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San Giuseppe da Copertino e gli Angeli della Santa Casa di Loreto PDF Stampa E-mail

San Giuseppe da Copertino e gli Angeli della Santa Casa di LoretoChi è  San Giuseppe da Copertino? C’è da divertirsi, più che meravigliarsi. Un contadinello pugliese, nato, nel 1603, in una stalla come Gesù Bambino, perché il padre era poverissimo e indebitato. A diciassette anni, avendo due zii frati, vuole farsi cappuccino o francescano. Gli zii lo conoscono, a modo loro: uno non si interessa affatto; l’altro consiglia di non prenderlo…Viene accettato, ma come laico, dai cappuccini…; ma per poco tempo, nemmeno come frate laico va bene. Viene rispedito al secolo, ma nemmeno la madre lo vuole più… Insisti e insisti, bussa e bussa, laico ancora, lo prendono i francescani di Grotella…Vuole studiare, diventare sacerdote…Cosa impossibile! Eppure gli riesce…Mica è detto che si impara solo dai libri…E il Signore che sta a fare? Che soddisfazione per lui infondere la scienza in una testa dura…Diventa sacerdote. Ma come i pesci che per riprendere fiato devono immergersi, Giuseppe da Copertino, per innaffiare il cervello di vera scienza, ogni tanto se ne va per aria…Cioè, si distacca da terra, rimane sospeso in aria…Vennero anche da Roma, dal Sant’Uffizio ad esaminare ...

... questa specie di stregoneria…Nella sala del capitolo, i commissari lo interrogarono. A domanda, risposta. La risposta veniva dal soffitto…Poiché la gente gli correva dietro di convento in convento, per ovviare all’inconveniente, lo volevano mandare ad Assisi, perché là nessuno lo conosceva. Urbano VIII, gran disciplinatore di fenomeno di santità, lo seppe e consigliò: “No, no, ad Assisi…Farebbe concorrenza a San Francesco”. E allora, fu dirottato ad Osimo. Donde il buon Dio, per togliere d’impaccio i suoi officiali, con una lievitazione senza ritorno lo fece entrare in orbita nell’Empireo definitivamente nel 1663. protettore di quegli studenti che i professori definiscono asini, specialmente durante gli esami. Riguardo al suo rapporto con gli spiriti celesti riporto fedelmente quello che nel lontano 1937 scrisse il padre domenicano Angelico Arrighini in un libro di successo per la sua epoca ed intitolato “ Gli angeli buoni e cattivi”edito dalla Marietti: “ Tra le molte e gravi tribolazioni di sua vita san Giuseppe da Copertino ebbe però spesso la grazia di essere anche visibilmente confortato dagli Angeli dai quali, specie durante la celebrazione della Messa, lo si vedeva rapito in alto e in estasi di Paradiso. Ma una sua visione che più importa ricordare perché ci ricorda pure uno dei più discussi prodigi angelici, è quella che il santo ebbe in un suo pellegrinaggio a Loreto.

Giunto presso le mura di questa città, dall’alto di un colle da cui vedevasi troneggiare nell’azzurro cielo la superba cupola sotto cui è l’umile casetta di Nazareth, egli vide aggirarsi numerose schiere d’Angeli, si che, accennandole al suo compagno di viaggio, gli disse che la Madonna aveva voluto dargli una prova di più della traslazione angelica della sua santa casa. Ma ecco alcuni cenni storici di questo avvenimento dovuto appunto alla potenza già più volte spiegata, che gli Angeli possiedono sul moto locale dei corpi. Un bel mattino del mese di maggio del 1291, alcuni buoni villici di Tersatto, paesello presso Fiume, salendo la collina, videro con stupore uno strano edificio mai prima osservato, ed entrati, vi trovarono un insieme di cose che ne facevano cappella e casa: un piccolo altare, un’immagine della Madonna, una croce, un camino ed un armadio con stoviglie… Nel frattempo al pio curato del villaggio, da molti giorni gravemente ammalato, appariva la Santa Vergine a rivelargli che la casa - cappella trovata dai suoi parrocchiani era la sua dimora di Nazareth e, in prova di ciò, immediatamente lo guariva da ogni infermità. Ma tutto questo non bastò.

I contadini hanno sempre avuto un po’ la testa dura e, in modo particolare, quei di Tersatto, perché mandarono tosto alcuni fino a Nazareth a verificare, a prender misure, a fare inchieste, e si vide che tutto corrispondeva a perfezione. Malgrado ciò bisogna dire che la fede e la devozione di quei paesi non fosse come si conveniva se un loro storico, Pier Giorgio dei Tolomei, giunse a scrive: “!La santa casa di Maria Vergine non era qui onorata come Lei desiderava…”; e per questo motivo egli spiega la seconda traslazione angelica avvenuta appena a tre anni di distanza dalla prima e precisamente la notte del 10 dicembre 1924. la tradizione narra infatti come in quella notte gli Angeli scendessero di nuovo a togliere la casa della loro Regina ai poco devoti abitanti di Tersatto e, dopo un rapido volo sul mare, la depositassero in una selva presso Recanati nel Piceno, di proprietà di una certa signora Loreta e detta perciò: Selva de Loreta. Ma anche qui non doveva rimanere a lungo. Al principio si ebbero grandi concorsi di pellegrinaggi e i marinai stessi non passavano senza inviasse dal mare le loro salve alla Vergine; però quella affluenza medesima favorì brigantaggi, ladrocini ed altre male opere che faceva troppo indegna cornice alla santa casa, per cui gli Angeli la tolsero pure di là e la trasportarono su un colle appartenente a due fratelli.

Siccome però questi ne fecero una bassa speculazione, una terza volta gli Angeli sollevarono sulle loro ali la sacra dimora per deporla stabilmente in un vicino territorio comune voce, senza più alcuna tassa, tutti potevano recarsi a venerarla. E nuove folle di pellegrini non tardarono ad affluire da Recanati e da tutti i dintorni; essi però non conoscevano ancora i prodigi della prima traslazione, e quindi si rinnovarono le perplessità ed i dubbi di quei di Tersatto, e s’inviò una nuova deputazione a Nazareth composta di sedici persone le quali, esaminate una seconda volta le fondamenta, videro che corrispondevano perfettamente alle misure della casa che trovavasi a Loreto. Seguirono poi molte altre constatazioni come pure testimonianze di storici, scienziati, Pontefici, ecc.; ma valga per tutte quella già accennata del santo di Copertino. Gli Angeli che tanto numerosi egli vide aggirarsi sopra la “felice casa Nazarena” volevano significargli esser stati veramente essi a là trasportarla”.

Don Marcello Stanzione (Ha scritto e pubblicato clicca qui)

 
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