La Beata Emmerick e il Purgatorio |
La suora agostiniana tedesca la beata Anna Catarina Emmerick ( Flamschen 1774-Dulmen 1824) , fa parte delle più amabili e belle figure di santi della storia del mondo cattolico. Nata da numerosa famiglia di contadini, fu costretta dalla povertà ad aiutare i genitori in casa e nei campi. Dimostrò presto una decisa inclinazione alla preghiera e alla vita religiosa e avvertì il desiderio di entrare in monastero. Dovette però differire questa decisione per i bisogni della famiglia e continuò a lavorare come sarta. Quando poté chiedere a diversi monasteri di esservi ammessa, ne fu respinta poiché non poteva portare una dote. Solo nel 1802, insieme alla sua amica Klara Sontgen, poté finalmente entrare nel monastero di Agnetenberg presso Dulmen. L’anno seguente emise 8i voti. Fu monaca fervente e umile, pronta ai lavori più pesanti, ma fu poco compresa e amata dalle consorelle. Sopportò comunque tutto con cristiana rassegnazione. Quasi subito ad avere intermittenti ... ... disturbi di salute, alcuni assai dolorosi. Nel 1881 il suo monastero venne soppresso e fu accolta come domestica dall’abate Lambert, un prete fuggito dalla Francia, che viveva a Dulmen. Costretta a letto dalla malattia, non venne allontanata, ma le si affiancò la sorella Gertrud, per il governo della casa del sacerdote. Fu in questo periodo che ella ricevette le stigmate, dei cui dolori aveva comunque già sofferto da molto tempo. Il suo medico, constatato il fenomeno, intessé con ella una salda amicizia e descrisse in un diario i suoi colloqui con Anna dando un eloquente ritratto della sua spiritualità. La fama di Anna fece sì che molte personalità di spicco nel laicato cattolico cercassero di incontrarla e parlare con lei. Fra gli altri Clemens Brentano, che dal 1818, per cinque anni, quotidianamente visitò Anna per disegnare le sue visioni che più tardi pubblicò. Nel 1823 le sue condizioni si aggravarono progressivamente e il 9 febbraio 1824 la portarono alla morte. Dalla sua modesta stanza di Dulmen ella aveva intessuto rapporti epistolari con innumerevoli persone di diverse categorie, e lasciato un esempio di accettazione della sofferenza come collaborazione alla Redenzione operata da Gesù, a vantaggio di tutta la Chiesa. Ai molti di coloro che andarono a visitarla dispensò consolazione e aiutò molti a risolvere i dubbi di fede. E’ stata beatificata il 3 ottobre 2004. Tutta la sua vita è una potente apologia del Cristianesimo e della fede, le sue grazie straordinarie, sono più numerose che in molti altri santi, il suo compito giorno per giorno fu di sacrificarsi e soffrire per gli altri. Essa possedeva il dono, rarissimo anche fra i santi, di distinguere persone ed oggetti consacrati da quelli non consacrati, aveva le stimmate del Signore e fin dalla gioventù godeva del dono della contemplazione e della vista soprannaturale. Per molti anni non prese altro cibo che la S. Comunione quotidiana. Anche nelle sue visioni, come in simili manifestazioni di tutti i santi, la debolezza ed inesattezza umana vi ha mescolato qualche cosa di erroneo, basta la semplice conoscenza delle sue visioni meravigliose, commenti e vive (per es. quella della vita di Gesù) per sentirsi pieni di meraviglia ed ammirazione verso una delle creature più ricche che la terra abbia mai avuto. E vi sono infinite testimonianze della sua vita straordinaria. Già nella prima giovinezza quest’anima così sensibile, non poteva veder piangere un bambino senza pregar Dio di passare a lei la causa di quella lacrime. Desiderava ardentemente la sofferenza, perché altri ne fossero liberati. E’ quindi comprensibile che in questo amore di Dio e del prossimo fosse particolarmente dedita alle anime del Purgatorio, che le apparivano molto spesso e delle cui apparizioni essa fece sempre delle relazioni circostanziate. Secondo queste narrazioni, le anime prendono parte reciproca al loro stato e provano consolazione e gioia, se alcune di loro vengono liberate o giungono a gradi meno dolorosi di purificazione. Le anime che si trovano già nel più alto grado, ottengono da Dio la libertà di manifestare il loro amore apparendo, per consolarle, a quelle che soffrono ancora le pene più gravi, od a persone devote ancora vive. Caterina ne ha avuto spesso degli esempi. Alcune anime le presentarono i pericoli in ci si trovavano i loro figli; l’anima di una madre la pregò di distogliere dal peccato sua figlia, che era ancora viva. L’anima di un uomo retto la pregò di riportare sulla buona via sua moglie che viveva in modo assurdo, dimenticando tra distrazioni frivole e divertimenti tutti gli ammonimenti della propria coscienza e degli amici. Sua madre le apparve tre anni e mezzo dopo la morte e la condusse in una parte del Purgatorio dove si soffriva immensamente, per pregarla di aiutare queste anime. Le apparve pure, celestialmente trasfigurata, una donna che aveva conosciuto quando era viva e la pregò di intervenire presso suo marito e la seconda moglie di lui che vivevano in peccato, perché si convertissero. Caterina prese su di è questo incarico di amore e riuscì a convertirli. Un bimbo, che le apparve in tutto lo splendore della grazia battesimale , le disse: “Ti ringrazio per il Battesimo, altrimenti sarei andato tra le anime dei pagani”. Dio ha caratterizzato il grado di amore del prossimo della fanciulla tanto da permettere che le apparissero ad invocare il suo aiuto, anime di protestanti e di ebrei; venne ad es. l’anima di una povera ebrea, che la pregò di accompagnarla dove si trovavano le loro anime. Il luogo era del tutto isolato. Essa vi trovò gli stati più diversi e più pietosi, ma fu molto commossa nel vedere che tanti non erano perduti per sempre, e parlò loro del Messia. “Oh!”, si lamentò “è triste, che si aiutino così poco le anime del Purgatorio; qualsiasi opera, elemosina o sofferenza offerta per loro ha subito un effetto positivo: esse sono allora così liete, così beate come uno che stesse per morire di sete quando riceve una bevanda fresca. I sacerdoti possono espiare per loro, leggendo devotamente il Brevario; possono anche benedire le anime del Purgatorio e la benedizione è come una rugiada ristoratrice”. Caterina pregò spesso il suo confessore di farlo. Essa vide anche gli angeli condurre dal Purgatorio al paradiso le anime, le cui figure grigie, man mano che ascendevano diventavano più chiare e splendenti, finché entravano a far parte della beatitudine in tutta la loro gloria. Caterina assisté spesso a questa assunzione, in ricompensa dei suoi sacrifici ed udì voci gioiose che dicevano: “Ti ringraziamo, ti ringraziamo!”. Nella narrazione delle visioni scritta da Padre Schmoger, si trovano riportate alcune asserzioni della Beata, che mostrano abbastanza chiaramente il significato simbolico di questa mistica visione delle anime sante. Solo uno spirito volgare e sciocco potrebbe schernire simili cose. Anna Caterina Emmerick narra: “Sentii e vidi chiaramente i più diversi stati ed effetti, trovandomi presso le tombe e nei cimiteri. Di fronte ad alcune ebbi un senso di luce, di benedizione e salvezza; in altri casi provai diversi gradi di povertà e bisogno d’aiuto, e mi sentii obbligata ad aiutare con la preghiera, il digiuno , le elemosine. Su certe tombe però mi sentii piena di paura e di orrore; pregando al cimitero durante la notte, su quelle tombe sentivo come se vi fosse un’oscurità più profonda della stessa notte, più nera del nero: era come un buco in un pano nero, che sembra ancor più scuro. Talvolta vedevo salire da tali tombe come una nera caligine, che mi faceva paura. Mi è anche successo che, se volevo penetrare in questa oscurità per portare il mio aiuto, sentivo che l’aiuto offerto veniva respinto decisamente. La viva persuasione della SS. Giustizia divina era come un angelo che mi toglieva dai terrori di quella fossa. Su altre tombe vedevo come una colonna d’ombra più o meno scura, su alcune una colonna di luce, un raggio più o meno forte; su altre non vedevo assolutamente nulla, cosa che mi turbava molto. Raggiunsi l’intima persuasion4e che i raggi più o meno chiari che uscivano dalle tombe fossero ,manifestazioni delle anime purganti sul grado del loro bisogno d’aiuto, e che quelle che non potevano dare alcun segno fossero nei punto più bassi del Purgatorio, senza l’aiuto né il ricordo di nessuno, senza la possibilità di agire e lontanissimi nei rapporti col Corpo mistico della Chiesa. Se mi fermavo in preghiera su quelle tombe, spesso udivo una voce stance e sorda dirmi in un sospiro, come venendo dalle profondità: “Aiutami a venir fuori!” ed io sentivo chiara in me l’angoscia di un essere che non ha aiuto. Per questi abbandonati e dimenticati pregavo sempre con più zelo e costanza che per gli altri, e spesso da quelle tombe vuote e mute vidi a poco a poco salire delle ombre grigie, che alle mie continue preghiere diventavano sempre più chiare. Mi fu spiegato che le tombe su cui vedevo colonne d’ombra più o meno chiara appartenevano a quei morti le cui anime non erano del tutto dimenticate ed imprigionate e che per il grado di purificazione a cui erano giunte o per l’aiuto e le preghiere di amici vivi, in un rapporto più o meno consolante con la Chiesa militante sulla terra. Queste anime hanno ancora la grazia di dare alla comunità un segno di sé, si trovano in un processo di avvicinamento alla luce ed alla beatitudine, ci implorano perché non possono aiutarsi da se stesse e ciò che noi facciamo per loro, lo offrono poi per noi a nostro Signore Gesù Cristo. Mi sembrano poveri prigionieri che con un grifo d’implorazione, con le mani tese, possono attirare dal carcere in cui stanno l’attenzione del loro prossimo. Nel vedere con gli occhi dell’anima un cimitero con le sue diverse apparizioni, coi diversi gradi di luce ed ombra, l’insieme mi parve spesso un giardino di luce ed ombra, l’insieme mi parve spesso un giardino che non fosse stato curato uniformemente e fosse rimasto in parte incolto; e quando pregai ed operai e spinsi altri a fa lo stesso, fu come se le piante si rizzassero, come se noi vangassimo la terra ed un seme ch’era troppo in fondo venisse alla luce, e la rugiada e la pioggia cadessero sul giardino. Ah, se tutti gli uomini potessero vedere come me, lavorerebbero certamente con maggior diligenza in questo giardino! Quando giungo davanti a dei cimiteri che mi offrono questo aspetto, posso trarre conclusioni sulla cura e sull’amor cristiano di quella comunità, come dallo stato dei campi e giardini di una località si può concludere della diligenza e della laboriosità degli abitanti. Dio mi ha concesso spesso la grazia di vedere coi miei occhi molte anime che salivano, con gioia infinita, dal Purgatorio al paradiso. Ma come nessun lavoro o aiuto si può fare o dare senza fatica, senza lotta e senza trovare ostacoli, così io, pur essendo una bimba sana prima ed una ragazza robusta poi, spesso durante la preghiera sulle tombe e nei cimiteri fui disturbata, spaventata e maltrattata duramente da anime dannate e dallo stesso maligno. Fui circondata da fracasso e da apparizioni spaventose, spesso venni gettata contro le tombe o trascinata fuori dal cimitero. Ma ebbi da Dio la grazia di non spaventarmi mai e di non cedere al nemico di un solo capello e quando fui molestata raddoppiai la mia preghiera. Don Marcello Stanzione (Ha scritto e pubblicato clicca qui) |
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