L’URNA DI S.GERARDO A CAMPAGNA ( SA) DAL 9 AL 17 NOVEMBRE |
La vita di San Gerardo Maiella è una delle più ricche in prodigi mistici ed in prove della sua complicità con gli Angeli. Nato nel 1726, figlio di un sarto di Muro Lucano, a sud di Napoli, Gerardo, fin dalla sua infanzia, manifesta una pietà straordinaria. Il padre era un semplice sarto e Gerardo, ultimo di cinque fratelli, già da piccolo patì la fame. Provò ad entrare nei Cappuccini ma fu rifiutato perché troppo gracile. Dopo alcuni anni si rivolse ai Redentoristi di Sant’Alfonso de’ Liguori, presso Foggia, dove rimase come fratello laico converso, svolgendo i lavori più umili. La sua passione era però stare in mezzo alla gente e portare sollievo alle persone che ne avevano bisogno. La sua opera era enormemente apprezzata da tutti e già in quegli anni si diceva che avvenissero prodigi soprannaturali attorno a lui. Un giorno però, una giovane l’accusò calunniosamente. Egli, così come faceva da bambino, quando i ragazzi del paese lo picchiavano , non si difese. Sant’Alfonso, credendolo colpevole, gli proibì allora la Comunione e ogni contatto al di fuori del convento, poi rendendo la punizione ancora più rigida, lo trasferì nei pressi di Avellino. ... ... Gerardo prese la vicenda come una prova divina e solo quando Dio avesse voluto dimostrare la sua innocenza, l’equivoco si sarebbe chiarito perciò seguitò a tacere. Soffriva soprattutto per non poter ricevere la Comunione ma si consolava pensando che bastasse portare il Signore nel cuore. Egli ritenne che la chiave per superare la prova fosse l’umiltà perciò lasciò che tutti lo considerassero un religioso indegno e lo umiliassero. Fino a che, un giorno, la giovane donna che lo aveva denunciato, non ritrattò e smentì tutte le sue accuse. Quale grande stupore e gioia colse i confratelli alla notizia. Ma essi proprio non riuscivano a capire perché Gerardo non si fosse difeso ed egli con una battuta di spirito rispose: “!Perché quella era una buona occasione per farmi Santo. Se la perdevo, la perdevo per sempre”. I Superiori gli chiesero di scrivere i racconti dei suoi esami di coscienza per comprendere l’origine di una perfezione che sembrava divina. Durante gli ultimi anni della sua vita fu circondato dall’amore e dal rispetto di tutti e si racconta di molti doni e prodigi che lo videro coinvolto. Si dice ad esempio che avesse il dono della profezia grazie alla quale si rese utile ai suoi confratelli e che, durante la preghiera, scomparisse prodigiosamente alla vista tanto che a Caposele, ancora oggi, i ragazzi che giocano a nascondino dicono di “fare frate Gerardo”. In quest’aura di prodigiosa santità, Gerardo morì a soli ventinove anni dicendo: “Dio è morto per me. Se a lui piace, io vorrei morire per lui”. Fu sepolto nel suo convento e canonizzato l’11 dicembre 1904 da papa Pio X. San Gerardo Maiella oggi è soprannominato anche l’ “angelo delle mamme” perché invocato soprattutto dalle donne che desiderano o aspettano un bambino. A sette anni, egli supplica il curato della sua parrocchia di ammetterlo alla Sacro Banchetto Eucaristico. Non è affatto l’usanza. Bisogna aspettare di avere dodici anni, ed il sacerdote non manifesta per niente l’intenzione di accordare questo diritto al ragazzino. Gerardo si ritira, col cuore afflitto. La notte seguente, è risvegliato da una luce meravigliosa. Al centro di questa gloria, un Angelo magnifico che tiene un calice tra le sue mani. San Michele è disceso a dare al piccolo Gerardo Maiella quella comunione che il suo intransigente parroco gli ha rifiutato (Si è visto prima lo stesso fenomeno a Fatima. Lo si ritrova alla fine della vita di santa Faustina, nel 1938. Suor Lucia afferma che si trattava ben di una vera ostia). Tra Gerardo ed il Principe della Milizia celeste comincia un’amicizia che non si smentirà mai più. Gli anni sono passati. Prima di entrare presso i Redentoristi dove i miracoli di questo piccolo fraticello laico di ventitre anni avranno una ripercussione internazionale, il secolo degli Illuministi non trovando spiegazione ai fenomeni di bilocazione e di invisibilità, Gerardo vuole andare in pellegrinaggio al monte Gargano. Il tempo è lontano dalle grandi folle che si accalcavano verso la montagna del Santo Angelo. Il santuario è dimenticato e non ha più conosciuto nessuna pubblicità da molti lustri. I filosofi si divertono alle spalle dei semplici che credono agli Angeli. Appena qualche pio fedele, originario dell’Italia del Sud, dirige ancora i suoi passi verso il monte Gargano. Gerardo è uno di questi ed egli ha trovato il mezzo di trascinare in questo viaggio molti dei suoi amici. Ma essi sono giovani ed imprevidenti. Il monte Gargano sembrava loro molto vicino. Il gruppetto è partito con spensieratezza, senza preoccuparsi molto né dei viveri né del denaro. Gli imprudenti ragazzi si accorgono presto che sono stati irriflessivi : la strada è più lunga del previsto, essi non hanno economizzato le loro troppo rare provvigioni e non hanno un soldo in tasca. E’ troppo tardi per tornare indietro. Si ha un po’ di panico... Solo Gerardo non prende la disavventura al tragico. Egli afferma, sereno, che, arrivati al monte, troverà un mezzo per arrangiare le cose al meglio. Al punto in cui sono, gli altri decidono di fargli fiducia. I piedi addolorati, la lingua secca, il gruppo si affatica sulla scale della chiesa. Tutti gettano degli sguardi di invidia sperduta ed impotente verso i pochi negozi e gli alberghi in cui, in mancanza di denaro, essi non possono andare. Gerardo chiede loro un poco di pazienza supplementare ed entra nella basilica. Egli si inginocchia davanti alla statua dell’Arcangelo, implora San Michele di venire in loro aiuto. Quando Gerardo si strappa dalle sue preghiere, un giovane sconosciuto si avvicina a lui e, senza una parola, gli scivola una borsa piena di monete nella mano. La Parrocchia di Santa Maria La Nova tra pochi giorni accoglierà l’urna con il corpo di san Gerardo accompagnata da due padri Redentoristi. Don Marcello Stanzione (Ha scritto e pubblicato clicca qui) |
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