APPARIZIONI DI SAN MICHELE ARCANGELO IN MESSICO |
Sono ormai più di vent’anni che cerco di diffondere la devozione cristiana agli angeli rettamente intesa in mezzo ai cattolici del nostro tempo. Il mio apostolato “ angelico” è consistito anche nel far conoscere e, mi auguro, amare sempre più l’arcangelo san Michele. Da poco le edizioni Segno di Udine hanno stampato il mio libro “ San Michele in Messico. Le apparizioni dell’arcangelo all’indio Diego Labaro nel 1631”. Questo testo presenta per la prima volta in lingua italiana corrente il racconto della manifestazione di san Michele in Messico all’indio Diego Làzaro scritto nel diciassettesimo secolo, precisamente nel 1692, dal gesuita Francisco de Florentia, ad oltre sessant’anni dalle apparizioni del 1631. Nel villaggio messicano di Santa Maria della Natività a quattro leghe di distanza della città degli Angeli, viveva un giovanissimo indio di 16-17 anni, considerato da tutti come un giovane buono e virtuoso, il suo nome era Diego Làzzaro. ... ... Il giorno 25 aprile del 1631, il primo anno dopo il suo matrimonio, partecipando ad una processione in onore di san Marco gli apparve, a lui solo, l’arcangelo san Michele che gli comandò che dicesse agli altri indios che in una balza che era tra due cerri sotto una rupe, molto vicino al villaggio dove Diego era nato, avrebbe trovato una fonte di acqua miracolosa fatta sgorgare dall’arcangelo che avrebbe guarito ogni sorta di infermità. Diego terminata l’apparizione celeste, temendo ovviamente di non essere creduto da nessuno, stette ben zitto e neppure ai suoi genitori rivelò quello che san Michele gli aveva detto. Però trascorso qualche giorno improvvisamente si ammalò in modo talmente grave che giunse sul punto di morire ed i suoi cari avevano ormai perso ogni speranza che egli vivesse ancora per qualche giorno. I suoi genitori ed i suoi parenti lo assistevano nell’ultima sua agonia quando verso la mezzanotte del 7 maggio, vigilia della festa delle apparizioni di san Michele alla grotta del Gargano in Italia, si manifestò nella stanza del moribondo un grande splendore come di un lampo. Questa luce misteriosamente intensa intimorì tutti i presenti che scapparono via di casa lasciando l’infermo da solo. Ma poi temendo che si bruciasse la casa che era fatta di giunchi rientrarono in casa per spegnere l’eventuale l’incendio. Appena entrarono di nuovo in casa lo splendore cessò e trovarono Diego che già piangevano come morto che invece iniziò a parlare con tanta rinnovata energia e salute che tutti gridarono al miracolo. Diego disse loro che non si preoccupassero più per la sua salute in quanto già stava bene perché gli era apparso l’arcangelo san Michele, circondato da grandi raggi di luce e gli aveva donato la guarigione totale anzi addirittura l’aveva portato con lui, senza sapere come, ad una balza non troppo lontana. L’arcangelo andava innanzi a Diego ed emanava una tale luce che sembrava essere in pieno giorno e dinnanzi allo spirito celeste i rami degli alberi si piegavano ed i monti si aprivano per farli passare. San Michele fermandosi in una balza disse che sotto quella rupe che toccò con una bacchetta d’oro che aveva in mano, stava la fonte dell’acqua miracolosa, che egli già gli aveva rivelato e che stavolta senza timore ed esitazione lo manifestasse anche agli altri cristiani, altrimenti lo avrebbe gravemente castigato, e che l’infermità che lo aveva precedentemente colpito era a causa della sua disobbedienza. Dopo che L’Arcangelo ebbe parlato, improvvisamente si levò un turbine spaventoso di venti con fortissimo rumore che causarono in Diego un terribile spavento. Ma San Michele lo rincuorava, dicendogli che non temesse ciò che facevano i demoni con il loro fracasso perché erano risentiti già in anticipo per i grandi benefici che i fedeli cattolici avrebbero ricevuto in quel luogo, perché molti vedendo i miracoli che colà si operavano si sarebbero convertiti ed avrebbero fatto penitenza dei loro peccati mentre coloro che con fede viva e dolore delle loro colpe passate si fossero recati a quella fonte avrebbero trovato rimedio ai loro travagli. Mentre l’Arcangelo affermava ciò dal cielo discese su quel luogo una grande luce che indicava Che Dio aveva scelto quel luogo per la guarigione degli ammalati. San Michele però gli disse che per volere dell’Altissimo solamente lui, Diego Labaro, sarebbe stato capace di togliere via la rupe che stava sopra la fonte. Dopo queste parole la visione scomparve e Diego non riusciva a spiegare come tutto ciò fosse avvenuto ma una cosa era certa, stava ormai quasi per morire ed era miracolosamente guarito. Alcuni giorni dopo Diego, completamente ristabilitosi se ne andò insieme a suo padre sul luogo dove san Michele gli aveva indicato la fonte d’acqua miracolosa. I due indios da soli riuscirono a togliere con facilità la rupe che copriva la fonte, spingendola di lato e questo fatto confermò la verità dell’apparizione dell’Arcangelo perché la rupe era talmente grande che ci sarebbero occorsi numerosi uomini esperti per rimuoverla. Tutto ciò confermò la verità dell’apparizione di san Michele ed i due indios iniziarono a parlare pubblicamente di questa fonte miracolosa. Ovviamente subito giunsero numerosi ammalati: ciechi, zoppi e storpi vari che lavandosi con l’acqua di quella fonte subito risultarono guariti. Passati alcuni mesi lo stesso Diego Lazzaro si ammalò di nuovo assai gravemente, ma precedentemente l’indio aveva rivelato ai suoi parenti che non si impressionassero della sua malattia perché Dio la permetteva affinché essi ancora di più si confermassero nell’efficacia guaritrice dell’acqua della fonte di san Michele per cui gli dessero da bere quell’acqua santa come unico rimedio al momento della sua infermità. Effettivamente dopo qualche tempo Diego Labaro si ammalò talmente gravemente che stette per ben quattro giorni senza il battito del polso e senza poter parlare. Allora i parenti gli dettero da bere un’altra acqua ma non avvenne alcun miglioramento ma appena invece bevve l’acqua della fonte miracolosa di san Michele recuperò subito le forze e riacquistò perfetta salute. All’inizio la fonte di san Michele stava sulla superficie della terra ed era di piccola circonferenza ed era di poco più di mezzo braccio di profondità e quantunque si attingessero molti contenitori, l’acqua subito ritornava all’orlo della fonte ma non traboccava fuori. In seguito la fonte si allargò perché i devoti in massa scavarono per portarla nelle loro case come reliquia perché secondo gli indios Dio aveva comunicato a quella terra la medesima virtù miracolosa dell’acqua. In seguito su quel posto benedetto si costruì una Chiesa dedicata all’arcangelo ed intitolata San Miguel del Milagro dove ogni anno, come succede per i devoti della Madonna in Europa a Lourdes, milioni di messicani si recano in devoto pellegrinaggio a quella fonte. La traduzione dallo spagnolo, anche alquanto arcaico, di questo libro di Francesco de Florentia è stata per me impegnativa e molto faticosa non essendo io un traduttore di professione, essa è durata oltre 5 anni di lavoro ad intermittenza e ringrazio Tina Santoriello che mi ha aiutato in questa traduzione ma tutto ciò che serve a diffondere tra i cattolici la devozione al Principe della milizia angelica è per me fonte di grande gioia e onore. Forse al lettore italiano del ventunesimo secolo può creare forse un po’ fastidio leggere diversi fatti che l’autore dell’inizio del diciottesimo secolo nel libro ripete più volte ma era lo stile dell’epoca… Da san Michele, a cui mi affido totalmente, aspetto protezione in questa vita dai miei nemici visibili e invisibili e mi aspetto la sua protezione specialmente nell’ora della mia morte e, nonostante i miei molti e gravi peccati, possibilmente il minimo di Purgatorio nell’altra vita. Don Marcello Stanzione (Ha scritto e pubblicato clicca qui) |
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