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Sessantesimo anniversario della morte della Serva di Dio Edvige Carboni PDF Imprimir E-Mail
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Sessantesimo anniversario della morte della Serva di Dio Edvige CarboniIl 17 febbraio 2012 si celebra il sessantentesimo anniversario della pia morte della serva di Dio Edvige Carboni e per ricordare tale evento l’editrice Segno di Udine farà arrivare in tutte le librerie cattoliche il mio libro sulla mistica sarda “ 365 giorni con la serva di Dio Edvige Carboni” che raccoglie i suoi pensieri per un anno estratti dalle sue lettere, dai suoi diari e pure dalle testimonianze orali di tanti che la conobbero e la stimarono già in vita come una santa. Edvige Carboni nacque a Pozzomaggiore (SS) il 2 maggio 1880 da Giovanni Nattista e Maria Domenica Pinna, sposi di nobili virtù. Alla sua nascita, la mamma notò che, sul petto della bambina, era impressa una piccola croce che durò per tutta la vita, segno presago di quello che sarebbe stata l’intera sua esistenza. A soli cinque anni ebbe l’insigne favore di avere vicino a sé Gesù Bambino che la Madonna, animandosi, le diede più volte da un quadro, e il suo Angelo Custode che la invitò a consacrarsi tutta a Dio e ad offrirgli le varie sofferenze ... 

...  e disagi di ogni giorno. Umile, generosa e ubbidiente si mostrò anche da giovinetta, corrispondendo alla Grazia con la partecipazione costante alla santa Messa e ai sacramenti. Terminate lodevolmente le classi elementari, desiderò abbracciare la vita religiosa ma, per ubbidienza al suo confessore, dovette rinunciarvi per accudire alla famiglia che, col tempo, gravò tutta su di lei una volta scomparsa la mamma, che si spense tra le sue braccia.

Per diversi componenti della sua famiglia visitati dalla malattia, la Serva di Dio fu infermiera premurosa. Nello stesso tempo Edvige si occupava dell’insegnamento catechistico in parrocchia e del tradizionale lavoro al telaio e soprattutto del ricamo a casa, in cui era abilissima. Si era anche iscritta a varie associazioni religiose: le Guardie d’Onore, le Figlie di Maria, il Terz’Ordine Francescano, la confraternita del Carmelo; e più tardi, a Roma, all’Arciconfraternita della Passione, alle Cooperatrici Salesiane, al Quadrante della Misericordia.

Ben presto nacque in lei l’amore  per i bisognosi e gli ammalati, nell’anima e nel corpo. Consolò i familiari di quanti partivano per il fronte durante la prima guerra mondiale ed aiutò le future spose senza la dote. Era capace di trasformare il suo lavoro in preghiera, sempre pronta a fare la volontà di Dio e disponibile a ricevere la sua Grazia che tutti, in Lei, vedevano crescere e trasformarla in una donna sempre più ricca delle virtù evangeliche. Sua caratteristica fu la devozione alla Croce del Signore che, il 14 luglio 1911, volle donare al suo corpo i segni della sua Passione. In una delle tante apparizioni, Gesù le disse: “Tu ti chiami Edvige: devi essere l’effigie della mia passione”. E fu veramente l’immagine del Crocifisso: stimmate, corona di spine e varie piaghe come quelle di Gesù nel suo corpo. Fu oggetto di persecuzioni, di invidie, di gelosie  e di affrettate condanne da parte di chi non riusciva a starle dietro nella corsa verso la perfezione. Fu persino accusata di mistificazione presso il suo Vescovo che, dopo un’accurata indagine da lui malvolentieri aperta, la dichiarò completamente innocente.

Nel novembre del 1929 lasciò il suo paese e la Sardegna, per vivere il resto della sua vita in diverse località del Lazio in compagnia della sorella Paolina, insegnante elementare. Ovunque portò il suo impegno di apostolato di bene, lasciando tracce di santità e di virtù. Si distinse per le sue penitenze e per le opere di carità, specie durante la seconda guerra mondiale: soccorreva poveri, malati, disoccupati, prigionieri politici, nuove istituzioni religiose in difficoltà, distribuendo quanto poteva, senza distinzione di persona, di colore politico o della vita che conducevano. Il Signore stesso la soccorreva in questa sua attività in modo straordinario. Allora viveva a Roma, provata duramente dal conflitto. Più volte si tolse persino di dosso alcuni indumenti e il pane di bocca per darli a chi sapeva nel bisogno. Prevenne il Concilio Ecumenico Vaticano II nell’apostolato dei laici  e nel volontariato. Di carattere affabile, era pronta ad ascoltare tutti e a pregare per ogni necessità le venisse esposta. Semplice come una colomba, era prudente a tutta prova e asseriva. “ Amici tutti, ma fidarsi di Dio solo”. Devotissima della Madonna, che le apparve più e più volte, ottenne da Lei le più segnalate grazie. Tanti i Santi che  dall’eternità andavano a visitarla, in modo particolare san Giovanni Bosco e San Domenico Savio.

 Ammirabile il suo spirito di penitenza, fatta specialmente per amore a Cristo Crocifisso e per ottenere da Lui la conversione dei peccatori, la conclusione della guerra e delle persecuzioni contro la Chiesa nei paesi sottomessi alla Russia dell’epoca, dove sperava che il Crocifisso tornasse a regnare e vedere così realizzati i desideri della Madonna espressi a Fatima. Edvige pregava per tutti: per la conversione dei capi comunisti che con le loro filosofie osteggiavano la religione,  la cattolica in particolare, e  per la cessazione delle stragi naziste e della guerra voluta da Mussolini  in Italia, con tutte le sue  leggi e proclami. Gesù aveva affrontato la morte per la salvezza di tutti, diceva.

Fu vessata e perseguitata dal diavolo, ma venne arricchita di innumerevoli carismi soprannaturali: visioni, estasi, levitazioni, apparizioni di anime del Purgatorio, bilocazione, spirito di profezia. Tra le altre cose profetizzò sia la caduta del fascismo che del comunismo. Visse sempre nel nascondimento, dedita al lavoro, alla preghiera,  all’amore e all’adorazione di Gesù Eucaristia, senza mai dare importanza ai carismi di cui fu insignita. Si riteneva peccatrice e simile alla pianta del Vangelo che non dà frutto e rischia di essere tagliata. La sua fede era certezza evidente e nella sua vita pareva scomparso il confine tra la vita presente e la futura, tra l’aldiquà e l’aldilà.

Anima vittima, offrì tutta se stessa come “sacrificio vivente, santo e gradito a Dio”  per il decadimento morale di cui spesso il Signore si lamentava con lei. Forse è proprio questa la sua missione nel mondo attuale scristianizzato e malato di relativismo e materialismo: ravvivare la fede mancante. Edvige fu ed è una risposta di Dio alla crisi della nostra epoca.

Amò profondamente la Chiesa e il Papa, cui era ubbidientissima; profetizzò la glorificazione canonica di Pio XII, che venerava come un santo. Seguì costantemente le esortazioni e i consigli dei suoi confessori, tra i quali il Servo di Dio Padre Giovanni Battista Manzella, Padre Felice Cappello e San Luigi Orione. Fu stimata dai vescovi della sua diocesi di origine (Alghero): il Servo di Dio Mons. Ernesto Maria Piovella, Mons. Francesco D’Errico e dai loro successori in tempi recenti, come Mons. Paolo Carta, Mons.  Francesco Spanedda e Mons. Giovanni Pes e da molti sacerdoti e laici conosciuti sia in Sardegna che a Roma. Tutti in Edvige videro un’aristocrazia dello spirito che invitava tutti ad imitarla nel perseguire la santità. Suo ultimo confessore fu il Padre passionista Ignazio Parmeggiani. San Pio da Pietrelcina, che aveva grande stima della Carboni, a quanti andavano a trovarlo a San Giovanni Rotondo, consigliava l’intercessione  della Serva di Dio.

Morì quasi improvvisamente la sera del 17 febbraio 1952 a Roma, nel silenzio e nell’umiltà come era vissuta. Un operaio comunista, da lei spesso aiutato in difficili situazioni, depose dei fiori sopra la salma dicendo: “Questa era veramente una santa”. In attesa della riesumazione delle spoglie,la salma verginale di Edvige Carboni riposa nel cimitero locale di Albano Laziale (Roma), accanto ad altri familiari. A Pozzomaggiore, suo paese natale è invece visitabile la casa in cui nacque e ricevette le stimmate.

E’ in corso la sua causa di canonizzazione che, apertasi nel 1968, è finalmente giunta alle ultime tappe con la consegna della Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis alla Congregazione delle Cause dei santi nel maggio 2008 e con lo studio del presunto miracolo utile per la Beatificazione.

Per informazioni, relazioni di grazie, biografie ed immagini, rivolgersi ad uno dei seguenti indirizzi: Postulatore: Avvocato Dott. Andrea Ambrosi, Via Tor di Millina 19, Roma. “Associazione parrocchiale Serva di Dio Edvige Carboni”, Via Edvige Carboni 20, 07018 Pozzomaggiore (SS); cell. 3466347142.  Provinciale Padri Passionisti, Santuario Scala Santa, Piazza San Giovanni in Laterano, 13, 00184 Roma.  Padri Passionisti, Via Fratelli Kennedy 151, 07041 Alghero (SS). Sito internet: www.edvigecarboni.it

BIBLIOGRAFIA SULLA  SERVA  DI  DIO  EDVIGE  CARBONI

Ernesto Madau, Ti chiami Edvige: devi essere l’effigie della mia passione, Roma 2006,Ed. GEI.
Ernesto Madau, Ad immagine del Santo. La Serva di Dio Edvige Carboni: una risposta alla crisi del nostro tempo, Udine 2011, ed. Segno.
Ernesto Madau, Il tuo amore mi basta, Alghero 2009 (opuscolo)
Marcello Stanzione, 365 giorni con la serva di Dio Edvige Carboni, Udine 2012, ed. Segno

Don Marcello Stanzione

 
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