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La beata Dina Belanger e l’Inferno PDF Stampa E-mail

La beata Dina Belanger e l’InfernoLa beata Dina Bélanger conosciuta in religione come Mère Marie Sainte – Cécile de Rome, è stata beatificata il 20 marzo 1993, lo stesso giorno del riconoscimento del culto del beato Giovanni Duns Scoto. Nata nel Québec l’anno della morte di santa Teresa di Liesieux, la giovane Dina è diventata prima una brillante pianista, per poi farsi religiosa nella Congregazione di Gesù – Maria. Come la Santa di Liesieux, ha vissuto una vita breve ma intensa, arrivando alle vette dell’unione con il Signore. Nella sua autobiografia, scrisse sotto obbedienza, ci dice che aveva un’esperienza sconvolgente del demonio e dell’inferno: “Un giorno – avevo circo quattro anni – fui fortemente impressionata: era durante una novena a san Francesco Saverio e il predicatore parlò dell’inferno. La notte successiva vidi in sogno dei demoni spaventosi, rossi come il fuoco, che salivano e scendevano in gran fretta da un lungo treno. Erano sempre in movimento e molto agitati. E’ impossibile descrivere ...

...  la paura provata. Oggi, dopo ventitré anni, quell’immagine è ancora viva, come se l’avessi sognata la notte scorsa. Ne soffri fisicamente durante diversi anni: non potevo stare sola nemmeno per qualche secondo e di sera avevo molto paura, perché rivedevo tutti i demoni terrificanti del mio sogno. Com’erano brutti, cattivi, ripugnanti! Vorrei inventare l’epiteto più sprezzante per qualificarli. Considero questo sogno come una grande grazia; inoltre una tale orribile paura del demonio m’ispirò un odio simile per il peccato, che è una suggestione diabolica. La mamma, vedendomi così impressionata , non partecipò più alle altre pratiche della novena”.

Certo, uno psicologo potrebbe spiegare quest’esperienza come alimentata da  molti altri fattori che non hanno a che fare con la vita spirituale, ma alla luce di tutta la vita della Beata, mi pare che questa sia stata una preparazione per la lotta con il nemico da venire (anche nella vita di Padre Pio si hanno analoghe esperienza da bambino).

Ovviamente , anni dopo, ella si sentì costretta ad inserire quest’episodio nella sua autobiografia e adesso possiamo vedere più chiaramente il perché.

Ecco il racconto di un incontro con il Signore del 7 aprile 1927: “ Dal 20 marzo a la malattia mi costringe a letto. Stamattina prima della comunione, il Signore m’ha presentato il soggetto delle mie considerazioni per questi due giorni, e cioè “il dolore inflitto al suo Cuore agonizzante dell’inutilità delle sue sofferenze per un numero così grande di anime”.

Al momento della comunione m’ha donato il suo calice benedetto. Durante il ringraziamento m’ha fatto vedere, in spirito, coloro che, a milioni e milioni, correvano verso l’eterna perdizione, seguendo Satana. E lui il Salvatore, circondato da un piccolo numero di anime fedeli, stava soffrendo, ma invano, per tutti quei peccatori.

Il suo Cuore li vedeva cadere, a migliaia, nell’inferno. A tale vista gli ho detto: “Gesù mio, da parte tua la redenzione fu completa; ma allora che cosa può mancare, dal momento che tante anime si perdono?”.

Mi ha risposto: “La ragione è che le anime pie non s’associano abbastanza alle mie sofferenze”.

Questo passo è molto interessante perché può farci capire meglio la sofferenza di Gesù nella sua angoscia e Passione.

Il giorno dopo, venerdì l’8 aprile 1927, Dina scrive: “Il Signore continua a farmi vedere in spirito l’enorme numero di coloro che, durante la sua agonia, vedeva precipitare all’inferno. E lui sta là, pregando e soffrendo, circondato soltanto da un piccolo numero d’anime. Che spettacolo straziante!”

Se è vero che il punto principale di quest’esperienza era di sollecitare la consolazione e riparazione al Cuore di Gesù da parte di Dina, non si può neanche negare che ci dà un’ulteriore visione della sofferenza di Gesù nella sua passione a causa “dell’inutilità delle sue sofferenze per un numero così grande di anime”.

Il 6 maggio, primo venerdì, lo stesso anno, Dina ha sentito queste parole dallo Sposo celeste: “Mia piccola sposa, se vedi cadere tante anime nell’inferno, è senza dubbio perché lo vogliono loro, ma è anche perché le anime consacrate abusano delle mie grazie. Per mezzo della mia Santissima Madre e del mio Cuore divino, prega e supplica il mio Padre celeste di salvare e di santificare tutte le anime. Pregalo e supplicalo di santificare tutte le anime consacrate. Il mio Cuore ama infinitamente ogni anima. Durante la mia vita terrena io non potevo fare di più per la salvezza e la santificazione delle anime, e da allora voglio continuare la redenzione per mezzo della mia vita nelle anime. Prega e supplica il mio divin Padre. Supplicare vuol dire pregare con insistenza, pregare senza stancarsi, pregare con la sicurezza d’esser esauditi. Prega e supplica”.

Ciò che colpisce qui è questa dichiarazione che “se vedi cadere tante anime nell’inferno, è senza dubbio perché lo vogliono loro,  ma è anche perché le anime consacrate abusano delle  mie grazie!”.

Il Signore ci fa capire che, mentre le anime cadono nell’inferno per la loro propria volontà, insiste anche un altro fattore: se le anime consacrate non avessero abusato, delle grazie del Signore, meno sarebbe cadute nell’inferno. Questa è una dichiarazione veramente agghiacciante, molto simile a quanto indicato dalla Madonna a Fatima dieci anni prima.

Don Marcello Stanzione

 
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