LE TRE RELIGIONI MONOTEISTE: Ebrei, Cristiani e Musulmani hanno lo stesso Dio? |
Prima parte: Il Dio dell’Islam La gente è convinta che Ebraismo, Cristianesimo e Islamismo derivino dall’unico Patriarca Abramo, al quale Dio ha affidato la promessa attraverso i due figli: Isacco, figlio della moglie Sara, e Ismaele, figlio della schiava Agar, perché a entrambi Dio avrebbe dato la sua benedizione facendoli capi di numerose Nazioni. In realtà le benedizioni sono molteplici e per varie circostanze, ma quella messianica è una sola, per una sola persona, un “eletto”, “l’Unto” del Signore, e Dio l’ha data solo ad Abramo il quale l’ha trasmessa solo a Isacco, per comando di Dio, il quale l’ha trasmessa al figlio Giacobbe, sempre per volere di Dio, e non a Esaù, nonostante fosse il primogenito. Lo stesso Giacobbe poi, trasmise la benedizione messianica a uno solo dei suoi dodici figli, non al primogenito Rubens, e neppure al prediletto Giuseppe, che portò il popolo in Egitto, ma solo a Giuda, per ispirazione diretta di Dio, perché si adempisse la Scrittura secondo cui da quella precisa discendenza sarebbe venuto il Re Davide e poi Gesù Cristo. ... ... Si tratta infatti di benedizioni particolari, quasi un’Investitura divina, come le Unzioni per i Re, in un certo senso, che a quei tempi aveva un significato assai particolare perché legato anche a un preciso mandato, una missione speciale di provenienza divina. Dio volle benedire Isacco, figlio di Sara, il figlio della promessa, con una benedizione messianica, appunto, tuttavia promise protezione e discendenza anche ad Ismaele, perché, anche se figlio della schiava, era pur sempre seme di Abramo. In tutti i casi, se consideriamo la successione dal punto di vista etnico, cioè della discendenza carnale, quella genealogica, diciamo, i discendenti di Isacco, figlio della promessa che Dio fece ad Abramo, sono gli Ebrei, ma i discendenti dell’altro figlio di Abramo, Ismaele, figlio della schiava Agar, al quale pure Dio promise protezione e lunga discendenza, chi sono? Molti a questo punto pensano che i discendenti di Ismaele siano i palestinesi-musulmani, e che pertanto facciano anch’essi parte dell’unico Padre Abramo e delle promesse messianiche dell’unico Dio, invece niente di più sbagliato! Mentre i discendenti di Isacco e Giacobbe, dopo la schiavitù in Egitto, tornarono, sotto la guida di Mosè, a occupare la Palestina scacciandone i popoli pagani per ordine di Javè, i discendenti di Ismaele si sparsero invece nelle terre del deserto arabo dove si mescolarono con le popolazioni pagane lì presenti che adoravano per lo più feticci, pietre sacre ecc.. Dopo la venuta di Cristo, attraverso la predicazione degli Apostoli e discepoli, il Cristianesimo si andò diffondendo in tutto il bacino del Mediterraneo sottraendo al paganesimo molti popoli. Pertanto fin nei primi secoli del cristianesimo, in quelle terre del così detto “Medio Oriente”, compresa l’Arabia, si trovavano a convivere pacificamente ebrei, cristiani e pagani. Fu solo agli inizi del 600, con l’avvento di Maometto che tutto questo equilibrio viene spezzato, anzi, viene fatto letteralmente a pezzi. Maometto nacque in Arabia, a la Mecca nel 570 e si trovò a vivere in mezzo a quella realtà di pensiero ebraico-cristiano, oltre che pagano del tempo. Sentì infatti parlare di Sacra Scrittura, di Libri sacri, di Profeti, in particolare di Gesù, figlio di Maria, avviato in questo anche da un Vescovo cristiano di La Mecca, Uarahà Ben Nauffal, che era lo zio della sua prima moglie, Qadigia. Ma ad un certo momento della sua vita, intorno ai 30 anni, ebbe delle crisi religiose fortissime, si contorceva, digrignava i denti, finchè dichiarò di essere stato investito di un compito speciale che, secondo lui, gli aveva affidato Dio stesso, Allah, attraverso l’arcangelo Gabriele (ci sono diavoli che si travestono da angeli di luce). Allah è l’unico, vero Dio al quale tutti i popoli si devono sottomettere, e Maometto l’unico, vero profeta. Infatti il nome “Islam” coniato da Maometto per definire i suoi seguaci, significa sottomesso, cioè sottomesso a Dio, ad Allah, da cui deriva la parola araba “musliman”, mussulmano, cioè aderente all’Islam, a quella sorta di politica religioso-teocratica, che ha il proprio Dio in Allah, un monarca assoluto e inaccessibile che esige punizioni terribili per chi infrange la legge e tributi di sangue per tutti gli infedeli. Maometto pertanto è l’eletto di Allah, il suo profeta, a tal punto da vantarsi di avere ottenuto da Dio il permesso speciale di avere venti mogli, tra cui anche bambine, mentre i suoi fedeli possono averne al massimo solo quattro. Dopo queste “visioni”, Maometto si trasformò, da inquieto cammelliere, in guerriero violento e passionario che, nell’intento di ricondurre idolatri e pagani all’unico Dio, Allah, in realtà fece della sua “missione” una guerra continua, una vera carneficina, vantandosi di aver sgozzato alle porte di Medina oltre 700 ebrei che rifiutavano di convertirsi, e obbligando i suoi seguaci a fare altrettanto attraverso la cosiddetta “Jihad”, “la guerra santa” che egli stesso ha voluto stigmatizzare nel Corano come indiscutibile volontà di Dio. Quel Corano che rappresenta l’unica e sola legge, l’unica fonte del diritto islamico, religioso, civile, politico, legislativo e quant’altro, e chi osa contraddire, merita la morte. Questi “dettagli” ed altri, non sono da sottovalutare se vogliamo conoscere le radici e le vicende storiche di Islam e Cristianesimo e quali reali prospettive di dialogo possono esistere. In 1400 anni di storia abbiamo assistito a un’inspiegabile diffusione dell’Islam in tutto il mondo, a iniziare dalla Palestina, il Medio Oriente, tutta l’Africa cristiana dove tuttora assistiamo a persecuzioni quasi quotidiane di cristiani, l’Indonesia, ecc. mentre tengono gli occhi sempre puntati sulla conquista dell’Europa, come non fanno mistero di proclamare i capi islamici, moderati e non. Com’è possibile, viene da chiedersi, che una struttura così lesiva dei diritti umani possa essersi diffusa tanto rapidamente? La risposta non è semplice perché sono coinvolti molti elementi di carattere sociale, politico ed economico che hanno prevalso, ora l’uno ora l’altro, in questi 1400 anni di storia dell’Islam. Lo storico Huntington ha analizzato nel suo libro “Scontro di civiltà” questa incredibile realtà. Sta di fatto, però, che due sono gli elementi fondamentali di questa espansione: la conquista del mondo all’Islam attraverso la violenza, e il cedimento dell’Occidente che ha abbandonato tutto un patrimonio di valori e di fede cristiana, fondamento della sua potenza, cultura e civiltà per annaspare in una fantomatica cultura cosiddetta “laica”. E se noi occidentali non possiamo vantare la cultura dei kamikaze davanti a eventuali battaglie, cioè di coloro che si uccidono per uccidere gli altri (semmai il cristiano offre la sua vita per dare la vita agli altri), è pur vero che abbiamo il dovere di difenderci in caso di attacco. Quel cristiano che, per amore del dialogo a tutti i costi, seppellisce assieme alle armi, anche la sua dignità, la sua fede, la sua casa, la sua famiglia ecc. per abbracciare in toto il nemico, è un traditore di Cristo e di sé stesso, e si troverà a vivere da schiavo in casa propria. Alla luce di quanto sopra, si evince che il Dio islamico, Allah, non è assolutamente lo stesso Dio del padre Abramo, Javé, anche se molti musulmani vanno a pregare sulla sua tomba e su quella di Sara ad Hebron. Ma c’è sempre una speranza anche davanti alla disperazione: il Corano, così duro nella descrizione dei doveri bellici di un bravo musulmano, presenta come eccezione straordinaria una grande considerazione di Maria, della sua purezza assoluta, anche se solo come madre del Profeta Gesù, ovviamente, e non come Madre di Dio. Si pensa che questa tradizione orale sia stata trasmessa a Maometto dai cristiani presenti a quel tempo in Arabia e che possa costituire, come diceva recentemente il Vescovo di Beirut, un “elemento di unità” quasi miracoloso sul quale fare leva per impetrare da ambo le parti l’aiuto della Madonna soprattutto nella difficilissima impresa del dialogo e della convivenza pacifica con i musulmani, anzi nella speranza miracolosa della loro conversione attraverso la Vergine Maria. Se facciamo un passo nella fede, incontriamo le parole della Madonna a Fatima nel 1917: Coraggio, dopo tante prove,“… alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà!”. Perché non pensare che la Madre di Dio possa trionfare convertendo non solo il cuore dei cristiani ormai così induriti e incalliti nel materialismo, ma anche quello dei musulmani nella loro ricerca di Verità e di Amore? Seconda parte: Il Dio degli Ebrei Visto che noi cristiani proveniamo dalle radici giudaiche e attingiamo tutti al Vecchio Testamento, possiamo dire di avere almeno con gli Ebrei lo stesso Dio dell’Alleanza? Vediamolo brevemente: • Al popolo ebraico, il popolo della promessa che viveva in ambienti idolatri, Dio si è rivelato, attraverso Abramo, Mosè e i Profeti, proclamandosi l’Unico, vero Dio, “IO SONO” e, mentre da una parte gli dimostrava la sua predilezione proteggendolo contro i suoi numerosi nemici, nel contempo esigeva dal suo popolo adorazione e obbedienza, in vista di una missione specialissima alla quale era stato chiamato per volontà di Dio: la venuta del Salvatore del mondo, un Ebreo, figlio di Ebrei, della discendenza di Davide! Sappiamo dalla Storia Sacra come il “popolo eletto” fu comunque anche più volte punito dallo stesso Dio soprattutto quando si macchiava del peccato di idolatria, tant’è vero che proprio a motivo dell’idolatria gli Ebrei subirono la punizione più terribile: la deportazione in Babilonia dalla quale furono liberati grazie al re Ciro. Tornati a Gerusalemme, ricostruirono il tempio e le mura, nell’attesa della realizzazione della “grande promessa”, cioè l’avvento del Messia, ma essi non hanno voluto riconoscerlo in Gesù di Nazareth. Interessante la motivazione offerta dal prof. Don Ugo Borghello:“Si possono capire le grandi incomprensioni ebraiche verso il Cristo: si passa dal Dio degli Ebrei, popolo di elezione, al Dio dei peccatori.(…) Le attese prevalenti tra gli Ebrei erano attese messianiche, magiche, rivolte all’attesa di un “nuovo Mosè” che li liberasse dall’Impero Romano. Questo spiega che senza la fede nella divinità di Cristo si rimane fuori dal nuovo popolo di Dio (…) Ebrei e cristiani leggono le stesse Parole di Dio, ma capiscono in modi diversi, perché partono da “chiese diverse”. Nel Vangelo Gesù Cristo conferma la validità di tutto il Vecchio Testamento con le sue parole e con la sua stessa vita, citando più volte Abramo, Mosè e i profeti davanti ai Farisei increduli, addirittura apparendo davanti agli Apostoli nella trasfigurazione assieme a Mosè e ad Elia, come segno di continuità con il passato del popolo ebraico. “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento” (Mt, 5,17). Forti di questa consapevolezza, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno cercato più volte un riavvicinamento col popolo ebraico attraverso visite alla sinagoga laddove hanno perfino chiesto perdono per le mancanze dei figli della Chiesa se in qualche modo hanno favorito le piaghe dell’antisemitismo. Purtroppo uguale umiltà mai è venuta dalla controparte, come se eventuali errori commessi fossero da attribuire sempre e solo alla Chiesa cattolica! Anche Papa Francesco dimostra di voler proseguire su questa difficile strada della reciproca, rispettosa conoscenza. • Tuttavia Gesù Cristo, nel confermare la continuità, mette anche in risalto con fermezza la “novità assoluta” che è costituita dalla sua Presenza Divina come Figlio di Dio, un tutt’uno con il Padre dal cui amore promana lo Spirito Santo: la Santissima Trinità, cioè un solo Dio in Tre Persone divine! Rivelazione davvero sconvolgente e vincolante per la salvezza eterna. Prima di ascendere al cielo, Gesù disse agli apostoli: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate, dunque, e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo!” (Mt. 28,16) Da quel momento gli Ebrei dovranno adorare l’unico Dio in Tre Persone perché il Dio del Vecchio Testamento si è rivelato in Cristo e ha parlato di sé proclamando la sua piena unità con il Padre e lo Spirito Santo “Io e il Padre siamo una cosa sola, il Padre è in me e io sono nel Padre” (Gv. 10,30). E quando i Giudei, increduli, per sfidare Gesù gli ricordano che loro discendono da Abramo e hanno Dio come padre, Gesù risponde loro “Se Dio fosse vostro Padre mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo.(…) Perché non potete dare ascolto alle mie parole VOI CHE AVETE PER PADRE IL DIAVOLO e volete compiere i desideri del padre vostro.(…) Abramo, vostro padre esultò nella speranza di vedere il mio giorno, lo vide e se ne rallegrò”. Gli dissero allora i Giudei “Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?” Rispose loro Gesù: “In verità, in verità vi dico “prima che Abramo fosse, io sono”.(Gv.8,31-59) Forte e terribile questo brano di Giovanni, dove Gesù appare in tutta la sua forza, autorità e potenza. Pur essendo egli stesso ebreo, tuttavia non esita a definire i suoi connazionali “figli del diavolo” e non figli di Abramo, perché? Dio non ha rotto l’alleanza con i figli di Abramo però, con l’avvento di Gesù Cristo e soprattutto con la sua Morte e Risurrezione, il “Dio di Abramo” è ormai solo nella fede in Cristo e pertanto qualunque parentela o discendenza è solo di ordine spirituale. Si possono definire “figli di Abramo” solo coloro che nascono alla fede in Cristo, pertanto anche i pagani che si convertono a Cristo, cancellando definitivamente il valore della successione carnale, etnica per privilegiare solo quella della fede in Lui, aperta a tutti gli uomini di tutte le razze. “Abramo vide il mio giorno e se rallegrò” ha affermato Gesù. Com’è possibile se Abramo è vissuto circa duemila anni prima di Cristo? San Tommaso da questa risposta: “Era necessario che il mistero dell’Incarnazione di Cristo in qualche modo fosse creduto da tutti, diversamente, a seconda dei tempi e delle persone…” (S Tommaso D’Aquino, Summa Theol” II, q.2-7). Quindi anche Abramo, Mosè, Davide e i Profeti dell’Antico Testamento si sono salvati non per le opere della Legge e neppure per la fede in un unico Dio, MA PER LA FEDE IN CRISTO, cioè per la fede nel Dio Trinitario. Pertanto, pur avendo le stesse radici e lo stesso Vecchio Testamento in comune, ciò che fa la differenza è l’adesione, cioè l’atto di fede in Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, che gli Ebrei non hanno ancora compiuto come popolo ma semmai solo singolarmente come individui o piccoli gruppi in numero sempre maggiore, a quanto pare, dai tempi di Cristo fino ad oggi. In tutti i casi noi cristiani siamo incomparabilmente più vicini al Dio degli Ebrei che a quello dei musulmani, ovviamente, non solo come fede perché abbiamo le stesse radici, ma anche come cultura, costumi, tradizioni ecc. anche se esistono correnti ebraiche estremiste, che combattono tenacemente la Chiesa cattolica forse peggio di quanto stanno facendo i musulmani, perché in modo sublodo. Ma come per tutte le correnti estremiste nate nel tempo, anche questa non rappresenta il vero popolo ebreo, quello che ha dato i natali a Cristo, Figlio di Dio, ma una sua stortura socio-politica. Si potrebbe dire, in un certo senso, come per noi il protestantesimo che, pur professando a parole la fede nell’unico Cristo, tuttavia non è più il Cristo dei cattolici tanto che le numerose correnti protestanti in genere hanno abolito tutti i Sacramenti, tranne il Battesimo, non credono in Maria come Madre di Dio, ancor meno nel Papa come successore di Pietro e Capo della Chiesa visibile, e arrivano a dubitare perfino della presenza storica di Gesù Cristo. Terza parte: Il Dio dei Cristiani: Un solo Dio in tre Persone. Alla luce di quanto detto, ne deriva che per i cristiani l’unico vero Dio è Colui che si è manifestato in Gesù Cristo, Figlio di Dio, circa duemila anni dopo Abramo e che ha rivelato l’essenza più intima e peculiare della natura divina: Tre Persone in una sola Natura: Padre, Figlio e Spirito Santo, cioè la Santissima Trinità, inconcepibile per gli Ebrei, bestemmia per i musulmani. Quel Gesù Cristo che si è incarnato nel seno della Vergine Maria, che ha dato le prove della sua divinità, che ha parlato di Dio come Padre, lo ha fatto conoscere come Amore, identificandolo col Figlio a tal punto che anche il Figlio è venuto sulla terra per Amore, e solo per Amore ha dato la sua vita per gli uomini, quel Cristo che è risorto e che ha promesso anche per noi la risurrezione dai morti è un fatto storico, reale, meraviglioso, a dir poco sconvolgente che esige da ciascuno di noi un preciso e consapevole atto di fede. Infatti non siamo di fronte a un sistema religioso tra gli altri che prevede delle verità in cui credere e dei riti da celebrare, ma ci troviamo di fronte a una Persona Divina, Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo”. “Una “Persona” speciale che non vuole solo l’adesione del nostro intelletto ma anche quella del Cuore, perché dice di amare e di voler essere amato e pertanto l’unità dei cristiani si realizza soltanto se i cristiani sono intimamente uniti a Gesù” dice Papa emerito Benedetto XVI nella Messa in Coena Domini del 21 aprile 2011. E prosegue:“Se la Comunione eucaristica richiede la fede, la fede richiede l’amore, altrimenti è morta anche come fede”. Perciò chi adora Gesù Cristo adora anche Dio, e chi non adora Gesù Cristo non adora assolutamente Dio, come ha espresso Giovanni Paolo II nell’Enciclica “Redemptor hominis” laddove afferma che: “Gesù Cristo è il centro di tutta la storia e di tutto il cosmo” Ecco perché manipolare la figura di Cristo è un “deicidio”, un grave peccato contro lo Spirito Santo che potrebbe avere delle conseguenze terribili per tutta l’umanità! E mai come in questo periodo storico è stata attaccata, oltraggiata e dissacrata la Persona di Gesù Cristo proprio come Dio, perfino dagli stessi teologi. Infatti, se si esclude Gesù Cristo, o lo si considera solo un Profeta alla pari di tanti altri, o gli si nega la Resurrezione, si vanifica la stessa Redenzione, tutto il Nuovo Testamento, l’Amore divino, lo Spirito Santo, la Santissima Trinità, si esclude la Chiesa da Lui voluta, il Sacerdozio, i Sacramenti, insomma si esclude lo stesso Dio. Solo Gesù Cristo risponde alle esigenze più intime della persona e della sua dignità perché nel presentare agli uomini la Verità, che Egli identifica con la sua Persona, non la impone con la violenza, ma la propone alla nostra coscienza rispettando la nostra libertà. Il Dio cristiano, infatti, non vuole sudditi schiavi che obbediscono per terrore, ma figli liberi che scelgono per amore, consapevoli e responsabili delle loro scelte anche quando comportano il martirio. Ma per avere questa forza bisogna stare sempre, molto uniti a Lui, come la vite ai tralci. PATRIZIA STELLA - www.patriziastella.com |
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