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PERCHE’ SI RIVELANO LE ANIME DEL PURGATORIO? PDF Print E-mail
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PERCHE’ SI RIVELANO LE ANIME DEL PURGATORIO?Ogni apparizione di anime purganti, sebbene avvenga in modo adatto alla persona che ne è favorita, è sempre un fatto straordinario che scuote profondamente, producendo forti impressioni nella psiche e anche nel fisico del veggente o dei veggenti. Si pensi al carattere di sorpresa di questi fenomeni, almeno dei primi, alla trascendenza dei messaggi, alle circostanze eccezionali in cui avviene il contatto fra due modi ben diversi, anche se gli apparsi appartengono al Regno dei Beasti, può essere che al primo momento il veggente provi un senso di turbamento, di paura, persino di terrore; molto più poi se gli apparsi vengono dagli altri due regni dell’Aldilà, il Purgatorio e l’Inferno. Un’apparizione straordinaria di un’ anima del Purgatorio avvenne dal settembre al dicembre 1871 nel monastero delle Redentoriste nel Belgio. Il padre di suor Maria Serafina apparve per tre mesi consecutivi alla figlia per chiedergli suffragi. Durante il primo mese, le compariva tutto circondato di fiamme, gridando: “Pietà figlia mia, abbi pietà di tuo padre! Guarda questa cisterna di fuoco in cui sono immerso! Siamo qui a soffrire in parecchie centinaia! Oh! Se si conoscesse che cosa sia il Purgatorio, si farebbe di tutto per evitarlo e per soccorrere le povere anime che vi sono racchiuse”. ... 

...  A volte in mezzo alle fiamme da cui era circondato, gridava: “Ho sete, ho sete!”. Dal 14 ottobre in poi il defunto , anche se tormentato da grandi pene, sembrò che non fosse più circondato dalle fiamme. Si pensò allora che forse era passato a uno stato meno penoso del Purgatorio. Durante questo periodo disse un giorno alla figlia che i teologi non esagerano affatto, insegnando che i tormenti patiti dai martiri sono inferiori a quelli delle anime del Purgatorio. Alla vigilia della solennità di Ognissanti, dietro comando del confessore, suor Maria Serafina chiese su quale argomento sarebbe stato meglio predicare nel giorno della festa. Il padre defunto rispose: “Ahimè! Gli uomini non sanno o non credono abbastanza che il fuoco del Purgatorio è simile a quello dell’inferno; se potesse ogni mortale fare una visita sola in quel carcere, non si commetterebbe più un sol peccato veniale, tanto è punito rigorosamente!”. Il 30 novembre la religiosa sentì il padre ripetere: “Mi pare un’eternità che sono qui, la mia pena più grande in questo momento è una sete di Dio che mi divora e un desiderio irrefrenabile di possederlo; ed ogni volta che mi slancio verso di lui mi sento sempre respinto nel’abisso, poiché la mia pena non è ancora compiuta”. Forse la sua purificazione iniziava a giungere alla conclusione, tanto che il 5 dicembre apparve tutto splendido con solo un’aureola di tristezza. Dal 5 al 12 dicembre non apparve più, ma dal 12 al 15 si mostrò sempre più splendente, nel momento dell’elevazione del calice, apparve per l’ultima volta, circondato di luce e di beatitudine, dicendo a sua figlia: “Il tempo dell’espiazione è compiuto, ed io vengo a ringraziare te e l’intera comunità delle preghiere e dei suffragi fatti per l’anima mia. Pregherò in Cielo per tutte voi, e per te, mia cara figlia, impetrerò una sottomissione perfetta alla divina volontà e la grazia  di entrare in Cielo senza passare per le pene del Purgatorio”.
Un’altra veggente santa Maria Mazzarello, confondatrice con san Giovanni Bosco delle Figlie di Maria Ausiliatrice, al primo apparire dell’anima purgante di suor Arecco, le raccomandò di non spaventarla. Qualcosa di analogo può succedere nell’anima dei lettori di queste relazioni. Bisogna evitare due eccessi: lo spavento e il rifiuto. Una paura istintiva, irragionevole, tanto più se arrivasse, fino a scuotere il sistema nervoso sarebbe più nociva che utile, e non conforme ai disegni della Provvidenza. Nessun racconto di apparizioni deve far pensare a Dio come un tiranno che gode contemplare i supplizi delle sue creature. E sbaglierebbe chi rifiutandole, mettesse tutto a dimenticare il Purgatorio, e l’Inferno specialmente, risolvendosi, per reazione, a una condotta tale da costituire un pericolo maggiore di meritarsi quei castighi. Occorre invece considerare saggiamente quei fatti come provvidenziali e forti richiami alle anime distratte e ribelli che in nessun modo penserebbero alla salvezza eterna, né darebbero ascolto all’insegnamento ordinario della Chiesa. Che esista uno strato di purificazione per le anime dei morti passate all’altra vita in stato di grazia ma non completamente purificate, è un dogma di fede che la Chiesa Cattolica insegna in base a testi della Sacra Scrittura e specialmente appoggiandosi alla Tradizione. Per una ragione molto semplice si può credere che le anime dei trapassi che manifestino più frequentemente che le altre, permettendolo Iddio. Esse infatti hanno bisogno dei suffragi dei vivi affinché le loro pene siano abbreviate, mentre nulla possono fare per se stesse. Il dogma dell’esistenza del Purgatorio ha così trovato in ogni tempi numerose conferme. E’ verità certa che del Purgatorio, avrà termine col giudizio universale, quando tutti gli uomini daranno pere sempre divisi in due classi: quelli che “andranno alla vita eterna”, e quelli che “andranno al fuoco eterno”. Ogni anima purgante, quando ha terminato di scontare le pene per i propri peccati viene liberata ed entra in Paradiso. Quanto ciascuna debba rimanere in Purgatorio è un segreto di Dio. Sappiamo solo che ciò dipende dal minore o maggiore attaccamento alla colpa con cui essa passò da questa vita, e dall’applicazione dei suffragi. Le rivelazioni private ci dicono che vi si può rimanere molto a lungo, comunemente assai più di quanto si pensi. Don Francesco Virili una mattina vide che San Vincenzo Pallotti (+ 1850) dopo, aver celebrata la Messa, era tutto lieto. Gli domandò: “Che c’è, Don Vincenzo?”. Egli rispose rivolgendo gli occhi al cielo come estatico: “Questa mattina dal Purgatorio è andato in Paradiso Gregorio XVI”. Il Virili ne fece le meraviglie perché era ormai qualche mese che il Pontefice era passato da questa vita. Il Santo gli fece allora notare come sia stretto l’obbligo di una vita santa per tutti gli ecclesiastici “perché al giudizio di Dio si fila fino”.

Don Marcello Stanzione (Ha scritto e pubblicato clicca qui)

 
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