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SOCRATE E IL SUO “ANGELO” PDF Stampa E-mail

SOCRATE E IL SUO “ANGELO”

L’idea che ci sia un dàimon, cioè uno spirito o guida disincarnata personale, che governa il destino dell’uomo dalla nascita alla morte – e pure oltre nell’al di là – è molto antica. Nella filosofia greca classica il demone sta a metà strada fra ciò che è divino e ciò che è umano, e media tra queste due dimensioni. Già nel VII secolo a. C. Esiodo, in Le opere e i giorni, affermava che gli uomini della prima “stirpe aurea”, quelli che popolavano la Terra ai tempi di Crono, dopo una misteriosa “caduta nel sonno” si erano trasformati in demoni, ma in senso positivo, quali “tutori dei mortali e  protettori del genere umano”. In seguito l’umanità si corruppe, per cui seguì una stirpe argentea, una bronzea -  che si estinse per l’eccessiva malvagità – poi la stirpe degli Erosi, premiata da Zeus per il suo coraggio e infine del Ferro, nella quale l’umanità era nuovamente condannata alla sofferenza. Il concetto della colpa e della caduta dell’uomo, del suo progressivo allontanamento dalla beatitudine dall’Età dell’Oro è comune a molte culture ed è lo scenario nel quale, operano gli arcangeli, per aiutare l’umanità a “risalire la china” e riconquistare la sua condizione originaria. ...

... L’esempio più celebre di “demone individuale” quello che anticipa con maggior precisione l’idea di angelo custode in senso cristiano, è certamente quello di Socrate (ca 470 – 399 a. C.). Suo padre, Sofronisco, era scultore, e sua madre, Fenarete, era levatrice (Platone, Teeteto, 149°) . Si tramanda che anche Socrate abbia fatto lo scultore prima di dedicarsi alla filosofia, dando prova di valore. La stessa forza d’animo dimostrò nella vita politica, quando per esempio (406/405) come membro del Consiglio dei cinquecento, fu il solo a opporsi a un procedimento illegale con cui si volevano giudicare sommariamente gli strateghi vincitori alle Arginuse, accusati di non essersi adoperato per salvare i feriti e i naufraghi dopo la battaglia. Due anni dopo si rifiutò a rischio della vita di arrestare il democratico Crizia, capo dei Trenta tiranni e un tempo membro del suo circolo di amici. Lo salvò la caduta della tirannide e il ritorno della democrazia. Ma la sua figura dovette apparire nella restaurata democrazia, dopo le prove della guerra e della tirannide, troppo compromessa con uomini come Alcibiade e Crizia; e l’insegnamento spregiudicato di Socrate ai giovani ateniesi dovette sembrare troppo “sofistico” e nocivo per le credenze e i valori tradizionali della pòlis. Così nel 399 fu denunciato per empietà e corruzione dei giovani da Meleto, dietro cui stava un potente uomo politico di parte democratica, Anito. E’ probabile che i suoi accusatori volessero solo esiliarlo, ma Socrate non accettò compromessi e subì il processo e la condanna a morte, eseguita nella primavera di quell’anno.  Dell’angelo di Socrate ce ne parlano ampiamente i suoi allievi Senofonte e Platone. Senofonte sostiene che Socrate dialogasse abitualmente con un’entità che gli conferiva la stessa capacità divinatoria della Pizia: ne riceveva avvertimenti e segni, che guidavano tutte le sue scelte, anche nelle più minute vicende quotidiane. Platone (428 – 348 a. C.) precisa che si trattava di una voce interiore che interveniva soltanto per evitare che il filosofo commettesse un errore. Nell’autodifesa pronunciata in tribunale, per esempio, Socrate attribuiva al silenzio del suo dàimon la scelta di non sottrarsi al processo, anche se comportava una condanna a morte. Nel mito di Er, che chiude La Repubblica, Platone sostiene che, quando un essere umano muore, il demone che l’ha avuto in custodia in vita conduce la sua anima in un luogo prestabilito, dove tutte le anime si radunano in attesa di essere giudicate. Da qui, esse migrano verso le dimore dell’Ade. Dopo molto tempo, quando avranno scontato la loro pena, un’altra guida le ricondurrà verso la Terra ma, prima di iniziare una nuova vita, esse dovranno scegliere, un nuovo demone personale. Alla cultura greca classica, dunque, vanno ricondotte molte delle idee che saranno riprese dall’angelologia cristiana dei secoli successivi.

Don Marcello Stanzione (Ha scritto e pubblicato clicca qui)

 
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