23 Maggio 2012: Conferenza sugli Angeli a Salerno, c/o salotto di Virginia |
Gli angeli! A che servono? E per prima cosa, esistono? Chissà quante volte sarà capitato di sentir dire: “Quello lì è sempre con gli Angeli!”. Parlare poi del “sesso degli Angeli” è una perifrasi per dire che si sta trattando di una questione vana ed inconsistente. Gli angeli insomma, nel linguaggio dei luoghi comuni, sono sinonimo di vaghezza, di fumosità … Una conferenza sugli angeli potrebbe, a prima vista, dare l’impressione di non essere altro che una raccolta di stramberie, o tutt’al più di aneddoti fiabeschi e di leggende. La realtà invece è molto diversa … Per questo ho accettato con piacere l’invito fattomi da Mario Mastrangelo di tenere una conferenza sugli spiriti celesti mercoledì 23 maggio alle ore 18,30 presso il salotto di Virginia (spazio culturale dell’Associazione SODALITAS) presso l’abitazione della professoressa Virginia Di Filippo Caiazza in Piazza 24 Maggio n. 26 al sesto piano. Dopo una prima indagine sul significato etimologico della parola “angelo” si fa la ... ... “scoperta” che il termine ha radici extrabibliche ed è comune alle religioni medio orientali; solo successivamente addentrandoci nei libri biblici dell’A.T. si scopre il senso della presenza e della funzione dell’angelo riguardo all’opera della salvezza, posta in atto da Dio stesso. Lo sviluppo dell’angelologia in questo periodo della storia di Israele trova le sue cause non solo nei notevoli contratti/influssi con la religione dei popoli con i quali ha intrattenuto rapporti commerciali o di sottomissione politica ma soprattutto dall’acquisita consapevolezza dell’unicità e trascendenza del “Dio dei padri”. Lungo tutta la storia della salvezza, Dio si è avvalso, non solo di uomini, come profeti, per comunicare il suo progetto d’amore riguardo il suo popolo, ma anche di esseri spirituali da Lui creati, colmando la distanza tra il divino e l’umano, fungessero da ambasciatori ed esecutori dei divini voleri presso gli uomini. Tali intermediari non sono scomparsi nemmeno quando il Figlio di Dio; Gesù, l’ “angelo” del Padre, si è fatto uomo ed ha vissuto tra gli uomini. Nel libro di Tobia, la presenza amica, silenziosa e discreta dell’angelo rivela così l’originale intenzione del Creatore: accompagnare l’uomo nel cammino della vita. Credere nella provvidenza divina non significa quindi rinunciare alla nostra libertà, fuggendo le nostre responsabilità, ma avere la certezza che la nostra vita non è in balia del caso o posta solamente nelle nostre mani: è promessa di bene che chiede di essere accolta con fiducia. Dunque la questione degli Angeli, in realtà, è un problema che attraversa tutta la storia dell’uomo ed è oltretutto un nodo culturale che implica una profonda riflessione sul rapporto fra l’umanità e il trascendente, fra gli esseri della terra e l’Essere di luce, o come dice il Talmud ebraico, fra “quelli di sotto” e “quelli di sopra”. Si sa bene che la credenza tradizionale sugli Angeli ha dovuto subire nei secoli precedenti tre forti attacchi. Una esegesi più illuminata e precisa ha permesso d’interpretare gli Angeli come uno sdoppiamento di Dio stesso o dell’uomo. La psicologia poi e l’etnologia attuali spiegano senza difficoltà l’apparizione degli Angeli come un fenomeno di mitologizzazione, di proiezione simbolica, di espressione di una mentalità animista ingenua. Infine, la spiegazione razionale e scientifica delle cose e dell’uomo e delle loro leggi di reciproco influsso, ha reso inaccettabile e inutile l’esistenza o almeno l’intervento di esseri invisibili. Tali obiezioni, per la parte di verità che esse contengono, hanno costretto, da un lato, ad un discernimento purificatore (non c’è bisogno infatti di vedere un vero angelo in tutti i brani della Bibbia dove c’è scritto “angelo”); dall’altro lato dimostrano che nessuna delle tre obiezioni è “decisiva” eccetto per chi, chiudendosi nelle sole realtà accessibili alla ragione e alla scienza, rifiuta la fede e con la fede ben altre credenze oltre a quella degli Angeli. Ma la Parola di Dio (e in primo luogo quella di Gesù stesso), i Padri della Chiesa, il Magistero , e forse soprattutto la vita liturgica ecclesiale, invitano il credente ad accogliere con ammirazione e gioia questi misteriosi “fratelli”, creature certo del Dio onnipotente, persone spirituali, intelligenti, libere, amanti (sulla natura delle quali è inutile discutere molto), “associati” al disegno divino della nostra salvezza, in dipendenza da Cristo, unico Mediatore. Gli Angeli, con la loro sola esistenza di beatitudine, proclamano la munificenza creatrice del padre e l’ampiezza del suo disegno aldilà dell’ “umano”. Per loro, diamo posto, accanto al nostro mondo e alla solitudine degli uomini, a quell’universo misterioso e probabilmente immenso degli “eserciti celesti”, equivalente spirituale delle galassie di stelle che contempliamo di notte e che “brillano di gioia per Colui che le ha create” (Bar 3,35). Il Concilio Vaticano II afferma che la Chiesa ha sempre “con particolare affetto venerati, insieme con la Beata Vergine Maria e i santi Angeli, gli Apostoli e i martiri” (Lumen Gentium, 50). Il che significa che il Concilio ritiene del tutto pacificala devozione agli Angeli. Paolo VI; nel Credo del Popolo di Dio, proclama la fede “in un solo Dio Creatore delle cose visibili, come questo mondo dove trascorre la nostra sfuggevole vita, e delle cose invisibili quali sono i puri spiriti chiamati altresì Angeli” (AAS 60 (1968), 436). E Giovanni Paolo I, il papa che passò come una meteora nel cielo della Chiesa e del mondo contemporaneo, nei giorni del suo patriarcato a Venezia scrisse: “Gli Angeli sono i grandi sconosciuti in questi tempi di tendenziale cosmo latria. Qualcuno ha insinuato il dubbio che essi non siano persone. Molti non ne parlano. Sarebbe, invece, opportuno ricordarli più spesso come ministri della divina provvidenza nel governo del mondo e degli uomini, cercando di vivere, come han fatto i santi da Agostino a Newman, in familiarità con essi”. (N. Castello, Così parlò papa Lucani da vescovo e cardinale, in “Il Carroccio” , Vigodarzere- Padova, 1980, p. 59). Don Marcello Stanzione |
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