100 DOMANDE SUGLI ANGELI: UN LIBRO CHE SPIEGA SEMPLICEMENTE CHI SONO GLI SPIRITI CELESTI |
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions
«Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen». a prima preghiera che ci viene insegnata è quella rivolta all’angelo custode. È la più semplice, la più breve, quella più facilmente memorizzabile. Il Padre Nostro è troppo lungo per un bambino che ha appena iniziato a parlare; l’Ave Maria ha alcuni passaggi – “piena di grazia”, il “frutto del tuo seno” – difficili e il Gloria Patri è sì più breve, ma fa riferimento a concetti che ad una mente semplice risultano astratti e quindi di ardua comprensione. nvece l’idea di un angelo che ci segue, che condivide le nostre piccole gioie, i nostri dolori, che è felice quando vediamo la mamma o il papà che ritornano a casa, che piange assieme a noi se siamo soli o se ci sbucciamo un ginocchio, che divide il nostro lettuccio e mangia nel nostro piattino, è qualcosa che un cuore semplice accetta immediatamente. ...
... L’angelo custode, che ci è sempre vicino, è quindi la prima immagine religiosa che ci viene proposta ed è facilmente comprensibile, molto più del concetto di un Dio che si è fatto Uomo, soffrendo e morendo in remissione dei nostri peccati, per non parlare di un mistero come la Trinità o dell’essenza dello Spirito Santo. E, tra tutte le schiere angeliche, proprio l’angelo custode è il primo elemento soprannaturale con cui veniamo a contatto ed il primo che accettiamo senza problemi. Anzi, che accogliamo volentieri, sapendo che è stato destinato per la nostra protezione (anche se, a dire il vero, cosa sia quella “pietà celeste” forse non è del tutto chiarissimo…). Poi, con il passare degli anni, con la preparazione alla Prima Comunione, la figura dell’angelo viene oscurata – e non potrebbe essere altrimenti – da quella del Salvatore e della sua Divina Madre. Impariamo altre preghiere, l’Ave Maria ed il Padre Nostro divengono prevalenti, si dimentica quasi la presenza dell’angelo custode fino a considerarla – quando siamo diventati cattolici “adulti” – un retaggio dell’infanzia. Gi angeli? Un mero simbolo. L’angelo custode? Un’ottima invenzione per rassicurare i bambini e magari per tenerli lontano dalle piccole tentazioni quotidiane: chissà quanti peccatucci di gola, quanti furtarelli sono stati evitati perché “se prendo un cioccolatino senza chiederlo alla mamma o se rubo il giocattolo del mio amichetto, il mio angelo piange!”. “Angelo di Dio, che sei il mio custode” non è solo la prima preghiera ad essere imparata: è anche – e soprattutto – la prima preghiera ad essere dimenticata. Dopo le elementari l’ora di religione alle scuole medie – seguita con notevole distrazione – ha insistito soprattutto sulle problematiche ecumeniche e sulla storia delle religioni (in particolar modo quelle orientali, che risultano sempre più accattivanti: bisogna pur conquistare il proprio uditorio!); poi chi ha continuato a studiare ha trovato alle superiori docenti impegnati soprattutto ad analizzare il rapporto tra le religioni e la filosofia, mentre chi ha lasciato gli studi e si è inserito nel mondo del lavoro si trova il più delle volte in ambienti in cui farsi il semplice farsi il segno della Croce è guardato con sufficienza, se non con disprezzo: figuriamoci parlare degli angeli! Del resto, gli stessi studi teologici superiori dedicano all’angelologia pochissimo spazio e i (rari) preti che si occupano degli angeli vengono considerati un po’ “toccati” o “fissati” – non dai laici, ma dagli stessi colleghi… Quindi niente di strano che l’angelo sia considerato un mero simbolo, una “manifestazione di Dio”, ma non sia più ritenuto come un essere reale. E la storia di San Michele che sconfigge Lucifero? Di San Gabriele che porta l’annuncio a Maria? Di San Raffaele che sostiene nel suo viaggio il piccolo Tobia? Bellissime storie, senza dubbio, ma solamente storie. Un po’ come le affascinanti vicende degli dei dell’Olimpo o degli eroi che combatterono sotto le mura di Troia. Gli angeli sono percepiti come il corrispettivo biblico della mitologia greco-romana. Insomma: una “favola bella”, ma solo una favola. Il mondo moderno, adulto, non ha spazio per questa mitologia che rimane – attraverso l’iconografia e la letteratura – nelle menti, ma non più nei cuori. Quando, il 6 agosto 1986, durante l’udienza generale del mercoledì, Giovanni Paolo II ricordò la reale presenza degli angeli custodi, molti “adulti” furono quasi turbati dalle affermazioni del Pontefice: “ma allora è vero? Non è solo una storiella per bambini!”. Il Pontefice fu esplicito, e dopo aver riportato alcuni passi scritturali a proposito degli angeli, concluse: «Da questi pochi fatti citati a titolo esemplificativo, si comprende come nella coscienza della Chiesa abbia potuto formarsi la persuasione sul ministero affidato agli Angeli in favore degli uomini. Perciò la Chiesa confessa la sua fede negli angeli custodi, venerandoli nella liturgia con una festa apposita, e raccomandando il ricorso alla loro protezione con una preghiera frequente, come nell’invocazione dell’Angelo di Dio. Questa preghiera sembra fare tesoro delle belle parole di san Basilio: “Ogni fedele ha accanto a sé un angelo come tutore e pastore, per portarlo alla vita”». Abbiamo detto che molti fedeli si sentirono quasi “turbati”. Perché? Perché, in fondo, gli angeli nell’immaginario dei più erano stati praticamente messi da parte, sopportati, come un parente povero che si è costretti ad invitare al ricevimento di famiglia ma del quale, in fondo, ci si vergogna. Per non parlare del fatto che la fede negli angeli non solo non si adatta ad un cattolico “adulto”, ma rischia di infastidire i protestanti, con i quali è bene evitare qualsiasi tipo di frizione… Eppure questi “parenti poveri” sono stati approfonditamente studiati da teologi del calibro di S. Tommaso e S. Bonaventura; la loro importanza è stata riconosciuta da Pontefici del livello di Leone XIII e Giovanni Paolo II; il loro ruolo nella vita quotidiana è stato sottolineato da Santi come S. Luigi Gonzaga e S. Pio da Pietrelcina… Ma esiste una teologia meno conosciuta che continua ad occuparsi di questa materia ed in Italia il maggior esperto è sicuramente don Marcello Stanzione. O, almeno, è colui che più si dà da fare per diffondere il culto degli angeli. Le pareti del suo studio sono interamente tappezzate di libri che trattano di angeli, di demoni e di ciò che è correlato, dal satanismo alla massoneria, dalle nuove mode all’iconografia. Conoscerlo di persona e chiedergli di introdurci alla conoscenza dell’angelologia (così si chiama la branca della teologia dedicata a queste creature spirituali) è stata un’esperienza appagante. Il risultato è stato questo excursus sulla teologia degli angeli, che cerca di dare un’idea generale della problematica, toccando praticamente tutti i punti relativi ad essa ed approfondendone i principali. Naturalmente la prospettiva è quella cattolica (anche se non mancano riferimenti alle altre religioni e confessioni), poiché il cristianesimo cattolico (assieme a quello ortodosso) ha dato il maggior contributo allo studio degli angeli. L’impostazione risente della formazione storica dell’intervistatore, che ha cercato di mettersi nei panni di una persona interessata, ma ignara dell’argomento e, diciamolo pure, un po’ scettica. Alla fine, l’intervistatore è rimasto pienamente convinto e ci si augura che possa esserlo altrettanto anche il lettore! Il libro che presenta in forma semplice tutto ciò che riguarda il mondo angelico secondo la visione cattolica, si intitola: “ 100 domande sugli angeli” ed è edito dalla editrice Gribaudi di Milano. di Gianandrea de Antonellis segnalazione Don Marcello Stanzione (Ha scritto e pubblicato clicca qui) |
< Anterior | Siguiente > |
---|