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Auguri di Natale 2012, mons. Luigi Moretti (Arcidiocesi di Salerno, Campagna e Acerno) PDF Drucken E-Mail
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Auguri di Natale 2012, mons. Luigi Moretti (Arcidiocesi di Salerno, Campagna e Acerno)

Carissimi amici, la mia lettera in occasione del Natale  è un appuntamento, che, ormai,  è già diventato tradizione. Tuttavia  non  vorrei che fosse  percepita da voi tutti  come  una  formalità. Piuttosto è per me  l'occasione di  entrare in casa  vostra come  un  amico,  che viene  a scambiare gli auguri. Di più. È il desiderio di un padre, che desidera incontrare i suoi figli. ...

...  Vorrei poter  entrare in ogni casa, bussare a tutte le porte, scaldarmi ad  ogni  camino,  soprattutto stringere tutte le  mani ed ascoltare ciascuno di voi; e dirvi  la gioia  di condividere la fede proprio lì, nella famiglia, dove ognuno  di noi ha cominciato a conoscere Gesù, ad amarlo e a stupirsi dell'umile nascita del Figlio di Dio.

Quell'evento, così grande, che è accaduto in un luogo  così sperduto ed insignificante, per le coordinate della storia,  ormai è patrimonio dell'umanità, supera i confini  dello  spazio  e del tempo. La sua  luce  investe  moltitudini di ogni  razza  e di ogni religione. Quel Dio, che nasce sulla terra, in realtà  rinasce in tutti gli uomini, alimentando in essi la speranza della pace e della fratellanza.

Natale è un tempo senza calendario, che si insedia nella vita di tutti: uomini  e cose. Ha segnato l'inizio  di un rinnovamento, che non ha altro  riscontro nella storia dell'umanità; ha segnato la creazione di un tempo nuovo e di una legge nuova.

È un nuovo inizio perché  -da quella notte in cui a Betlemme si udì il primo  vagito  di Gesù Bambino  e l'osanna degli Angeli - tutto  è diventato diverso,  e niente  è stato più  come  prima.  Un grande punto e a capo nella vita del mondo!  È così da oltre  due millenni,  ma le epoche  valgono  giorni,  o anche ore  e minuti  al cospetto di quell'evento, che non conosce  tramonto.

Per noi cristiani il Natale è soprattutto un incontro. L'Avvento ci conduce  liturgicamente alle soglie  e poi al varco  della  Notte Santa;  ma più che andare nella direzione di un tempo- seppure nuovo,  seppure grande -  noi siamo  diretti verso   un  incontro: l'incontro con una Persona, il Dio fatto uomo, l'inviato dal Padre per salvare ilgenere umano e portare all'uomo il comandamento nuovo dell'amore.

Questo  incontro, avvenuto storicamente una  volta  per sempre, è reso  vivo, sacramentalmente, quotidianamente, nella Chiesa e nei singoli fedeli, mediante l'Eucaristia.

Il Natale, con una  forza dolce e suggestiva, nassume e ricapitola in sé ogni momento di questo  incontro, che costituisce il passato, l'oggi e il sempre della nostra appartenenza a Cristo.

Quella  Notte Santa,  infatti,  non  smette di essere il nostro giorno e la nostra luce!

Non possiamo che partire da quella  grotta per  rischiarare, passo  dopo  passo,  il nostro cammino sempre più  incerto e disorientato, che ci rende viandanti sperduti, anche nei territori della nostra esistenza.

Dalla grotta di Betlemme emergono un invito e una speranza, un dono  e una consegna all'umanità in generale e alla Chiesa in particolare: un  invito  a superare lo smarrimento che  colpisce tante anime. Andiamo alla ricerca  di noi stessi, perché sappiamo, quasi  tocchiamo con  mano, che è andata perduta una  parte di noi, forse  la  più  preziosa. Essa  ci lega  alla  Notte  Santa  come nostalgia perenne, ma anche,  come il riverbero di un'alterità, a un  messaggio, che sentiamo sempre più  esigente solo  a causa del declino  delle  nostre forze. Mentre  avvertiamo la forza delle nostre contraddizioni.

Non  è un  mistero,   che  nella  società delle  moltitudini, il rischio  è quello  di  rimanere soli,  così come  nella  società della comunicazione,  il  pericolo   è  l'incomunicabilità. E  l'opulenza non è solo il contrario, bensì  lo sfregio  alla povertà; e della globalizzazione continuiamo a  vedere e a  subire gli squilibri. Anche i soprusi e le ingiustizie, a volte, cambiano pelle per perpetuare se stessi in forme nuove.

Non occorre  l'aggravante di una crisi economica- che c'è e pesa sempre di più sui poveri e sui meno garantiti- per toccare le soglie dello scoramento; non fosse, però, che per  quel Bambino con cui fare i conti  e per  quella  Notte Santa,  che non potrà mai uscire  di scena  dalle speranze dell'umanità, anche la più scossa e tormentata!

Il Natale viene a confermarci che, questa speranza, non va confusa  con quel sentimento, che umanamente ci aiuta  a tirare avanti.  No! Questa  speranza converge  anch'essa verso l'incontro con una Persona. Anzi, questa speranza è la Persona. È il Cristo salvatore e redentore, entrato nella nostra storia per  prendervi dimora sino alla fine del tempo.

Il Natale è all'origine del mistero di questa alleanza, che non smette di riguardarci, anche quando cerchiamo di rinnegarla, e di voltare le spalle a un patto  d'amore sancito nel sacrificio della Croce.

Non parla  d'altro il Natale, che di un amore senza limiti per l'uomo.

È questa la dimensione che deve  interessarci, e la sola che può  qualificare l'impegno della  nostra Chiesa, particolarmente nel tempo di Avvento, ma anche nella quotidianità e nel corso del cammino pastorale ordinario.

Siamo  ormai  nel  pieno  di quell'orizzonte  dell'Anno della Fede, che Papa  Benedetto ha indetto nel segno  di un rinnovato annuncio del Vangelo, specie nei Paesi di antica evangelizzazione. È un  evento,  che  riguarda da vicino  ognuno di  noi e la nostra vita  di comunità. Ci è chiesto di essere missionari nella  nostra stessa terra e di annunciare il Vangelo come una novità perenne. Ad annunciarlo, o ri-annunciarlo anche  nelle  nostre case  dove ha avuto  per lungo  tempo una naturale dimora.  La Parola  di Dio è ancora viva, ma risuona oggi in mezzo  ai rumori e al fragore di una  società,  che trova  sempre maggiori  difficoltà a guardare dentro se stessa.

Riviviamo   in  questo  stesso  tempo  la  suggestione,  che viene  dal più grande avvenimento ecclesiale degli ultimi  secoli: il Concilio  Vaticano Il.  Non può  essere solo  un  ricordo o una semplice commemorazione quell'evento, che ha rinnovato la nostra  storia religiosa e ha preparato la Chiesa ad affrontare una modernità così difficile e complessa. Sull'onda del dopo-Concilio, anche nella nostra terra, possiamo oggi vedere il volto nuovo  di una  comunità più matura e consapevole, che vive i valori  della fede, non come il lascito  trasmesso da una generazione all'altra. Nel recente Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione, non a caso, uno dei temi centrali ha riguardato l'Iniziazione Cristiana e i suoi Sacramenti, a cominciare dal Battesimo. Siamo chiamati a  essere, ma  anche  a  diventare, giorno dopo  giorno,  cristiani pienamente inseriti nella sequela del Redentore.

Dobbiamo avere  gli occhi e il cuore  rivolti al mistero della Grotta,  per  guardare meglio  e  più  a  fondo  nella  realtà della nostra  gente.  Solo così non potranno sfuggire  al nostro sguardo le sofferenze dei nostri  malati, le angustie e le privazioni di chi è nel bisogno, le preoccupazioni, e talvolta  il tormento di famiglie, che non vedono prospettive di lavoro per i propri figli.

Il lavoro.  Ecco un  tema  a tante facce  anche  per  il nostro Natale.  Lavoro vuol  dire  dignità  e benessere per  le persone, e sviluppo e progresso civile per la comunità. Ma lavoro,  oggi, è - deve essere -la parola chiave per aprire le porte e i cuori  a una solidarietà, che non va intesa  soltanto come  una misura contro la crisi.

Solidarietà  è - deve  essere - la traduzione sociale  di tutto ciò, che ha per  radice  il comandamento dell'amore, venuto alla luce nella Persona di Cristo, nella Notte Santa di Betlemme.

Se  il lavoro   è  un   diritto  sancito  dalla   Costituzione, la solidarietà è un dovere  stabilito da una legge di diversa  natura, che riguarda ancora più intimamente l'uomo.

La solidarietà riguarda, in primo  luogo, la nostra Chiesa locale.  Non possiamo e non vogliamo  girare lo sguardo altrove: non saremmo Chiesa! Le nostre parole, anche quelle pronunciate dall'altare, non avrebbero senso.

Questo  tipo  di  crisi  interpella, perciò,  a  fondo  la  nostra Chiesa.  Nessuno  più  di essa  conosce  e vive la  realtà  della  sua gente:  le  nostre parrocchie, le comunità di  ogni  tipo,  i nostri organismi assistenziali sono   come  una  grande rete  connessa ai problemi e alle esigenze di un territorio tanto vasto,  quanto gravato da situazioni di difficoltà e di bisogno.

La crisi  non la leggiamo sui giornali,  né - per  guardarla  in faccia -abbiamo bisogno  di vederla sui teleschermi. Viviamo in pieno  la vita del Capoluogo  e degli altri  centri,  grandi e piccoli, della  nostra Diocesi.  Desideriamo con  tutte le  nostre  migliori energie,  essere solidali  e aperti alla  speranza, perché la  luce del Divino Bambino  diradi  le tenebre dello sconforto e della rassegnaziOne.

Il messaggio che, anche quest'anno, ho voluto  rivolgere innanzitutto alla  Chiesa,  che ho la gioia  di guidare,  è un modo per  fur sentire una vicinanza che, nel tempo del Natale, diventa naturalmente più intensa. La storia, la cultura, le buone tradizioni di una terra bella e generosa come la nostra: tutto converge verso un passaggio importante del nostro essere Chiesa.

È questo il mio augurio,  nel segno di un legame, che diventa ogni giorno  più saldo.

Sono Pastore di una Chiesa bella e viva e sento, accanto a me, la forza di un clero, che ama la sua comunità e che è sempre più disposto a spendersi per essa. Un clero sempre innamorato della sua vocazione. Avverto anche la presenza intelligente e discreta di un  laicato  pienamente inserito nella  pastorale della  diocesi, arricchita dal prezioso contributo di movimenti e associazioni, che completano la grande fumiglia della Chiesa diocesana, impegnata nell'annuncio e nella testimonianza del Vangelo della speranza.

A tutti e a ciascuno auguro Buon Natale! Che sia il Natale di Cristo, che nasce  ancora e sempre nei nostri cuori,  nel grembo della Madre Chiesa, sotto  lo sguardo amorevole di Maria!

Il vostro  Vescovo
+Luigi Moretti

Quella Notte Santa non smette di essere il nostro giorno e la nostra luce!

 
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