Jacques Maritain e gli Angeli |
Jacques Maritain (Parigi 1882 – Tolosa 1973), fu un importante filosofo francese. Originario di una famiglia borghese e di atteggiamento liberale, divenuto discepolo di Bergson, si converte al cattolicesimo nel 1906 insieme a sua moglie Raissa. La lettura della Summa Theologica nel 1910 produce un cambio intellettuale che lo porterà a dichiararsi tomista. Insegnò in Francia, Canada e Stati Uniti. Gli ultimi anni della sua vita li passò a Tolosa.Da giovane aderì per qualche tempo al socialismo rivoluzionario. Anche per l’influenza di Léon Bloy si convertì al cattolicesimo. Professore nell’Istituto cattolico di Parigi nel 1914, insegnò in seguito nelle università di Toronto e Princenton e nella Columbia University di New York. Dal 1945 al ’48 fu ambasciatore di Francia presso il Vaticano. Egli è il maggiore esponente del contemporaneo neotomismo (Neoscolastica) che egli oppone al soggettivismo e al pragmatismo. Contro i mali e le deviazioni che affliggono l’uomo contemporaneo propone infatti un ritorno alla filosofia di san Tommaso la cui vitalità, lungamente misconosciuta dal pensiero moderno, egli tende a rivalutare confrontandola con le tematiche culturali, sociali e religiose contemporanee. Di qui un “umanesimo integrale” che si trova principalmente sviluppato nell’opera omonima. ... ... All’umanesimo affida il compito della ricostruzione di un mondo organico che riconduca la società profana sotto la guida dei valori cristiani. La civiltà del futuro, tuttavia, non dovrà ripetere la soggezione medioevale del potere politico a quello religioso; dovrà invece integrare le funzioni profane e il senso sacrale dell’esistenza umana in un’armoniosa fusione di fini e di mezzi. Opere: La filosofia bergsoniana (1914); Arte e scolastica (1920); Tre riformatori : Lutero, Descartes, Rousseau (1925); Distinguere per unire o i gradi del sapere (1932); Sul regime temporale e sulla libertà (1933); Scienza e saggezza (1935); Umanesimo integrale (1936); Da Bergson a Tommaso d’Aquino (1944); Breve trattato dell’esistenza e dell’esistente (1947); La responsabilità dell’artista (1962); La chiesa del Cristo (1973). Maritain assimilò la dottrina di San Tommaso d’Aquino nel 1910 dopo aver abbandonato il sistema di H. Bergson. Questo autore gli aveva fatto scoprire la certezza dell’assoluto e il superamento del positivismo classico attraverso la metafisica; però non era stato capace di fargli superare l’empirismo. Con la metafisica di San Tommaso d’Aquino realizzerà una lettura critica del pensiero moderno, che spiega il punto di vista antropologico e del quale erano responsabili lo spirito del Rinascimento e della riforma. “Per concetti anche troppo diversi tre uomini dominano il mondo moderno e disciplinano i problemi che li tormentano: un riformatore religioso, un riformatore della filosofia e un riformatore della moralità: Lutero, Cartesio e Rousseau. Essi sono, in verità, i padri di quello che Gabriele Seailles chiama la coscienza moderna. Secondo questo, dice Maritain, uno degli aspetti più caratteristici del pensiero moderno, che va dal Rinascimento all’idealismo, è l’accentuazione dell’individualità, opposta al personalismo, perché tenta di collocare l’uomo al posto di Dio. Tale umanesimo “crede che l’uomo stesso sia il centro dell’uomo e, per questo, di tutte le cose. Implica una concezione naturalistica dell’uomo e della libertà”. Secondo Maritain, è necessario un rimedio che faccia fronte all’umanesimo deviato, il quale è possibile da un umanesimo integrale, edificato sul solido fondamento della persona. Tale umanesimo cristiano trae la sua forza e la sua legge da Gesù Cristo, Dio e uomo, si appoggia alla filosofia dell’essere e considera la persona come centro di questo umanesimo integrale: “E così il nome di persona è riservato alle sostanze che possiedono questa cosa divina, lo spirito e che sono, di conseguenza, ognuna per se stessa, un mondo superiore a tutto l’ordine fisico, mondo spirituale e morale che, parlando con proprietà, non è una parte di quest’universo, il cui segreto è inviolabile anche allo sguardo degli angeli”. La persona è l’anima di ciò che Maritain chiama l’ideale storico di una novella cristiana. Per Maritain non c’è una vera difficoltà ad accettare l’esistenza degli spiriti puri. Di questo parla in Distinguere per unire, o i gradi del sapere del 1932 dove sa si avvicina al problema della metafisica o filosofia dell’essere dalla prospettiva epistemologica di questa scienza. È quello che chiama studio “dianoetico” che si occupa dell’intelligibile metafisico, dell’analisi dell’essere in comune che afferra tutti gli oggetti degli esseri particolari. Dall’essere intelligibile ontologico (per analisi dianoetica) distingue l’intellezione “ananoetica”, cioè la metafisica degli esseri spirituali. “Che esistano in realtà spiriti puri è una congettura fondata su ponderabili ragioni di ordine naturale (lasciando a parte le certezze relative alla Rivelazione): noi siamo spiriti e spiriti sostanzialmente uniti alla materia; sperimentiamo in noi la vita dello spirito e osserviamo che essa è in noi in grado di spiritualità inferiore e miserabile; c’è qualcosa di più ragionevole che pensare che una vita così, che non può sorgere dalle energie del mondo visibile, possieda in un mondo invisibile gradi superiori, più conformi alla consistenza e al vigore relativi all’idea dello spirito?”. Per stabilire e giustificare la validità oggettiva reale dell’esistenza degli angeli Maritain ricorre alla metafisica e ai suoi principi. Fedele al pensiero di San Tommaso d’Aquino, opta per la filosofia dell’esistenza e del realismo esistenziale, al contrario di altri esistenzialismi che affermavano la supremazia dell’esistenza però negavano l’essenza. Secondo Maritain la riflessione sugli angeli contiene un trattato di metafisica che si riferisce alla struttura ontologica degli esseri spirituali e alla loro vita naturale. Ci siamo riferiti al concetto di persona nel pensiero di Maritain, sottolineando che la sua dottrina della persona umana è la chiave e fondamento dei diritti umani, dell’organizzazione della società e di tutta la sua filosofia politica e umanista. Persona, che definisce come “un universo di natura spirituale, dotato di libero arbitrio e che costituisce perciò un tutto indipendente di fronte al mondo, né la natura, né lo stato possono penetrare senza il suo permesso in questo universo”. Afferrando il valore trascendentale e la forza ananoetica del concetto di persona, Maritain applica la nozione di persona all’essere angelico: “È comunque un agente creato, però ognuno esaurisce in se stesso tutta un’essenza specifica; finito in relazione a Dio, è infinito rispetto a noi; sussistente e immutabile al di sopra del tempo, specchio di Dio e dell’universo, persona trasparente a se stessa, che si racchiude tutta intera in un verbo che rivela la sua stessa sostanza e che conosce tutte le cose nel seno della sua conoscenza di se stesso, e la cui libertà non ha che azioni definitive per tutta l’eternità; nelle miriadi di spiriti puri, avvolti nel mormorio di comunicazioni intellegibili e di parole senza suono che si dicono fra di loro, e dove il concetto di persona inizia a manifestarsi nella spaziosità e nella purezza dei suoi simili transintellegibili. Saranno tre le caratteristiche della conoscenza angelica: “intuitivo, riguardo al loro modo; innato riguardo alla loro origine, indipendente dalle cose riguardo alla loro natura”. Gli angeli sono esseri liberi e persone create, che come la creatura umana portano in se la possibilità di peccato, poiché Dio non può fare una creatura naturalmente impeccabile, che si tratti dell’angelo o dell’uomo. La sua riflessione sul problema del male in San Tommaso d’Aquino lo porta a scrivere nel 1956 un trattato sul peccato angelico intitolato Il peccato dell’angelo. Saggio di reinterpretazione di posizioni tomiste. Il peccato dell’angelo, secondo Maritain, mostra la libertà dell’angelo nel suo stato originale senza le passioni che oscurano l’intelligenza degli esseri umani. Esso è dovuto al fatto che nello spirito dell’angelo non esiste nessun errore prima dell’atto stesso del suo libero arbitrio per il quale pecca. Sceglie il male con assoluta sovranità, ribellandosi all’ordine stabilito da Dio. “Il peccato dell’angelo non presuppone come tale né ignoranza né errore nel funzionamento dell’intelligenza e ci mostra pertanto il tremendo potere e, per dirlo così, infinitamente proprio, nell’esercizio del libero arbitrio. Questo può scegliere il male in piena luce, per un puro atto della volontà e senza che l’intelligenza sia vittima di nessun errore previo. Il peccato dell’angelo consiste nel chiedere e amare una cosa buona in se stessa, ma in modo disordinato”. don Marcello Stanzione |
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