L’Inferno secondo madre Paola Palmas |
Madre Paola Palmas nata nel 1905 e defunta in concetto di santità nel 2002 si occupò con grande zelo cristiano delle necessità e delle difficoltà delle ragazze e delle giovani povere della Sardegna che non avevano le possibilità economiche per poter studiare. Nel 1941 raccogliendo intorno a se delle compagne fondò la congregazione delle Pie Sorelle Educatrici di san Giovanni Evangelista. L’istituto religioso da lei fondato si diffuse oltre la Sardegna giungendo all’estero. Prima degli anni cinquanta del secolo scorso Madre Paola tenne una catechesi – allora si chiamava istruzione – rivolta alle allieve sul tema dell’Inferno. Riporto integralmente lo scritto della fondatrice su un tema che oggi è quasi completamente scomparso dalla catechesi e dalla predicazione ordinaria della Chiesa Cattolica: “Dio ha rivelato che esistono il paradiso e l’inferno, promettendo ai buoni la felicità e ai cattivi ostinati la perdizione. Nel S. Vangelo troviamo gli insegnamenti di Gesù Cristo: “ Non cercate ... ... di accumulare tesori sulla terra…ma accumulatevi tesori per il cielo” (Mt 6,19-20). “Alla fine del mondo comparirà il Figlio dell’uomo a giudicare i vivi e i morti e i suoi Angeli toglieranno via dal suo regno tutti gli scandali e li getteranno nella fornace ardente. Ivi sarà pianto e stridore di denti. Splenderanno i giusti come il sole”. (Mt 13,41-43). Poi, per consolarci, diceva agli Apostoli: “Io dispongo del regno per voi come il Padre lo ha disposto per me” (Lc 13,41-43). Pregando diceva: “La vita eterna è questa: che conoscano Te, vero e solo Dio , e Colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv 17,3). Dunque, la vita eterna consiste nel conoscere, possedere Dio. Gesù Cristo nel S. Vangelo ripeté tante volte espressioni terribili contro gli operatori di iniquità. Ci avverte di troncare ogni occasione pericolosa con una energica espressione: “Se la tua mano ti scandalizza, troncala: è meglio entrare monco nel regno dei Cieli che andare all’inferno dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Sem il tuo piede ti scandalizza, troncalo: è meglio entrare zoppo nel regno dei cieli che andartene all’inferno dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Se il tuo occhio ti scandalizza, cavatelo…” (Mc 9,43-47). “Non temete coloro che uccidono il corpo, ma coloro che possono mandare all’inferno anima e corpo” (Lc 12,4). Inoltre in parabole ci raffigurò e adombrò la sorte che attende i malvagi. Il servo che non fece fruttificare il talento; l’invitato a nozze presentandosi senza abito nunziale: il loglio cresciuto col buon grano e bruciato a fasci, mentre il grano viene conservato nel granaio; la rete che prende pesci buoni e cattivi e questi vengono buttati via; la parabola del ricco Epulone (briciole a Lazzaro, ecc.). Sorelline mie, Dio vuole tutti salvi. Egli misteriosamente s’incarnò in Maria SS., soffrì e morì la pena di un a morte ignominiosa e, nell’eccelso del suo santo e grande Amore, rimase con noi nel SS. Sacramento dell’Eucarestia, fino alla consumazione dei secoli, perché cadendo ci rialziamo subito e corriamo a Lui a ringraziarLo e a pregarLo di sostenerci, e di non abbandonarci un istante, nei perigli della vita. Dinnanzi a noi stanno due vie: il paradiso e l’inferno. Quale vogliamo scegliere? Temiamo quella che può indurci al peccato e farci meritare l’inferno. Esistenza dell’inferno L’inferno è necessario nell’eternità della Divinità di Dio. Dio è grande, è buono, è misericordioso, è gusto. L’inferno è io riflesso della giustizia, la prigione delle condanne, o meglio, la ricompensa di coloro che in odio a Dio vissero viziosamente. Qui sulla terra i governi castigano anche a vita o a 30 anni di lavori forzati i delinquenti, e [condannano] alla fucilazione l’anarchico o quelli che oltraggiano il re o il Capo del Governo. Dio, Re e Giudice, condanna alle pene eterne i malfattori; non coloro che cadono per miseria, ma quelli che, con piena volontà e deliberato consenso, si ostinano a non voler riconoscere la sua legge e muoiono senza sacramenti, cioè impenitenti. Il peccatore ingaggia un’accanita lotta con Dio, negando le sue verità e misconoscendo la sua Sapienza e Onnipotenza, e chi deve vincere? Dio! Se Egli non vincesse non sarebbe Dio! Voi direte: Ma Gesù Cristo non è morto per noi? Si, il suo Sangue lava i peccatori del mondo, di tutti i secoli, purché contriti si ricorra a Lui, cioè al Sacerdote. Basta per salvarsi il pentimento di aver offeso Dio? Si, basta, ma la pena resta. Noi però per dannati intendiamo quelli che muoiono oltraggiando Dio e la sua Chiesa. Esempi: il conte Orloff, generale russo, si trovava con il suo amico generale a Mosca nell’inverno 1812; ambedue miscredenti si burlavano della religione e stesero d’intensa tra loro [che] chi moriva prima [doveva] ritornare ad avvisare l’altro. Erano trascorse appena tre settimane e Orloff se ne stava a riposo. Si vide sollevare le tendine del letto e comparire pallido e sconvolto il generale suo amico e dirgli: “L’inferno esiste ed io ci sono”. Scomparve. Orloff più tardi apprese che l’amico, nell’istante in cui gli era apparso, era stato colpito da un proiettile ed era morto. Nel 1847 una dama nei divertimenti e tra i frequentatori del suo salotto c’era un giovane che ad altro non pensava che a godere. Una notte la dama, aveva appena deposto la candela, quando vide la sua camera illuminata da una strana luce; si aprì la porta ed entrò quel giovane sconvolto, che urlando le prese il braccio sinistro, al polso [dicendo]: “ C’è l’inferno. C’è l’inferno”. E sparì. La dama spaventata suonò il campanello e accorse una delle cameriere che sentiva odore di bruciato. Sul tappeto erano impresse le orme di un passo che avevano bruciato il tappeto nel punto calpestato, e il braccio della dama portava al polso, [nel punto] in cui era stata stretta, il segno di una mano che le aveva bruciato le carni. L’indomani si seppe che nella notte il giovane era morto ubriaco. Un cattivo libertino, giovane ventenne, voleva costringere a peccare una giovane cristiana. Questa accettò la proposta ma chiese quattro ore di tempo. Accese tosto un gran fuoco e alla presenza del sollecitatore distendeva i piede sulla brace. “Che fate?” , gli domandò il giovane. “Provo, rispose l’eroina, come potrò poi sopportare il fuoco dell’inferno peccando con voi”. Il giovane pentito si convertì. Se amiamo la legge di Dio e operiamo secondo i precetti divini noi ci salveremo, Ma se agiamo diversamente, che ne sarà di me e di noi sorelle? Pensateci. Don Marcello Stanzione |
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