IL FILOSOFO EUGENIO D’ORS E GLI ANGELI |
Eugenio d’Ors Rovira o, meglio, Eugeni d’Ors Rovira, secondo la dizione catalana, fu filosofo, letterato e critico d’arte spagnolo e fu uno tra i primi divulgatori nella sua nazione del pensiero psicanalitico di Freud che tanta influenza ebbe sul suo pensiero . Nato a Barcellona nel 1881 e morto nel 1954, apparteneva alla straordinaria nidiata degli irregolari di genio susseguitisi nel Novecento spagnolo: Unamuno, Marìa Zambrano, Ortega y Gasset. Una compagnia rispetto alla quale d’Ors ebbe la caratteristica di trovare, a guerra civile terminata, un conveniente Modus vivendi con il regime, trasformandosi in una sorta di ambasciatore culturale della Spagna franchista. Il che non toglie che la sua opera, incentrata sulle questioni fondamentali dell’estetica e dell’educazione, abbia esercitato un influsso tutt’altro che trascurabile , anche dal punto di vista formale. A d’Ors si deve infatti l’invenzione della “glossa”, saggio giornalistico ad altissima densità concettuale, nel quale già si rivela quella tendenza a intrecciare riflessione e racconto su cui poggiano capolavori come Tre ore nel Museo del Prado e più ancora Del Barocco. ... ... Non diversamente da altri intellettuali della sua epoca, d’Ors fu anche – e forse principalmente – un indagatore degli arcani angelici, circostanza questa che lo avvicina a una non meno impegnativa galassia di autori, che vanno da un suo illustre conterraneo, il poeta Rafal Alberti, all’americano Wallace Stevens, passando per Rainer Maria Rilke e Walter Benjamin. D’Ors ha lasciato una vasta opera filosofica. Tra i lavori di carattere estetico, tradotti in italiano: Del Barocco (SE, 1992); L’arte di Goya (Bompiani, 1948); Tre ore nel Museo del Prado: itinerario estetico (Pratiche , 1991). Gli scritti di Eugenio d’Ors in “cinquecento parole” sono talmente “geniali” da esser divenuti la cifra della sua produzione filosofica. Un genere dove il genio si manifesta in lampi brevissimi, o parole altamente poetiche, capaci di condensare in piccoli sistemi le più controverse questioni filosofiche, e non solo: la storia del mondo (1936), la Filosofia (1941), l’igiene (1941) e, sinora inedita, l’angelologia. Sinossi così ricche da poter condensare in poche pagine l’intera parabola del pensiero occidentale. Nell’opera filosofica di D’Ors, l’angelo fa una comparsa da grande protagonista così come pure è protagonista nella poesia di Rafael Alberti. Le principali opere sugli angeli per cui ancor oggi d’Ors viene ricordato sono anzitutto l’Introducciòn a la vida angèlica ( 1939 e 1941) e le Oraciones para el creyente en los angeles (1940). L’Introducciòn è sostanzialmente la rielaborazione di una serie di “ glosse” che il filosofo tenne regolarmente nel periodico “ El Debate” tra il 1932 e il 1935, rielaborazione che si concretizzò in due versioni distinte dell’opera uscite in argentina nel 1939 e 1941 ( edizioni per le quali il filosofo aggiunse anche del materiale nuovo).Nei due brevi testi “ Sull’esistenza e l’assistenza degli angeli” e L’angelologia in cinquecento parole” per la prima volta tradotti in italiano e stampati dall’editrice Morcelliana di Brescia – un compendio all’opera maggiore Introducciòn a la vida angélica (1939) – la sua prospettiva sugli angeli è anche uno squarcio antropologico sulla condizione umana, che individua fra la dimensione del conscio, dell’inconscio e del subconscio, una “sovra coscienza” ove interviene l’assistenza dell’angelo: un angelo sub specie aeternitatis, appunto dove storicità e eternità si incontrano. Ad attirare l’attenzione su questo particolare versante del pensiero di d’Ors, due testi, Sull’esistenza e l’assistenza degli Angeli e, L’angelologia in cinquecento parole, riuniti da Morcelliana in un unico volume a cura del filosofo Mattia Geretto. Si tratta di scritti in qualche modo collaterali, ma non per questo meno rappresentativi di un percorso dominato dalla Introducciòn a la vida angélica, apparsa in prima edizione nel 1939 e già parzialmente annunciata dalle notazioni – redatte in francese e mai pubblicate finora – Sull’esistenza e l’assistenza degli Angeli. Ma di quali angeli stiamo parlando, in definitiva? Per rispondere alla domanda Geretto passa in rassegna una letteratura critica che ha di preferenza insistito sulla cifra simbolica della riflessione di d’Ors. Certo, nella sua particolare visione dell’essere umano l’Angelo rappresenta il “sopracosciente”, categoria in ampia misura riconducibile al “demone” di ascendenza socratica e nello stesso tempo contrapposta al subcosciente che – annota d’Ors . “si radica nel corporeo”. L’uomo , dunque, si struttura in corpo, anima e angelo, ed è proprio quest’ultimo elemento a costituire la sua più autentica “vocazione”. Se si fermasse qui, la meditazione del filosofo spagnolo non farebbe altro che confermare quell’esilio degli angeli dai territori della metafisica e della teologia. In realtà, secondo l’intelligente lettura di Geretto, l’angelo di d’Ors non è soltanto la parte più “sottile” dell’essere umano, ma partecipa del più ampio mistero del ser dos, un “essere in due” che rimanda al rapporto con Dio e, di conseguenza, all’azione mediatrice dei suoi messaggeri. L’argomentazione dello studioso è serrata e convincente, rinvia spesso al debito che d’Ors contrasse nei confronti di Leibniz e non trascura il desiderio di coerenza – sempre presente nell’autore – nei confronti delle schiere celesti). Che l’Angelo di d’Ors non abbia subito “la mutilazione delle ali” lo dimostrano del resto le conclusive fra le famose “cinquecento parole” del magistrale saggio sull’argomento. Subito dopo aver esortato a invocare l’Angelo e a moltiplicare le sue rappresentazioni da parte dei “figurativi cattolici”, il pensatore mette in guardia dall’immagine corriva dell’ “Angioletto bambino”, che con il suo aspetto di “piccolo cupido seminudo” tradisce la vera natura del messaggero biblico. L’Angelo autentico, avverte d’Ors , è “adulto, forte, lucido, saggio, viaggiatore, guerriero”. Un aspetto fondamentale dell’angelologia di d’Ors è l’identificazione dell’angelo con la parte più alta dell’uomo. Una volta un padre domenicano, P. Andrè Lacaze, gli rivolse una precisa domanda: “ Come vedi l’unione tra l’Angelo e l’anima umana durante l’esistenza terrena dell’uomo?”. Questa la risposta del filosofo: “ Vedo quest’unione realizzata in termini analoghi all’unione dell’anima e del corpo durante la stessa vita sulla terra. L’uomo come individuo, si compone di anima e di corpo; come persona, invece, l’uomo si comporta di anima, corpo e Angelo. Quest’ultima è un’unione funzionale… corrisponde all’ordine delle nozze. Il letto di nozze dell’anima e del corpo si chiama “ subcoscienza” o approssimativamente, “istinto”. Il letto di nozze dell’anima e dell’Angelo si chiama “ sopracoscienza” o, approssimativamente anche “vocazione”. Per il filosofo spagnolo la figura dell’Angelo custode è trasposta nell’ambito del “ sopracosciente”, quella regione dove l’essere si manifesta come “ sostanza immutabile” e, in quanto tale come “ sostanza tutelare”. D’Ors compone anche uno scritto singolare: “ Oraciones para el creyente en los angeles”. Nessun filosofo di un certo livello di fama come lui aveva mai osato dare alle stampe una raccolta di preghiere agli angeli. Don Marcello Stanzione (Ha scritto e pubblicato clicca qui) |
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