E’ IN LIBRERIA 100 DOMANDE SUGLI ARCANGELI EDITO DA GRIBAUDI. Di Gianandrea de Antonellis |
A Madrid, a pochi passi l’uno dall’altro, sorgono due antichi monasteri reali– cioè fatti erigere dalla Corona – risalenti al Cinquecento, il monastero delle DescalzasReales(o di Nostra Signora della Consolazione) e quello dell’Incarnazione. Si tratta di due capolavori architettonici, scrigni di opere d’arte che sono tuttora altrettanti fulcri della vita religiosa e contemplativa spagnola. Tra le numerosissimemeraviglie che essi racchiudono si trova una doppia e rara rappresentazione iconografica: la serie completa a grandezza naturale – alla Incarnación su sette grandi tele conservate nella sacrestia, alle Descalzas inserite sulla parete dell’imponente scalone di accesso – dei sette Arcangeli. Sette? Ma gli Arcangeli non erano tre? Non si tratta di un errore di stampa: quella dei sette Arcangeli è una venerazione che si diffuse durante la Riforma cattolica soprattutto in ambiente ispanico (il che, nel Cinque-Seicento, era come dire mezzo mondo), partendo dalla Sicilia (che come tutto il Regno di Napoli faceva parte integrante della Corona spagnola) e diffondendosi in Europa, America e Asia. ... ... Successivamente il culto fu ridimensionato dalla Chiesa, fino a scomparire quasi del tutto, poiché la gerarchia ecclesiastica decise di venerare esclusivamente quegli Angeli il cui nome ricorreva nelle Sacre Scritture: anche questo caso, dunque, riconferma la serietà della Chiesa nel prestare fede alla religiosità popolare, vagliandola con attenzione prima di emettere una sentenza sulla veridicità di questo o quel culto. Quella sul preciso numero degli Arcangeli è solo una delle cento domande a cui don Marcello Stanzione, uno dei maggiori studiosi dell’argomento, ha pazientemente risposto. Ma perché interrogare don Marcello su questo specifico argomento, gli Arcangeli? Perché approfondire la loro storia e quella del loro culto, rispetto alle altre schiere angeliche, agli altri otto cori di Angeli? Perché Michele, Gabriele e Raffaele, pur appartenendo ad una categoria, che – a dispetto del nome – si trova solo al penultimo livello ed è quindi inferiore alle altre sette delle complessive nove gerarchie angeliche, hanno – a differenza di Cherubini, Serafini, Troni, Dominazioni, Virtù, Potestà e Principati – un nome proprio, riconosciuto dalla Chiesa e venerato dai fedeli. Inoltre, fin da quando studiamole basi del Catechismo e dalle prime ore scolastiche di religione (almeno quando c’è un buon insegnante…), le loro vicende ci divengono familiari: dal commovente Libro di Tobia apprendiamo la vicinanza di Raffaele; dai Vangeli conosciamo l’alto compito a cui è chiamato Gabriele; dalle numerose storie para-bibliche veniamo a sapere della lotta di San Michele contro il Drago, ossia Satana (ovvero il cherubino ribelle Lucifero – ecco un altro nome proprio di angelo a noi noto, ma quello non viene pregato né invocato, se non dai disperati…). Queste notizie li rendono, se non più veri (perché anche gli altri innumerevoli Angeli sono altrettanto veri), certo più conosciuti; più, in un certo senso, concreti. Sicuramente, meno anonimi. Ecco perché sono sorte tante chiese dedicate a loro; ecco perché i loro nomi sono tanto diffusi; ecco perché ci si rivolge direttamente all’uno o all’altro quando si costruisce un nuovo ospedale oppure una chiesa sulle vette di una montagna. Ed ecco anche perché molti sono restii ad abbandonare la festività tradizionale che voleva San Gabriele ricordato il 24 marzo, San Michele il 29 settembre e San Raffaele il 24 ottobre, anziché riunire tutti e tre nella data settembrina, “oscurandoli” sotto le ali del più famoso di essi. È una delle tante scelte discutibili del Concilio Vaticano II, che non è accettata dalla maggioranza dei fedeli, come quella di abolire l’invocazione a San Michele al termine della Santa Messa, voluta da Leone XIII e cancellata da Giovanni XXIII. Infatti, non vi è mai capitato di chiamare una Raffaella (o un Gabriele) il 29 settembre per fare gli auguri di buon onomastico e sentirvi rispondere: «Grazie, ma io festeggio il 24 marzo (o il 24 ottobre)?». Confrontarmi con don Marcello Stanzione per realizzare questo libretto è stato una interessante esperienza che si può condensare nel motto socratico «più so e più so di non sapere». Più si studia e più ci si rende conto della grandezza dello scibile e di quanta parte sia a noi ignota. Ecco perché, dopo averlo interrogato sugli Angeli, è stato naturale porgli altre domande sul loro corrispettivo negativo, i diavoli, sulla scintilla divina che c’è in noi esseri umani (e quindi le anime purganti) e adesso su quelli, tra gli Angeli, che hanno un rapporto privilegiato con la storia dell’umanità. Come nei tre precedenti volumetti (100 domande sugli angeli, 100 domande sul diavolo e 100 domande sul Purgatorio), mi sono posto nei panni dello scettico per porre a don Marcello Stanzioneuna serie di questioni, non certo per farlo cadere in fallo, ma piuttosto a dare una risposta a tutte le possibili obiezioni che persone dalla fede diversa (o senza alcuna fede) potrebbero fare a ciascuno di noi: il risultato è un manualetto di facile letturasulla dottrina riguardante gli Arcangeli. Purtroppo è necessario constatare che, come del resto accade nei confronti del culto verso gli Angeli, anche la venerazione verso gli Arcangeli ha subito una limitazione di fatto a causa di quello stesso “spirito” del Concilio che vari Papi – da Paolo VI a Benedetto XVI – hanno condannato e che, in una malintesa forma di avvicinamento al protestantesimo, non fa che annacquare il Cattolicesimo, senza attrarre nuove adesioni, ma causando, al contrario, moltissime defezioni. A riprova di ciò, si pensi al non poco scalpore suscitato da una recente omelia tenuta addirittura dal predicatore della Casa pontificia, il quale, a proposito della devozione alla Santissima Vergine, ha sostenuto che «noi cattolici […] spesso, specialmente negli ultimi secoli, abbiamo contribuito a rendere Maria inaccettabile ai fratelli protestanti, onorandola in modo talvolta esagerato e sconsiderato». Se in Vaticano si giunge ad attaccare il culto popolare nei confronti della Madonna, figuriamoci cosa può accadere riguardo a quello degli Angeli! Ci avviciniamo al cinquecentenario del 31 ottobre 1517, data della (vera o supposta) affissione al portale della cattedrale di Wittenberg delle 95 tesi di Lutero: a suo tempo, la Chiesa ne condannò 42 (quindi meno della metà) ed invitò il frate a Roma per discutere su di esse. Presumibilmente conscio della debolezza della propria formazione teologica, Lutero respinse l’invito (similmente, durante il Concilio di Trento, i pensatori protestanti rifiutarono il confronto con i teologi cattolici, nonostante fosse stato scelto come luogo per l’incontro una città lontana da Roma e in cui come prima lingua si parlava il tedesco) e diede vita alla più grave ferita nella bimillenaria storia della Chiesa. Oggi, mezzo millennio dopo, in un’epoca in cui si perdono i riferimenti di base (perché non li si studia più) e ci si profonde in continue scuse a destra e a manca, per evitare di offendere i non cristiani si rinuncia ad allestire anche un semplice presepio e per non dispiacere i protestanti si evita di esaltare a dovere la Madre di Nostro Signore o di sottolineare la salvifica presenza degli Angeli e degli Arcangeli intorno a noi… Che dire? Preghiamo San Michele, San Raffaele e San Gabriele affinché ci proteggano dal Maligno. E anche dalla “canonizzazione” di Lutero! E’ IN LIBRERIA 100 DOMANDE SUGLI ARCANGELI EDITO DA GRIBAUDI. Di Gianandrea de Antonellis Segnalazione di Don Marcello Stanzione (Ha scritto e pubblicato clicca qui) |
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