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Santa Lidwina di Schiedam ed il Purgatorio PDF Print E-mail
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Santa Lidwina di Schiedam ed il PurgatorioSanta Lidwina, con i misteriosi ed incessanti dolori ch’ella risentì tutta la sua vita, fu una vittima inchiodata alla croce per i peccati del suo secolo. La natura ha bisogno di essere sostenuta in un sì aspro e sì lungo martirio. Il soccorso venne a Lidwina, almeno per la parte sensibile dell’anima, dagli spiriti celesti. Ella viveva familiarmente col suo angelo custode; egli diffondeva talvolta un chiarore da eclissare mille soli; altre volte, quel chiarore era meno splendente, ma egli portava sempre una croce sulla fronte per non essere confuso con un demonio che si trasfigura in angelo di luce (Ella ottenne un giorno che una sua confidente potesse godere della vista del suo angelo). La santa non lo perdeva di vista che se le accadeva di ricevere la visita di persone poco caste ed oneste, o se ella stessa commettesse di quelle colpe che solo l’occhio di Dio o degli angeli può sorprendere; ma allora, ella si confessava al suo angelo e riprendeva la sua familiarità con lui. Egli la faceva uscire ...

...  da se stessa e viaggiare in diversi luoghi e chiaramente in Terra Santa. Durante quel tempo, il suo corpo rimaneva inanimato e come morto nel suo letto; e, tuttavia, esso soffriva per quei rapimenti misteriosi, era tutto spezzato dalla fatica, e gli accadde anche che fosse contuso e ferito come se avesse realmente fatto tutti quei viaggi. L’angelo diceva a Lidwina ch’ella era rapita in corpo come in anima.

Quei curiosissimi fenomeni, documentalmente attestati, si raccomandano all’attenzione degli scrittori mistici e fisiologisti. Ebbe molto a soffrire per liberare dal purgatorio i sacerdoti. Uno di essi di nome Pietro, era morto prima che avesse potuto espiare quaggiù tutti i suoi falli.

Ludivina pregava sovente per lui ignorandone la sorte. Dodici anni dopo il decesso di questo ecclesiastico, mentre ella implorava ancora per lui la Misericordia divina, venne condotta dall’Angelo nel Purgatorio e là intese una voce lamentevole giungere a lei dal fondo d’un pozzo, chiedendo Misericordia. – E’ l’anima dell’Abate, per quale indirizzate al Salvatore tante orazioni – le disse la guida. Angosciata di saperlo ancora tra tanti tormenti Ludovina accettò di fare qualunque cosa le fosse richiesta , pur di soddisfarlo. Venne allora condotta presso un torrente, che precipitava rumoreggiando in un abisso; là giunta, ricevette l’ordine di passarlo.

Il frastuono assordante delle acque la spaventava e la profondità della voragine la faceva irresistibilmente indietreggiare, mentre ansimando, presa da vertigini, si aggrappava alle rocce per non cadere; finì per sprofondare e si trovò svenuta di fatica e di paura sull’altra riva. A questo punto l’anima del suo protetto si slanciò dal pozzo e s’ellevò tutta bianca verso il cielo.

Allo stesso modo liberò il povero Giovanni Angeli, rimasto in pochi giorni vittima della peste a Schiedam. Questo religioso era stato colpito lui pure dalla peste. Inquieto pel male che l’aveva colto, si trascinò da Ludovina, chiedendole se dovesse prepararsi alla morte coll’Estrema Unzione. – Sì - gli rispose la Santa. Egli esitò ed attese; poscia, sentendosi aggravato e non potendo più muoversi dal letto, le mandò qualcuno a ripeterle la domanda. Questa volta gli rispose: “Beva un po’ di birra e prenda un bocconcino di pane; se può tenerli per lo spazio di un ‘ora non morrà, altrimenti…- e non disse di più. Il curato seguì la prescrizione e per tre quarti d’ora non provò alcuna nausea. Si credeva già guarito, quando al momento in cui l’ora suonò, sopravvennero i vomiti.

Si chiamò in tutta fretta un sacerdote, per amministrargli i sacramenti; morì quello stesso giorno, ricorrendo la festa della Natività di Maria Vergine. In quietissima per lui, Ludovina pregò senza interruzioni, s’inflisse speciali torture, s’ingegnò a riscattarlo con tutti i mezzi in suo potere. Per sapere ove fosse, interrogò finalmente la sua celeste guida; questa, per tutta risposta, la condusse in luogo spaventoso. – E’ l’Inferno?- chiese Ludovina tremante. – No; è il Purgatorio. L’Inferno è là; sareste curiosa di vederlo? – Oh! No- esclamò spaventata dagli urli, i rumori di colpi, il tintinnio di catene, lo scricchiolamento dei carboni che s’intendeva dietro immense muraglie nere, come ricoperte d’un velo di fuliggine. La guida non insistè e continuò a condurla fra le anime rimaste a mezza via. Presso un  pozzo, sui margini del quale un angelo stava mestamente assio, si fermarono. – Chi è là? - diss’ella. – Quegli è l’angelo di Giovanni Angeli, il vostro antico confessore. Nel pozzo è chiuso l’anima di lui. Guardate. Così dicendo, sollevò il coperchio e subito ne uscì un furioso getto di fiamme, accompagnato da altre grida. Riconoscendo la voce dell’amico, Ludovina lo chiamò.

Egli sorse infocato, gettando scintille come un ferro rovente e con voce non più umana, chiamandola come quando era in vita: Mia carissima madre Ludovina, la supplicò di salvarlo. Da questo angoscioso spettacolo la Santa fu tanto turbata che la sua solida cintura di crine si spezzò; in quel momento ritornò in sé. – Ah!- disse alle donne che la vegliavano e si meravigliavano di vederla tremante ed abbattuta; -ah, credetemi, solo l’amor di Dio può farmi discendere in certi baratri: senza ciò, non consentirei mai a contemplare sì terribili scene! Presentandole un vaso, pieno di granelli di senapa, un buon prete disse un giorno in sua presenza:”In fede mia m’accontenterei di non subire tanti anni di Purgatorio, quanti sono i grani contenuti in questo vaso!” – E che? - l’interruppe Ludovina; - che dite mai? Non credete forse nella Misericordia del Salvatore?

Se sapeste quale luogo di tormenti sia il Purgatorio, non parlereste in tal modo! Alcun tempo dopo quest’ecclesiastico morì, e varie persone presenti al colloquio suaccennato cercarono di aver notizie della sua sorte da Ludovina. – Egli sta bene - rispose - poiché era un degno sacerdote, ma sarebbe meglio se avesse avuto in cuore una fiducia più efficace nella virtù della Passione di Gesù Cristo ed avesse maggiormente temuto il Purgatorio! Intanto seppe sì ben applicare i meriti d’ogni sofferenza all’infelice Angeli , da pervenire a liberarlo. D’ogni parte la si consultava per conoscere il destino dei defunti, benché ricusasse costantemente di rispondere; seccata di questo riserbo, una donna le disse:”Siete molto riservata voi, e fate ben la preziosa con un santo, il quale non usava questi riguardi!” – E’ possibile;- replicò Ludovina – a me non appartiene giudicare s’egli avesse torto o ragione ad agire in tal giusta. – Ma nel medesimo istante, le vennero rivelate le sofferenze inflitte nel Purgatorio al sedicente eletto, appunto per essersi intromesso in cose che non lo riguardavano e se Ludovina osava penetrare nei misteri d’oltre tomba, bisogna credere che vi fosse veramente spinta dal Signore. Tanto peggio per gli indiscreti se i suoi ammonimenti, invece di consolarli, li allarmavano. Accadde così alla contessa d’Olanda.

Dopo il decesso del Conte Guglielmo suo marito, era corsa la voce della morte di Ludovina, risuscitata poi, si diceva, dopo tre giorni, portando dall’altro mondo la notizia che il Conte partecipava della infinita allegrezza dei Giusti. La Contessa inviò sollecitamente a Schiedam un messo. – Potete ben pensare - gli disse Ludovina alquanto meravigliata- che se io fossi morta da tre giorni, sarei sepolta a quest’ora in una tomba. Quanto all’anima del vostro principe, permettetemi di dire che se fosse entrata direttamente nel cielo, io, malate da tanti anni, avrei forse il diritto di meravigliarmene e di piangere sulla lunghezza del mio esilio; invece non me ne lagno! In un’altra circostanza, per combattere le tentazioni che il demonio causava ad un buon prete, ottenne da Dio di fargli contemplare l’Inferno. Il nome dell’ecclesiastico era Giovanni Brest. Egli aveva reso qualche piccolo servizio alla Santa, occupandosi dei suoi affari di faniglia.

Costui frequentava una dama, Hasa di Gswin, la quale si compiaceva di tenere tavola imbandita, alla quale lo invitava, varie volte Ludovina lo aveva esortato di non mettere piede in quella casa perché non si conveniva a un prete prendere parte a certi banchetti, ma egli non fece mai caso di quei consigli, finchè un giorno Hasa morì. Desideroso di conoscerne la sorte, il Brest si recò a vedere la Santa. Questa gli disse mestamente. – Dio vi può accordare la grazia di vederla!. Ludovina pregò e qualche giorno appresso vide simultaneamente a Giovanni Brest, Hasa Goswin nell’Inferno, in una spaventosa fortezza, torturata dai demoni, legata da catene di fuoco, rotta da ineffabili supplizi.

Giovanni Brest ne fu atterrito e promise di cambiar vita.

Don Marcello Stanzione

 
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