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PLINIO CORREA DE OLIVEIRA E SAN MICHELE

Nell’anno 2008 ricorreva il centenario della nascita di quel grande pensatore cattolico che è stato il brasiliano Plinio Correa de Oliveira (1908-1995), fondatore dell’associazione cattolica “ Tradizione, Famiglia e Proprietà” (TFP),  sarebbe opportuno che il suo libro “Rivoluzione e Controrivoluzione”  stampato per la prima volta nel 1959 avesse la massima diffusione tra i cristiani militanti perché in esso è delineata una lucidissima strategia vincente contro i nemici e gli avversari del Cattolicesimo. Una speciale edizione del cinquantenario del capolavoro del “ dottor Plino” come era chiamato dai suoi figli spirituali, è stata recentemente edita da Sugarco Edizioni di Milano a cura di Giovanni Cantoni leader di Alleanza Cattolica. Il libro di de Oliveira è considerato anche come il testo base di formazione socio-politica per i membri dell’associazione cattolica Milizia di san Michele Arcangelo. ...

... Per l’autore la rivoluzione ha la sua causa profonda in una esplosione di orgoglio e di sensualità che hanno ispirato una catena di sistemi ideologici dall’accettazione dei quali sono derivate le tre grandi perniciose rivoluzioni dell’Occidente: la pseudo–riforma protestante, la rivoluzione francese ed il comunismo fino ad arrivare all’attuale confusione, bruttura antropologica singola e collettiva e disordine sociale che possiamo definire come tribalismo. Nella sterminata opera omnia del grandissimo pensatore cattolico controrivoluzionario oltre mille pagine ci parlano degli angeli anzi il grande filosofo brasiliano ebbe anche delle esperienze mistiche con essi. Nell’edizione del cinquantenario, Cantoni riporta un saggio di de Oliveira, la cui elaborazione inizia nei primi anni 1950 e che non fu mai portato a termine e quindi edito,  intitolato “ Note sul concetto di Cristianità. Carattere spirituale e sacrale della società temporale e sua ministerialità”, dove l’eminente pensatore controrivoluzionario scrive: “L’angelo è un essere puramente spirituale, creato per conoscere, amare, lodare e servire Dio. Poiché questa è la sua unica ragion d’essere, a questo fine si ordinano tutte le sue potenze, tutte le sue inclinazioni naturali. A questo fine la grazia lo illumina e lo esalta, quando lo eleva all’ordine soprannaturale, dandogli la visione beatifica e l’amore soprannaturale. Quindi l’angelo ha necessità di una società: quella di Dio. E non potrebbe vivere nell’ignoranza del Creatore. Ma questa società gli basta per due motivi. In primo luogo perché Dio è la perfezione stessa e chi Lo possiede non necessita di niente di più. In secondo luogo perché la natura dell’angelo si ordina a Dio e solo a Lui. A rigore, la natura di un puro spirito è tale che Dio potrebbe aver creato solo lui oppure aver disposto che lui non conoscesse altro essere se non Dio stesso. Ma il Creatore ha costituito in altro modo la creazione angelica. Ha voluto che gli angeli si conoscessero gli uni gli altri, istituendo quindi fra loro una vita sociale che, evidentemente, è tutta spirituale. Però questa vita sociale ha Dio come oggetto ultimo. Quindi nelle conoscenze che gli angeli comunicano gli uni agli altri, trasmettono solamente quanto ciascuno può annunciare di Dio. Così ogni angelo ha tutte le operazioni delle sue potenze applicate a Dio in due modi, uno diretto, nella misura in cui ha commercio immediato con Lui attraverso altri angeli. Così stavano le cose prima della creazione del nostro universo. Quando questo è stato creato, la sua conoscenza è stata palesata agli angeli. E, siccome il nostro universo annuncia anche, a suo modo, le grandezze di Dio, gli angeli hanno acquisito in ogni essere materiale creato oggetti immediati di conoscenza, che li portano attraverso le loro vie specifiche a Dio, oggetto unico, costante, di tutte le operazioni angeliche. L’angelo sa per che via l’osservazione del sole, della pioggerella o del tuono elevava a Dio il salmista; o per che via un fiore o un passero elevava a Dio san Francesco d’Assisi (1182-1226); oppure per che via le meraviglie dell’atomo possono elevare a Dio l’uomo moderno… e se ne serve come via verso Dio. Chi potrà mai, in questa vita terrena – se non la Vergine Santissima -, cogliere quanto costituisce la meditazione e l’amore di un angelo che conosce tutto il nostro universo fin nel più piccolo dei suoi segreti? Vede con un solo colpo d’occhio il pulsare simultaneo della vita in tutti gli esseri e il movimento incessante e misterioso della materia negli spazi incommensurabilmente grandi nei quali si muovono gli astri; negli spazi incommensurabilmente piccoli in cui ruotano gli universi e le costellazioni degli atomi, e in tutto discerne la Sapienza Eterna, il Potere assoluto e irremovibile, la perfezione dell’amore?  Abbiamo parlato più specificamente della conoscenza e dell’amore. Una parola sulla lode e sul servizio di Dio. Fatto per lodare, l’essere angelico è di una natura per così dire “ esclamativa”. La conoscenza e l’amore non si perdono senza risonanza nelle auguste profondità del suo essere. Trasmette, comunica, esprime quanto gli accade internamente, senza dubbio per un dovere di giustizia e di amore verso dio, ma anche, indubbiamente, per un impulso della sua stessa natura. Da ciò l’incessante lode angelica, la cui magnificenza la scrittura ci manifesta tante volte con parole e con simboli così diversi. Fatto per servire, l’angelo non è solamente contemplativo, ma more suo, ha una natura attiva. Comunica agli altri quanto conosce da Dio: svolge un servizio docente. E’ l’agente della volontà di Dio nella direzione dell’universo, perché Dio governa la creazione visibile per mezzo degli angeli. E questa funzione esecutiva comporta un aspetto militante, perché è il guerriero di Dio, che prima dei secoli ha abbattuto Satana e i ribelli, e oggi combatte l’inferno, protegge i fedeli e la Chiesa nella lotta contro il potere delle Tenebre. Ecco dunque quanto l’angelo fa di sua propria natura; quanto fa come membro della società angelica; quanto la società angelica fa nel suo insieme, in quanto società, secondo l’impulso e il disegno di Dio”. Il 28 settembre 1966 il grande filosofo cattolico tenne a San Paolo del Brasile una conferenza su san Michele ai soci e cooperatori della TPF brasiliana e così delineò la missione dell’Arcangelo: “domani abbiamo la festa di san Michele . su di lui dice il calendario liturgico: “San Michele Arcangelo, Principe delle milizie celesti, ha combattuto nel Cielo gli angeli ribelli”. Compete a lui continuare questa lotta lungo la storia per liberarci dal demonio. D’altronde, egli è il capo degli angeli custodi, è l’angelo protettore della Chiesa, colui che presenta al Padre Eterno il sacrificio eucaristico. Richiamo la vostra attenzione su questo fatto: gli è il capo degli angeli custodi non solo degli individui, ma anche delle istituzioni, a cominciare dalla più alta istituzione della Terra, la Santa Chiesa Cattolica Romana. Ci si domanda quale sia il rapporto tra queste due missioni, cioè da una parte combattere gli angeli ribelli e dall’altra proteggere la Santa Chiesa di Dio. Io ritengo  che le due missioni siano intimamente collegate. Egli difese Dio, volle servirsi di lui come di uno scudo contro il demonio. Allo stesso modo, Dio vuole che egli sia l,o scudo degli uomini e della Santa Chiesa Cattolica contro il demonio. Egli, però, non è solo scudo. E’ anche spada. Non si limita a difendere, ma attacca, sconfiggere, scaccia nell’inferno. Ecco la doppia missione di san Michele Arcangelo. e’ per questo che egli era considerato nel Medioevo un cavaliere, anzi il primo dei cavalieri, il cavaliere celeste, perfettamente leale, estremamente forte e angelicamente puro, come un vero cavaliere deve essere. Egli è anche vittorioso, poiché pone tutta la sua fiducia in Dio, e dopo la nascita della madonna, anche in Lei. Proprio come un cavaliere. San Michele è il nostro naturale alleato nella lotta contro la Rivoluzione. Cos’è il movimento contro – rivoluzionario se non un gruppo di uomini che,  mutatis mutandis, porta avanti la stessa lotta di san Michele, difendo l’onore di Dio e della Madonna,la gloria della Santa Chiesa Cattolica e della civiltà cristiana? Fra le due lotte vi è una grande affinità. Ecco perché possiamo procedere tranquilli avendo san Michele come il nostro speciale Patrono. Egli è anche il perfetto contemplativo. Scrive Dom Prosper Guéranbger: “La Chiesa considera san Michele il mediatore della preghiera liturgica. Egli è l’anello tra l’umanità e la divinità di Dio, che dispone con ordine mirabile le gerarchie visibili e invisibili, si serve, a lode della Sua gloria, del ministero di questi spiriti celesti che contemplano sempre il volto del Padre, e che sanno meglio degli uomini amare e ammirare la bellezza della Sua infinita perfezione”. Dom Guéranger afferma che san Michele presenta al Padre Eterno il sacrificio eucaristico. E, infatti, a Fatima egli è apparso con un calice in mano., cosa vuol, dire Michele? Mi – cha - El  “Chi è come Dio?”. Nella sua brevità, questo nome esprime la lode più eccelsa, l’adorazione più perfetta, il riconoscimento più completo della trascendenza divina. Esprime anche, per contrasto, la perfetta umiltà della creatura, un nulla di fronte all’Infinito. Perché chi esclama “Chi è come Dio!”, afferma contestualmente che egli non è niente. E’ l’umiltà perfetta, l’umiltà propria al cavaliere, che non ha niente né di dolciastro né di romantico. Continua Dom Guéranger: “La Chiesa che è quaggiù invita anche gli spiriti celesti a benedire il Signore, a cantare le Sue lodi e a benedirlo incessantemente. La vocazione contemplativa degli angeli è il modello della nostra vocazione, come ha ricordato San Leone nella prefazione al “Sacramentario”. E’ veramente degno e giusto ringraziare il Signore che, attraverso San Michele, ci insegna che la nostra vita dev’essere rivolta al Cielo. Ecco ciò che dobbiamo chiedere nel giorno della sua festa”. Gli angeli sono membri della forte celeste. Nel Cielo, essi vivono nell’eterna contemplazione di Dio, conoscendolo, amandolo, lodandolo e servendolo sempre di più. Questa contemplazione si traduce in grandi celebrazioni,m che alcuni mistici hanno potuto vedere. Non si tratta di mere metafore. Il Cielo è un’eterna celebrazione in cui Dio mostra sempre di più le Sue grandezze egli angeli, insieme ai santi, lo acclamano con nuove lodi trionfali che non finiranno mai. Questa è la felicità celeste. Il Cielo è la patria della nostra anima. Noi siamo stati creati per il Cielo, solo il Cielo soddisfa pienamente tutte le aspirazioni della nostra natura.     Questa felicità, però, comincia già sulla terra. Nelle epoche di vera fede, per l’anima delle persone pie, salvo poi diffondersi per tutta la società, come un tesoro comune a tutta la Chiesa. E’ proprio ciò che manca nei giorni nostri., l’uomo moderno non ha la minima idea di cosa sia la felicità celeste. E senza questa idea, egli non può avere nemmeno appetenza per il Cielo. L’uomo moderno è impantanato nel puro appetito dei beni terreni. Se egli potesse comprendere, anche se fugacemente, cos’è una consolazione dello Spirito Santo, cos’è una grazia dello Spirito Santo,m cos’è il  riflesso della felicità celeste che si può avere già su questa terra, egli forse potrebbe iniziare il cammino del distacco dai beni terreni, e cominciare a capire come tutto è transitorio, come tutto quaggiù diventa alla fine polvere. ecco di cosa abbiamo bisogno oggi, e che gli angeli possono aiutarci a ottenere. Loro, che sono già inondati della felicità celeste, possono comunicarcela. E’ un fenomeno mistico per il quale, in un certo qual modo, gli angeli possono farci partecipare alla loro felicità, alla loro celebrazione meravigliosamente armoniosa. E’ un po’ come se il canto degli angeli arrivasse fino all’orecchio di coloro che aprono l’anima alla grazia divina, dandogli uno speciale appetito per le cose del Cielo. Il nostro tempo risente drammaticamente della mancanza di tale appetito. Troppe persone si interessano so,o alle cose della terra, il denaro, la politica, il godimento mondano, le notizie frivole di ogni giorno. Non si interessano più delle cose dottrinali e, tantomeno, delle cose del Cielo. Chiediamo agli angeli che ci comunichino il desiderio delle cose celesti di cui loro sono pieni. Ecco un’intenzione per la festa di domani. Chiediamo, in particolare, che san Michele faccia di noi perfetti cavalieri della Madonna”.

Don Marcello Stanzione (Ha scritto e pubblicato clicca qui)

 
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