SUOR MARIA PIA GIUDICI E GLI ANGELI |
Maria Pia Giudici, suora salesiana, è nata a Viggiù, Varese nel 1922. e’ zia del vescovo di Pavia mons.Giovanni Giudici. Ha insegnato Lettere e si interessata di educazione e media guidando corsi e seminari di per la lettura e la valutazione critica dei film. Dal 1978 si è stabilita a Subiaco (Rm) per abitare con un pugno di consorelle l’eremo di san Biagio dove visse san Romano, sul monte Taleo, posto sopra il santuario benedettino del Santo Speco. Tra le sue pubblicazioni: Note esegetiche e spirituali (Città nuova 1995); Piccole storie dal Monte Taleo (Appunti di Viaggio 1997), Ritorniamo mal cuore. Lectio divina di pagine bibliche e pensieri dei Padri (Ivi 1999), Il viaggio irrinunciabile. Lectio divina sul passaggio dalla dispersione all’essenzialità (Paoline 2007); Elogio della vita (Paoline 2009). Alcuni anni fa è stata intervistata dal famoso scrittore cattolico Vittorio Messori e riporto qui integralmente il contenuto di quella intervista nel libro “ Inchiesta sul Cristianesimo”: “Ma veniamo finalmente agli angeli, a “questi misteriosi fratelli che” dice , “ho sempre prediletto, sentendoli come educatori all’amore”. ... ... L’iniziativa di approfondire la loro conoscenza è nata con un obbiettivo preciso: “da un lato, volevo demitizzare l’idea un po’ superstiziosa dell’angelo come tappabuchi o, peggio, come concorrente di Dio. Dall’altro, intendevo mostrare, innanzitutto a me stessa, che chi li trascura,trascura un aiuto che il Padre ci ha dato per la salvezza. Abbandonarci alla loro presenza significa anche lasciarsi salvare, lasciarsi accompagnare dall’amore. In questo fratello che si assiste mentre camminiamo verso l’eterno”. C’è stata in lei, confessa, “un po’ di incoscienza, di ingenuità nell’affrontare da non teologa di professione, un tema così delicato e così sottoposto agli attacchi della esegesi biblica, della psicologia, dell’etnologia. Ma non ero poi così sprovveduta, conoscevo bene le critiche e le difficoltà. Sapevo anche che togliete queste creature dalla nostra visione di fede significa censurare la parola della Scrittura, quella di Gesù stesso, quella della Tradizione, dei padri, della Liturgia. Tutte parole che agli angeli danno un’esistenza e un ruolo”. Il Cristo ha ammonito di non scandalizzare i fanciulli perché “i loro angeli nel Cielo guardano continuamente Dio”. Ma ha aggiunto anche una parola spesso trascurata: “Ogni volta che un peccatore si converte c’è gioia in Cielo tra gli angeli di Dio”. (Lc 16,10). “Parola meravigliosa”, commenta suor Giudici. “Lassù , non solo i santi, ma anche gli angeli tutti ci conoscono e ci seguono con amore”. Anche in questo senso, “queste creature sono inserite nel mistero della Chiesa come comunione: nessun uomo è un’isola, nessuno si salva da solo, ma in compagnia dei suoi simili, viventi e defunti e anche degli angeli”. I quali, quando si fanno “custodi”, realizzano un’altra “delle finezze di Dio, delle prove della sua tenerezza per noi”. Sulla scorta dei padri, suor Giudizi crede che agli angeli custodi siano dati tre compiti: “Innanzitutto, un ruolo di pace, proteggendoci dai turbamenti interni ed esterni. Poi, un ruolo di penitenza, rimproverandoci quando ci allontaniamo dalla buona strada. Infine, un ruolo di orazione, pregando per noi e al contempo aiutandoci a pregare”. In questa prospettiva stupenda, riesce davvero difficile capire perché molti intellettuali cristiani pensino di dover tacere su una realtà di fede come questa, che non è soltanto consolante ma è attestata lungo tutte le pagine di quella Scrittura che pure si invoca come autorità suprema. Del resto, anche il Concilio ha riconfermato come del tutto indiscusse e pacifica la devozione costante dei cattolici verso le creature celesti: “La Chiesa ha sempre venerati con particolare affetto, insieme con la Beata vergine Maria e i santi angeli, gli apostoli e i martiri” (Lumen Gentium, 50). Ed è basandosi sul Vaticano II che, nel ’68, Paolo VI recitava il suo “Credo del Popolo di Dio”, confessando “fede nel Dio Creatore anche delle cose invisibili quali sono i puri spiriti, chiamati altresì angeli” .Giovanni Paolo I ebbe il tempo di lamentare che “gli angeli sono i grandi sconosciuto, di questi tempi. Qualcuno ha persino insinuato il dubbio che non siano persone. Molti non ne parlano. Sarebbe invece opportuno ricordarli più spesso come ministri della Provvidenza nel governo del mondo e degli uomini, cercando di vivere in familiarità con essi, come hanno fatto i santi”. Altrettanto chiaro e vigoroso nella difesa di Scrittura e Tradizione è stato, più e più volte, Giovanni Paolo II. Inascoltato però, qui come altrove. Suor Giudici cita anche il grande teologo ortodosso Evdokimov che denunciava la “neutralizzazione” degli angeli da parte di certi suoi colleghi cattolici: “Tutto ciò che colpisce, che esorbita dall’esperienza sensibile e supera il senso comune viene sterilizzato. Così la religione è appiattita, resa prudente, in tutto ragionevole. E proprio per questo l’uomo d’oggi la rigetta”. Certo, è necessario guardarsi da uno spiritualismo che dia agli angeli un ruolo che non compete loro; ed è pure necessario dare a queste creature misteriose un radicamento totale in Cristo. “Ho cercato”, spiega “di mostrare come anche essi si situino perfettamente all’interno della storia della salvezza, come rientrino nella globalità del mistero cristiano”. Mistero che ha bisogno di loro anche per una sorta di completezza: “Amo molto gli animali, penso che ciascuno di essi sia la traduzione viva di un pensiero amoroso di Dio. Gli animale sono al nostro servizio (in ordine alla salvezza, dice la lettera agli Ebrei) e stanno un gradino sopra di noi”. Un realtà in tre gradini, insomma, che culmina ed è insieme fondata tutta quanta dal Cristo”. In una recente intervista a suor Giudici apparsa sul mensile “Il Bollettino Salesiano” di luglio-agosto 2013 l’intervistatore chiede: “ Lei ha scritto un bellissimo libro sugli Angeli. Perché? Li possiamo incontrare quassù?”. La suora salesiana così risponde: “Ho scritto un libro sugli Angeli semplicemente perché una superiora del consiglio generalizio ma l’aveva chiesto. “L’appetito vien mangiando” dice un proverbio. Infatti l’amore per gli Angeli mi è venuto dal conoscere il senso e il valore del loro ministero per la gloria di Dio e per l’aiuto a ciascuno di noi. Non sono certo gli Angeli a salvarci, ma da fratelli più forti e grandi di noi nel consentire a Dio, possono aiutarci a lasciarci salvare da Lui. E allora perché non pregarli? Non ho mai incontrato visibilmente gli Angeli: né a San Biagio né altrove. Però ho avvertito la loro consolante presenza là dove tutto è più semplice, più vero, più fraterno e più bello: nell’abbraccio di Dio che guida i nostri passi in luce di Vangelo e in bellezza di creature – dono. Dal fiore di prato al cane scodinzolante all’uccello in volo, tutto e tutti costituiscono un caro mondo che gli Angeli mettono in sintonia con me, per aiutarmi a respirare la Grande Presenza, vivere insieme con Lui, cercando di diventare come a Lui piace.”. Don Marcello Stanzione (Ha scritto e pubblicato clicca qui) |
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