Santa Bona da Pisa e l’Arcangelo San Michele |
Il 29 maggio di ogni anno, con particolare manifestazione religiosa e civile, si rinnova in Pisa il ricordo di S. Bona vergine, proclamata dal Santo Padre Giovanni XXIII “Patrona delle hostess”. Intervengono numerose le rappresentanze di Hostess cristiane di tutte le parti del mondo. La Santa dal carattere di una caritatevole “hostess” medioevale, assisteva i pellegrini nella via materiale ed anche in quella, soprattutto spirituale nei lunghi e tormentati itinerari dei Santuari di quel tempi: “Homo, Angelus, Deus”. La vita di S. Bona da Pisa si legge nel manoscritto pergamenaceo, conservato nell’Archivio Capitolare Pisano (A.C.P), scritto circa cinquant’anni dopo la Sua morte. Santa Bona nacque in Pisa nell’anno 1156. La madre, Berta era còrsa. Il padre Bernardo, quando la bimba aveva tre anni, s’imbarcò per l’Oriente e non fece più ritorno. Il primo incontro con il Signore l’ebbe all’età di sette anni. Gesù le impose di coricarsi sola per staccarsi da tutti gli affetti terreni. Un angelo apparve in quel tempo ... ... a Padre Giovanni del convento di S. Martino e lo avvertì di ricevere una fanciulla, vestita di stracci, che il Signore gli affidava. Bona si incamminava così sulla strada di Dio. In una nuova visione Gesù le chiese di indossare il cilicio, segreto atto di umiltà, di penitenza, di riparazione per tutte le offese contro Dio. A dieci anni ebbe una nuova visione. Nella chiesa del Santo Sepolcro in Pisa, mentre era intenta a pregare, l’attendeva Gesù con la Madonna e S. Giacomo apostolo. “Ricevi lo Spirito Santo” le disse il divin Maestro e io viso della fanciulla si irradiò di angelica bellezza. Tale bellezza e fascino l’accompagneranno per tutta la vita. Più tardi nella chiesa di S. Martino Padre Giovanni la consacrava sposa di Gesù Cristo tra le oblate dei Canonici regolari di S. Agostino. Ora Bona abita un’umile stanzetta della chiesa. Vi trascorre tre anni in preghiera, fa digiuni e penitenza, si martirizza i fianchi portando sotto al cilizio un cerchio di ferro, lavora la lana per quanto le basta per vivere e per soccorrere i poveri. La fanciulla progredisce sulla vita della virtù e della cristiana perfezione. A quattordici anni Bona si reca in Terra Santa con alcuni pellegrini ed in compagnia di una donna rispettabile, Gaetana, e di una fanciulla chiamata Massenzia. All’arrivo a Gerusalemme il padre Bernardo, che intanto, risposatosi con una ricca donna e rimasto vedovo vive con tre figli, che occupano alti posti civili e religiosi, non volendo che si sappia che ha avuto già una figlia da una corsa, tenta di impedire a Bona di scendere a terra. Bona, avvertita dal Signore, sfugge alla ricerca e si allontana in vicini boschi selvaggi, dove incontra un eremita a nome Ubaldo. Apprende da questi i particolari della vita di Gesù. Conosce le rive del Giordano, gli olivi del Getsemani, la via del Calvario, il Santo Sepolcro. Un giorno le appare Gesù e ponendole al dito un anello le disse: “Tu sarai mia sposa”. Riparte per Pisa, ma cade prigioniera dei saraceni, ferita al fianco. Rimane in prigione in un porto dell’Africa. Bona, liberata col riscatto di alcuni mercanti pisani ritorna nella dura stanzetta di S. Martino. Con altra apparizione di Gesù a diciotto anni, è invitata a unirsi ai pellegrini in partenza per S. Giacomo in Compustella nella lontana terra di Spagna. Iniziano così i pellegrinaggi come risulta da documenti storici. “… … … infatti andò più volte a Roma a visitare il sepolcro del Principe degli Apostoli e più volte al Monte Gargano nelle Puglie per visitare il Tempio di S. Michele e fino a nove volte si portò a venerare le ceneri di S. Jacopo. Or quanta grandezza Iddio questi pellegrinaggi della sua serva eseguiti nella maniera la più mortificante e penitente la manifestò. Egli stesso operando, a riguardo di lei, molti miracoli”. Santa Bona appare in una nuova luce. Guida le folte schiere in missione di alta importanza per l’assistenza sotto ogni riguardo ai pellegrini. Mezzo milione di fedeli cristiani ogni anno sulle strade di Compustella e del Gargano, un milione su quelle di Roma. Segni preminenti di fede, di preghiera, di penitenza spingono i pellegrini ad affrontare i gravi disagi dei tortuosi percorsi. Guida esperta delle strade, vigila sui pericoli. Si preoccupa dei vecchi, degli ammalati, dei bambini, delle donne. Talvolta si carica del fardello di chi è vinto dalla stanchezza. E’ angelo consolatore. Ne cura le anime alla fede di Dio. Il suo corpo è fragile, ma ella, lieta della missione, continua a peregrinare. Solo quando il suo fisico logoro e martoriato più non resiste, ella si accorge che non può essere di aiuto; i suoi poveri piedi gonfi e piagati non terranno più il passo, si ferma. La sua missione è finita. Nel manoscritto si legge che negli ultimi anni il suo corpo si era incurvato per i frequenti pellegrinaggi. Sofferenze indicibili di questa martire sorridente! Per continuare l’assistenza spirituale dei pellegrini anche dopo il ritorno dai Santuari e per quelli che, avanti negli anni, non erano più in grado di viaggiare, Bona fa sorgere la Chiesa di S. Jacopo al Poggio affidandola ai Monaci benedettini Pulsanensi di S. Michele in Orticaria, detti poi degli Scalzi (i benedettini garganici infatti vestivano il saio bianco e andavano scalzi). S. Bona muore in Pisa nella stanzetta della chiesa di S. Martino e viene sepolta fuori dei cancelli a destra. Sul suo sepolcro in una lastra di piombo si legge: “In questo Altare riposa il corpo della Venerabile Sposa di Cristo S. Bona vergine che migrò al cielo l’anno del Signore 1208 il giorno 29 maggio”. Don Marcello Stanzione (Ha scritto e pubblicato clicca qui) |
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