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SAN RAFFAELE E IL MATRIMONIO PDF Stampa E-mail

SAN RAFFAELE E IL MATRIMONIO

In una delle catechesi del mercoledì, Giovanni Paolo ha una volta definito il matrimonio “ il sacramento più antico”, nel senso che già prima dell’incarnazione, ma in previsione della venuta di Cristo, il matrimonio è stato per gli esseri umani un “luogo” nel quale l’amore di Dio si è rivelato al mondo. Questo è ancora oggi, il senso profondo del matrimonio cristiano: la rivelazione dell’amore di Dio attraverso il “segno”- piccolo e apparentemente modesto- dell’amore reciproco dell’uomo e della donna. San Raffaele è invocato come protettore degli sposi cristiani. Il santo fondatore dei Fratelli delle Scuole Cristiane scrisse a riguardo: “E’ molto raro che i cristiani ricevano la grazia di questo sacramento, perché la maggior parte si sposa per motivi puramente umani o per fondare la loro famiglia su buone basi economiche, per godere in libertà dei piaceri sensuali: quindi, con intenzioni contrarie a quelle di Gesù Cristo. L’angelo Raffaele, nel sesto capitolo del Libro di Tobia, ci insegna che il demonio esercita il suo potere su queste persone. ...

... L’esperienza mostra le dolorose conseguenze di un matrimonio fatto solo per accontentare le passioni o per avarizia. Solo a quei pochi che si sposano con buone disposizioni e in stato di grazia Dio concede la grazia propria del matrimonio. Se ciò succede raramente, la colpa è soltanto degli uomini, perché non è impossibile ricevere questa grazia”. (San G. B. de la Salle, I doveri di un cristiano verso Dio, in Opere n° 4, Città Nuova Editrice, Roma 2004, pp. 266-267). Alla fine dell’ottocento un degno sacerdote, pure lui francese, affermava: ““Noi invochiamo l’arcangelo Raffaele come patrono dei matrimoni felici e santi […]. Infatti, la santità di questa unione completa dell’uomo e della donna, nel matrimonio attiene alla qualità, all’integrità, all’ordine stesso dell’amore. Quelli che si amano non si uniranno affatto per godere isolatamene l’uno dell’altro, ma per darsi l’uno all’atro, sostenendosi vicendevolmente in maniera disinteressata. Allora anche il piacere fisico che ne proveranno sarà come il completamento della festa che accompagna la loro tenerezza. Una tenerezza offerta nella delicatezza del cuore. Ed è così, che, su consiglio dell’angelo, Tobia e Sara decisero di dare la precedenza, per tre giorni, alla tenerezza sul solo piacere”. (Abbé J. Trinceau, Fondatore dell’Arciconfraternita di San Raffaele, in Rivista dell’Angelo Custode 1892, p. 9). Nel rito del matrimonio, la liturgia della Parola propone due testi come prima lettura presi dal libro di Tobia ( 7,6-14; 8,4b-8). Attualmente nella Chiesa Cattolica è esplosa in grande stile la devozione alla Madonna che scioglie i nodi con relativa novena. La spiegazione di tale successo è semplice perché è una preghiera indirizzata a sanare le ferite all’unione coniugale portata da adulteri, divorzi e separazioni matrimoniali che oggi sono frequentissimi. Ecco la storia di tale devozione. Nella chiesa romanica di San Pietro ad Augsburg si trova un dipinto (probabilmente del ‘700) che rappresenta la figura di Maria. L’immagine è quella di una giovane donna, bella, vestita di rosso con un drappo blu come mosso dal vento sopra le spalle e i fianchi. Ha un atteggiamento sereno, ma è tutta concentrata sul compito che le è affidato: sciogliere i grossi e piccoli nodi di un nastro bianco, aggrovigliato, offertole da sinistra da un Angelo, per poi lasciarlo scivolare a destra, ormai libero e liscio, nelle mani di un altro Angelo. Il nobile Wolfgang Langenmantel si era sposato con Sophie Imhoff nel 1612. Successivamente, in seguito a una crisi matrimoniale, era in procinto di divorziare. Wolfgang si recò nel monastero di Ingolstadt (a circa settanta chilometri a nord di Augsburg) per ricevere aiuto. Dopo aver visitato il monastero in quattro diverse occasioni, in un lasso di tempo di 28 giorni, si consultò col padre gesuita Jakob Rem, il quale, grazie alla sua esperienza, ebbe l’illuminazione di affidare questa situazione alla Vergine Maria invocata col titolo di “Madre tre volte ammirabile”. Nei giorni seguenti Wolfgang, grazie alla preghiera recitata alla Vergine Maria, in compagnia del Gesuita, ottenne dei cambiamenti nella sua situazione familiare. L’ultimo sabato del mese, il 28 settembre del 1615, il padre Jakob Rem stava pregando di fronte all’immagine della Vergine Maria che si trovava nella cappella del Monastero e, durante la solenne celebrazione, sollevando il nastro matrimoniale si sciolsero tutti i nodi. Dopo questo fatto, la coppia evitò il divorzio e il matrimonio continuò. Il nastro, a cui si fa riferimento nel racconto, era legato ad un rito che le monache avevano l’abitudine di compiere durante la celebrazione del matrimonio: il nastro veniva poggiato sulle mani congiunte degli sposi come simbolo di un nodo che li avrebbe uniti per tutta la vita. All’inizio del 1700 Hieronymus, figlio Wolfgang, e suo nipote decisero di donare, come ringraziamento, una pala per un altare dedicata alla Beata Vergine del Buon Consiglio per ricordare la storia della loro famiglia. Il pittore rappresenta la Vergine Maria come colei “che scioglie i nodi dalla cintura della vita coniugale”. L’immagine è quella di una giovane donna, bella, vestita di rosso con un drappo blu come mosso dal vento sopra le spalle e i fianchi. Ben visibile sulla parte alta del quadro è la colomba simbolo dello Spirito Santo: Maria è il tempio dello Spirito Santo! Sulla testa ha una corona di stelle e la luna sotto i suoi piedi che, contemporaneamente, schiacciano la testa al serpente: Maria è l’Immacolata! Ha un atteggiamento sereno, ma è tutta concentrata sul compito che le è affidato: sciogliere i grossi e piccoli nodi di un nastro bianco, aggrovigliato. Questa scena richiama alla mente una immagine usata da sant’Ireneo. Egli, accanto al rapporto Adamo - Cristo, sviluppa quello tra Eva – Maria .  Accogliendo il Cristo, Maria diviene la sua ubbidienza, mentre Eva, con la sua disobbedienza, aveva causato la morte. E’ Maria che scioglie i nodi della disobbedienza di Eva portando la vita. Così come ha generato Cristo, Maria genera anche le membra di Lui alla vita. Per Ireneo, Maria è associata alla Redenzione e il suo grembo materno è fonte di rigenerazione degli uomini in Dio. Anche gli angeli, servitori e strumenti di Dio per accompagnare gli uomini, occupano un posto di rilievo nel quadro. Il nastro con nodi di tutti i tipi è offerto alla Vergine da sinistra da un angelo, per poi lasciarlo scivolare a destra, ormai libero e liscio, nelle mani di un altro angelo. Inoltre nella parte inferiore del quadro se si fa attenzione si distingue l’Arcangelo Raffaele che tiene per mano Tobia (è un piccolo riferimento al nobile Wolfgang che si dirige verso il monastero, accompagnato dall’arcangelo). Nella Bibbia, il libro di Tobia ci presenta la storia di come Dio, servendosi dell’arcangelo Raffaele, il cui nome significa “Dio guarisce”, conduce due coppie di sposi: Tobi e Anna, Tobiolo e Sara a liberarsi dal male presente nelle loro relazioni familiari e coniugali. La loro storia risulta estremamente feconda di spunti per ogni cammino nunziale, compresi quelli più faticosi, rendendo naturale parlare di difficoltà e impegno, ma anche di bellezza e di gioia di amarsi. L’icona descrive il conforto che ispira “il sapere che esiste una mano capace di sciogliere i nodi”, ed anche dal Libro di Tobia (Tb 12,6-7; 12-18): Allora Raffaele chiamò Tobiolo e il padre Tobi in disparte e disse loro: “Benedite Dio e proclamate davanti a tutti i viventi i benefici che vi ha fatto, perché sia benedetto e celebrato il suo nome. Fate conoscere a tutti gli uomini le opere di Dio, come è giusto, e non siate negligenti nel rendergli grazie. E’ bene tenere nascosto il segreto del re, ma è giusto rivelare e manifestare le opere di Dio. Ebbene, quando tu e Sara stavate pregando, io presentavo l’attestato della vostra preghiera davanti alla gloria del Signore. Così anche quando tu seppellivi i morti. Quando poi non hai esitato ad alzarti da mensa, abbandonando il tuo pranzo, per andare a seppellire quel morto, allora io sono stato a metterti alla prova. Ora Dio mi ha inviato per guarire te e Sara, tua nuora. Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono al servizio di Dio e hanno accesso alla maestà del Signore”. Allora tutti e due, scossi com’erano caddero con la faccia a terra, pieni di terrore. Ma l’angelo disse loro: “Non temete, la pace sia con voi! Benedite Dio per tutti i secoli! Quando ero con voi, non stavo con voi per mia iniziativa, ma per la volontà di Dio; lui dovete benedire sempre, a lui cantare inni”. Come Tobia e Sara, anche noi sogniamo per noi, per la nostra coppia, per la nostra famiglia una vita felice, ricca di soddisfazioni, di gioia, di esperienze positive, arricchenti e stimolanti. E in questo orizzonte progettiamo il nostro futuro. Poi capita l’imprevisto, subentrano le difficoltà, sopraggiunge la fatica. Altre volte un’ingiustizia oppure le circostanze della vita rischiano di mettere in crisi quanto abbiamo costruito. E diviene più facile chiudersi, allontanarci l’uno dall’altra. Talvolta queste situazioni caratterizzano anche la vita di una équipe. Ci sentiamo come “legati”, con nodi stretti e aggrovigliati. Facciamo fatica ad intravedere una via di uscita. E allora ci dimentichiamo della grazia e della benedizione di Dio, che viene prima e ci precede, e che non ci abbandona mai. Ma se torniamo a guardare alla nostra vita con fiducia e con speranza, ci accorgiamo della presenza di Dio e riconosciamo il volto amico di tante persone che Dio stesso ci ha messo accanto e sul nostro cammino, persone che ci aiutano a “sciogliere i nodi” della nostra esistenza. Purché riconosciamo con umiltà di averne bisogno.

Don Marcello Stanzione (Ha scritto e pubblicato clicca qui)

 
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