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IL SOGNO PROFETICO DELLA BEATA ELENA AIELLO PDF Stampa E-mail

IL SOGNO PROFETICO DELLA BEATA ELENA AIELLO

Suor Elena Aiello che nasce il 10 aprile 1895 a Montalto Uffugo in provincia di Cosenza e muore oltre mezzo secolo fa a Roma nel 196, è stata beatificata il 14 settembre 2011. Nell’agosto 1920 la giovane Elena fa il suo ingresso tra le Suore Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue a Nocera dei Pagani in provincia di Salerno. A causa delle sue gravi condizioni di salute però è costretta ad abbandonare il convento per far ritorno a casa. All’età di 33 anni, nel 1928, fonda la congregazione delle Suore Minime della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. A quel tempo, anche se tutti la chiamano suora, canonicamente non è tale, è solo una umile donna del popolo con l’abito religioso piena di zelo per le cose di Dio che dedica la sua vita nelle fede alla causa della carità evangelica. Madre Elena non ha conosciuto le tappe canoniche che oggi regolano il cammino della formazione alla vita religiosa. ...
... Solo il 3 ottobre 1949, all’età di 54 anni, emette i voti perpetui nelle mani di Monsignor Aniello Calcara, Arcivescovo di Cosenza. Suor Elena, come è caratteristica di tanti mistici nati in terra di Calabria ( vedasi la recente Natuzza Evolo di Paravati) ebbe numerosi doni carismatici dal Signore, alcuni di questi furono il “sudore di sangue”, le stigmate e il carisma della profezia. La Madre Elena sudava sangue il venerdì santo, perché negli altri venerdì di quaresima Madre Elena aveva chiesto a Gesù di soffrire di notte per evitare che si facessero chiacchiere inutili sul mistero che lei portava nella sua carne. Era molto contraria al fatto di manifestare pubblicamente quello che le accadeva, e faceva di tutto per sottrarsi alla curiosità della gente, e agli sguardi indiscreti. Ella mediante le stimmate ha partecipato alle sofferenze di Cristo per ben 38 anni. In questo periodo in varie occasioni ha chiesto al Signore di risparmiarle la partecipazione diretta alle Sue sofferenze, l’esperienza dolorosa del Getsemani, prova che le procurava diffidenza e curiosità da parte di tante persone anche del clero. La religiosa in queste occasioni riviveva sensibilmente le tre ore di agonia del Crocifisso.  Suor Elena si era votata volontariamente alla sofferenza per diventare vittima per i peccati degli uomini e per ottenere la pace. Se le fosse mancata questa intima partecipazione alla passione del Signore non avrebbe potuto capire la profondità dell’amore e del dono di sé a Dio e ai fratelli. A quanti  la avvicinavano ella ripeteva spesso: “non c’è amore senza sofferenza, come non c’è sacrificio senza carità”. Ma agli inizi della sua missione quale deve essere il volto proprio della sua opera ancora  suor Elena non lo sa ancora e sarà un sogno profetico a rivelarglielo. Nella  preghiera fiduciosa e silenziosa chiede al Signore di farle conoscere il suo volere. Secondo questa intenzione, dopo averne parlato con l’amica suor Luigina, fa celebrare una Santa Messa al Sacro Cuore di Gesù nella vicina chiesa di san Francesco d’Assisi. Sulla scelta degli ultimi non ci sono dubbi, ma a chi devono andare le sue preferenze: agli anziani, ai bambini, agli orfani, ai sacerdoti soli, ai giovani in difficoltà? Il primo segno indicativo della volontà di Dio, circa l’identità specifica della sua missione, le viene da un capitano di vascello, Giovanni Zeno, che dietro incarico dell’Arcivescovo, Mons. Trussoni, le affida la prima bambina orfana, proveniente dal rione Portapiana, di nome Rita Panno , il nome della santa sempre presente nella vita di Elena e dalla quale è stata più volte beneficata. Questo stesso signore dichiara che, in memoria della  moglie defunta, porterà ogni mese cinquanta  lire per il mantenimento della bambina e, intanto le consegna una spilla di brillanti della moglie , il cui ricavato, settemila lire, Madre Elena lo impegna per provvedere al corredino occorrente. Dopo qualche giorno arriva una ulteriore conferma proprio attraverso la dimensione onirica. In sogno  suor Elena vede avanzare verso di lei,  un uomo vestito di nero, che va in cerca di una suora sconosciuta. Appena quel signore vede Elena, le chiede di prendere con sé le tre bambine, le quali, perduta la mamma, sono rimaste in balia di una zia, le costringe tutti i giorni ad andare con lei al fiume, anche in pieno inverno. Di fronte alla preoccupazione di Elena che non riesce a decidersi perché necessitano di cure particolari e non sa come provvedere al loro sostentamento, l’uomo risponde che  avrebbe pensato a tutto la Provvidenza, a lei viene chiesto solo di accoglierle. L’indomani mattina, dopo aver raccontato i particolari del sogno a Luigina, con sua grande meraviglia constata che tutto ciò che ha visto in sogno diventa realtà. Accompagnando, infatti, due ragazze provenienti da Rossano, che provvisoriamente stanno con lei in pensione, per frequentare il liceo classico in Cosenza, incontra l’uomo con le tre bambine, che le ricordano i gesti e le parole del sogno. Questo papà sta portando le tre bambine all’Istituto detto delle Vergini, ma vede che gli va incontro questa suora ed è contento di affidarle a lei. Le tre bambine sono: Liliana, Ernestina e Sandrina Rende, rispettivamente di sette, quattro e tre anni. Senza dubbi ed esitazione , allora, insieme a suor Luigina  , madre Elena apre tutto il suo cuore all’accoglienza generosa e gratuita dell’infanzia orfana, abbandonata e bisognosa riservando su di essa tutto il suo amore e l’abbondanza del suo cuore. Attraverso il sogno Dio le ha rivelato cosa doveva fare per realizzare la sua vera vocazione.
 
Don Marcello Stanzione (Ha scritto e pubblicato clicca qui)
 
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