L'abito angelico |
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La vestizione dell’abito religioso, quindi, fa apparire il consacrato simile agli Angeli e richiama fortemente alla vita angelica del Paradiso. E non è forse questa l’impressione viva che si prova di solito al vedere un gruppo di suore o di frati rivestiti dell’abito angelico? Paiono davvero esseri dell’aldilà. «Coloro che sono sposati — dice il Papa Pio XII — e perfino quelli che stanno immersi nel fango dei vizi, quando vedono le vergini, ammirano spesso lo splendore della loro bianca purezza e si sentono spinti verso un ideale che supera i piaceri del senso». È tradizione costante, del resto, che durante la vestizione religiosa c’è una presenza speciale degli Angeli che rivestono la persona della «veste angelica». E anzi, «il rituale della chiesa greca — afferma il Leclerq — sottolinea la presenza degli Angeli alla vestizione monastica». E gli Angeli, rivestendo la persona della «veste angelica», la rivestono e l’arricchiscono interiormente della «virtù angelica», che è particolarmente la verginità liliale della mente, del cuore, della volontà e dei sensi, che è chiamata anche «purezza angelica», come dicevano già gli antichi. E ogni giorno, si può ben credere, l’Angelo custode è veramente felice di rivestire della «veste angelica» chi indossa con fede e porta con amore l’abito religioso, segno e sigillo della consacrazione totale a Dio, dell’appartenenza esclusiva a Lui. L’abito completo monastico è quello che più di ogni altro viene definito «angelico». Esso è composto da «un cappuccio che ricopre il capo, uno scapolare che scende fino ai piedi, un mantello — pallio o cocolla — che si stende sulle braccia; questi tre vestiti, ciascuno dei quali è doppio perché ha due facce o lati, simboleggiano le sei ali che velano completamente i cherubini e i serafini» Asceticamente, la consapevolezza della presenza e dell’aiuto dell’Angelo custode serve molto efficacemente al raccoglimento, alla modestia e soprattutto alla soprannaturalizzazione dell’atto per sé materiale di indossare l’abito. E chi è fedele in questo non può non provare, di solito, la gioia dell’essere rivestito di angelicità: «Sento tanta fede nell’abito religioso — diceva e scriveva Santa Veronica Giuliani — che il solo baciarlo apporta contentezza». Così come è salutare ricordare gli esempi edificanti di tanti frati, i quali, fin dai primi tempi del francescanesimo, portavano sempre l’abito indosso, con amore e decoro. «Chi portava l’abito religioso — poteva scrivere il B. Tommaso da Celano — rifulgeva per esempi di santità». Tratto dal testo "Vita religiosa Vita angelica" Ed. Casa Mariana Regina della Pace Benevento |
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