato»:
“Mentre io stavo ancora parlando e pregavo e confessavo il mio peccato e quello del mio Dio, mentre dunque parlavo e pregavo, Gabriele, che io avevo visto prima in visione, volò più veloce di me: era l’ora dell’offerta della sera. Egli, giunto presso di me, mi rivolse la parola e mi disse: «Daniele, sono venuto per istruirti e farti comprendere»” (Dn 9, 20-22).
Gabriele è stato mandato per riferire ciò che non ha capito giacché Daniele è degno dell’amore di Dio, di conoscere i segreti divini e sapere le cose del futuro. San Girolamo scrive che il fatto che Gabriele appaia “non come angelo o arcangelo, ma come uomo, non è affatto per indicarne il sesso bensì le qualità virili. È messo lì appositamente il termine «volare» in quanto era apparso in figura d’uomo; e si specifica nell’ora del sacrificio pomeridiano poiché la preghiera del profeta era durata dal sacrificio mattutino al sacrificio pomeridiano; e fu per questo che piegò verso di sé la misericordia di Dio”.
I due interventi di Gabriele con Daniele sono rilevanti. Per la prima volta nella Sacra Scrittura la figura di un angelo assume un contorno più personale a punto di essere chiamato con un nome, Gabriele. Questo “sta a significare che i messaggeri di Dio operano come esseri singoli, anche se sempre in riferimento a Dio e sottomessi al suo disegno salvifico come esprime il significato dei loro nomi”. Con questa novità nel libro di Daniele di introdurre un angelo con nome di Gabriele (e di un angelo con nome di Michele, il grande principe, cfr. Dn 12,1; 10,16-21), l’angelologia anticotestamentaria entra in una nuova fase. “C’è un salto qualitativo rispetto all’angelologia anticotestamentaria precedente: compare un nome, è arcangelo, ha caratteristiche individuali, porta agli uomini messaggi divini. Sotto questo aspetto esercita una funzione profetica, come latore di un messaggio dall’assemblea o dal consiglio divino”.
Sebbene i nuovi nomi introdotti nel libro di Daniele siano la novità nell’angelologia dell’Antico Testamento, riguardo agli angeli il libro di Daniele “contiene in sintesi tutta la teologia angelica”.
Daniele nato verso il 620 a.C., è l’ultimo dei quattro profeti detti cosi maggiori. Fu deportato a Babilonia tra il 606-605 a.C. Sopravvisse al crollo dell’impero neo-babilonese (539-538), vide ancora i primi anni del nuovo impero persiano: la sua ultima visione è datata dall'anno terzo di Ciro(536). Il nome di Daniele viene dall’ebraico e significa “Dio è il mio giudice”. La sua festa liturgica si celebra il 21 luglio.
San Gabriele è inviato una terza volta nel Nuovo Testamento a Zaccaria quando svolgeva le sue funzioni sacerdotali durante il sacrificio vespertino dell’incenso nel tempio di Gerusalemme. Si presenta come “angelo del Signore” (Lc 1,11) e poi egli stesso si specifica:
“Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio” (Lc 1,19).
L’annuncio è di speranza, la nascita di Giovanni Battista, figlio suo e di Elisabetta, ma anche del compimento della speranza messianica di Israele. Infatti, le parole di Gabriele valgono tanto al livello personale come ufficiale di Zaccaria, il quale sta offrendo il sacrificio di incenso nel santuario nel nome del popolo di Dio. Giovanni avrà la sua missione di
“ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto” (Lc 1,17).
In questo modo, “l’arcangelo Gabriele rivelò al sacerdote Zaccaria che il fanciullo, nato oltre ogni speranza per grazia divina, sarebbe divenuto profeta della redenzione compiuta da Cristo e sarebbe stato destinato a manifestarlo al mondo come portatore del dono divino e umano della salvezza, in virtù della bontà divina”.
L’incredulità di Zaccaria fa cambiare il linguaggio e l’agire di Gabriele: dal “non temere” (Lc 1,12), lo fa restare “muto” (Lc. 1,20). Quest’azione dell’angelo ci dice che noi non possiamo farci illusione circa il potere dei santi angeli! Chi ascolta l’angelo inviato da Dio, ascolta Dio, poiché egli parla nel nome di Dio.
San Gabriele è invocato come il protettore dei sacerdoti ed è rappresentato con alba e stola. Anche Zaccaria viene raffigurato con le vesti e contrassegni sacerdotali, e gli sono dati come attributi l'incensiere e un cartiglio o una tavoletta recante il nome di Giovanni.
Il Martirologio Romano commemora San Zaccaria il 5 novembre, e la basilica Lateranense a Roma custodisce una reliquia del suo capo. Il nome di Zaccaria viene dall’aramaico e significa “memoria di Dio”. Dopo che Gabriele ha parlato al profeta Daniele e al sacerdote Zaccaria, una quarta volta interviene per annunziare il mistero divino a una giovane del popolo. Al sesto mese dopo l’annuncio del Precursore di Cristo,
“l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria” (Lc 1,26-27).
S. Gabriele è l’angelo dell’Annunciazione, il messaggero di Dio alla vergine Maria dell’Incarnazione di Dio. A Roma, nella metà del III secolo d. C, all’interno del cimitero di Priscilla sulla via Salaria si trova la prima immagine di un angelo, di un messaggero celeste, inserita nel contesto dell’Annunciazione. L’affresco sta a indicare il momento in cui l’angelo Gabriele annunzia a Maria la futura nascita del Salvatore.
San Gabriele è l’angelo che annunzia il disegno salvifico di Dio:
“Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo” (Lc 1,30-32).
Le parole di San Gabriele “delineano già l’altissima fisionomia di Gesù, «grande Figlio dell’Altissimo, erede di Davide, Figlio di Dio»”.
Gabriele è messaggero di Dio, annunziatore della Buona ma anche “il Maestro, il pedagogo, il consigliere”. Quando la Vergine Maria domanda: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”, riceve da San Gabriele la conferma e la spiegazione delle precedenti parole:
“Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra” (Lc 1,35).
Con queste parole, San Gabriele giustifica il suo nome che significa “potenza di Dio”, “forza di Dio”, e questo nome quasi ci dice “che al culmine della creazione, l’Incarnazione è il segno supremo del Padre onnipotente”. Incontriamo San Gabriele nella pienezza dei tempi, al punto più alto della creazione, come angelo della speranza, della speranza assicurata dalla promessa di Dio, e perciò della gioia e della pace. “Laddove la potenza o la forza di Dio siano manifeste, là viene mandato Gabriele. Dunque anche a quel tempo, quando stava per nascere e trionfare sul mondo il Signore, Gabriele andò da Maria e annunciò colui che umilmente aveva accettato di venire a sconfiggere le potenze dell’aria”.
Quest’annunciazione a Maria che inaugura “la pienezza del tempo” (Gal. 4,4) è “attesa dagli angeli come una riabilitazione della donna: una volta un angelo caduto aveva condotto al male una donna, ora è giusto che la salvezza dell’umanità cominci con il colloquio d’un angelo con la donna”.
È questo il motivo per cui il Beato Angelico, Angelicus pictor, inserisce nella sua Annunciazione, dipinta per la chiesa di San Domenico di Fiesole tra il 1430-1432 e ora conservata al museo del Prado di Madrid, l’angelo che scaccia Adamo ed Eva dal paradiso. A sinistra del quadro il Paradiso terrestre originale con il cherubino che conduce all’uscita Adamo ed Eva dopo che hanno peccato; a destra, sotto un portico che fa supporre che sia di un convento, l’arcangelo Gabriele colloquia con Maria. “Dio ha scelto una donna per affidarle il concepimento, la gestazione e la nascita di suo Figlio. Su di lei la colpa del paradiso terrestre non è mai caduta, i suoi sentimenti sono lontani dalla tentazione, il suo agire riflette lo stato primigenio della creazione”. Maria è l’altra Eva, la madre di tutti gli uomini, di tutti i santi e di tutti i peccatori, la nuova madre. Ogni giorno ripetiamo molte volte il saluto e l’annunzio di San Gabriele a Maria Santissima: Ave, piena di grazia, il Signore è con te (cfr Lc 1,28). È stato lui a insegnarci a dire, Maria piena di grazia. Egli ci ispira una profonda devozione, rispetto e amore per la Vergine Maria. Possiamo dire che Dio gli avrà concesso il conoscere bene l’elevazione di Maria. San Gabriele “era forse l’angelo custode della piccola galilea Maria, come hanno ipotizzato diversi teologi”? Anche il servo di Dio Frank Duff (1889-1980), fondatore della Legio Mariae dice su San Gabriele che “si suppone generalmente che sia stato l’angelo custode della Madonna stessa”. Anche la serva di Dio Suor Maria Luisa di Gesù Nazareno (1780-1833), afferma nelle sue rivelazioni scritte approvate dal Santo Ufficio il 21 dicembre 1833, che San Gabriele è l’angelo custode della Madonna.
Dello stesso convincimento è la venerabile Maria di Agreda (1602-1665) che nella Mística ciudad de Dios, ampia biografia storico-teologica della Vergine Maria, pubblicata nel 1670, scrive che Gabriele è “l’angelo di Maria”. Quest’angelo, San Gabriele, deve essere molto amato da Dio per essere inviato alla Madonna con il messaggio dell’Annunciazione. Questa considerazione porta a S. Luigi Gonzaga a confermare S. Gabriele come custode della Vergine Maria: “… come affermano alcuni santi, possiamo credere devotamente che –l’Arcangelo Gabriele - fu segnato come custode speciale della Santissima Vergine”. Il nome Gabriele viene dall’ebraicoגַּבְרִיאֵל ed è interpretato come “uomo di Dio”, “Fortezza di Dio”. San Bernardo di Chiaravalle spiega che S. Gabriele vuol dire «fortezza di Dio» “sia perché ha meritato il privilegio di annunciare la venuta della Virtù di Dio (il Cristo) sia perché egli aveva l’incarico di incoraggiare la Vergine, per sua natura timorosa, semplice e pudica, affinché non si spaventasse per la straordinarietà del miracolo: ciò che egli fece con le parole: «Non temere, Maria, perché tu hai trovato grazia presso Dio» (Lc 1,30)”. |